di Gianfranco La Grassa (Franco Nova)
L’INUTILITA’ DEI DESIDERI Sempre avanti verso le nostre voglie, eppure mai giungono a conclusione. Camminano lenti e incerti i fantasmi di vecchie conoscenze senza successo. Le amicizie tremano e non ricambiano temendo un prossimo fallimento perché i colloqui densi di ricordi scorrono verso un ben amaro finale. I sentimenti sono tanto provati in questi tempi dal passo sicuro e si rapprendono in blocchi omogenei cambiando l’abito delle nuove mode. Dentro di noi è tutto in movimento verso la fine mai prima pensata. Non giungeremo agli obiettivi sempre voluti e mai realizzati, mentre intorno una fitta nebbia sfuma i desideri tanto provati da immergere il nostro animo in un liquido denso di passioni irrefrenabili ma mai soddisfatte. MEGLIO DISTRARSI CON L’INUTILE Senza rimorsi né pentimento la temuta morte entra nel Nulla; il cuore batte e ribatte sul pensiero piegato al male. Quanti ricordi del malato implorante una benedizione nel suo inutile credere ad una morte ancora lontana. La mia è in avvicinamento, subdola mentre piega il lembo della vita sopra ogni pensiero. Quanto inutile quel tremare dolente solo nella fantasia, perché mentre si affila l’arma la decisione sarà inaspettata. Ci svegliamo paurosi la mattina, la megera medita il giusto momento. NON VEDIAMO LA REALTA’ Il crescendo dell’odioso gracidare, senza presenza degli orridi animali, è la vita che muta la sua prospettiva e assume il suo vero essere. Quante illusioni nella giovinezza e quante ancora nel sopravvivere mentre s’allarga il burrone nella prospettiva della caduta finale. Continuiamo ad essere speranzosi senza accorgerci che l’animo ha invertito la sua direzione avviandosi alla bufera finale. Siamo sempre allegri e fiduciosi mentre in noi cupa incombe la nera nube viepiù riottosa, che mai sparisce pur non vista. Ci apparirà improvvisa e noi non lo crederemo se non quando ci avvolgerà per intero soffocandoci. Sempre così la nostra misera vita, si mostra cinguettante e gioiosa mentre prepara la nera prospettiva di una fine priva d’ogni fiore, che gli amici ci metteranno ancor vivi senza nulla capire della morte.