La corsa alla pace s’è mai vista?

di Annamaria Locatelli

La corsa? Un parolone, direi.
Se per la pace qualcosa si muove
va al rallentatore…
La corsa alle armi, invece, non s’arresta,
vince il campionato del mondo
e stravince il mondo!
La prima, timida ormai,
si nasconde,
rossa di sgomento e di vergogna,
per quel che vede far
dai signori della guerra:
massacri dagli scranni dorati
e lei, inerme, tra le vittime…
Impari e perdente ogni confronto!
Ma la pace infine puo’ rovesciar le sorti,
lei stessa facendosi guerriera?
Assai difficile, penso, finchè non affina
le sue armi
nella ferrea convinzione,
piu’ dura del diamante e del cannone,
di avere assolutamente ragione
a pretender il buon diritto delle genti
alla vita e alla dignità

Questi sono versi scritti tempo fa che, avendo oggi letto il dibattito tra Massimo Parizzi e Ennio Abate sul tema della violenza (qui), mi hanno dato la spinta a chiarire di più, e a me stessa prima che agli altri, il mio punto di vista…
Parto con uno sguardo su noi viventi e sul pianeta che abitiamo: guerre criminali con stermini di innocenti e il nostro ambiente arrivato quasi ad un punto di non ritorno per inquinamento e devastazione…C’è il problema di come fermare questa duplice deriva, problema che da qualche decennio è stato posto da singoli studiosi ed è diventato centrale per diversi movimenti, senza vedere, apparentemente, anche solo un inizio di soluzione. Anzi se mai un peggioramento:
– la corsa agli armamenti sempre piu’ sofisticati e letali: le superpotenze negli ultimi anni non hanno più ratificato trattati per la non proliferazione delle armi atomiche e la minaccia che verranno usate si fa concreta… nessuna potenza   nasconde nemmeno più l’uso, anche sulle popolazioni civili, di armi all’uranio impoverito…come, per ora solo nascostamente, l’uso di armi chimiche e batteriologiche, anche se gli esiti sono evidenti in alcuni casi…L’aver desautorato istituzioni internazionali che avevano la pace tra i popoli come loro obiettivo, vedi l’ONU…Senza parlare delle armi che non fanno rumore, non deflagrano,  perè entrano direttamente nei nostri cervelli per neutralizzarli e asservirli…
– sul piano ambientale, ormai sono riconosciuti da tutti i problemi derivati dall’uso sconsiderato delle fonti di energia da carbon fossile come dalle sostanze chimiche nei terreni, causa di distruzione del manto vegetale e di molte specie animali, lo sfruttamento massiccio del terreno e dei giacimenti minerari…In questi giorni la Cop 28 per l’ambiente? Fa pena anche solo pensare che si svolga in un paese tra i massimi produttori di petrolio…E che per la prima volta un petroliere presiederà la più importante conferenza mondiale sul cambiamento climatico. Ahmed Al Jaber, l’amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company (Adnoc), dodcesima compagnia petrolifera al mondo, é stato ufficialmente investito dell’incarico di presidente della Cop 28.  
Cosa si cerca in realtà? Di guarire l’ambiente o incrementare le vendite e i propri guadagni? L’ipocrisia di voler risarcire i paesi poveri per i danni arrecati dai paesi ricchi e contemporaneamente continuare imperterriti sulla stessa strada…
Tutto ciò ha preso la forma globale e distruttiva di una corsa pazzesca. Come  fermarla?

A questo punto mi fermo io per un respiro profondo…e immagino di trovarmi sul crinale di una montagna dove la vista spazia su due versanti: da una parte l’insegnamento della Storia a noi umani e dall’altra il presente, il peggiore, inimmaginabile sino a trenta anni fa…Ma noi viviamo ancora dentro alla Storia e, se necessario, davanti a ingiustizie enormi e che colpiscono, come colpirono, popolazioni e classi sociali diseredate o schiave, saremmo ancora pronte/i  ad impugnare le armi come una volta?…Essendo guerre di resistenza, una lotta dal basso combattute con armi modeste, Davide contro Golia, difficilmente la spunteremmo, anche con una buona partecipazione di popolo… Questo poteva accadere sino a qualche decennio fa, oggi purtroppo lo scontro per una causa giusta locale si trasforma presumibilmente in guerra globale e di potere tra superpotenze. Eppure continueremo a simpatizzare per le cause giuste, anche armate alla Don Chisciotte… 
Ma, secondo me, è importante, se non di più, lanciare lo sguardo sul secondo versante, quello che si impegna concretamente per la pace, per deporre le armi una volta per tutte e tutti…Sembra un’utopia ma cessa di esserlo se il terreno viene preparato – non bastano le trattative ingannevoli tra potenti – con una prospettiva di tempi lunghi. Un impegno che non può vedere subito risultati e perciò ancora più ammirevole, un’eredità da lasciare soprattutto alle nuove generazioni, nelle quali ho fiducia, nonostante…attraverso la disobbedienza civile di pochi, il coinvolgimento dell’opinione pubblica e poi la mobilitazione di molti…
A noi magari toccherà di vedere prevalentemente il peggio, cioè la parte distruttiva. Il mio è uno sguardo duplice, giusto per non morire alla speranza.

