Le rondini

 

di Franco Casati

   In quei giorni di primavera sembrava che la sua preoccupazione fosse quella di accertarsi se le rondini erano tornate. Chi lo giudicava un alienato non capiva che ciò rappresentava un punto di vista superiore dal quale guardare, o meglio non guardare, verso terra, verso la banalità della vita. Era come fingere che tutte le sue reali preoccupazioni non esistessero, concentrandosi verso un punto, il ritorno delle rondini, che rappresentasse la sintesi di tutte le sue aspirazioni e desideri: una sintesi universale, legata al ciclo naturale delle stagioni e della natura. Se vogliamo, era un vero tratto di nobiltà, elegante, vitale e distaccato.

   Aveva letto in un quotidiano che di lì a vent’anni, andando di questo passo, le rondini non sarebbero più ritornate: l’habitat del nostro paese si è troppo incattivito, per le svariate fonti di inquinamento. Nel loro volo i tradizionali uccelli che annunciano la primavera col festante zigzagare sarebbero passati oltre, dirigendosi verso paesi meno contaminati; le caratteristiche code non si sarebbero più viste sfrecciare sopra le nostre teste, né i petti bianchi, né le ali appuntite, né l’intrecciarsi dei garriti in una ragnatela di stridenti note.

   Questa preoccupazione, tanto reale quanto distante nel tempo, aveva mosso i suoi passi verso l’abitazione di un conoscente, perché sapeva che sotto la grondaia di questa casa si trovava, appunto, un nido di rondini che veniva ogni anno regolarmente occupato. Si era già ai primi di aprile, e di rondini non ne aveva ancora vedute: gli pareva più che giustificato, dunque, accertarsene di persona.

   Suonò il campanello a fianco del cancello d’ingresso. Di lì a poco si aprì la porta a vetri e una giovane donna si affacciò sul cortiletto. Non avendola mai vista prima egli si qualificò come un amico del Nanni, chiedendo di lui. Era prevedibile che a quell’ora di mezza mattina egli non fosse in casa, pertanto cercò di scusarsi per questa visita.

   La ragazza gli parve molto attraente, anche se nei panni di una casalinga sorpresa durante le faccende domestiche. Fu colpito dalla figura alta e piena, dai lunghi e lisci capelli neri che le cadevano oltre le spalle, dagli occhi verdi come un’acqua viva. Dal tono di voce gli sembrò molto disponibile, contenta di avere a che fare con un amico di Nanni. Così egli prese coraggio e si azzardò a chiederle, guardando contemporaneamente verso la cimasa dove già aveva scorto il vecchio nido nella sua massa scura e compatta:

   “Sono già tornate le rondini?”

   La ragazza si fece seria, fissandolo negli occhi. Dopo un istante di riflessione che lo tenne sulle spine rispose di averle viste volare nei dintorni della casa, ma che non sapeva se avessero occupato il nido. Egli alzò lo sguardo verso la cimasa e vi indugiò come se stesse facendo la guardia al nido: fu proprio un colpo di fortuna perché scorse una nera figurina uscirvi proiettandosi nel vuoto.

   “Ci sono”, affermò entusiasta.”Ne ho vista una lanciarsi adesso dal nido.”

    Poi scorse alte nel cielo intrecciarsi altre code biforcute e bianchi petti e stette per un po’ di tempo con il naso rivolto all’insù.

   “Ero preoccupato perché avevo letto sul giornale che l’anno scorso è arrivato il quaranta per cento in meno di rondini”, disse alla ragazza una volta calato lo sguardo. ”Non trovano più insetti da mangiare, forse.”

   “Ritrovano sempre meno nidi “aggiunse la ragazza”, perché quando si restaurano le vecchie case o quelle contadine vengono tolti, anche se erano lì da anni.”

   “Sarebbe brutto il non poter più associare nel futuro la primavera alle rondini, un cattivo presagio.”

   “Lo penso anch’io. A mio marito, chi devo dire che è venuto a cercarlo?”

