di Cristiana Fischer
quella signora mai vista la guardo allo specchio mi fissa disincantata e lontana ma convenuta all'appuntamento io sorpresa lei chiede non sai? ancora non sai eppure vedi la madre la nonna le ombre del padre poi passa e scompare è vuoto lo specchio nell'aria si sposta e rimane nessuno da amare (e chi ringrazio se non sono io?) * * * La faccia che vedo nello specchio mi sorprende vedo solo la faccia sempre tua la mia diventa un'altra che improvvisa un rapporto tra me e chi? che non conosco come conosco gli altri che mi vedono io sono gli altri che mi vedono e gli altri che vedo sono me. Narciso si sdoppiò l'altro di lui era se stesso irraggiunto senza specchio e si impiccò o affogò nel nulla di un esistere vuoto senza gli altri per cui era presente. Velasquez si dipinge con gli altri nello specchio di Las meninas. La visione chiara del sé nudo di fronte al cieco mondo che mi vede alla follia conduce dell'unico rapporto con l'immagine del sé che non esiste se non è sguardo o tatto o ascolto finalmente dell'altro che mi crea. * * * come ti vedo? come sei per fiducia assoluta che tu sai quello che vedo l'altro me allo specchio che giustifichi e fondi che non è se non tu che rispondi e mi nascondi nell'oscurità e ti nascondi
“…io sono gli altri che mi vedono/ e gli altri che vedo sono me” (Cristiana. Fischer)
sono poesie molto intense che mettono in discussione la conoscenza che abbiamo di noi stessi e degli altri attraverso l’immagie riflessa o semplimente riconosciuta dai sensi…Come dire che è impossibile andare al nocciolo del problema in quanto siamo reciprocamente contaminati sino, anzi soprattutto, dalla piu’ tenera età…
Uno sguardo puo’ mettere molto in imbarazzo o infondere speranza ed euforia, spesso vi leggiamo una costruzione falsata di noi stessi e insieme rilanciamo con il nostro sguardo una visione mescolata a paure, speranze, aspettative…Lo specchio restituisce la nostra immagine per intero, eppure anche li’ è difficile arrivare a definire la nostra essenza: “… …ancora non sai /eppure/ vedi/la madre la nonna le/ ombre del padre/ poi passa e scompare è/ vuoto/ lo specchio nell’aria si / sposta e rimane/ nessuno da amare ( e chi/ ringrazio se non sono/ io?)…” (Cristiana Fischer). Senza l’immagine di noi che gli altri ci offrono, ci aspetterebbe un destino tragico: ” Narciso si sdoppio’/ l’altro di lui/ era se stesso irraggiunto/ senza specchio/ e si impicco’ o affogo’ nel/ nulla/ di un esistere vuoto/ senza gli altri/ per cui era presente:” (Cristiana Fischer)
quest’ultima affermazione da una parte la condivido…il neonato( e non solo) senza un solo sguardo in cui riflettersi si spegne alla vita..Eppure, una volta cresciute/i, a volte è meglio affrontare periodi di solitudine e vuoto per provare a ricostruisi un’immagine diversa, non lo stereotipo che con il tempo di te si è affermato e appare…E ugualmente ciascuna/o di noi verso gli altri…grazie