10 pensieri su “Commentatela voi questa notizia…

  1. l’esercito israeliano è in pieno delirio, con un crescendo di orrori -dallo sparare ai giornalisti al bombardare gli ospedali all’affamare volutamente milioni- e ora allo sparare ai disperati che si accalcano per il poco cibo; stanno dimostrando ancora che nazisti non si nasce ma si diventa..
    e l’essere l’avamposto americano in Mediooriente è una condizione sufficiente

  2. COSA ACCADRA’ AL POPOLO DI GAZA?
    di Gilbert Achcar
    https://rproject.it/2024/02/cosa-accadra-al-popolo-di-gaza/

    L’ipocrisia dei governi occidentali a sostegno di Israele raramente ha raggiunto la portata raggiunta durante la campagna di sterminio che lo Stato sionista porta avanti nella Striscia di Gaza da più di quattro mesi […]L’ipocrisia più grande sta nel sostenere l’obiettivo dichiarato della campagna sionista, che è quello di sradicare Hamas dalla Striscia di Gaza, consigliando allo stesso tempo Israele di stare attento a osservare il diritto internazionale, salvare vite civili e garantire forniture di assistenza umanitaria. Qui la contraddizione, anche se a prima vista non sembra evidente, non è meno grave, come risulta chiaro da un esame più attento della questione. Questo perché tutto ciò che Israele ha fatto a Gaza dall’inizio della sua campagna è, di fatto, indissolubilmente legato al suo obiettivo dichiarato; per non parlare del fatto che i governanti israeliani questa volta hanno quasi completamente abbandonato le loro consuete pretese morali e hanno messo a nudo le loro fin dall’inizio, rilasciando una raffica di dichiarazioni infuocate, costituendo uno degli argomenti più forti che la parte sudafricana ha presentato davanti alla Corte internazionale di giustizia nel suo tentativo di dimostrare l’intenzione dei governanti israeliani di commettere un genocidio.

    […]
     I leader israeliani attendono con ansia ciò che produrranno le imminenti elezioni presidenziali negli Stati Uniti, poiché tutti credono che il ritorno di Donald Trump alla presidenza, se raggiunto, fornirà a Israele un’opportunità storica per procedere con la realizzazione del “Grande Israele” da dal mare al fiume, allontanando i palestinesi da quelle due parti, dalla terra di Palestina su cui erano rimasti dopo la Nakba del 1948.

  3. DA POLISCRITTURE SU FB

    Ci svegliamo, forse...

