“Un po’ per celia e un po’ per non morir” (Ettore Petrolini)
Riflessioni sotto forma di filastrocche
di Rita Simonitto
Un verdissimo pisello Scivolò dal suo baccello E fu quella l’occasione Di scampare al pentolone. Ma cader nel mondo ostile Non sapeva poi d’ovile. Or ripresosi dal volo Il pisello tutto solo Si guardò un po’ d’attorno Per capire s’era giorno O notte. Innaturale La luce artificiale Raggelava tutto quanto Quasi opera d’incanto. Nostalgia per i fratelli? Certo no. Non eran belli I momenti quando stretto Nel suo bel verde corsetto A fatica respirava E nessuno lo badava! D’improvviso una voce Lo distolse dall’atroce Suo ricordo: “Olè, cumpà! Donde vieni? Perchè sei qua?” Un chicchetto lì vicino Dal colore marroncino gli rivolse la parola. “Non temere! Dài, ‘pistola’! Le perfidie, mio pisello Si trincerano nel bello, Giammai tu le avrai da me. Sono un chicco di caffè. Come te mi son trovato In ‘sto luogo spaesato. Siam sodali di sventura Ma per me ancor più dura Perché m’hanno ben tostato E con questo deprivato Del potere procreare Pena tra le più amare. Mentre tu ancor aitante Nella vita trovi tante Strade: una è la terra, Quel calor che seme serra …” Il legume ascoltava Ma nel cuore dubitava Di voler fare semenza Si poteva farne senza. Faticar col risultato Che non è proprio scontato. “Mamma guarda, un pisello! Par smeraldo. Fo’ l’anello Con castone di festuca Per la festa che il duca Organizza nel suo prato Tutto verde addobbato E lì la mia invenzione Otterrà un successone Ci sarà chi s’accapiglia Per veder sta meraviglia!” Quel programma favoloso Irretì il nostro “toso”. Il pisello fu basito Nel vedersi già al dito Della nobile donzella Smorfiosetta quanto bella Ché finito quel dì gaio Lo gettò nel letamaio Poco fuori dal confine Dove stolide galline Senza grilli per la testa A lui fecero la festa. 08.08.24