   “Ah, non sapevo che Nanni avesse preso moglie! Quando lo incontrerò dovrò complimentarmi con lui per la sua scelta. Ma quand’è che vi siete sposati?”

   “Oramai è già passato più di un anno!”

   “Il tempo vola, senza che uno se ne accorga. Non riesco a ricordare quando è stata l’ultima volta che l’ho visto…”.

   “E’ da tanto che conosce mio marito?”

   “Da parecchi anni, siamo stati per un certo tempo colleghi di lavoro, agli inizi della nostra carriera. Gli dica che è passato Edoardo, e che avrei avuto piacere di salutarlo. Se magari vuole darmi un colpo di telefono…”

   Congedandosi le strinse la mano, che sentì piccola e morbida, lasciandosi prendere dal magnetismo degli occhi verde lago. Indugiò un poco nel contatto, strisciando le dita contro le sue. Non lo fece intenzionalmente, soddisfò un subitaneo impulso.

   In cuor suo si sentiva contento di avere ammirato le rondini, di avere guardato una bella ragazza negli occhi e di averle stretto la mano con piacere. Piccole gioie della vita, innocenti e gratuite. La sua giornata era cominciata proprio bene, predisponendolo ad affrontare tutto il resto. Confessò a se stesso che non avrebbe mai supposto che il Nanni si sarebbe accaparrato una ragazza così attraente, fantasticando su come dovrebbe essere bello godersela tutti i giorni. A lui era sempre andata buca, la bellezza delle donne lo intimidiva. O forse gli mancava il coraggio, che per trovarne un poco era da una vita che ci ragionava sopra e faceva tante cose strampalate.

   La vista delle rondini gli aveva messo tanta allegria: occorreva il timore che non ritornassero più per capire quanto gli stavano a cuore. Il mondo non era ancora perduto, anche se il futuro sarebbe stato sempre più precario. Tuttavia, il vedere sfrecciare i bianchi petti e le code forcute dalle punte sottili come corde di violino era quasi una sinfonia di primavera.

   Di lì a pochi giorni, infatti, lo prese il desiderio di ritornare sullo stesso luogo, di andare a sbirciare nuovamente il nido, di cogliere le rondini in volo e, perché no, di rivedere la moglie del Nanni. Non tardò molto a trovare il coraggio e a prendere la decisione, abbozzando nella sua mente una scusa che gli sembrò plausibile.

   Poche mattine dopo, più o meno all’ora della volta precedente, tornò a suonare al campanello di casa dell’amico.

   Venne ad aprirgli la signora.

   “Sono ancora io” disse Edoardo. ”Naturalmente Nanni non c’è, suppongo che sia al lavoro.”

   “Proprio così”, rispose la donna, guardandolo interrogativamente. “Gli ho riferito che era venuto per salutarlo, l’avrebbe vista volentieri.”

   “Gli dica che una sera gli telefono e combiniamo un incontro, anch’io ho voglia di vederlo…”

   A queste parole seguì una breve e imbarazzata pausa di silenzio, durante la quale Edoardo indugiò involontariamente nelle verdastre iridi della donna, finché non sollevò il capo verso il sottotetto della casa per guardare quel nido che gli stava a cuore.

   “Sono ritornato a farle visita” disse finalmente” perché vorrei togliermi la curiosità di osservare da vicino com’è fatto un nido di rondine.”

   Un’espressione di ilare curiosità attraversò gli occhi della donna.

   “Non avrebbe, magari, una scala per poter salire sul muro?”

   “Una scala tanto lunga non ce l’abbiamo; potrebbe salire in soffitta e spiare dalla finestrella sotto il tetto, se si accontenta.”

   “Se non è troppo disturbo”, si affrettò a rispondere Edoardo.

   “Non guardi il disordine” disse la donna una volta entrati in casa”, perché stavo facendo le pulizie.”