    SEGNALAZIONE

    Dal 7 ottobre alla pace Manifesto promosso da Sinistra per Israele

    Il massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre scorso e le drammatiche conseguenze dell’operazione militare sulla popolazione palestinese hanno determinato una spirale che va immediatamente interrotta attraverso un accordo di cessate il fuoco che consenta la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani e l’inoltro alla popolazione civile di Gaza, in condizioni di sicurezza, degli aiuti umanitari.
    È la drammaticità degli eventi a imporre l’urgenza di una risposta razionale, progressista, tesa ad affermare il principio di una pace possibile, indispensabile per tutti i popoli della regione. La risposta che auspichiamo poggia su due ineludibili presupposti.
    Il primo riguarda il giudizio sulla strage del 7 ottobre, che non viene dal nulla ma che, al contrario, si inscrive nella strategia di Hamas che, sin dal suo statuto fondativo, rifiuta ogni forma di compromesso e ogni prospettiva di pace, perseguendo la cancellazione dello Stato di Israele e predicando l’uccisione degli ebrei. Hamas tuttavia non rappresenta tutto il popolo palestinese. A maggior ragione la ricerca di una soluzione di pace va perseguita con determinazione.
    Per rimettere in moto il percorso di pace — è il secondo presupposto — occorrono leadership credibili. Innanzitutto, è necessario che una rinnovata leadership palestinese dell’ANP — unico interlocutore per la pace oggi internazionalmente riconosciuto — superi le ambiguità che hanno concorso al fallimento degli accordi di Oslo. Così come sono essenziali un atteggiamento cooperativo del mondo arabo, sulla scorta degli Accordi di Abramo, e un impegno attivo dell’intera comunità internazionale, superando troppe inerzie. Allo stesso tempo, è necessaria una nuova leadership israeliana che creda nella convivenza di due Stati per i due Popoli. Le politiche perseguite dal governo Netanyahu, la prosecuzione dell’occupazione della Cisgiordania, l’espansione degli insediamenti di coloni e il pervicace rifiuto della nascita dello Stato palestinese sono incompatibili con soluzioni di pace.
    Anche per queste ragioni di stringente attualità, Sinistra per Israele — che fin dalla sua fondazione si è battuta per una soluzione di convivenza e di pace — ribadisce oggi i seguenti principi e obiettivi, rivolgendosi a tutti coloro che in questi mesi terribili condividono la nostra medesima urgenza.
    1. Riaffermiamo come irrinunciabile il diritto di Israele a esistere, riconosciuto dai suoi vicini, e a vivere in sicurezza nei propri confini. Si tratta di un diritto non scontato, ma anzi minacciato quotidianamente da organizzazioni terroristiche e forze politiche radicali in ogni parte del mondo, manovrate soprattutto dal regime iraniano. Il diritto di Israele a esistere è tutt’uno con il diritto del popolo palestinese a un proprio Stato indipendente a fianco di Israele, come stabilito dalle Nazioni Unite e dagli accordi di Oslo e Washington del 1993. Proprio perché su quella terra vivono due diritti ugualmente legittimi, l’obiettivo di «due popoli due Stati», il mutuo riconoscimento di due ragioni, è ancora e sempre il nostro orizzonte e la soluzione da perseguire.
    2. Le radici di Israele affondano in una storia che i progressisti europei devono sapere riconoscere e valorizzare. Il sionismo è stato il legittimo movimento di liberazione nazionale e sociale del popolo ebraico e in esso sono vissuti e tuttora vivono i valori di uguaglianza, giustizia, liberazione umana della sinistra democratica e del progressismo. Vivono, come nella straordinaria esperienza dei kibbutz, il progetto e il sogno di una società più giusta, di donne e uomini liberi ed eguali. Soltanto la conoscenza delle radici di Israele può arginare i pregiudizi anti-sionisti e anti-israeliani che albergano nella società italiana, anche a sinistra e nel campo progressista, e che si manifestano attraverso forme antiche e nuove di delegittimazione, di ostilità, quando non di aperto antisemitismo.
    3. Come per tutte le democrazie, il giudizio sullo Stato di Israele non deve coincidere con quello sul suo governo in carica. Israele è fin dalla sua nascita una democrazia fondata su valori liberali e progressisti, in una regione fortemente segnata da regimi autocratici. Anche le continue e straordinarie mobilitazioni della società israeliana testimoniano una robusta e radicata cultura democratica e la possibilità concreta di restituire a Israele una politica aperta a un vero processo di pace. Il più drastico giudizio sulle politiche di Netanyahu non può in alcun modo tradursi nella negazione del diritto all’esistenza dello Stato di Israele, né tantomeno nella colpevolizzazione degli ebrei che vivono in ogni parte del mondo.
    Questo è il nostro impegno per la pace, oggi e sempre, per due Stati per i due popoli.
    Mario Ajello, Giorgio Albertini, Luca Alessandrini, Alessandro Alfieri, Giuliano Amato, Aldo Amoretti, Federigo Argentieri, Alessio Aringoli, Ernesto Assante, Corrado Augias, Ludina Barzini, Franco Bassanini, Luciano Belli Paci, Marco Bentivogli, Silvia Berti, Enzo Bianco, Massimiliano Boni, Daniele Bonifati, Anna Borletti, Enrico Boselli, Gianclaudio Bressa, Virginio Brivio, Ugo Caffaz, Riccardo Calimani, Anselmo Calò, Donatella Capirchio, Pierluigi Castagnetti, Fiorella Castelnuovo, Francesco Cataluccio, Alberto Cavaglion, Stefano Ceccanti, Luca Cefisi, Carlo Cerami, Franca Chiaromonte, Vannino Chiti, Francesco Clementi, Furio Colombo, Paola Concia, Silvia Costa, Silvia Cuttin, Erica D’Adda, Cesare Damiano, Alessandro De Angelis, Andrea De Benedetti, Edmondo De Donato, Ariel Dello Strologo, Angelo Di Capua, Flavia Di Castro, Beppe Di Chio, Piero Fassino, Valeria Fedeli, Emanuele Fiano, Massimo Finzi, Giovanni Maria Flick, Anna Foa, Stefano Folli, Emilio Gabaglio, Paolo Giaretta, Siegmund Ginzberg, Silvia Godelli, Giorgio Gomel, Anna Grattarola Romano, Andrea Graziosi, Luca Jahier, Stefano Jesurum, Roberto Jona, Fiorella Kostoris, Marco Krivacek, Guido Laj, Linda Lanzillotta, Bruna Laudi (e il Gruppo di Studi Ebraici di Torino), Fabio Levi, Sara Levi , Fernando Liuzzi, Elena Loewenthal, Alessandra Longo, Andrea Lorusso Caputi, Luigi Maccotta, Victor Magiar, Simona Malpezzi, Claudia Mancina, Aurelio Mancuso, Enzo Maraio, Alessandro Maran, Marina Marini, Giacomo Marramao, Claudio Martelli, Virginio Merola, Gennaro Migliore, Adriano Musi, Daniele Nahum, Tommaso Nannicini, Sandro Nannini, Giulio Napolitano, Dario Nardella, Riccardo Nencini, Fabio Nicolucci, Gabriele Nissim, Simone Oggionni, Alberto Pagani, Emmanuele Pavolini, Pina Picerno, Marco Pierini, Anna Piperno, Lia Quartapelle, Fausto Raciti, Mario Raffaelli, Umberto Ranieri, Mario Ricciardi, Christian Rocca, Mario Rodriguez, Andrea Romano, Fabrizio Rondolino, Lina Salmon, Mario Salmon, Michele Salvati, Ivan Scalfarotto, Gadi Schoenheit, Renata Segre, Daniela Tagliafico, Alessandra Tarquini, Irene Tinagli, Claudio Vercelli, Francesco Verducci, Walter Verini, Marco Vigevani, Luciano Violante, Tobia Zevi.
    Roma, 6 marzo 2024

