di Cristiana Fischer
Il corpo vivo, con i sensi, il movimento, le emozioni, entra in rapporto con gli altri umani e con il mondo naturale, rapporti di scambio e di trasformazione. In grande parte il rapporto con il mondo avviene attraverso le immagini, con situazioni anche lontane nello spazio e nel tempo.
Consideriamo foto di Paul Strand, La portalettere [sopra]. Si può immaginare un rapporto amoroso tra le due figure: una madre e la figlia. La donna adulta sfida con sguardo duro l’obiettivo (e forse il mondo), la grande mano destra poggia sul fianco, con il braccio sinistro protegge la figlia scontrosa.[1] Le due donne non sono in posa e la forza espressiva delle due figure fa quasi balzare fuori i due corpi dall’immagine.
Del corpo vivente si occupa un breve libro “Le persone e le cose”[2] , del filosofo Roberto Esposito. Se “persona” è un concetto ambivalente (sono posseduti come cose i corpi degli schiavi e dei debitori), la persona stessa (parola che originariamente indica la maschera dell’attore) possiede il proprio corpo, la sua parte animale. Anche “cosa” è un concetto ambivalente: la cosa è un oggetto sociale, se ne parla, ma dire cos’è quella cosa esclude tutto ciò che essa non è, la materialità della cosa sfuma nell’astrazione.
Nella terza parte del libro, intitolata Corpi, Esposito espone “il superamento della grande divisione tra persone e cose in una logica di nuova alleanza”. Non solo la tecnica penetra nel nostro corpo ma artefatti come macchine intelligenti, i computer e opere d’arte ci immettono in una dimensione che taglia la fondamentale divisione concettuale tra anima e cosa, spirito e materia, soggetto e oggetto.
E’ un passaggio dell’argomentazione di Esposito che consente di ragionare non sul solo corpo singolo ma sui corpi politici. Dal regime sovrano a quello biopolitico, che per primo Foucault ha analizzato, la politica diventa governo della vita ma “a una politica sulla vita reagisce sempre una politica della vita. Il corpo umano è al centro di questo contrasto. Se esso è oggetto di controllo e di sfruttamento, è anche soggetto di rivolta”. Nei corpi viventi qualcosa eccede gli attuali canali di rappresentanza “qualcosa, del corpo politico, resta fuori dai suoi confini”.
Esterno alla categoria di persona quanto a quella di cosa “il corpo vivente di moltitudini sempre più vaste chiede alla politica, al diritto e alla filosofia un rinnovamento radicale dei loro lessici.”
Un’altra posizione filosofica ha ragionato sulla materialità del corpo singolo in relazione ai corpi politici. E’ il pensiero della differenza sessuale, nato da filosofe e docenti che facevano capo alla Università di Verona ed erano in rapporto con la Libreria delle donne di Milano. Ha quasi quarantanni il libro intitolato “Il pensiero della differenza sessuale”,[3]l’autrice è Diotima, un soggetto collettivo vivo e attivo.[4]
La materialità del corpo sessuato è una idea che non ha corpo in tutto il femminismo. Il grande movimento Non Una Di Meno (NUDM), che origina nel 2016 da alcune realtà promotrici cui aderiscono numerosissimi gruppi e singole donne, ha come obiettivo la lotta “contro la violenza maschile sulle donne e di genere” ed è un movimento intersezionale[5] e transfeminista.[6]
La grande manifestazione del 25 novembre 2023 a Roma presentifica l’immagine descritta da Esposito nel suo libro: “corpi che si muovono all’unisono, con il medesimo ritmo, in un’unica onda emotiva … corpi viventi uniti dalle stesse proteste o dalle stesse rivedicazioni … corpi di donne e uomini premono ai bordi dei nostri sistemi politici, chiedendo di trasformarli in una forma irriducibile alle dicotomie che hanno a lungo prodotto l’ordine politico moderno”.