   “A confronto della mia sembra una reggia. Sa com’è, quando un uomo vive solo…”

   Salendo le scale che portavano ai piani alti della casa, preceduto dalla donna della quale poteva ammirare il disegno dei fianchi e la rotondità delle mobili natiche, Edoardo provava la sensazione che un aereo desiderio si stesse realizzando, coinvolgendolo nel corpo e nella mente.

   Pregustava il piacere dei piani alti della casa e di un libero cielo, quando nel silenzio squillò dabbasso il trillo improvviso del telefono. La donna si scusò e fece una repentina marcia indietro, seguita contro voglia dal lento passo di Edoardo. Egli si pose, stando ancora al piano terra, in paziente attesa, nel desiderio che la conversazione cessasse al più presto. Ma così non fu. Trascorsero invece parecchi minuti e assai lenti, durante i quali egli sentì la donna alzare vivacemente il tono della voce, la sentì quasi gridare all’apparecchio, finché dopo molte riprese e molti indugi, finalmente, posò il ricevitore in un teso e vibrante vuoto.

   Gli si presentò davanti con gli occhi arrossati, pur cercando di nascondere il suo imbarazzo, rivolgendosi a lui con un tono franco e asciutto.

   “Purtroppo, bisogna che io vada, devo prepararmi per uscire. Mi scusi, ritorni un’altra volta. Mi dispiace.”

   “Spero che non si tratti di grossi problemi” si arrischiò a dire Edoardo, guardandola con un po’ di sorpresa e di dispiacere; ”se posso, in qualsiasi modo, esserle di aiuto…”

   La donna lo guardò interrogativamente, finché si risolse a dire:

   “Visto che lei è amico di Nanni da tanto tempo, dovrebbe dirmi come si comportava con voi amici, e con le donne che ha frequentato prima di me.”

   “E’ sempre stato un ragazzo di compagnia, allegro e disponibile.”

   “Quando c’era qualche divergenza fra voi (avrete avuto dei momenti di contrasto?), era arrogante, violento?”

   “Non mi sembra proprio. Eravamo noialtri, piuttosto, a provocarlo, perché ci sembrava il tipo adatto.”

   “Allora è stata la vita matrimoniale a cambiarlo, perché prima si comportava così anche con me, almeno quando ci siamo conosciuti.”

   “Di difficoltà ce ne sono tante nella vita di coppia, penso, bisogna cercare di superarle con un po’ di buona volontà da entrambe le parti.”

   “Era mia suocera, al telefono, vuole convincermi a chiedere la separazione consensuale, mi sta aspettando dall’avvocato.”

   “A questo punto siete, dopo appena un anno di matrimonio?”

   “Mi mette anche le mani addosso, e cerca sempre delle scuse per umiliarmi. Il suo scopo è quello di tornare a vivere con sua madre, la vecchia lo vuole di ritorno.”

   “Che le metta le mani addosso è un fatto grave. Non avrei mai pensato che il Nanni…Può darsi cha abbia bisogno di un po’ di tempo, io cercherei di non precipitare le cose.”

   “ La prossima volta che lei verrà qui non so se mi troverà ancora.”

   “Cercherò di parlare con lui, di convincerlo con le buone a comportarsi meglio, a volerle bene. Pensare che lo invidio per avere trovato una ragazza come lei.”

   “Faccio di tutto per accontentarlo, tengo la casa come uno specchio, non chiedo niente di più di quello che mi offre…Il mio solo desiderio è di avere un bambino e di vivere un sereno rapporto coniugale. Abbiamo una bella casa, lui ha un lavoro sicuro…”

   “Una casa con le rondini, che sarebbe il mio sogno. Le prometto che tornerò a trovarla, intanto cercherò di parlare con lui, con le dovute maniere.”

   “Se può aiutarmi la ringrazio di cuore. Spero di rivederla.”

   Dopo che si chiuse dietro le spalle la porta a vetri dell’ingresso, fatti alcuni passi nel cortiletto, Edoardo si voltò ed alzò lo sguardo verso la cimasa. Vide delle rondini svolazzanti attorno al nido, qualcuna entrava ed usciva dall’ingresso, che non risultava visibile perché a filo della cornice. Una rondine si aggrappò, invece, al bordo del nido, tenendovisi saldamente ancorata con le forti unghie delle zampine. Col becco nutriva i piccoli nascosti nell’ombra.

