4 pensieri su “I poeti in tempo di guerra non pensano abbastanza (4)”
SEGNALAZIONE
Andrea Pastor
dal manifesto di ieri
La guerra civile è solo virtuale (per ora)
STATI UNITI. L’attentato all’ex presidente fa esplodere le fake news e mette sul piede di guerra politici, giornalisti e movimenti di estrema destra. Elon Musk ufficializza l’endorsement a Trump
Giovanna Branca: “La propaganda e la disinformazione – nel primo tentativo di omicidio di un (ex) presidente americano nell’era dei social – partono da subito e diventano virali con la velocità di un incendio alimentato da litri di benzina. E partono dall’alto, non solo dall’anonimo esercito di utenti dei social.
Uno dei primi ad agitare il sospetto che i servizi segreti si siano fatti sfuggire deliberatamente la presenza di un uomo armato di AR-15 su un tetto è Elon Musk su X. Che approfitta dell’occasione per dare il suo “pieno endorsement” a Donald Trump, e si lascia tentare anche dal filone messianico che spopola sulle pagine dell’estrema destra: la mano di Dio si è protesa a salvare l’uomo della provvidenza.
Un’immagine ripresa letteralmente dall’ex consigliere per la sicurezza nazionale dell’amministrazione Trump, Michael Flynn, che su X posta un dipinto kitsch di Gesù che tiene le mani sulle spalle del tycoon.
Fra i commentatori e i politici più noti della destra estrema filotrumpista il grido di battaglia è a reti unificate: i mandanti sono i democratici e la stampa “di sinistra” (leggi New York Times, Cnn, Washington Post…), rei di aver messo Trump nel mirino con la retorica della “minaccia esistenziale” alla democrazia americana.
La frase più citata come arma del delitto è quella pronunciata da Biden nel suo incontro con i donatori della scorsa settimana – “E’ ora di mettere Trump nel mirino” – che faceva naturalmente riferimento all’opportunità di compattarsi contro l’avversario invece che mettere in discussione la sua candidatura.
Vale la pena ricordare che ormai da mesi la propaganda di destra, e dello stesso Trump, cerca di inquadrare la posizione democratica come un via libera alla violenza politica: un messaggio mandato dalla campagna di Trump ai suoi sostenitori già da aprile sottoscriveva la menzogna che l’Fbi fosse autorizzata a ucciderlo nel suo raid a Mar-a-Lago in cerca dei documenti rubati.
Tucker Carlson e Alex Jones (il primo cacciato perfino da Fox News, il secondo alle prese con la bancarotta per essere stato condannato a risarcire i parenti delle vittime di Sandy Hook, che aveva definito “attori” di una messinscena) vengono acclamati, da X a Truth Social, come profeti che avevano annunciato il tentato omicidio.
“I democratici e i media hanno la responsabilità di ogni goccia di sangue versata oggi”, scrive su X la deputata qanonista Marjorie Taylor Greene. Il suo collega Mike Collins si spinge anche oltre: “Il procuratore distrettuale della contea di Butler (Pennsylvania) dovrebbe immediatamente incriminare Joe Biden per aver incitato un omicidio”.
L’uomo in pole position per diventare vice di Trump, il senatore dell’Ohio J.D. Vance, scrive che la “retorica” della campagna di Biden “conduce direttamente al tentato assassinio di Trump”.
Tutto mentre, nel corso della giornata di domenica, non era trapelato ancora nulla sul movente dell’attentatore. Intanto la Camera a maggioranza Gop ha già convocato la direttrice dei Servizi di sicurezza Kimberly Cheatle, e si minacciano inchieste sui Servizi e l’Fbi.
Più si scende nella tana del bianconiglio di internet e più le teorie del complotto assumono forme note e pericolose, dal momento che Trump ha dato ampiamente prova nel suo mandato alla Casa bianca di saperle rendere mainstream: quella che Musk si limita a intrattenere come ipotesi – che sia un piano ordito dai dem in combutta con i servizi, o dei servizi “deviati” – è la più diffusa.
I probabili cospiratori sono i soliti noti che vogliono preservare il Deep State pedosatanista: Obama, Hillary Clinton e l’immancabile George Soros. Che fa il paio con i ripetuti riferimenti all’”ebraismo” del presentatore della Bbc David Aaronovich, autore di un infelice tweet satirico, poi cancellato, sull’opportunità per Biden di fare fuori Trump, e che ora è virale nelle chat in area QAnon.
Come osserva la studiosa di disinformazione Amanda Rogers in un’intervista con George Chidi per il Guardian, le narrative sono quelle consuete degli accelerazionisti di destra (convinti che sia il caso di affrettare una guerra civile vista come inevitabile): “Ci sono persone che identificano l’attentatore come Antifa, o una persona transessuale, o un ebreo”, mentre sui canali più vicini a Q è diffusa la convinzione che “la sinistra sta cercando di attirarci in una guerra civile”.
