“Un po’ per celia e un po’ per non morir” (Ettore Petrolini)
Riflessioni sotto forma di filastrocche
di Rita Simonitto
Nel boschetto Un brav’uomo nel boschetto Lavorava di seghetto. Tagliato ormai l’ontano Bisognava metter mano Separando dalle frasche Vittoriose di burrasche Rami grossi, ramettini Lavorar da certosini. Un pennuto s’avvicina Nero, bianca pettorina. “Sei ‘na gazza?” la domanda. Mai offesa più nefanda! Sono “gazzo”, me ne vanto Sono stufo di quel tanto Sproloquiar di qua e di là Sulla propria identità. La ‘gazzetta’ su’ mogliera Attaccò ‘na tiritera “Patriarca, maschilista, senza cuore, narcisista. Bel marito mi son presa Non sa manco far la spesa E mi manda a rubare Ciò che vedo luccicare!” “Ma tesoro, non è vero. Non è certo gran mistero: So badare alla famiglia I vermetti chi li piglia Da portare ai pigolosi Quando berciano smaniosi! Non negare che ti piace Star in giro, far l’audace!” Quell’alterco guarda caso Fe’ saltar la mosca al naso Ed il nostro boscaiolo Si lanciò in un assolo. “Cos’è questa confusione Che mi manda nel pallone Ogni briciola di senno. Ehi, tusàn, io vi scotenno Se vi vedo ancora qui Quando scocca il mezzodì.” In un frullo d’ali i due Lo lasciarono alle sue Folli farneticazioni Di improprie ritorsioni. Terminato quel daffare Era l’ora di tornare Al paese di buon passo E calciando qualche sasso Per la sua irritazione Si trovò alla magione. Buio pesto, niente fuoco. “Che cos’è tutto sto gioco?” Un biglietto sulla porta “Amor mio dentro la sporta Leggerai come e perché Non son lì accanto a te. Il cugino macellaio Che si fa chiamare Gaio Ha deciso questa sera Di godersi una crociera Col suo nuovo fidanzato Poiché il primo l’ha lasciato. Non attendermi. Se vuoi La minestra scaldar puoi” “Ma che tempi! No e poi no. Mio tesoro io non ci sto A subir sto trattamento Se ne va l’onor del mento E mangiar solo col gatto Non mi va”. E detto fatto Si girò e prese la via Del calore: all’osteria. 16.07.24