Al Museo Italiano dell’Immaginario Folklorico

UN CONVEGNO SULLA CITTADINANZA IDEALE

di Angela Villa

In un piccolo comune della Garfagnana, Piazza al Serchio, sospeso nel verde delle colline, grazie alla intraprendenza e alla tenacia di pochi volontari, dal 2019 vive un museo che raccoglie in archivio migliaia di storie popolari di tradizione orale: il Museo Italiano dell’Immaginario Folklorico. Il museo insieme all’associazione La Giubba organizza anche incontri culturali e presentazioni di libri (nel corso dei “Giovedì al Museo”) nonché convegni. Un esempio virtuoso, che molto deve allo spirito di iniziativa e all’intraprendenza di Umberto Bertolini, già dirigente scolastico e appassionato cultore di tradizioni popolari. Anche grazie ad una serie di progetti, bandi e finanziamenti, egli è riuscito a dare vita ad un sogno comune. Nessun uomo è un’isola, perché a sostenere Umberto ci sono i volontari del museo che da anni svolgono un lavoro di cura, raccogliendo e digitalizzando i racconti provenienti da ricerche diverse condotte sul territorio nazionale; di particolare rilevanza le attestazioni registrate fedelmente e poi trascritte nelle tesi e nelle ricerche sul campo organizzate dal prof. Alberto Borghini presso il Politecnico di Torino e l’Università di Pisa.

Ultima iniziativa del museo, un convegno per riflettere sul valore dell’educazione civica oggi: “UN MONDO DIVERSO dove la conoscenza scientifica e umanistica è consapevolezza civile”. Il convegno, finanziato dal Ministero della Cultura, Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti culturali, è stato promosso e organizzato da La Giubba APS, Associazione Leone Verde APS, Laboratorio di antropologia sociale “Ernesto De Martino” e Università di Cassino. I lavori del Convegno si sono svolti grazie alla partecipazione di diversi studiosi (ricercatori, autorità, docenti, educatori e professionisti), desiderosi di contribuire a un mondo più consapevole e inclusivo. Riunendo queste diverse figure, l’evento aveva l’intento di favorire la sinergia tra scienza e discipline umanistiche per promuovere la consapevolezza civile attraverso un dialogo costruttivo tra le componenti del sapere. In particolare, gli storici e antropologi nelle loro relazioni hanno posto l’accento sul significato dell’educazione civica nel corso del tempo, sui rapporti fra civiltà e progresso, sul ruolo della politica per promuovere cambiamenti, sull’incidenza dell’immaginario popolare nella cultura delle comunità. Durante l’evento, sono state sollevate questioni legate alla giustizia sociale e ai diritti umani, al dialogo interreligioso, alle relazioni fra elementi locali e globali. Nell’intervento introduttivo, “Da dove nasce il cittadino? L’ovvietà trascurata”, Umberto Bertolini (curatore del museo e presidente dell’associazione La Giubba), ha presentato dati statistici, ponendo l’accento sul valore dell’educazione in generale e sulla necessità di creare cittadini consapevoli che abbiano una formazione armoniosa a cominciare dalla strumentazione di base della lettoscrittura, del calcolo e dell’uso competente della lingua. Le considerazioni di Bertolini includono un riferimento alle recenti indicazioni per l’insegnamento dell’educazione civica pubblicate dal Ministero, che confermano la necessità di riflettere sui modi (finalità, tempi, stili, metodi) più idonei alla formazione del cittadino nella complessità del presente, ferme restando le differenze e sensibilità di ciascun governo.

Questo primo intervento mi è sembrato il più aderente alla tematica del convegno e mi stimola ad esprimere alcune riflessioni critiche sull’attuale proposta didattica circa l’educazione civica. Nel documento ministeriale compaiono alcuni termini su cui occorre riflettere, ad esempio si riscontrano continui riferimenti al valore della proprietà e dell’iniziativa economica privata; si ridimensiona il termine sostenibilità ambientale e l’Agenda 2030 viene menzionata soltanto in una nota; inoltre compare il concetto di patria. È singolare che in un testo dedicato all’educazione civica l’aggettivo “privato” compaia più spesso dell’aggettivo “pubblico”, inoltre il documento che dovrebbe guardare ad un’Istituzione pubblica basata sulla pluralità, detta una linea di chiusura in netta contraddizione con quello che si vede nelle classi italiane: studenti provenienti da diverse culture. Promuovere il valore della patria, ma senza cittadinanza per tutti, indica una linea politica chiaramente orientata. Ha senso parlare di educazione civica oggi? Forse sì, se siamo convinti che i cambiamenti avvengono dal basso. Utopia, griderebbe qualcuno. Un recente rapporto di Save the Children evidenzia un dato di fatto impossibile da negare: in molti paesi del mondo oltre 1 bambino su 5 vive in aree colpite da conflitti. Come restare umani in questa realtà mondiale? Il nodo riguarda l’importanza dell’educazione civica. La coscienza civile, che ha una lunga tradizione storica e morale, ci rende più umani e consente di instaurare concretamente con il mondo relazioni che abbiano senso e rappresentino un vantaggio per tutti.