15 pensieri su “Le rondini

  1. Capovolgimenti della vita portati dalla nuova stagione. Sembra il primo capitolo di una storia di cui si attende il seguito. Desiderio anche dell’uomo di trovare un nido e bizzarra, a volte perfino crudele, la natura che dona a chi non sa apprezzare e nega a chi è in ricerca

  2. .. questo racconto di Franco Casati, quello che preferisco tra quelli pubblicati, potrebbe, secondo me, essere valorizzato qualora, suddiviso in sequenze narrative, venisse illustrato da disegni.. ne uscirebbe un ” fumetto” poetico, d’autore. Un genere grafico, letterario da non sottovalutare. La stilizzazione è molto presente nella descrizione di personaggi e paesaggi e il disegno potrebbe essere un valore aggiunto.. Se poi diventasse il primo episodio di una serie, come suggerisce Rosanna, tanto meglio..

  3. Gent. Rosanna Galbiati, la ringrazio per il suo commento, così come Annamaria Locatelli. Ho avuto modo e piacere di presentare la pittura di Mario Tarantino (marito di Rosanna) su questo sito, così aggiungo una nota artistica anche suggeritami da Annamaria. L’idea di stabilire un parallelismo fra la donna che cerca di salvare il futuro della propria famiglia (e la sua aspirazione alla maternità), e la rondine abbarbicata al nido che nutre i propri piccoli mi è venuta, mutatis mutandis, dal capolavoro di Giovanni Segantini ‘Le due madri’. L’esperienza di questo grande pittore, a contatto di una primitiva natura montana, vivendo in solitudine e quasi da eremita, ha fatto sì che potesse meditare sul profondo significato della vita, in tutte le sue forme. Quest’opera mi ha sempre colpito per questo richiamo misterioso alla vita, valorizzato dalla tecnica formidabile della sua pittura.
    Vi faccio ridere! Io sono completamento negato per il disegno e per la pittura. Quando ero studente al liceo scientifico, dove si facevano disegni architettonici a mano libera, le ore, appunto, di disegno erano per me il buco nero della settimana. Una volta, per disperazione, ho rovesciato per aria il grande tavolo da disegno in un impeto d’ira. Il professore, che se ne stava in cattedra a leggere poesie cinesi, mi redarguì dicendo:”Casati, io la capisco, ma adesso raccolga il tutto e la cosa non si ripeta più”. Bontà sua. Così mi sono dedicato alla critica d’arte e laureato in estetica, con Gabriele Scaramuzza, allievo di Dino Formaggio, per inseguire quello che mi mancava.
    Perciò accolgo con entusiasmo anche la lusinghiera idea di Annamaria, ma il fumetto lo deve far disegnare a un altro. Ancora grazie e un cordiale saluto.

  4. Al mio paese salubre non ho più visto, l’ultima volta che sono ritornato, le rondini. Bella questa tua prosa, commovente. Sebastiano

  5. Il racconto “Le rondini” è caratterizzato dal dialogo, un genere letterario che permette a Casati di esporre le proprie idee e le proprie emozioni con naturalezza e vivacità di espressione.
    La scrittura agile, comunicativa e moderna dà l’opportunità all’autore di affrontare l’episodio autobiografico, legato al ritorno delle rondini, in primavera, con distesa serenità e con vibrante gioia di vivere.
    Così il professor Casati, mio collega per tanti anni a Castelnuovo, ha ricordato persone e natura a lui familiari, partecipando al rinascere e al ridestarsi del creato.
    Lui stesso, del resto, amava ripetermi che l’ambiente castelnovese gli aveva reso più piacevole l’esercizio della professione e lo aveva arricchito nella dimensione umana.
    Il racconto “Le rondini” denota, come sempre, un animo che, all’improvviso, all’avvicinarsi della primavera mostra un sentimento che riempie il cuore del lettore (almeno il mio), stordendolo di serenità.
    30 marzo 2021