Rogers riferisce però anche di un altro dato che rende l’idea di ciò che si agita fra i gruppi della destra estrema: una “cancellazione di massa” di post sui loro canali Telegram. Lo fanno – dice – “nel caso si tratti di uno dei loro”.
Gli eventi del rally e l’immediata iconicità dell’immagine dell’ex presidente con il pugno chiuso, sanguinante, davanti alla bandiera americana, hanno inevitabilmente scatenato le teorie del complotto anche dalla parte opposta dello spettro politico.
O meglio una sola: è stata una messinscena – tutto è troppo perfetto per Trump e la sua campagna per accettare la semplice realtà che sia andata in un altro modo.”
…Dove il Manifesto sceglie di dar voce alla sua anima più subalterna all’amico americano (cioè, di questi tempi, deep state, estremisti guerrafondai “Dem”. Ma non è una novità).
Definisce la sua immagine: è quella di un “presidente imperiale”: “Il suo volto, il suo corpo, le sue posture lo testimoniano da sempre. Quindi, non da oggi. In tutte le circostanze pubbliche ha comunque esaltato l’idea del combattente e la condizione del combattimento come unici orizzonti della vita. Dove l’inclusione assoluta (la vittoria dell’uno) conta al pari dell’esclusione definitiva (la sconfitta dei più, ossia dei contendenti)”.
Parla di “ritorno degli spiriti ferini, tali poiché basati sul principio di sopraffazione” . La sua fede non è nella politica, è nella “vittoria nell’economia (di mercato).”
Considera Trump “il prodotto della consunzione delle democrazia liberali e sociali istituite dopo il 1945”. Al pari di Biden: “un’altrettanto icastica rappresentazione, basata su una conclamata senilità, sul balbetto a fronte dell’altrui strepitio, sul comunicare impotenza rispetto all’altrui prepotenza “.
Quel che conta per Trump è la ricchezza: “Mentre i progressisti continuano a parlare di lotta alla povertà (e alla misericordiosa attenzione per i poveri), Trump dice a tutti che ci si può liberare di un tale giogo etico, di un obbligo nel quale – in fondo – non si crede, dichiarando, ancora una volta che quel che conta è la propria ricchezza, reale come anche (e soprattutto) presunta o desiderata, quindi a prescindere da ciò che essa concretamente sia”.
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SEGNALAZIONE
Andrea Pastor
dal manifesto di ieri
La guerra civile è solo virtuale (per ora)
STATI UNITI. L’attentato all’ex presidente fa esplodere le fake news e mette sul piede di guerra politici, giornalisti e movimenti di estrema destra. Elon Musk ufficializza l’endorsement a Trump
Giovanna Branca: “La propaganda e la disinformazione – nel primo tentativo di omicidio di un (ex) presidente americano nell’era dei social – partono da subito e diventano virali con la velocità di un incendio alimentato da litri di benzina. E partono dall’alto, non solo dall’anonimo esercito di utenti dei social.
Uno dei primi ad agitare il sospetto che i servizi segreti si siano fatti sfuggire deliberatamente la presenza di un uomo armato di AR-15 su un tetto è Elon Musk su X. Che approfitta dell’occasione per dare il suo “pieno endorsement” a Donald Trump, e si lascia tentare anche dal filone messianico che spopola sulle pagine dell’estrema destra: la mano di Dio si è protesa a salvare l’uomo della provvidenza.
Un’immagine ripresa letteralmente dall’ex consigliere per la sicurezza nazionale dell’amministrazione Trump, Michael Flynn, che su X posta un dipinto kitsch di Gesù che tiene le mani sulle spalle del tycoon.
Fra i commentatori e i politici più noti della destra estrema filotrumpista il grido di battaglia è a reti unificate: i mandanti sono i democratici e la stampa “di sinistra” (leggi New York Times, Cnn, Washington Post…), rei di aver messo Trump nel mirino con la retorica della “minaccia esistenziale” alla democrazia americana.
La frase più citata come arma del delitto è quella pronunciata da Biden nel suo incontro con i donatori della scorsa settimana – “E’ ora di mettere Trump nel mirino” – che faceva naturalmente riferimento all’opportunità di compattarsi contro l’avversario invece che mettere in discussione la sua candidatura.
Vale la pena ricordare che ormai da mesi la propaganda di destra, e dello stesso Trump, cerca di inquadrare la posizione democratica come un via libera alla violenza politica: un messaggio mandato dalla campagna di Trump ai suoi sostenitori già da aprile sottoscriveva la menzogna che l’Fbi fosse autorizzata a ucciderlo nel suo raid a Mar-a-Lago in cerca dei documenti rubati.
Tucker Carlson e Alex Jones (il primo cacciato perfino da Fox News, il secondo alle prese con la bancarotta per essere stato condannato a risarcire i parenti delle vittime di Sandy Hook, che aveva definito “attori” di una messinscena) vengono acclamati, da X a Truth Social, come profeti che avevano annunciato il tentato omicidio.
