di Ennio Abate
Questo articolo fu pubblicato su ALLEGORIA n. 20-21, Anno VIII, NUOVA SERIE, 1996, nella rubrica “La ricezione”. Il suo sottotitolo, “Rileggendo i necrologi in morte di Franco Fortini”, chiariva bene il suo contenuto. La pagina 276, che qui ho copiato, riassume la critica che ha guidato da allora la mia riflessione su Fortini: “la maggior parte della cultura di sinistra italiana [che nel 1996 ancora c’era] non può più onorare Fortini assieme al suo comunismo. Perché se ne era già da tempo disfatta (di quel comunismo e di Fortini)”.
RILEGGENDO/PAGNANELLI U FORTINI
“Per Jung ,è figura archetipica ambivalente, da una parte simbolo di saggezza, dall’altra di doppiezza, quando non di mavagità. Il *vecchio* di Fortini è falso perché parodizza la saggezza senile; le massime sono recitate da un locutore sdoppiato […]”
( da Remo Pagnanelli, Fortini, Transeuropa 1988)