  6. Grazie Mirta. Castelnuovo del Garda, le colline moreniche, la vicinanza del lago, la cordiale umanità dei suoi abitanti sono state per me come un viatico che mi ha fatto scivolare via vent’anni di lavoro come un solo giorno; la città ha perso oramai la dimensione di questa natura che sembra diventata un’utopia. Ricreiamola attraverso la letteratura, anche se rischiamo di passare per persone fuori dal tempo e dalla realtà.
    Ti auguro una serena Pasqua cristiana.

  7. “Torneranno le oscure rondinelle”, questa poesia, del grande poeta romantico spagnolo Gustavo Adolfo Bécquer, l’amico Sebastiano Saglimbeni (dopo aver letto questo povero racconto), poeta siciliano trapiantato a Verona da una vita, me l’ha recitata in una panchina dei giardini pubblici, per legarmi idealmente a una voce che, come la mia, più di un secolo fa salutava il ritorno delle rondini. Viva l’amicizia!

  8. A proposito dei valori positivi che Franco Casati è soddisfatto di proporre (e se -di conseguenza?- una esplicita impostazione valoriale renda anche interessante e piacevole la lettura di un racconto) sintetizzo la -per me inaccettabile- dislocazione narrativa del testo Le rondini. I protagonisti sono tre, due in scena, il terzo è evocato dai due, infine, in ombra, in un solo momento cruciale e definitivo, appare una quarta personaggia, la suocera della deuteragonista.
    Arrivando con la lettura verso la fine (”se posso, in qualsiasi modo, esserle di aiuto…” si offre il protagonista, che vede solo per la seconda volta la bella ragazza con gli occhi verdi. “La donna lo guardò interrogativamente, finché si risolse a dire”… e apre sulle sue disgrazie a rotta di collo) una qualunque donna, come me (ma forse non tutte sono riservate sui fatti loro), si chiede chi racconterebbe a un estraneo fatti privati così gravi e spiacevoli.
    Come è questa storia? Come si può *inventare* una storia piana, priva di circostanze eccezionali, di salti, di eventi imprevisti, di sospensioni e aperture possibili, in cui una giovane e bella donna rivela di colpo non solo che il marito la picchia e la umilia, ma anche che la suocera preme per riprendersi il figlio?
    E chi è questo tipo che ti arriva in casa con la scusa di vedere le rondini sotto la grondaia, e si rivela poi come il perfetto confidente?
    Modellato su un prete confessore, direi.
    E gli altri tre personaggi, la povera vittima innocente, il turpe marito, succube della madre arpia, finiscono a fare da contorno a questo oco giulivo perso in fantasie primaverili, che ronza intorno a due begli occhi verdi, ma maschera l’interesse poco dichiarabile con l’ozioso interrogativo: ci sono ancora le rondini di una volta?
    Questa è la trama, questi i personaggi… Di “valori positivi” io non ne vedo.