“I democratici e i media hanno la responsabilità di ogni goccia di sangue versata oggi”, scrive su X la deputata qanonista Marjorie Taylor Greene. Il suo collega Mike Collins si spinge anche oltre: “Il procuratore distrettuale della contea di Butler (Pennsylvania) dovrebbe immediatamente incriminare Joe Biden per aver incitato un omicidio”.
L’uomo in pole position per diventare vice di Trump, il senatore dell’Ohio J.D. Vance, scrive che la “retorica” della campagna di Biden “conduce direttamente al tentato assassinio di Trump”.
Tutto mentre, nel corso della giornata di domenica, non era trapelato ancora nulla sul movente dell’attentatore. Intanto la Camera a maggioranza Gop ha già convocato la direttrice dei Servizi di sicurezza Kimberly Cheatle, e si minacciano inchieste sui Servizi e l’Fbi.
Più si scende nella tana del bianconiglio di internet e più le teorie del complotto assumono forme note e pericolose, dal momento che Trump ha dato ampiamente prova nel suo mandato alla Casa bianca di saperle rendere mainstream: quella che Musk si limita a intrattenere come ipotesi – che sia un piano ordito dai dem in combutta con i servizi, o dei servizi “deviati” – è la più diffusa.
I probabili cospiratori sono i soliti noti che vogliono preservare il Deep State pedosatanista: Obama, Hillary Clinton e l’immancabile George Soros. Che fa il paio con i ripetuti riferimenti all’”ebraismo” del presentatore della Bbc David Aaronovich, autore di un infelice tweet satirico, poi cancellato, sull’opportunità per Biden di fare fuori Trump, e che ora è virale nelle chat in area QAnon.
Come osserva la studiosa di disinformazione Amanda Rogers in un’intervista con George Chidi per il Guardian, le narrative sono quelle consuete degli accelerazionisti di destra (convinti che sia il caso di affrettare una guerra civile vista come inevitabile): “Ci sono persone che identificano l’attentatore come Antifa, o una persona transessuale, o un ebreo”, mentre sui canali più vicini a Q è diffusa la convinzione che “la sinistra sta cercando di attirarci in una guerra civile”.
Rogers riferisce però anche di un altro dato che rende l’idea di ciò che si agita fra i gruppi della destra estrema: una “cancellazione di massa” di post sui loro canali Telegram. Lo fanno – dice – “nel caso si tratti di uno dei loro”.
Gli eventi del rally e l’immediata iconicità dell’immagine dell’ex presidente con il pugno chiuso, sanguinante, davanti alla bandiera americana, hanno inevitabilmente scatenato le teorie del complotto anche dalla parte opposta dello spettro politico.
O meglio una sola: è stata una messinscena – tutto è troppo perfetto per Trump e la sua campagna per accettare la semplice realtà che sia andata in un altro modo.”
(DA https://www.facebook.com/andrea.pastor.16/posts/pfbid0FEN7pXnnZVKgoek57NHfYNNRVwDNrXFa2RTzeShhuJfrUxixW4uY1SfJCkRsvD3yl)
…Dove il Manifesto sceglie di dar voce alla sua anima più subalterna all’amico americano (cioè, di questi tempi, deep state, estremisti guerrafondai “Dem”. Ma non è una novità).
SEGNALAZIONE / Vercelli su Trump dopo attentato
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=pfbid02KZz3mVSTvysQe8GU27wmVANA7quKuiKt2mAv5tyLRBdZ7X1wxzyxXkQcSaV482Kul&id=100070172837452
Definisce la sua immagine: è quella di un “presidente imperiale”: “Il suo volto, il suo corpo, le sue posture lo testimoniano da sempre. Quindi, non da oggi. In tutte le circostanze pubbliche ha comunque esaltato l’idea del combattente e la condizione del combattimento come unici orizzonti della vita. Dove l’inclusione assoluta (la vittoria dell’uno) conta al pari dell’esclusione definitiva (la sconfitta dei più, ossia dei contendenti)”.
Parla di “ritorno degli spiriti ferini, tali poiché basati sul principio di sopraffazione” . La sua fede non è nella politica, è nella “vittoria nell’economia (di mercato).”
Considera Trump “il prodotto della consunzione delle democrazia liberali e sociali istituite dopo il 1945”. Al pari di Biden: “un’altrettanto icastica rappresentazione, basata su una conclamata senilità, sul balbetto a fronte dell’altrui strepitio, sul comunicare impotenza rispetto all’altrui prepotenza “.
Quel che conta per Trump è la ricchezza: “Mentre i progressisti continuano a parlare di lotta alla povertà (e alla misericordiosa attenzione per i poveri), Trump dice a tutti che ci si può liberare di un tale giogo etico, di un obbligo nel quale – in fondo – non si crede, dichiarando, ancora una volta che quel che conta è la propria ricchezza, reale come anche (e soprattutto) presunta o desiderata, quindi a prescindere da ciò che essa concretamente sia”.