11 pensieri su “La corsa alla pace s’è mai vista?

  1. cara Annamaria, anche se forse 7 miliardi su 8 di umani vorrebbero la pace, i governi sono presi in un gioco ferreo che mantiene lo status quo. Democrazie o autocrazie non fa differenza. Forse lo stesso benessere (non di tutti) europeo riposa sulle guerre di altrove. E il mondo delle idee convince quasi tutti che è giusto così. Per fortuna sono vecchia, e non devo sperare proprio nulla. I capi religiosi si sgolano per la pace, chissà, forse senza di loro sarebbe anche peggio. Credo che in realtà tutto funzioni sulla base dell’interesse: produttivo, di supremazia, di alleanze feroci, di lotta per sopravvivere meglio. E quindi… Del resto, non è sempre stato così? Il legno storto dell’umanità. Ma le religioni che forza hanno? E poi, i monoteismi con il dio padre-padrone onnipotente…
    Vado a farmi una doccia.
    ciao

    1. “Del resto non è sempre stato cosi’? Il legno storto dell’umanità.”…Cristiana, infatti finché arriva la nostra conoscenza della Storia, appare proprio cosi’, anche se recentemete studi incrociati di antropologia e di archeolgia hanno dimostrato che in epoche remote si sviluppo’ una società umana pacifica…
      Riguardo al presente e chissà ancora per quanto tempo, sempre che esplosioni nucleari non pongano fine alla rivalità tra potenze, alla specie umana e al pianeta stesso, succede che la violenza, con tutte le sue conseguenze, imperversi in ogni latitudine…Per questa ragione ho scritto di due sguardi, due visioni, ora come ora non sovrapponibili, infatti la corsa per la pace, pur in atto, ha passi da formica quelli della violenza da gigante…Anche l’AI, lultima trovata tecnologica, viene utilizzata al servizio delle armi e della guerra..Su questi temi le nuove generazioni sono piu’ lungimiranti, trattandosi del loro futuro. Grazie

  2. Queste considerazioni di Annamaria mi forniscono l’occasione per ricordare un personaggio incredibile come Alexander von Humboldt, di cui ho avuto modo di parlare, attraverso la biografia scritta dalla scrittrice inglese Andrea Wulf (L’invenzione della natura), negli incontri del nostro gruppo lettura al Centro Sociale Il Giardino di Figline Valdarno. Ripeto, personaggio incredibile, geologo, naturalista esploratore, sapeva dipingere e con la scrittura era capace di combinare la ricerca scientifica con la descrizione poetica di paesaggi, piante, animali, contenendo anche una concezione filosofica del legame tra vita e natura. Riusciva a tenere insieme il tutto, anticipando con le sue intuizioni una serie di scoperte scientifiche, alcune delle quali troveranno conferma solo nella prima metà del XX secolo. E quando dico che la sua visione della natura metteva l’uomo all’interno di un sistema alla pari con altre forme di vita, voglio dire che nelle sue intuizioni prendeva in considerazione anche l’aspetto politico dello sfruttamento della terra che veniva fatto da parte delle potenze coloniali tra XVIII e inizio XIX secolo. Vedeva l’assurdità delle guerre, l’oorore dello schiavismo nelle colonie spagnole dell’America latina e nella giovanissima repubblica degli Stati Uniti, e ne parlava criticamente nei suoi libri dove affrontava problemi scientifici. Humboldt era nato nel 1769, ed è morto nel 1859, nello stesso giorno in cui Darwin inviava all’editore il manoscritto de “L’origine della specie”. Darwin aveva letto i suoi libri e ne era rimasto colpito. Come del resto ne era rimasto colpito Goethe, che in parte per il suo Faust si era ispirato alla loro stretta amicizia. Humboldt era riuscito a capire, già al tempo del suo viaggio in Venezuela (1799-1804), e poi Argentina, e poi negli Stati Uniti, le conseguenze disastrose dell’inquinamento causate da una coltivazione intensiva che già distruggeva immense aree della foresta pluviale amazzonica.
    Ecco cosa scriveva nei suoi libri relativamente al cambiamento climatico:
    “Quando le foreste vengono distrutte, come hanno fatto ovunque in America i coloni europei con incauta avventatezza, le sorgenti si prosciugano o diventano comunque meno abbondanti. I letti dei fiumi, restando asciutti per parte dell’anno, si trasformano in torrenti ogniqualvolta abbondanti piogge cadono sulle alture. Venendo a sparire dai fianchi delle montagne, con il sottobosco, zolle erbose e muschio, l’acqua che cade sotto forma di pioggia non è più impedita nel suo corso: e invece fa salire il livello dei fiumi con infiltrazioni progressive, durante i grandi diluvi scava solchi sui fianchi delle colline, trascina giù la terra non più trattenuta e provoca quelle inondazioni improvvise che devastano il paese” (da Quadri della natura”, pubblicato nel 1807)
    Non sembra una notizia che può riportare qualche giornale di oggi? E’ così attuale, fresca, che mette paura di quanto i potenti, pur di far soldi, siano così schizzinosamente arroganti contro il cosiddetto bene comune, del quale vogliono mantenere la prerogativa ad ogni costo. Humboldt nei suoi viaggi ha visto e descritto l’orrore della schiavitù, gente torturata, addirittura un prete che aveva sorpreso uno schiavo a baciarsi con una ragazza, lo ha punito staccandogli i testicoli a morsi. Visto che la cultura della globalizzazione è una nostra invenzione di occidentali, abbiamo molto da farci perdonare. Molto, molto, … ma molto molto, ancora oggi. Guerre comprese!!!

