a cura di Ennio Abate
1.
“Viene da questo utilizzo gretto della causa palestinese nella lotta decoloniale la denuncia di “genocidio” divenuta ormai marchio e contrassegno. Mentre i contorni giuridici sono tutt’altro che chiari, il perverso uso politico di questo termine fa con un colpo di bacchetta dei genocidati di ieri i genocidari di oggi. Perciò mi sono sempre rifiutata di utilizzarlo – anche a costo di essere fraintesa. Lo hanno evitato i sopravvissuti della Shoah. Avrebbe dovuto farlo anche chi ha voce nel dibattito pubblico. Le parole sono importanti. Ma ciò non cambia né l’entità di un massacro inaudito compiuto dallo Stato di Israele né l’onta gettata sui discendenti di coloro che sono morti nei campi.” (Donatella Di Cesare)
2.
“Abbiamo una tale documentazione di prove che davvero lascia annicchiliti per ferocia, per brutalità, e perfino per sadismo, ma che trova conferma nelle dichiarazioni di Israele, che non solo minaccia come un ganster le istituzioni internazionali, ma in pieno delirio di onnipotenza lo rivendica, con discorsi che tutti saremmo in grado di riconoscere, se solo arrivassero puntuali alla nostra informazione. La distruzione sistematica e voluta di ogni presidio medico, l’assedio attraverso la fame, la sete, la privazione di medicine fino a negare ingresso a latte in polvere e incubatrici, i cori nazionalisti che invocano lo sterminio, i bombardamenti indiscriminati su quartieri residenziali, il bombardamento di corridoi umanitari concordati, l’incendio a tende con sfollati dentro, il massacro di civili in attesa di farina, gli spari su bambini in fila per il pane, le esecuzioni sommarie su bambini e vecchi, l’accanimento sui prigionieri e financo sui cadaveri, cosa impedisce a questa sinistra, anche a quella che ha strumenti culturali e fonti cui accedere, di vedere?” (Simona Borioni)
3.
I lupi
Quando ululano i lupi e ti domandi
perché sei vissuto e se ancora sei al mondo
ormai solo per passare la notte
presso gli esseri che tentarono
uicidio ma a cui il proposito
non riuscì, quando tutto è congettura, seduzione,
addirittura fede che ancora
possa esserci di peggio e molto ancora –
obbliga te stesso, morto,
al testimoniante ascolto
di come ululano i lupi…
(da Vladimir Holan, Il poeta murato)