di Franco Nova
AMORE, MA DISTRATTO Il cane lupo mi copriva di ululati per lui ebbri canti d’amore. Avrei voluto farli anch’io e dirigerli alla mia adorata, tutta presa da altri pensieri per nulla affatto a me rivolti. Marcato è il sentiero verso lei; non lo vede e meno ancora nota la mia presenza in cammino in quello spazio per me desolato. Sarà sempre la donna amata, ma altri pensieri mi assilleranno per nulla affatto ad essa rivolti. Questo è l’amore di chi pensa e lascia a lato tutti i sentimenti, sempre ben nutriti e pur miseri. LA VITA CREA FRAGORE I tuoni inseguono sempre i lampi ma restano decisamente indietro. Eguale la mia sorte nell’inseguire la donna uscita veloce da una porta e salita sulla Ferrari di un danaroso. Non fu poi difficile ritrovarla pur con il dovuto ritardo; e lui restò il vivido lampo ed io il tuono, tanto fragore feci infatti per nulla. Allontanai lei dal mio cuore, la vittoriosa creava solo focherelli; fui uno dei tanti e il lampo mai s’accorse dei molteplici tuoni. Ho imparato così ad amare e a irridere i lampi che terrorizzano creando a volte disastrosi incendi. Pure in natura ci sono i presuntuosi che godono della loro supremazia e dell’incutere senza sosta la paura. I tuoni segnalano il vicino piacere da cui gli indifferenti si allontanano mentre s’alzano gemiti d’amore MAI ILLUDERSI Quanti pensieri e illusioni fanno schizzare i neuroni di un cervello guizzante. Sentieri sassosi sono davanti e alla fine c’è un alto muro; forse al di là continua la via che ci condurrà ad una fossa. Non ci s’intende con il destino sempre a noi del tutto ignoto, luci e ombre laggiù in fondo. Nulla distinguiamo nel caos che s’ordinerà imprevisto per imporci le sue scelte quasi sempre indesiderate. Alla fine di una breve via un gran groviglio di arbusti e dietro la testa cascante del vecchio che zoppica, incerto sulla direzione da prendere per godere della calma cui noi tutti aspiriamo. SEMBRA VICINO, MA NON E’ Incerti rumori avvertono che vicino sembra il piacere da noi desiderato. Gli amorfi e inutili nulla sanno e sentono, non odono il grido d’amore. I rumori così futili e prepotenti vogliono deriderci per la speranza d’incontrare tra le nuvole le persone che furono per noi la vita. Non ci hanno capiti; sappiamo che non ci sono anime carezzanti, l’amore paragoniamo non al rombo bensì alla luce che penetra le nubi. E’ la luce che irrompe da noi e non la vedremmo senza il ricordo di quelle giornate tempestose, in cui stavamo uniti senza sosta. Il tumulto della perfida tempesta ci univa in una grande aureola, che poi spariva mentre noi restavamo come somma d’amore. Ad ogni istante proviamo l’estasi che ci potrà essere tolta solo quando infine il Nulla ci coglierà.
Mondo metaforico atmosferico per dividere senso e non senso, sé e gli altri.
“Alla fine di una breve via/un gran groviglio di arbusti” originale immagine del “caos/che s’ordinerà” che è a sua volta un bell’ossimoro.