La palummella dei Frammichele

di Angela Villa

A Peschici, c’è un piccolo luogo dove il tempo ha preso una pausa dal suo divenire. Nella stradina medioevale che porta al castello antico, c’è una bottega artigianale, quasi un museo all’interno di una grotta, con oggetti realizzati a mano: vasi, bicchieri, piatti, stelle marine, conchiglie, granchi, lune e mezze lune, un’eterogeneità di oggetti, una contaminazione di forme e colori, fra cui domina: l’azzurro del mare, il verde e il grigio della foresta Umbra. Il laboratorio si trova in Via Forno 22, chi entra con l’intenzione di capire e non solo comprare, lo nota subito: ogni oggetto rimanda a ricordi, racconti, testimonianze. Entrare in questa bottega è un’esperienza dello spirito, si può vedere gli artigiani lavorare e si possono ascoltare le antiche leggende come quella della Palummella, la messaggera dell’amore che porta alla giovane “Rusinella” il messaggio dell’amato “Totonno”.
I protagonisti di questo luogo incantato sono i FRAMMICHELE, due fratelli, Rocco e Peppino. Da anni, con la loro attività compiono un lavoro importante di tutela delle tradizioni storiche, legate alle attività artigianali e alla cultura immateriale. Si compensano e si aiutano a vicenda, ognuno ha un proprio ruolo preciso; Peppino prepara le miscele e i colori, dipinge in stile arcaico e secondo l’antica tradizione del Gargano; Rocco modella la materia prima al tornio, prendono forma così oggetti di vario genere: ultima loro produzione le bamboline dell’amore, le messaggere degli innamorati. Se provi a chiedere: «Da quanto tempo lavorate insieme?» In genere rispondono: «Da sempre!» La dimensione del tempo per loro è relativa.
Rocco e Peppino vivono in un tempo ancora più antico del nostro, un tempo mitico, quello delle storie che si nascondono dentro le loro creazioni. Ogni oggetto è unico, impossibile trovare qualcosa di uguale, anche nel caso delle composizioni di bicchieri, se si osserva bene, ognuno è diverso.
Le loro produzioni artistiche sono storie, teatrini di ceramica, con veri e propri personaggi; la loro ultima composizione parla di una Palummella che porta la buona novella, i messaggi che fanno bene al cuore, e aiuta gli innamorati a coronare il loro sogno d’amore.
La Palummella non si fa mai ingannare riconosce il vero amore, il primo amore, quello che veramente conta, che nasce dalla profondità del sentimento, fatto di intimità e desiderio di conoscenza. L’antica leggenda della Palummella si trova anche nella tradizione della canzone napoletana. C’è una nenia dal titolo “La Palummella” o “Palummella, zompa e vola”, una rielaborazione di un testo del XVIII secolo, che probabilmente traeva ispirazione da “La molinarella” di Niccolò Piccinni (messo in scena forse nel 1766). Successivamente il brano assunse anche un significato politico e patriottico.
Il messaggio dell’antica canzone è molto simile alla storia delle ceramiche dei FRAMMICHELE: l’innamorato di turno affida a una “palomma” (cioè una farfalla o probabilmente una colombina) il compito di portare il suo messaggio d’amore all’amata. La canzone si ritrova anche in un testo teatrale di Antonio Petito, nel quale si racconta di un giovane innamorato della sua Palummella. In rete si trovano diverse versioni di questa canzone, la più antica è eseguita da Fernando De Lucia: “Palummella, zompa e vola”, (settembre 1921). C’è la rielaborazione di Roberto De Simone con la compagnia del Canto Popolare, c’è la versione più recente di Massimo Ranieri. Io preferisco quella di Sergio Bruni perché è eseguita con canto puro, con stile lieve e delicato, con attenzione unica ad ogni singola parola del testo.
Chiedo ai fratelli se conoscevano questa canzone napoletana e se in qualche modo sono stati ispirati. Mi rispondono di no, la loro Palummella viene da un’antica storia tramandata oralmente. Si può parlare di una cultura mediterranea che unisce narrazioni e vicende, un filo rosso, un legame, un patrimonio ideologico, sociale e culturale che lega i popoli del “mare di mezzo”. Rocco e Peppino, con la loro arte ne sono testimoni, nei loro volti e nelle loro mani è scolpita la pazienza di chi facendo piccoli passi alla volta, difende una cultura del fare, nel consumismo dei prodotti usa e getta, del turismo mordi e fuggi.

Peschici 2 agosto 2024

3 pensieri su “La palummella dei Frammichele

  1. grazie, Angela Villa, un racconto molto bello…mi ha richiamato alla memoria il forte sentire di una mia nonna, pugliese e analfabeta. Anche lei del ‘mare di mezzo’ con una sapienza e una tradizione capace di attraversare imperterrita l’era tecnologica e digitale, arrivando fino a noi nella bottega artigiana di Rocco e Peppino con le loro, nostre, Palummelle

  2. Sarà stata sicuramente una donna forte la nonna pugliese analfabeta, avrà usufruito della cultura delle mani, del fare, conoscenze artigianali per sopravvivere alle difficoltà del tempo. Sono sempre le donne che scontano vivendo. Grazie mille per aver letto.

  3. Grazie, si la nonna Chiara è stata sicuramente una donna forte tenace e orgogliosa della sua cultura da terre e mari di mezzo , bagaglio che ha trasferito in giro per il mondo come migrante

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