  3. “abbiamo molto da farci perdonare. Molto, molto, … ma molto molto, ancora oggi. Guerre comprese!!!” (Australi)

    Non capisco. Perché metterci nella logica del “farci perdonare”? Siamo noi gli inquinatori, noi i guerrafondai?
    Chiediamoci piuttosto perché non riusciamo più ad organizzare un pensiero e un’azione collettiva contro inquinatori e guerrafondai. Questa sarebbe un’autocritica accettabile.

    1. Ennio, hai ragione. Avrei dovuto concludere le mie osservazioni rimanendo su Humboldt e ricordare che nel 1834, quando inizia a scrivere il suo Cosmos, fu coniato anche il termine “scienziato”. Quindi, mentre inizia la specializzazione delle scienze costruita su delle linee di confine tra le diverse discipline, lui lavorava ad un libro che andava in senso opposto. Mentre la scienza entrava nelle università separata in discipline diverse, Humboldt, non allontanandosi dalla natura, faceva lo sforzo di riunire tutto ciò che la scienza stava cercando di rendere specialistico. Per “organizzare un pensiero e un’azione collettiva contro inquinatori e guerrafondai” forse serve una visione d’insieme che oggi stentiamo a trovare.

      1. è il gatto che si morde la coda: una visione di insieme presuppone che tutti la condividano, ma la divisione tra i tutti non consente la visione di insieme…

  4. ” una visione di insieme presuppone”…(Fischer)

    Direi che ci sono varie e contrapposte visioni di insieme (statunitensi, europei, orientali, russi, iraniani, etc)… e non più una solida egemonia (statunitense)…

    1. Non mi pare che la visione di insieme di Angelo Australi, e di Humboldt, si preoccupasse, appunto, di diversi popoli e culture mondiali, sarebbe una visione di insieme umano, la loro. Che appunto criticavo, un po’ come fai tu, con le varie e contrapposte visioni di (parziali) insiemi.

  5. …avevo interpretato diversamente il pensiero di Angelo Australi in rapporto allo scienziato Humboldt: nel suo scritto “Kosmos” caldeggia una visione d’insieme della scienza, e della tecnologia che è una sua appendice, e non settoriale…in questo caso, secondo me, si intende una collobarazione di tutte le branche della scienza a favore dell’essere umano e della vita sul pianeta…Al contrario da tempo ormai le applicazione della scienza in vari campi: medicina, biologia, fisica, chimica…vanno a scavalcarsi reciprocamente, spesso a distruggere i risultati ottenuti in una di esse (o in parte) per un vero progresso, sostituiti con la morte travestita da progresso…La visione d’insieme puo’ essere una sola al bivio: pro o contro l’essere umano. L’alchimista di una volta?

    1. … è proprio così, Annamaria, Non solo in Kosmos, ma anche nei libri precedenti, Humboldt caldeggiava una visione d’insieme della scienza e della tecnologia, e non a caso riusciva a fare anche un discorso politico sulle ingiustizie che riscontrava nel corso delle sue esplorazioni. Per esempio ha influenzato, con le sue scoperte geologiche sui vulcani e botaniche fatte in Venezuela Simon Bolivar nella sua idea di liberare l’America latina dal colonialismo spagnolo. Poi anche lì, è andata come è andata. Il suo punto di partenza era la scoperta scientifica, il punto di arrivo il beneficio dell’essere umano che vive in armonia con la natura.

  6. grazie Angelo per averci presentato Humboldt, al cui spirito aperto ad una visione della conoscenza e dela scienza rispettosa e umanistica, credo, gli scienziati non avrebbero mai dovuto allontanarsi…spesso, non sempre immagino, coinvolti dalla frenesia arrivistica di dominio da parte dei poteri forti e infine asserviti

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