Al presente infatti i corpi fisici in quanto corpi sessuati sono coinvolti in turbamenti e contraddizioni e la trasformazione in figura sostituisce o prevale sulla materialità del sesso “assegnato alla nascita” (con questa espressione si assegna un sesso alla creatura appena nata). La parola “genere” è divenuta corrente e rompe il dualismo sessuale: “per la maggior parte delle persone il sesso biologico e l’identità di genere coincidono. Per altre, l’identità di genere è diversa dal sesso biologico … altre ancora, sentono di non appartenere a nessuno dei due generi maschile e femminile.” [7]
Simone de Beauvoir, una donna signorilmente vestita e acconciata, per alcuni iniziatrice del movimento femminista grazie al suo libro Il secondo sesso del 1949, prescindeva dal suo corpo quando proclamava in un video donne si diventa: “essere una donna non è un dato biologico, è il risultato di una storia (…) che crea in lei qualcosa che non è affatto innato o un’essenza”.[8]
E quindi l’uomo transessuale, che si sente a disagio nel suo corpo maschile e lo femminilizza con la chirurgia e le terapie ormonali, è diventato una donna? Nel raddoppiamento del mondo in immagini mediatiche l’identità personale, con il suo corpo fisico e sessuato, si esprime con la postura, le acconciature, lo sfondo in cui è collocato.
Sulla pagina Facebook di Liliana Moro un post del 12 dicembre 2023 (qui )mostra una figura femminile procace e generosa, che pubblicizza un profumo, commentata da Moro con queste parole: “Come si diffonde e si afferma il patriarcato? Chiedendo devozione e prosperosi seni in offerta. La perfetta italiana è devota e disponibile”.
Molti commenti femminili al post condividono la critica di quell’immagine.
Tra i commenti Ennio Abate, che condivide quella critica, chiede: “Qualcuna o qualcuno potrebbe farmi degli esempi di immagini della donna che considera alternative a queste qui giustamente criticate? Grazie.”
Se alcune gli propongono immagini di donne intellettuali o di potere, in un commento di Adriana Perrotta la questione esula dal confronto tra immagini. Perrotta focalizza piuttosto il rapporto che il linguaggio delle immagini ha con la realtà dei corpi viventi femminili: “forse dobbiamo farci tutte un selfie lo mettiamo e così lui ha delle immagini di donne alternative, di donne non di donna”. Il che equivale a dire che alternative siamo tutte, visto che non lavoriamo come modelle pubblicitarie; e siamo anche positive, dato che le nostre immagini, prodotte da noi, sono realistiche, dicono cioè chi e come siamo.
Tuttavia alla fine del post la concretezza dei corpi si dilegua quando Liliana Moro nota che la pubblicità usa il corpo femminile, ma anche quello maschile, in modo strumentale, eccitando il desiderio per fare acquistare un prodotto.
Il distacco tra l’immagine e il corpo si approfondisce: il desiderio si eccita con la figura del corpo… ma devia sull’acquisto e in quello si appaga.
NOTE
[1] https://www.palazzomagnani.it/exhibition/paul-strand-e-cesare-zavattini-un-paese/
[2] Roberto Esposito Le persone e le cose, Einaudi, 2014.
[3] DIOTIMA, Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga edizioni, 1987, 1990, 2003.[4] https://www.diotimafilosofe.it/chi-siamo/
[5] https://nonunadimeno.wordpress.com/2017/11/28/femminismo-intersezionale-o-perche-questa-lotta-e-anche-tua-intersezioni-2/
[6] https://nonunadimeno.wordpress.com/?s=transfemminismo
[7] https://www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/d/disforia-di-genere
[8] https://www.youtube.com/watch?v=NjT1v98gS1g
…un arogomento, “Corpi figure acquisti”, del quale sono ben lontana dall’averne una chiara visione pero’ l’articolo di Cristiana mi ha fornito delle tesi di confronto…partendo dalla foto di due corpi accostati, di madre e figlia, nella loro scultorea essenzialità…al pensiero articolato di filosofi/e…di soggetti collettivi, come Diotima e il pensiero della differenza, il cui discrimine è il corpo materiale sessuato già dalla nascita, e i grandi movimenti femministi, come Non Una Di Meno che abbraccia una visione piu’ ampia sul genere, non binaria, e valori e lotte trasversali contro la violenza sulle donne, sulle minoranze e contro ogni discriminazione…
Mi ritrovo maggiormente in quest’ultima visione, mi sembra piu’ includente…