di Franco Toscani
Nello Vegezzi (1929-1993) e Augusto Vegezzi, detto “Gughi” (1932-2022), furono due fratelli di carne e di sangue, nati in una famiglia agraria benestante piacentina, ma soprattutto furono fratelli nello spirito, caratterizzati da una stima e da un profondo affetto reciproco, che in entrambi non vennero mai meno.
Di questa reciprocità di affetti e di spirito sono stato ripetutamente testimone, essendo stato di entrambi amico e avendoli a lungo frequentati sin dagli anni Settanta. In questo breve ricordo, cercherò di soffermarmi sul loro rapporto. Il compito è arduo, perché un vero e proprio fiume di ricordi e di riflessioni mi assale, dentro il quale dovrò mettere un po’ d’ordine; sarò perciò costretto, anche per ragioni di spazio, a tralasciare molte cose (pure importanti) e a concentrarmi su alcuni aspetti essenziali. Chiedo scusa di ciò, oltre che ai lettori, innanzitutto a loro, ai miei due cari amici, sperando ancora una volta in un benevolo sorriso, di cui furono prodighi nei miei confronti durante la loro vita.
Per cercare di comprendere qualcosa del legame affettivo e spirituale tra i due fratelli, molto legati anche alla sorella prematuramente scomparsa Marilena, credo che occorra almeno accennare alla loro vita e alle loro principali attività. Nello e Gughi crebbero, insieme ad altri fratelli e sorelle, a Turro (nel comune di Podenzano, a pochi chilometri da Piacenza); tra di loro, tre anni soltanto di differenza di età. Frequentarono entrambi il liceo classico nella città capoluogo di provincia e presto cominciarono a manifestare il loro disagio e la loro insofferenza nei confronti della ideologia familiare borghese e, in particolare, del cattolicesimo repressivo e reazionario. La polemica contro ciò che Nello chiamò il “mortificio cristiancattolico” fu una costante di tutta la loro vita. La vis polemica fu nei due talmente accesa che talvolta, forse, li espose ad alcuni eccessi, impedì a entrambi di fare compiutamente i conti con la tradizione cristiana nel suo complesso e, più in generale, con i punti di vista da loro divergenti.
Nello sembrava avviato alla carriera cinematografica, tanto che, dopo aver lasciato la facoltà di Medicina dell’Università di Parma, frequentò dal 1954 al 1958 a Parigi l’IDHEC (“Institut des Hautes Études Cinématographiques”), soggiornò poi a Roma, dove girò pure nel 1962 un film che rimase incompiuto, Kátharsis. Ritornato definitivamente a Piacenza, si dedicò per tutta la vita alla poesia, alla pittura e alla scultura, visse in una povertà dignitosa, soffrì di crisi schizofreniche dall’inizio degli anni Ottanta, assistito economicamente e materialmente soprattutto dal fratello Camillo e dal nipote Marco, pubblicando (faticosamente) numerose raccolte di poesia ed esponendo i propri dipinti e sculture in varie mostre, sino all’incidente stradale che pose fine alla sua vita nel 1993.
Gughi ebbe una vita e un percorso molto diversi; studiò Filosofia e si laureò presso l’Università Statale di Milano con Antonio Banfi, insegnò a lungo Storia e Filosofia nei licei, sino a diventare preside di scuola media superiore nel Milanese, a Vimercate; giunto alla pensione poco prima della morte di Nello, all’inizio degli anni Novanta, Gughi ritornò definitivamente nel Piacentino, stabilendosi a Turro e cominciò subito a promuovere l’attività artistica e poetica del fratello. Oltre all’attività di insegnamento, Gughi scrisse moltissimo, anche poesie, ma soprattutto (come co-autore e co-curatore) manuali di storia e antologie di storia della letteratura italiana per gli istituti scolastici superiori.