  9. Il suo commento è malevolo, fuori dalla realtà attuale di tante donne che non sono delle privilegiate come lei (il mio racconto sta dalla parte della donna); uno pseudo-commento scritto per solidarietà femminile con una sua amica alla pari.
    Le spiego io come funziona, nella dimensione narrativa, questo racconto: Edoardo ha tutto il diritto e l’interesse di andare a vedere se sono tornate le rondini perché è una persona umana che si sente anche parte della natura. Se a lei le rondini non dicono più niente vuol dire che si è impoverita.
    L’attrazione di Edoardo per la moglie del Nanni può essere un semplice fatto naturale, ma nella dinamica del racconto serve a valorizzare questa bella donna per rendere più incomprensibile il fatto che il marito la rifiuti. Essa si confida con lui perché vive e si sente sola e ha capito che Edoardo è una brava persona (è più sveglia della Fischer) e può esserle utile, da vecchio amico, nel suo rapporto col Nanni. Personaggio che si rivela come un uomo debole e immaturo, come tale lo trattavano anche gli amici, che non ha ancora tagliato il cordone ombelicale con la madre. La moglie ,al contrario, aspira alla vita coniugale e a quella maternità che vede nel suo futuro di donna, che la natura concede invece alla rondine. La madre-matrigna che vive di amore egoistico è una figura arcinota che guasta tanti rapporti di coppia. Il prete confessore esiste solo nella immaginazione della Fischer, gentile commentatrice, che non per niente si chiama Cristiana.
    Da una persona come lei che, nello scrivere, è ridotta a esprimersi solo con formule filosofiche e da un altra solidale che si sente di attualità perché si ispira ai Carmina Burana e alle commedie di Moliére non ci si poteva aspettare niente di meglio.
    Sono uno scrittore che si è sempre ispirato a tematiche esistenziali, che interessano la gente, cresciuto col popolo e che al popolo si rivolge (quello dei suoi lettori); al contrario delle vostre speculazioni teoriche e filosofiche che vi fanno vivere sulle nuvole di più del mio modesto Edoardo.

  10. Non sono malevola, pur se trovo “falso” il suo racconto. Falso perchè personaggi come quelli non esistono in realtà, ma nemmeno sono personaggi reali della immaginazione e della fantasia, come Robinso, o Anna Karenina.
    In fondo lei conferma la mia analisi della trama e dei personaggi: la vittima, la suocera-madre malevola, il marito che, non si sa perchè, è pessimo, il protagonista che è “una brava persona”, il che dice tutto, cioè niente.
    Quanto alle rondini, io vivo in un bosco, si figuri lei quanti splendidi uccelli mi circondano. Anche nibbi e poiane. ci sono anche quelle.

  11. Le rispondo per l’ultima volta perché mi è più utile riservare il tempo e le energie per il mio lavoro.
    “Falso perché personaggi come quelli non esistono in realtà”; sono personaggi del tutto comuni, proprio nella realtà; quello che va a vedere le rondini posso anche essere stato io. Ma lei mi insegna che i personaggi di un racconto non devono essere necessariamente reali, devono semmai avere una funzione.
    “…il marito che, non si sa perché, è pessimo”. Gliel’ho spiegato abbondantemente nella mia nota, ma lei fa finta di non voler capire.
    “il protagonista che è una brava persona”. Lo è per la sua indole e perché si offre di aiutare la donna dopo che l’ha vista sconvolta dalla telefonata, e dopo che ha ricevuto le sue confidenze.
    Mi fa piacere che lei sia circondata da splendidi uccelli…