    Commenti:

    Brunello Mantelli

    MI era stato proposto, non ho voluto firmarlo. Troppo equidistante. Non è il momento di esserlo. Hamas deve essere costretto alla resa. Poi si aprirà una diversa fase.

    Ennio Abate
    L’equidistanza è un’astrazione. E nel caso di questo Manifesto un’accusa immotivata.
    Tra le due prospettive – estirpare il Nemico ( il “Dal fiume al mare” perseguito da Netanyahu/Likud e dall’estremismo di Hamas), riconoscere e trattare con l’altro da sé in vista di un accettabile (da entrambe le parti) compromesso – i firmatari scommettono sulla seconda. Forse tardivamente, ma comunque è un segnale positivo.
    La tua firma sotto questo Manifesto sarebbe stata incoerente (o da spiegare), vista la presa di posizione (per me precipitosa e in parte inspiegabile) che hai preso da subito. Inutile polemizzare ancora. Non serve. Spero solo che la “diversa fase”, che ancora aspetti ,non ti/ci sia troppo grave.

    P.s.
    E ricordati le parole di Grossman che in un tuo passato post hai condiviso:
    “Chi saremo – israeliani e palestinesi – quando questa lunga e crudele guerra sarà terminata? Non solo il ricordo delle atrocità inflitte l’uno all’altro ci separerà per molti anni, ma anche, come è chiaro a tutti noi, non appena Hamas ne avrà la possibilità, metterà rapidamente in atto l’obiettivo chiaramente indicato nel suo statuto originale: il dovere religioso di distruggere Israele.
    Come possiamo quindi firmare un trattato di pace con un tale nemico?
    Eppure, che scelta abbiamo?
    I palestinesi faranno i loro conti. Io, come israeliano, mi chiedo che tipo di persone saremo quando la guerra sarà finita. Dove indirizzeremo il nostro senso di colpa – se saremo abbastanza coraggiosi da provarlo – per ciò che abbiamo inflitto a palestinesi innocenti? Per le migliaia di bambini che abbiamo ucciso. Per le famiglie che abbiamo distrutto.”

    (https://www.facebook.com/brunello.mantelli/posts/pfbid025abCNoYyz5wJ4BBSA4t9GMeyYFnoo45ze1BGeGABAxbgkqctDqdMoJVnQ5jzeMfZl)

  4. È vero, troppo ‘equidistante’.
    E non a caso mancano le firme degli ebrei italiani realmente di sinistra.
    E si beatifica un’Israele immaginaria, democratica e vergine…
    non esiste il bastione degli USA, non esiste il genocidio, non esistono le cause profonde di questa guerra prima e sterminio poi.

