Eugenio Grandinetti. Inedito 14/15 -XII – 1959

di Eugenio Grandinetti

Piano come il vento che fruscia nel canneto
in una notte di stelle insonni,
parlami con la voce della malinconia
mentre i grilli – lontano – nelle stoppie
ripetono struggenti storie di rimpianti.

	Sto come un abete in cima a un monte calvo,
	ad ascoltar l’addio.

Io ti amo, ti amo come t’ama il sole
che t’accarezza al sorgere al mattino,
t’amo come le stelle,
che passano notti insonni a riguardarti,
come il vento che fruscia nel canneto
per dirti cose che non so capire.

	Io ti amo eppure devo dirti addio
Noi siamo polvere;
siamo la polvere dei nostri sogni;
noi siamo cenere:
siamo la cenere dei nostri giorni.
Noi fummo soltanto i nostri sogni
e i giorni a cui ci legava la speranza.
Ora che tutto questo è ormai sepolto
noi siamo soltanto l’ultimo rimpianto
e poi più nulla.

Tornerà, tornerà nel roveto
a lacerare il canto tra le spine
il rosignolo?
“Tornerà”
e tornerà col chiurlo lamentevole
a rendere le notti malinconiche 
l’assiolo”?
	“Tornerà”
“E tornerà a cantare tra i lupini,
con la voce riarsa dal solleone,
la calandrella?”
	“Tornerà”
“E tornerà a zirlare tra le siepi,
intirizzito dalla tramontana,
il pettirosso?”
	“Tornerà”
Tornerà, tornerà tutto
ma io non tornerò!
	Questo è rimpianto
	io t’amo, t’amo come sempre t’amai
	e domani non più potrò amarti… -
	Questo è rimpianto!
	Non tornerà per me
	zinzilular di rondini adolescenti,
	aggrappolate ai fili del telegrafo,
	né lo squittire triste dello scricchiolo
	quando sui boschi nudi e silenziosi
	cade la prima neve.
	Non tornerà per me
	il ciclo delle stagioni,
	non tornerà mai più,
	pur se i pianeti ancora
	girano inutilmente attorno al sole
	come falene attorno ad un lucignolo.

Parlami come fruscio di fronda,
come murmure  dolce di ruscello,
dimmi l’ultimo addio:
addio per sempre!

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