di Donato Salzarulo
TUTTO BENE…E NON È VERO.
La macchina scivola via sull’asfalto. Dopo Bologna, l’ultimo tratto diventa più scorrevole, meno trafficato. Verso le 11 imbocchiamo l’uscita Cologno est. Siamo a casa. Ci aspetta Giuseppe. Scaricare è più faticoso che caricare. Abbiamo lattine d’olio, bottiglie di salsa di pomodoro, pagnotte di pane, biscotti, mozzarelle, libri e valigie, valigie, valigie…
Al ritorno da Bisaccia, ogni volta è così.
Il viaggio è cominciato verso le tre del mattino. Io sono al volante. Al mio fianco c’è Giuseppina, pronta a vigilare sulla bontà e correttezza della mia guida.
Percorriamo lunghi tratti di autostrada incontrando pochissime macchine. Soprattutto da Foggia a Pescara.
Abbiamo nella memoria i nostri due incidenti di aprile. Non avevo nessuna responsabilità. Lo riconosce anche mia moglie. Ne siamo usciti per fortuna indenni, ma «il cane scottato ha paura dell’acqua fredda», quindi siamo più che mai sul chi va là.
Prima di Pescara ci fermiamo. Pina chiede di andare in bagno. Ne approfitto anch’io. Poi prendo un caffè. Lei non vuole niente e osserva gli scaffali aspettandomi.
Per le sette siamo nell’area di servizio Conero ovest, a pochi chilometri da Ancona. Posteggiamo ed entriamo nell’autogrill. Facciamo colazione con calma e, infine, prendiamo le nostre medicine.
«Conviene rifare il pieno» dico a mia moglie.
«D’accordo. Allora io vado a piedi verso le pompe di benzina».
Mentre vicino al distributore armeggio con la pistola di erogazione, Giuseppina curiosa nel negozio, dove andrò a pagare. Entro e la trovo, fra due signori, con un salvadanaio di terracotta in mano.
«È l’ultimo… Lo compriamo?»
«Certo.»
«Ogni anno ne compriamo uno», dice rivolto al signore con la barba, «Cerchiamo di riempirlo di monete di due euro per le vacanze dei nipoti.»
«Ottima idea», fa il signore e per buon augurio infila una moneta dentro.
Pago, salutiamo e ripartiamo.
Da Ancona in poi, il traffico si fa più intenso, ma si fila via senza grandi difficoltà. Ci fermiamo un’altra volta e poi basta.
Lungo il viaggio chiacchieriamo sui giorni alle spalle. A Bisaccia abbiamo una casa e il soggiorno estivo è cominciato agli inizi di luglio. Non siamo quelli della “restanza”, ci basta il “ritorno”. Puntuale come quello delle stagioni. Fino a quando non so.
L’estate è stata proficua. Almeno per me. Giuseppina ha continuato a desiderare una settimana al mare, in un albergo a ridosso di una spiaggia. «Sola» ha ripetuto. Poi ci siamo andati insieme. Insieme abbiamo vissuto i momenti conviviali con amici e parenti: abbiamo festeggiato il pensionamento di Agostino, il ferragosto da Peppino e Grazia. Insieme abbiamo aspettato ogni mattina l’arrivo di Michele, accompagnato spesso dal nipote Pinuccio, per bere in casa il caffè col cioccolatino. Insieme siamo andati a far la spesa al supermercato o al Piano regolatore, dove ci sono i negozi di Bisaccia Nuova. Insieme siamo andati ad Aliano. Era questo per me il momento più atteso e stimolante dell’estate. Da solo ho fatto soltanto delle quotidiane passeggiate intorno al paese vecchio. Altre le ho fatte in compagnia degli amici. Per lo più da solo ho fatto visita al mio amico Mimmo venuto da Roma e, purtroppo, allettato.
Il mio impegno intellettuale più importante è stato quello di rileggere per l’ennesima volta tutti i miei scritti su Fortini, raccoglierli in un file e uniformare impaginazione, caratteri, punteggiatura, virgolette, citazioni…Affidare il tutto a Gerardo perché preparasse il pdf per la stampa e infine ordinarne centocinquanta copie. Non potevo presentarmi al Festival “La Luna e i calanchi” di Aliano senza un libro sulla poesia di Fortini. Avere qualcosa da offrire rappresentava per me una sorta di biglietto di presentazione, un certificato di garanzia, un attestato di esperienza e conoscenza. Dovevo intrattenere i partecipanti per tre mattinate sul “lavoro del poeta”, il pomeriggio del 23 agosto dovevo presentare e leggere delle poesie del grande autore fiorentino.
La “tre giorni di Aliano” è andata benissimo e l’attenzione del pubblico ha superato ogni aspettativa. Anche Giuseppina e Tina, mia sorella, che ci ha accompagnati, concordano. Ho vissuto, però, un momento di grande stress. Al termine della presentazione e della recita, sono rimasto seduto su una sedia per quasi un’ora. Sentivo addosso una grande stanchezza fisica.