Tornando alle relazioni del convegno, molto significativo, rispetto al ruolo del museo in un territorio particolarmente isolato, l’intervento di Alberto Borghini, direttore del museo, che insieme ad Enrichetta Dallari, consulente scientifica dello stesso, ha messo in evidenza la possibilità che le tradizioni locali, generate all’interno delle singole comunità, siano in grado di trasformare i territori ormai inerti e degradati in paesaggi culturali: ciò potrebbe avvenire grazie alle risorse del patrimonio immateriale fornito dai racconti dell’immaginario e per effetto di autorappresentazione territoriale. Ogni comunità ha in sé un potente fattore (le sue tradizioni popolari orali) capace di ricostruire il tessuto culturale impoverito, rinsaldando così i legami interrotti con la più ampia tradizione popolare europea e non solo (dialettica locale/globale).

Nel canale Youtube del Museo https://bit.ly/canalemuseo è possibile vedere la registrazione del convegno e seguire gli interventi dei diversi studiosi, qui sotto elencati in ordine alfabetico.

Alberto Borghini, antropologo culturale e folklorista, già docente Politecnico di Torino, attualmente Direttore del Museo Italiano dell’Immaginario Folklorico. In collaborazione con Enrichetta Dallari ha affrontato il tema dell’“Immaginario folklorico e autorappresentazione territoriale”.

Floriana Ciccodicola “Povertà educativa e comunità educanti: un approccio antropologico”-

Docente di Antropologia sociale presso l’Università di Cassino e del Lazio meridionale e di Antropologia culturale presso Università “Sapienza” di Roma.

Fabio Dei “Antropologia e progresso” – Docente di antropologia culturale presso l’Università di Pisa. Le sue ricerche riguardano prevalentemente le forme della memoria storica, della cultura popolare e del patrimonio culturale intangibile nella società italiana contemporanea.

Valentina Fabiani “I diritti dei minori e la necessità di rinnovare il mondo: il ruolo delle biblioteche e dei percorsi di lettura”- Dal 2013 bibliotecaria presso la biblioteca “Il palazzo dei racconti” e dal 2021 presso la biblioteca “R. Fucini – L. Rovini” del comune di Campiglia Marittima.

Sonia Giusti “Come nasce la coscienza civile” – Già Docente di antropologia culturale e antropologia storica presso l’Università degli Studi di Cassino. Presidente del gruppo di ricerca interuniversitario internazionale “Cittadinanza europea e Identità mediterranee”. Presidente e socio fondatore di “Leone Verde” Associazione di studi storico-antropologici. Direttore della Rivista “Storia antropologia e scienze del linguaggio”.

Francesco Mesiti “L’universalismo scientifico del diritto e l’identità civile, secondo la sentenza 143/2024 della Corte Costituzionale Italiana – Collabora con la Cattedra di Antropologia sociale dell’Università di Cassino.

Giuseppe Puzzo “Cercando Prometeo”- Cultore della Cattedra di Antropologia culturale presso l’Università “Sapienza” di Roma.

Pier Paolo Viazzo “Al di là dello ‘scontro tra civiltà’. Pratiche di convivenza religiosa nel Mediterraneo”- Professore emerito di Antropologia sociale presso l’Università di Torino.

Una pluralità di voci, un coro armonioso, sia pure nella diversità dei punti di vista; essere cittadini oggi, questo vuol dire, analizzare poliedricamente il globale. Occorre assumere un approccio olistico, vedere i diversi aspetti del mondo e delle varie discipline mai in contrapposizione o come comparti separati, ma strettamente correlati, interdipendenti, nell’ambito di una prospettiva globale, dove ogni elemento locale acquisisce un suo significato in quanto parte di un tutto.

Non è utopia ma consapevolezza che per osservare la realtà in tutte le sue problematicità occorre essere come i musicisti di un’orchestra: avere strumenti ben accordati, per suonare insieme, un cuore a colori per sentire ogni sfumatura, ma poi bisogna fare i conti con il quotidiano e con il desiderio di potere che spesso invade le menti degli uomini. E’ così difficile restare umani?

Piazza al Serchio, Lucca, 28 settembre 2024

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