    Serve solo a lavarsi la coscienza, per quelli che ancora ce l’hanno (di alcuni dei firmatari lo escluderei..Amato e Fassino giusto per prendere due a caso)

  5. DA POLISCRITTURE SU FB

    Lorenzo Galbiati

    due giorni fa Giorgio Canarutto, ex membro degli Ebrei contro l’Occupazione, scriveva: “Appello migliore di quello di Sinistra per Israele
    Gaza: quando muore una civiltà.
    Un appello a firma di Luigi Ciotti, Luigi Manconi, Dacia Maraini, Vincenzo Paglia, Giorgio Parisi, Liliana Segre.
    Oltre un centinaio di palestinesi sono caduti mentre cercavano il cibo per sopravvivere, uccisi dalla calca e dalle armi dell’esercito d’Israele. Si sommano alle decine di migliaia di morti – tra cui donne e bambini – vittime della reazione del governo Netanyahu all’orrendo crimine messo in atto da Hamas il 7 ottobre 2023: oltre milleduecento cittadini israeliani uccisi nel più efferato pogrom antisemita compiuto dopo la Seconda guerra mondiale.
    Le Nazioni Unite denunciano il crescente numero di neonati e bambini palestinesi morti per denutrizione e disidratazione. Almeno due generazioni, se sopravvissute, usciranno devastate da cinque mesi di una strage senza tregua e senza scampo. L’Europa invoca timidamente un cessate il fuoco. L’amministrazione americana preme per una pausa della carneficina in atto. L’Egitto chiude il varco di Rafah che lo separa dalla striscia di Gaza, mentre Benjamin Netanyahu dichiara di voler proseguire la distruzione di Hamas mettendo nel conto altre migliaia di vittime innocenti; e la crescita, già in atto, di un diffuso sentimento antisemita in tutto il mondo.
    Come tantissimi uomini e donne, sentiamo che quanto si consuma a Gaza è una violenza intollerabile a quel senso di umanità che, se calpestato, annulla la civiltà della vita e del suo irrinunciabile valore. Fermare il massacro di palestinesi inermi e liberare tutti gli ostaggi israeliani è un imperativo politico, umanitario e morale.
    Gli appelli sono sempre e soltanto una testimonianza di volontà. Non hanno il potere di condurre gli eventi sul sentiero della giustizia e della salvezza di vite violate. Ma a volte possono scuotere coscienze smarrite.
    Oggi il nostro appello è per la fine di una strage che assieme a migliaia di corpi spegne la speranza per una convivenza possibile di due popoli in due Stati. Oggi il nostro appello è per la difesa della civiltà.” Son d’accordo con lui, questo appello, direi molto “moderato”, è pur sempre più “a sinistra” e meno ideologico in senso sionista dell’appello di Sinistra (?) per Israele. Insomma, stavolta meglio Liliana Segre di tutti quegli pseudo-sinistri(ati).


    Ennio Abate

    Ma parliamo di preferenze personali o valutiamo l’impatto politico che hanno o potrebbero avere certe prese di posizione?
    A me non va di stabilire quanto sia “di sinistra” o “reazionario” questo Manifesto né ergermi – mi sentirei ridicolo – a giudice tra Netanyahu e Hamas.
    Vedo come segno positivo che questi, che per te sono sedicenti di sinistra o reazionari mascherati, dicano apertamente che non sono d’accordo con Netanyahu. Meglio del silenzio che avevano mantenuto fino ad oggi.

    Ennio Abate

    Non capisco questa sottolineatura: “Giorgio Canarutto, ex membro degli Ebrei contro l’Occupazione, scriveva: “Appello migliore di quello di Sinistra per Israele”.
    Pur temendo il peggio, mi pare che questa indicazione contenuta nel documento del Laboratorio Ebraico Antirazzista vada accolta:
    “solo la massima pressione diplomatica e popolare potrà fare uscire Israele dalle sue scelte cieche e sanguinose e imporre un cessate il fuoco, uno scambio di ostaggi e prigionieri, e l’ingresso massiccio di aiuti umanitari. ” .
    Non mi sfuggono le differenze dal documento di Sinistra per Israele ma non credo sia giusto condannarlo in questo momento o giudicarlo “reazionario”.

    ****


    ANCORA DA POLISCRITTURE SU FB

    Marco Petruzzi
    in che modo un manifesto firmato da una sedicente sinistra per israele sarebbe sintomo di un risveglio?


    Ennio Abate

    Ho aggiunto ‘forse’…
    Che una parte del mondo ebraico non sia appiattito sulle posizioni di Netanyahu e lo dica a me pare un buon segno.

