Grottesche

di Annamaria Locatelli




Scena prima

Sullo sfondo un ballerino-dromedario intreccia, con musica adeguata di accompagnamento, una danza di starnuti, avvicinandosi ora allontanandosi dall’attrice recitante e mimandola opportunamente…Al centro della scena un’attempata signora si spende in un accorato dialogo con il suo Signor Naso. Poco piu’ in la’ una poltrona posizionata davanti a una finestra aperta

Naso, da troppo tempo raffreddato e tappato, ormai che impiccio sei diventato, sempre a intralciarmi!! Certo, mi vorresti senza vie d’uscita, proprio come lo sei tu! Un vero padre padrone. Piccoletto qual sei, sputi assurde sentenze che mi rimbombano ossessivamente nel cervello, di cui, del resto, tu detieni la via maestra: questo non lo puoi fare, severamente proibito!… non sei mai all’altezza della situazione… hai pretese assurde, sei scema e dalla vita aspettati il peggio…ma infine, pensi davvero di avere il diritto ad esistere?
Piccolo napoleone perverso, mi suggerisci un mare di piacevolezze, giusto atte a stroncare la mia già precaria autostima! Non sono davvero messaggi confortanti ed io li sto anche a sentire! Così sei tu naso, sì proprio tu, con il piccolo spazio che occupi, a far da padrone assoluto in casa mia e senza nessun rispetto per la mente pensante raziocinante e per il cuore con i suoi indiscussi valori: davanti a te, ammutoliti!..così divento uccellino con le ali tarpate e per muovere un passo devo prima sempre fare i conti con quell’insopportabile prima donna che sei diventato, insolente naso! Ci ho provato ad ignorarti, a tenerti chiuso in un fazzoletto o avvolto in una sciarpa…ma screanzato, screanzato, screanzato!… Ti sei messo a starnutirmi in faccia…e ripetutamente…e moccolo da tutte le parti…perché tu sei furbo e quando non puoi comandare ti metti a schiamazzare come le galline nel pollaio!
Ma è ancora peggio quando fai il patetico e allora arrivi a farmi piangere: occhi rossi e lacrime, che stress ti dico! Non posso certo eliminarti: una certa funzione la svolgi ancora, estetica se non altro, poiché ormai per me sei come un peso morto, perennemente in sciopero, come se tu avessi qualcosa da reclamare, qualche richiesta che io non soddisfo!
Che sfrontato ribaltare così la situazione, ti pare che dovrei essere io a chiedere a te scuse e risarcimenti!? Ma poi sono assalita dai dubbi! Non è che involontariamente ti ho trattato male? Cosa ti ho fatto mancare? Tutto si complica…fatto sta che senza i tuoi servizi la vita può diventare grama e come! Non sento più alcun odore, potrebbe anche bruciare la casa ed io andrei avanti a leggere, poiché leggere mi distrae dalla tua tirannia. Spesso poi il passaggio delle tue narici si riempie di orribili escrescenze, dai medici asetticamente definiti polipi nasali, e l’ossigeno vi entra solo in piccola misura e con difficoltà, con conseguenti difficoltà respiratorie e mal di testa, non ultima la sordità che potrebbe essere un altro tuo bel regalino! Ma insomma proprio tu naso mi vorresti togliere tutto, proprio tutto: l’odorato, l’udito, il respiro…la voglia di vivere? Quando cado in paranoia penso addirittura che tu mi voglia uccidere! Ma capisco che sono manie persecutorie e che quando morirò tu naso non sarai c’entrato nulla. Certo sei riuscito a rovinarmi non poco l’esistenza! Non pretendo di trovare in te un collaboratore, un fedele alleato, anche se alcuni amici a volte mi dicono di avere un BUON NASO per le cose, come dire un’intuizione per cavarsela bene nelle situazioni e nei rapporti con le persone…Alleato!! sì proprio cosi’, un tuo simile, un semplice naso!