Negli ultimi decenni sono notevoli aspetti meno noti della sua produzione, innanzitutto quello che considerava il suo Bildungsroman (romanzo di formazione spirituale o interiore), La vita si vince combattendo.1 Nel Bildungsroman, tra elementi realistici, autobiografici e d’invenzione, Gughi cerca di fare i conti con la propria formazione e con la storia della propria vita, passando attraverso i processi di constitution (costituzione) e di personnalisation (personalizzazione) conducenti a quell’universel singulier, cioè a quella singolarità in cui ne va del senso del tutto, che è ciascuno di noi. L’importante nozione di universel singulier esprime il fatto che la soggettività umana, per il Sartre della grande opera su Flaubert, L’Idiot de la famille (1971), non è altro che un processo sempre in atto di interiorizzazione dell’esteriorità e di riesteriorizzazione dell’esteriorità interiorizzata.2
Negli ultimi decenni Gughi scrisse pure articoli e saggi dedicati alla storia dell’arte e ad alcune grandi opere pittoriche, all’interpretazione del movimento del Sessantotto e alla critica del sistema capitalistico; negli ultimi suoi anni, nonostante le precarie condizioni di salute, interveniva spesso anche sui “social media“, con il consueto ardore, acume e curiosità intellettuale.
Dopo gli anni giovanili trascorsi insieme nella campagna piacentina, le strade dei due fratelli si separarono a lungo: dopo la parentesi romana, Nello tornò a vivere a Piacenza, mentre Gughi studiò e lavorò a Milano e nel Milanese, ognuno svolgendo le proprie attività in modo libero e autonomo, ritrovandosi per lo più soltanto durante brevi periodi delle vacanze e delle feste familiari nella natìa Turro e a Piacenza.
Anche nella distanza fisica, il rapporto affettivo e spirituale tra i due fratelli rimase saldo, a cominciare dal fatto che il fratello più giovane, Gughi, fu tra i primi studiosi in Italia a occuparsi e a diffondere – all’inizio degli anni Sessanta sui “Quaderni Piacentini” fondati da Pier Giorgio Bellocchio e Grazia Cherchi – il pensiero di Herbert Marcuse (soprattutto quello di Eros and Civilization. A Philosophical Inquiry into Freud, 1955 e 1966), che colpì subito e influenzò profondamente il fratello maggiore.3
Possiamo dire a questo proposito che i due Vegezzi furono marcusiani per tutta la vita, rielaborando in modi diversi il marxismo libertario, la lettura di Freud e tutto l’insegnamento del filosofo legato alla Scuola di Francoforte: Nello da un punto di vista artistico e poetico, coniando addirittura il neologismo “esteterotica”, per indicare un percorso poetico-artistico inedito e una nuova poetica fondata sulla ricerca del piacere e della felicità, sulla rivalutazione del corpo, della sessualità e di quello che Nietzsche (un altro autore a lui molto caro) chiamava il “senso della terra”; Gughi continuando a utilizzare fruttuosamente il pensiero di Marcuse nei suoi scritti saggistici, soprattutto nella sua costante contestazione del sistema capitalistico e dell’ “uomo a una dimensione”, nelle sue analisi del Sessantotto e ricerche sulla nuova sinistra.
Nella seconda metà degli anni Ottanta, allorché Nello pubblicò quasi clandestinamente alcune raccolte poetiche centrate sul rapporto con la terra e sul rapporto uomo-natura (un tema da lui profondamente sentito), io e lui leggemmo insieme pure alcune pagine di Martin Heidegger, il cui “pensiero dell’essere” egli ammirò per la profondità e che rilesse nella direzione del riferimento al “cosmotutto”, attraverso una produzione lirica rivolta a riscoprire profondamente, intimamente il rapporto umano con la terra e con la natura tutta.4
Nei confronti di Heidegger, al contrario del fratello, Gughi nutrì sempre una sostanziale diffidenza e ricordo ancora, nelle nostre conversazioni, le sue risate irrefrenabili circa la terminologia filosofica heideggeriana, ad esempio circa il ricorso ad espressioni che gli apparivano bizzarre e stravaganti come “il mondeggiare del mondo”, “il coseggiare della cosa” e simili. Ora, mi mancano molto anche queste grasse risate.
Dopo alcuni anni dalla morte di Nello, all’inizio degli anni Duemila Gughi contribuì a fondare in modo decisivo a Piacenza l’ “Associazione degli amici di Nello Vegezzi”, con l’intento di non disperdere la memoria dell’attività artistica del fratello.
