di Marcella Corsi
calzini con le perle: le bancarelle talora offrono regali sorprendenti e io mi dico non scrivo perché ho altro da fare, forse non è vero ma ho una madre che ogni giorno dice che vuole morire e ogni giorno m’intigno a farla sorridere, a tentare io la prendo per sfida, lei non troppo di rado ci cade, qualche volta addirittura ride * Chissà com’eri madre, non ti sapevo affatto allora – seria nelle rade immagini che prendevano colore soltanto sulle labbra e movimento d’acque tra i capelli in tempesta mi fosti nell’angolo culla imbottita di troppo cotone ma anche casa sicura, chiusa certo ché ancora dove vivo spalanco porte e finestre non solo alla luce del giorno mi fosti pure tiepida rara morbidissima carezza e specchio adulto di miei adulti probabili difetti “Quella bella” diceva la zia Ofelia ed eri bella tu ragazza più di quanto si dovesse ma appartata e ferma, tigrata in un’ombra che a tratti si apriva di limpidezze o di braci nessuna deriva nel tuo guardare eri già piccola vetta di roccia viva Chissà com’eri madre che non ti so nemmeno ora, che mi ripeti assoluta quel che eri e un po’ stranisco e poi m’ingegno già da adesso di ricordarti bene non so se come m’asserisci oppure come mi pare fossi allora e forse anche ora * quella febbre dava corpose allucinazioni colorate, la gonna viola – a balze di pizzo cucita per fianchi stretti – ballando per farmi ridere l' indossò la tua matura maternità di rado ridente non fosti mai così bella, tu così bella, madre * sola nella gioia nella disperazione d’albero vivo strozzato davvero non ti ho mai saputa e non ti trovo addosso nessun gesto che mi sia conosciuto carezzato o pianto non ti trovo addosso nessun pezzo di me, così non so se dopo ti piacerà d’incontrarmi * Sei nel vento lo so perché almeno dopo pensavo vorrai andare e andare come mai forse nella vita e respirare a pieni polmoni e cantare quelle tue canzoni vecchie che ho imparato anch’io ad amare
Che bella poesia! Dove si esprime l’acutissima sofferenza e l’amore nel rapporto figlia.madre ( succede anche tra madre-figlia), che spesso si verifica. Per averlo cosi’ bene chiarito ed espresso, senza sconti, ti ringrazio Marcella…La madre adorata molto in là negli anni, ma rivisitata nell’arco di una vita insieme e ancora prima, si presenta sotto le sue innumerevoli forme: la ragazza bellissima, la donna, nella funzione di madre, nella vecchiaia bisognosa di esere rallegrata quando tutto decade e nulla importa piu’…nel lungo strascico dei ricordi e all’oggi la madre puo’ presentarsi come un’estranea, da sempre una cortina fittissima le tiene lontane, in un supplizio doloroso…Anche la bellezza di lei, fuori misura, creava ammirazione e soggezione, forse anche inadeguatezza, nella bambina malata davanti alla quale la madre volteggiava nel suo abito viola…
Nella figlia ci sono sia il desiderio di vedere la madre libera nel vento, come se fosse da sempre prigioniera di se stessa, sia di vederla sorridere alla vita…Riflette lo stesso bisogno della mamma verso di lei, bambina malata…
In effetti, al di là delle incomprensioni, delle differenze, non vogliamo lasciare andare queste carissime presenze…ne moriremmoun po’ anche noi…Io non ho piu’ la mamma, ma il bisogno di capirsi profondamente va oltre la loro dipartita, come se ci dovessero ancora consegnare un segreto…pure noi
Noi figlie, della mamma abbiamo solo, in realtà… la mamma. Lei era prima, era una che ci ha volute, o solo accettate, ma per noi è inchiodata al nostro bisogno che la fissa nel suo ruolo di mamma.
Tu, Marcella, cerchi di intravvedere la donna libera che era prima di te, e ne segui le tracce durante il corso della sua vita che hai potuto seguire. Anche io ricordo una qualche bellezza di mia madre, che sicuramente era sua, e non finalizzata a me.
Forse questa bellezza è un ricordo infantile che lega i figli (e non solo le figlie): chissà se i miei figli maschi nel vedermi vecchia come sono ora non dovrebbero interiorizzare una qualche brutta delusione?
E’ il legame tra la figlia adulta e la madre “mai saputa” e di cui non trovi addosso “nessun pezzo di me” che vuoi esplorare. E’ un lavoro serio. Invece la trasmissione delle generazioni esclude questo rilievo. Io mi arrendo.
Ricordarsi di Giorgio Caproni:
https://liguriaday.it/2022/02/04/giorgio-caproni-livorno-il-seme-del-piangere-e-la-morte-dellamata-madre-annina/
https://www.doppiozero.com/giorgio-caproni-per-lei-voglio-rime-chiare
https://www.palumboeditore.it/portals/0/webooks/operetempo/poesia/poesia_e_teatro/Tabellini_P_on%20line_08.pdf
Le poesie di Caproni si fermano alla giovane ragazza immaginata, altro il tema della poesia di Marcella: la cura della figlia per la madre ORA presente. Possibile tracciare tutto il percorso di vita della madre, dalla giovane ragazza alla signora madre di noi figlie adulte? Questo mi pare voglia fare Marcella. E’ un altro discorso.
Marcella e la madre
La madre e Marcella
Un turbinio di immagini e parole forse mai dette fino ad ora.
Bellissimo tutto.
Ciao Marcella sempre brava
Cari, trovo molta tenerezza, oltre che intelligenza e intuito, in questi vostri commenti. Mi fanno bene. Mia madre non c’è più ma il rapporto con lei è vivo e mi impegna ad interrogarmi, a capire meglio anche la relazione con mia figlia. Leggerò appena possibile quello che i link di Ennio per ora mi nascondono. Intanto grazie per questi commenti. L’immagine è effettivamente quella di mia madre giovane, ritratta da una sua amica nel ’44. Giuseppina Pizio il nome della ritrattista. Il taglio fotografico è mio. Le poesie non tutte ho potuto leggerle a mia madre, temevo di rattristarla. Ora sono consegnate ad altri, non credo che possa dispiacersene…
Cristiana ha ragione… però deliziosa per lei voglio rime chiare
non capisco cosa intendi con “però deliziosa per lei voglio rime chiare”: mi spieghi? ciao
Parole dense di SENSAZIONI nel difficile rapporto madre-figlia
… scusa Cristiana, non avevo visto la tua richiesta: “per lei voglio rime chiare” è il testo di Caproni dedicato alla madre (avevo tra l’altro sbagliato a posizionare le virgolette). Ciao