Al contrario io ho avuto nella vita la propensione a mettermi nei guai; sarà a causa della tua ostilità? Non voglio con ciò negare la responsabilità di alcune mie scelte, soprattutto in epoche remote, quando non sapevo di avere un nemico in casa e procedevo senza prudenza e con molta ingenuità. Ma lasciamo perdere il passato: non si tratta di un processo. Torniamo al presente…
E quando proprio tu, complice la vecchiaia che avanza, mi fai addirittura perdere l’equilibrio? Mi succede quando sempre tu, famoso rompiscatole, ti allei con le orecchie nel farmi dispetti. Forse pensi di divertirti con me giocando a cucù, a mosca cieca, al labirinto delle streghe? Ma io ho superato l’età dei giochi e comunque non amo questo tipo di scherzi! Le conseguenze sono sempre uguali: mal di testa, starnuti a non finire, ronzii e perdita del senso dell’equilibrio. Eppure, con che monellaccio mi tocca convivere! Qualche volta giustifico persino il tuo comportamento attribuendoti delle motivazioni superiori e allora farnetico: forse lo fraintendo, povero diavolo, e il suo scopo in effetti è altamente educativo nei miei confronti: avendo a cuore il mio progresso spirituale, infatti, mi mette continuamente alla prova, facendomi perdere ripetutamente la mia integrità e identità per poi offrirmi la sfida sulla mia capacità di recuperare l’una e l’altra…Ma poi saggiamente ritorno a dubitare delle tue nobili intenzioni e inoltre, in quel caso, che spirito contorto avresti! Comunque non ti ho mai attribuito il ruolo di educatore!
Sarebbe troppo chiederti di lasciarmi in pace una buona volta e di farmi godere gli anni meritati di riposo, visto che sono in pensione! Ma forse è proprio quello che non vuoi: vedermi un po’ rilassata finalmente. Tu sai bene che la mia vita non è stata proprio semplice e che ho dovuto spesso lottare ci sei sempre stato di mezzo tu, re mistificante dei miei capogiri!
Ho capito, per me non è ancora arrivato il momento di mettermi in pantofole! E forse non lo sarà mai…Ma ti prego, naso, dammi una tregua e concedimi degli spazi per distendermi, rilassarmi e…vivere! Ora stai buono lì, non reclamarti sempre al centro della scena da perfetto narcisista…fatti da parte! Aspiro solo ad arrivare là, a quella comoda poltrona vicino alla finestra, da dove si può ammirare il cielo sino all’ “estremo giro”, nella sua profondità più profonda…Ora procedo e tu, impertinente maleducato, sempre pronto a mettere in rilievo i miei difetti e le mie debolezze, sabotatore incallito, guarda da un’altra parte e non badare al mio camminare incerto…Oh, finalmente la meta! Mi è sembrato di navigare controcorrente su una minuscola barca in un torrente tumultuoso…e non si è trattato che di percorrere pochi metri della stanza, uno sport estremo! Eccomi finalmente sulla comoda poltrona, in prima fila a teatro: la sponda destra e quella sinistra ad accogliermi a braccia aperte. Socchiudo gli occhi e distendo la gobba, hops persona, sul rilassante schienale! Il torrente si è fatto fiume maestoso, la mia barca ora procede cullata da calma corrente e respiro profondo…a voi occhi ora la voce! Nello sguardo l’ampio spazio oltre oltre mi cattura e insieme il cielo, alberi verdeggianti, acque in movimento, meravigliosi suoni e profumi. Naso, vedi che quando ti dimentico recupero i miei sensi? Terribile naso, ora sai che non puoi decidere sulla mia vita, esiste sempre una scappatoia per sfuggire ai tiranni…Per niente tua