    Marco Petruzzi

    Gentile Ennio, non la conosco ma la seguo da tempo e apprezzo la passione con cui promuove la memoria e lo studio dell’opera e del pensiero fortiniani. Ma anche volendo limitarsi a piluccare le incoerenze e le ipocrisie di questo manifesto, se ne trovano per tutti i gusti: 1) il 7 ottobre, l’estremismo di Hamas: tutto sembra frutto di una volontà di morte senza tempo. Per una lettura che si faccia carico di quasi ottant’anni di colonialismo non c’è chiaramente lo spazio e tantomeno l’intenzione 2) 30000 morti, la Striscia distrutta e quotidianamente sottoposta a bombardamenti; e tuttavia, da dove si parte? Dal pericolo dell’eventuale cancellazione dello Stato di Israele, dal suo diritto ad esistere. Mi pare che gli ultimi cinque mesi ci abbiano messo di fronte alla distruzione e alla negazione del diritto di esistere di ben altro 3) Forse che i problemi inizino e finiscano col governo Netanyahu, come il manifesto bene o male sembra sostenere? Anche qui, 75 anni di storia cancellati con un bel colpo di spugna 4) Due popoli e due Stati: ottimo! Ma, allo stato attuale, dove sarebbe il territorio di questo Stato palestinese? I firmatari del manifesto si astengono dal precisarlo. Si riferiscono a ciò che resta di Gaza e West Bank, ai coriandoli di terra sopravvissuti qua e là ad un processo di erosione lungo 75 anni? Prevedono la restituzione dei territori quotidianamente sottratti pezzo per pezzo, quartiere per quartiere dai coloni? Più che un risveglio mi sembra l’ennesimo sintomo di un sonno profondo

    Ennio Abate
    Gentile Marco, non so cos’altro aggiungere di fronte alla tragedia in corso.
    Lei si sente di dire che i 30.000 e più morti derivino dalle “ipocrisie” e dalle “incoerenze” di questo Manifesto? Io no.
    Pensa che, giudicandolo non “un risveglio” (col mio prudente e consolato “forse”) ma ” l’ennesimo sintomo di un sonno profondo”, contribuirà più del Manifesto in questione a migliorare o a sanare la situazione reale lì a Gaza e dintorni?
    Tra le due prospettive che ho evocato replicando a Mantelli, lei quale sceglie? O ne ha un’altra?

  6. trovo che il Manifesto pubblicato da sinistra per Israele sia piuttosto annacquato riguardo al contenuto, cioè un tentativo non riuscito di salvarsi la faccia davanti allo sterminio in atto del popolo palestinese e del suo territorio, certamente preceduto dalla terribile strage del 7 Ottobre da parte di Hamas , che pero’ non lo giustifica…Dato che nessuno di noi, qualsiasi dichiarazione faccia, salva la coscienza e soprattutto le povere vittime, almeno nelle dichiarazioni si dovrebbe cercare di avvicinarsi alla realtà dei fatti e alla loro portata…ma mettere sullo stesso piano le dichiarazioni ripetute di piu’ leader palestinesi di voler distruggere Israele, tentativi nel vuoto, e il fatto reale, perseguito da decenni e in atto, di distruggere sistematicamente gente e territorio di Palestina e Gisgiordania, non é corretto…Confonde. Quel manifesto rivela molta ‘prudenza’, meglio dire paura ad esporsi di fronte a veri potentati che regolano il gioco mondiale e zittiscono…i bravi e Don Abbondio

    1. @ Annamaria

      i Don Abbondio non scrivono manifesti sia pur prudenti o annacquati.I (forse) don Abbondio di Sinistra per Israele l’hanno (tardivamente, ambiguamente) fatto.
      Non capico l’accanimento parolaio contro di loro, perché non è che chi abbaia (a parole sempre) contro Israele ottiene di più.
      Se poi i manifesti di qualsiasi tipo (anche quelli che più si avvicinerebbero alla “realtà”) non influenzano le decisioni di Netanyahu – – e temo che sia vero –
      sarebbe bene chiedersi che senso ha farsi le pulci a vicenda e dare dei reazionari o degli antisemiti ai propri interlocutori.

  7. personalmente non conosco nessuno dei firmatari del manifesto pubblicato, alcuni solo attraverso i mass media in quanto ricoprono ruoli pubblici, percio’ sono generiche le mie affermazioni…
    Comunque non penso che alcun Don Abbondio si possa definire reazionario o anti…qualsiasi cosa. Se mai una persona tra molte, moltissime che prova paiura…per la propria vita sotto ogni aspetto, soprattutto… anche per una ragione affettiva… per un’ urgenza di tipo morale, per deferenza verso l’autorità…per calcolo? Ragioni molto diverse… so solo che non dovremmo nascondercelo…La paura è talmente facente parte di noi, ieri nel ‘600 e ancor di piu’ oggi, da respirarla ogni istante…
    Ciao Ennio

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