Due vite molto diverse, quelle dei due Vegezzi, ma il filo che li legava non si spezzò mai. Ricordo molto bene l’affetto, la riconoscenza e la stima con cui Nello mi parlava negli anni Settanta del fratello lontano, pur lamentando la sua assenza; non meno indimenticabile è la dedizione concreta rivolta da Gughi, negli ultimi decenni della sua vita, alla conservazione della memoria del fratello e alla valorizzazione della sua opera poetica e artistica.
Molte altre cose andrebbero dette di due vite così ricche di istanze di liberazione per tutti noi; due vite e due personalità ben diverse, le cui opere e attività andrebbero riscoperte. Ad esse abbiamo potuto qui soltanto accennare. Morti, nel nostro ricordo i due fratelli, con le loro contraddizioni e i loro limiti, sono inseparabili, strettamente congiunti nell’animo e nel cuore, nella coscienza desta e vigile, nella sensibilità e vitalità, nell’amore comune per l’arte, la letteratura, il pensiero critico e la cultura, nella opposizione ad ogni sorta di conformismo e di dogmatismo. Li ricordiamo come uomini liberi e di grande cultura, spiriti critici e anticonformisti irriducibili, amanti di ogni forma di bellezza, incessantemente creativi e stimolanti, tenacemente rivolti alla difesa dell’umano, a un mondo migliore.
Piacenza, autunno 2024
Note
1 Cfr. A. Vegezzi, La vita si vince combattendo. Romanzo di formazione, Edizioni Scritture, Piacenza 2022. Quest’opera è l’unico romanzo, più volte rielaborato, dell’autore, pubblicato nella sua ultima stesura pochi mesi prima della morte.
2 Cfr. J.-P. Sartre, L’Idiot de la famille. Gustave Flaubert de 1821 à 1857, 1971; trad. it. di C. Pavolini, L’idiota della famiglia. Gustave Flaubert dal 1821 al 1957, Introduzione di M. Recalcati, il Saggiatore, Milano 2019.
3 Cfr. soprattutto A. Vegezzi, Eros e utopia. Lettura di Marcuse, “Quaderni Piacentini” n. 17-18, luglio-settembre 1964, pp. 36-46. Di Herbert Marcuse furono importanti per i due Vegezzi soprattutto Eros and Civilization. A Philosophical Inquiry into Freud, 1955 e 1966; trad. it di L. Bassi, Eros e civiltà, Introduzione di G. Jervis, Einaudi, Torino 1964; One-Dimensional Man. Studies in the Ideology of Advanced Industrial Society, 1964; trad. it. di L. Gallino e T. Giani Gallino, L’uomo a una dimensione. L’ideologia della società industriale avanzata, Einaudi, Torino 1967; The Aesthetic Dimension, 1977; trad. it. di F. Canobbio-Codelli, La dimensione estetica, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1978.
4 Nell’ambito della sterminata produzione poetica di Nello, ancora in gran parte inedita e conservata nella sua interezza dal nipote Camillo a Turro, limitiamoci qui a ricordare: N. Vegezzi, Le radici dell’esserci e altre poesie scelte 1967-1991, a cura di V. Scheiwiller, All’Insegna del Pesce d’Oro, Vanni Scheiwiller, Milano 1992; Id., TAM TAM la vita la morte l’amore. Poesie inedite e poesie edite 1966-1993, Prefazione di A. Cortellessa, a cura di E. Gazzola, F. Toscani e A. G. Vegezzi, Diabasis, Reggio Emilia 2009. Per quanto riguarda la complessiva attività artistica e poetica, cfr. O. Gobbi, P. Soffientini, F. Toscani, G. Zambianchi (a cura di), La rivolta e l’incanto. Poesia, pittura e scultura in Nello Vegezzi, Introduzione di P. Soffientini, Nota critica di M. Cucchi, Mostra antologica, Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, Piacenza, 8-30 maggio 2004, Editrice Kairós, Piacenza 2004.
*Su Poliscritture si leggono vari scritti di Augusto Vegezz ai seguenti link:
https://www.poliscritture.it/2014/06/25/morte-di-un-uomo/
https://www.poliscritture.it/2014/05/11/i-famei/
https://www.poliscritture.it/…/la-madonna-del-solletico…/
https://www.poliscritture.it/…/stralci-di-un-romanzo…/
E anche alcune poesie di suo fratello Nello: