di Franco Casati
Oggi, due maggio, ho fatto visita alla tomba di Arnaldo Ederle, caro amico, nel cimitero monumentale di Verona, a un anno dalla sua scomparsa, con Tommasina, la sua compagna. Non amo i cimiteri e le tombe, simulacri di una forma di vita giunta al suo compimento, che dovrà proseguire in un’altra, più vera. Una modesta lapide fra le tante, la sua; se non fosse che sotto il nome compaiono gli appellativi di poeta e scrittore, come due colpi di tamburo, a ricordare che il defunto ha lasciato ai posteri un’eredità di pensiero e di poesia destinati a sopravvivergli. Nella sua città, Verona, povera di poeti veri e di importanti scrittori, quella di Arnaldo è stata una fra le voci più significative. La sua, una delle poche vite finalizzate al canto e alla difesa della bellezza.
Mi manca adesso la sua presenza, la sua compagnia, di quando ci trovavamo al bar, nella tarda mattinata, per il rito del caffè, che era un’occasione per parlare di poesia e di letteratura, per scambiarci le nostre impressioni sulle ultime letture, sulle nuove pubblicazioni, sugli amici. Circondati dalla realtà del quotidiano sapevamo di essere come due pesci fuori dall’acqua, anche se le persone che ci circondavano ci rispettavano forse proprio per questo, magari perché ogni tanto scoprivano che il giornale parlava di noi, anche se confinati nelle pagine della cultura.
La tua voce, caro Arnaldo, mi accompagnerà ancora, perché la ritrovo nelle tante pubblicazioni che hai lasciato, come frutto di una vita sacrificata sull’altare della Musa. Amavi le cose belle, oltre alla poesia: la musica, il suono della tua chitarra accordata sulle note del Flamenco, il sorriso e l’amore delle donne, la compagnia degli amici, l’ evasione verso la natura, verso il lago di Garda, verso la montagna, alla ricerca dello spirito del mondo, dell’armonia, della libertà. Adesso riposi in pace.
Dopo un momento di raccoglimento ho voltato le spalle al cimitero, assieme a Tommasina, al suo dolore. Mi ha consolato riflettere che il tempo è un’illusione e la vita un sogno.
…”Una modesta lapide tra le tante” (Franco Casati), posta tra le tante di gente “comune”, per ricordare Arnaldo Ederle, con due appellativi soltanto “poeta e scrittore”, a contraddistinguerlo… poteva essere anche esserci scritto: medico, giardiniere, artigiano… un’attività al servizio dell’armonia, ma anche per dire le disarmonie… Su questo blog sono apparse molte sue poesie, sino ai suoi ultimi giorni…In una delle ultime, il poeta immaginava che un braccio amico si sarebbe allungato verso di lui per raccoglierlo e portarlo al di là, dove si sarebbe ritrovato il corpo intatto, libero di muoversi nella natura piu’ bella e smagliante ..un po’ come affidarsi al nostro buon ricordo
Grazie gentile Annamaria Locatelli del significativo ricordo, quello che Arnaldo ha lasciato nel cuore dei suoi lettori.