    1. FALSA COSCIENZA E PERSONAGGI
      “sono personaggi del tutto comuni, proprio nella realtà”
      Personaggi reali, cosa vuol dire? Una prima risposta è: comuni. Cosa vuol dire comuni?Che l’autore del testo, nonché creatore dei personaggi, non Edoardo quindi ma Franco Casati, presumibilmente è certo di incontrarne e riconoscerne tanti tra le sue frequentazioni.
      Almeno metà di essi sono morali, buoni, belli e animati da sentimenti amorosi e desideri naturali, come avere bambini, amare la primavera e le rondini.
      L’essere umano sarebbe così: o naturalmente aperto all’accordo con il mondo naturale animale e vegetale, e vi si inserisce naturalmente per esempio con il naturale desiderio di propagarsi – oppure ci sono le stonature. Quelli e quelle che mettono, davanti all’accordo -naturale, ripeto- con il mondo creato, una deviazione egoistica, quindi morale: se stessa o se stesso prima, e perciò inevitabilmente contro, gli altri.
      Ecco: creazione, unità e amore, sono i caratteri trascendentali che rendono vivibile il mondo per tutti.
      Così quindi i personaggi di Le Rondini: la moglie è bella (“serve a valorizzare questa bella donna per rendere più incomprensibile il fatto che il marito la rifiuti”) questo da una parte valorizza il suo desiderio di essere madre e dall’altra rende incomprensibile, frutto di errore, il rifiuto del marito. Errore “morale” (“uomo debole e immaturo … che non ha ancora tagliato il cordone ombelicale con la madre”). Una debolezza, irresolutezza, dipendenza non naturale dalla madre come fosse un bambino, e non un adulto che deve assumere il ruolo di padre per proprio conto e non essere più figlio.
      Analogamente anche il ruolo della madre/suocera è pervertito: a un certo punto una madre deve lasciare andare il figlio, permettergli di essere uomo e non più solo il proprio frutto.
      Su Edoardo glisso perché sono troppo confusi il personaggio e l’autore, e non mi permetto giudizi personali.
      Posso parlare solo di falsa coscienza. Di ribadire cioè che la propria costruzione ideologica (ma si può chiamare più nobilmente filosofica o religiosa) sia la sostanza (l’essenza, l’hypokeimenon) del mondo. Ammesso ne abbia davvero Una, l’universo, magari da rintracciare a posteriori e con fatica come fa la scienza.
      Invece è sottesa a Le Rondini proprio Una idea/sostanza del mondo: quell’accordo naturale e corrispondenza di amorosi sensi (“celeste è questa…” v. 30 dei Sepolcri di Ugo Foscolo) che immagina un mondo in cui amore natura e creazione si rispondono, e le umane creature si inseriscono obbedendo a tale unitaria armonia con diffusi umani e “comuni” desideri. Ecco perché Franco Casati crea personaggi secondo lui “reali e comuni”, belli e amorosi della natura. E insieme ne crea altri che quella armonia non accettano.
      Solo che non va così il mondo: né l’umanità che si combatte, né la storia che rivela gioie e dolori.
      Il mondo (per fermarci alla nostra Terra e non sprofondare nelle incertezze astrofisiche su eternità o creazione) è mutamento, o chiamiamola anche contraddizione, per la parte soggettiva di chi il mondo lo pensa.
      E tutti i personaggi letterari mostrano in tutte le loro sfaccettature la gioia e più spesso, forse, la tragedia delle contraddizioni in cui l’umanità vive. Anche un autore cattolicissimo come Manzoni crea personaggi modesti che si compromettono in piccole viltà, altri che si convertono, altri che peccano tra orribili sofferenze interne.

      Per questo dico che Franco Casati con Le Rondini ha creato un racconto falso, perchè ideologico: in cui la sua convinzione/speranza che il mondo (qui: l’Universo) sia creato, uno, retto dall’amore, viene spacciata senz’altro per il mondo reale. E quindi le sue “creature letterarie”, positive o negative solo per le caratteristiche morali che si riferiscono a quel mondo da lui presupposto, sono personaggi senza spessore, perché vivi solo in relazione a quella sua ipotesi, che è poco consistente per molti altri. 
      Poco consistente perché può anche darsi che il mondo sia alla fine creato, ma sicuramente creato imperfetto, non pieno, quindi difficile tracciare dove è bene e dove è male, e dove quindi uno è buono, cioè “naturale”, e dove invece egoista e “particolare”.
      In una narrazione poi, mettere solo il buono in alcuni e il cattivo in altri, è una soluzione, ma semplicistica. Magari fosse possibile separare i buoni dai cattivi in Terra, come nel futuro giudizio universale… rimandato al forse mai.
      Non accettare che la narrazione debba tenere conto del mutamento/ contraddizione, e proporre invece un mondo diviso tra bianco e nero (il bianco è “tutti” i colori, la ricchezza della natura e l’armonia; il nero invece “nessun” colore) non restituisce a chi legge il mondo diversamente colorato, come la più parte lo conosce e lo vive.
      Dire che quei personaggi quindi sono reali e comuni è falso, e falsa coscienza è insistere a spacciare la propria intenzione sul mondo come dovrebbe essere, per il mondo come invece è.

      @ Franco Casati: ci conto, che la sua ultima risposta sia già stata scritta. Infatti non è propriamente a lei che è rivolto questo mio commento, che vuole essere una riflessione più generale su come si costruiscono i personaggi.

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