Dopo Aliano, dal 31 agosto al 7 settembre, Francesca, la nipote, ci prenota un hotel sulla spiaggia di Agropoli. Mia moglie può realizzare il suo desiderio. Qualche giorno prima della partenza, per suo e mio dispiacere, si ammala e siamo costretti a ricorrere alla Guardia Medica.
«Non si preoccupi, signora, domenica più di cinque persone sono venute qui. L’ho auscultata, i polmoni sono liberi. Tachipirina e antibiotico, le passerà tutto.»
Due giorni dopo, anch’io mi ritrovo nelle medesime condizioni febbrili. Non vado dal medico e mi curo con le stesse medicine.
Sabato 31 agosto, al nostro arrivo ad Agropoli, sono ancora malaticcio. Domenica, vado avanti a Tachipirina e lunedì la febbre appare domata.
La settimana cilentana, salvo qualche difficoltà nel pranzare, risulta abbastanza soddisfacente. Mia moglie va al mare ed io, che non metto mai piede su una spiaggia, ogni mattina passeggio per quasi un’ora sul lungomare. Destinazione: centro città.
In piazza, di fronte alla libreria Mondadori, incontro il mio amico Michele e Lina, sua moglie. Beviamo il caffè, camminiamo lungo il corso, scendiamo verso il porto e, all’approssimarsi dell’una, mi riportano in macchina all’hotel.
Poi ci vediamo tutti e quattro la sera per un’altra passeggiata sotto le palme del lungomare. Ogni tanto ci sediamo sulle tante panchine a disposizione. Parliamo del più e del meno, di politica, di amici e nemici, fotografiamo i tramonti, osserviamo i negozi sul lato opposto, guardiamo la striscia di terra in cui il centro storico della città diventa penisola, il castello su in alto.
Una mattina andiamo a fare colazione nel primo bar pasticceria che si trova lungo la strada. Ottime brioches. Peccato che non avessero del tè al limone per me. Sempre in Via San Pio X notiamo un caseificio di mozzarelle di bufala. Si chiama “La contadina”. Compriamo una treccia per assaggiarla a cena coi nostri amici. Tutte le sere ceniamo a casa loro. La troviamo buona e prima di partire ne compriamo alcune da regalare.
Belle giornate, momenti lieti.
Scopro, grazie ad un articolo di Paolo Di Paolo su Tuttolibri del 31 agosto, Sally Rooney e, nei momenti di solitudine, mi tuffo nella lettura del romanzo «Dove sei, mondo bello».
Martedì tre settembre incontro le amiche della redazione «Orione». Mentre parliamo, un temporale si abbatte sul mare e sulla città. Ci sono Fanny, Gabriella (la direttrice) ed Alessandra, mi regalano un libro di poesie di Anna Achmatova e mi invitano ad entrare in redazione. Invito che accolgo con entusiasmo…Dedicheranno il prossimo numero monografico alla poesia e si augurano che dia loro una mano.
Nell’ultima settimana bisaccese il cielo regala dei fondali favolosi, rinascimentali. Nuvole bianche di mille forme su sfondo celeste o blu. Grande la mia voglia di fotografare, di riprendere angoli di cielo, di mettersi in tasca il miracolo di un paesaggio vitale, sorprendente. Per il resto, faccio i miei soliti giri con gli amici, passeggio tra piazza Duomo, la Valle, il Convento e la Cavallerizza, vado – ecco una novità – con Agostino e Svetlana a Calitri ad ascoltare un concerto jazz di Pasquale Innarella. Straordinario.
Insomma, l’estate bisaccese non è stato un idillio, ma neanche abbiamo vissuto esperienze negative, respingenti. Siamo stati bene.
Ora tutto questo è passato.
A Cologno troviamo un clima piacevole. Si vedono le montagne. Verso sera scatto cinque fotografie di un tramonto indimenticabile: il cielo sembra infiammarsi, un rosso acceso lo copre nella striscia ampia dell’orizzonte…Mai avrei immaginato che di lì a qualche giorno, tutto quel fuoco si sarebbe trasferito nel mio corpo.
La domenica trascorre serena. Verso le 11 incontro il mio amico Ennio per un caffè d’orzo e quattro chiacchiere insieme tra il Garden City e Vimodrone. Nel pomeriggio faccio il mio giro solitario verso la Guzzina. Mi sembra di entrare nel cortile di un castello. Ci sono muri antichi, macchie di gelsomini, un nespolo, un pioppo alto e possente. Uno scenario vagamente ariostesco. Da un momento all’altro potrebbe apparire il cavallo di un’eroina in fuga…
Tutto bene. Questa è la sensazione. E non è vero, come dicono i versi di Fortini:
Vedo il mare, è celeste, lietissime le vele.
E non è vero.
Il piccolo animale sanguinario
ha morso nel veleno
e ora cieco di luce
stride e combatte e invoca dagli spini pietà.