Scena seconda

Due scimmiette-ballerine si muovono in sincronia in un passo di danza circospetto, ora seguendo il richiamo di una campana, ora di un suono di tamburi e ancora di altri suoni indistinti e di voci umane, sempre assecondando, anche con “marameo” e gesti scongiuranti, i discorsi della medesima petulante vecchia signora

Orecchie talpa, sempre ad imitarmi come due scimmie siamesi che procedono in coppia: attenti a quelle due! Quando meno me lo aspetto, lo sgambetto! La rima non è sempre poesia! Da farmi sentire una pera cotta tutte le volte! Rilassata sulla poltrona, sto seguendo la visione di un bel film e proprio sul più bello, quando il dialogo tra i personaggi si fa più intenso o drammatico, ecco che voi sbucate dal nulla a tirarmi l’ennesimo tiro mancino: l’audio si abbassa paurosamente, senza che abbia manovrato il telecomando…mi resta tutte le volte una gran delusione, come se fossi stata privata della ciliegina sulla torta! La mente prova a coprire il vuoto ma non riesce, l’immaginazione ha i suoi limiti! Ancora peggio quando sto dialogando con qualcuno che da me si aspetta risposte ed interventi pertinenti, mi sento sprofondare poiché mi sembra di sentire una radio non ben sintonizzata, con accompagnamento di fischi e di sbavature…e allora le mie reazioni ai vostri interventi fuori programma possono essere varie: spesso dichiaro semplicemente di essere sorda e allora molti dimostrano comprensione, ma altri si innervosiscono e finiscono con l’isolarmi, altre volte cerco di colmare la falla, di indovinare il discorso altrui attraverso la lettura labiale, ma non sempre mi riesce per cui, a voler rispondere a tutti i costi, mi capita di fare figuracce barbine ed anche comiche. Mi si chiede dov’è la stazione ed io rispondo stupita che non so dov’è la prigione… Sul treno il controllore mi chiede di mostrargli il biglietto ed io estraggo con riluttanza dalla borsa il mio specchietto. E via di questo passo…Invariabilmente i presenti si guardano in faccia ed abbozzano ad un sorriso, ma educatamente mi viene ripetuta la domanta…gli altri! Ma voi due no, monellacce, non siete altrettanto educate. Sento le vostre sonore risate alle mie spalle, chissà come, sono sorda grazie a voi, ma le vostre impertinenti risate le sento sempre, anzi mi rimbombano nel cervello! E vero che poi, dopo certe mie sortite, mi rinfacciate che tutta la responsabilità non è vostra, ma del fatto che io spesso avrei la testa tra le nuvole, in breve sarei una persona parecchio svampita! Roba da tirarvi le orecchie per l’impertinenza, se non fosse che siete proprio voi gli oggetti in questione! Ah, adesso vi siete offese a sentirvi definire oggetti!? Va bene, va bene…Organi dell’udito! Non vi basta? No? Organi dell’udito estremamente importanti per la comunicazione e per la stessa sopravvivenza! Certo non posso dimenticare quella volta quando passeggiavo spensierata in una strada di campagna pochissimo trafficata e, immersa nel paesaggio, mi spostavo incauta dal ciglio, così non mi ero accorta del sopraggiungere di una autovettura alle mie spalle…una brusca frenata e insolenti imprecazioni hanno bucato persino il vostro imperturbabile silenzio!… Da quella volta ho capito che non siete da prendere sottogamba e che la vostra collaborazione è preziosa, direi indispensabile! Va bene allora se vi chiamo le due onorevoli principesse? Ah, adesso dite che si può incominciare a ragionare…Basta un inchino davanti alle vostre maestà o è necessario genuflettersi, come per le divinità? A questo punto mi avete anche parecchio scocciato! Ma fate il vostro dovere senza tante storie…non siete blasonate! Meno fumo e più arrosto! Meno arie e più suoni! Fate parte di un organismo e tutti hanno un proprio compito: è un gioco di squadra! Altri organi si preoccupano di garantire ossigeno ed energie, altri ancora odorato, il tatto, ecc. Ma insomma non ho alcuna intenzione di sciorinarvi una lezione di anatomia! Se non la smettete di fare gruppetto a parte e di non collaborare vi potrei rispedire alla scuola materna! Allora sì che vi sentireste un po’ snobbate! In effetti uno specialista mi aveva ventilato l’ipotesi di un intervento esplorativo per verificare le cause della vostra estrema pigrizia. Perciò mettete giudizio, monelle! e non continuate a mettermi alla prova, potrei perdere la pazienza! E una bella strizzata d’orecchie non sarebbe di troppo.
Ma poi eccomi di nuovo in crisi…Sono passati mesi, che dico anni dall’ultima volta che, piuttosto stizzita, mi sono rivolta a voi, ed eccomi a ripensare al nostro difficile menage familiare, cercando (do-re-mi-fa…in barba a tutto) la nota diversa. Passo alla carota! Forse la causa del vostro perenne sciopero che, in maniera intermittente, mi ha turbato sin dalla più tenera età, non sono la pigrizia e, tantomeno, la superbia, ma la PAURA! Giusto direi, se ripenso ai miei primi mesi di scuola: avevo solo sei anni, voi orecchie spaventatissime, mi avete risparmiato le blateranti lezioni della famosa maestra Suor Severa (di nome e di fatto), che mi vi terrorizzava con il suo sguardo incenerente e, piccole piccole, vi siete ritirate in voi stesse, chiudendo le porte ai suoni minacciosi di una voce…Quante altre volte dovete aver ripetuto la procedura? Quante cose spiacevoli non avete voluto intendere? E quando i genitori litigavano pericolosamente forte? E quando gli avventori dell’osteria facevano volare i coltelli? E quando abbandonata? Ma, ragazze mie, si può chiudere tutti i passaggi, ma la realtà non cambia…va accolta, anzi ben indagata! Ora che ho riflettuto su tante cose della mia vita, non vi considero più sorelline arroganti, ma sorelline fragili, a volte collaborative…ma sì, vi voglio bene! Assurdo, avete lavorato poco, ma so che siete anche molto stanche…Un po’ di musica? Di quella che arriva anche alle orecchie più pigre, sui suoni della natura… Rilassatevi, rilassiamoci infine…Ora mi state dicendo di non metterla giu’ troppo lunga e che esistono da un pezzo gli apparecchi acustici? E’? Cosa?…Buonanotte






2 pensieri su “Grottesche

  1. Due scene belle e piene di ironia… per un momento ho pensato alla scrittura di Robert Walser.
    Angelo australi

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