Da Poliscritture 3 FB/Nei dintorni di Franco Fortini
a cura di Ennio Abate
1.
Nei confronti della comunicazione e del discorso di massa occorre aumentare il grado di consapevolezza che ogni comunicazione (e tanto più quanto più è di massa) non è né immediata né spontanea né naturale, ma sempre non naturale, non spontanea, mediata, storicamente determinata.
2.
…nel nostro paese, come in tutte le nazioni cosiddette avanzate, è stata seguita la via [della] distruzione dell’efficacia dei messaggi mediante la loro liberalizzazione, la loro moltiplicazione…
3.
… una cosa ripetuta tutti i giorni entra probabilmente nella testa e nei riflessi di chi l’ascolta. Il mito della spontaneità e dell’autenticità ha impedito a sinistra qualsiasi organizzazione in […] senso sistematico di una educazione o di una resistenza […] Ad esempio la stampa ed anche i mezzi radio-televisivi di sinistra non si pongono mai il problema della ripetizione ma solo quello della variatio: hanno scelto questa, tra le possibilità retoriche, perché credono che promuoverebbe al massimo l’autenticità, mentre la ripetizione sarebbe autoritaria, dittatoriale e deprimente
4.
In via di principio non posso essere contrario a dilatare l’accesso alla comunicazione; a condizione che non si abbia inutile rispetto “democratico” per la imbecillità. Non abbiamo forse ascoltato, in riunioni e trasmissioni, il periodico richiamo a “lasciar parlare tutti”? Ci siamo accordi che non sappiamo, in nome della democrazia, come fare per togliere la parola agli idioti e ai provocatori?
(Da Franco Fortini, "Il mito dell'immediatezza" in "Un dialogo ininterrotto. Interviste 1952- 1994", pagg. 206-215, Bollati Boringhieri, Torino 2003)
“non sappiamo, in nome della democrazia, come fare per togliere la parola agli idioti e ai provocatori”.
Come se fosse facile identificare l’idiota e il provocatore che, prima di tutto, non sia dei “nostri”. Se “siamo tutti tra di noi”, scoraggiare l’idiota e identificare il provocatore è possibile, ma come può la democrazia coinvolgere l’estraneo? Il bar-ba-ro?
Occorre la mediazione, il traduttore.
Chi sono, oggi?
“Neanche gli dei” è il titolo di un libro di fantascienza di I. Asimov, che riprende un pensiero di F. Schiller: “Neanche gli dei possono nulla contro la stupidità”…mi sembra calzare, almeno in parte, con il pensiero di Franco Fortini, nel senso che è un problema di difficile soluzione: come essere certi di essere dalla parte giusta? di avere gli strumenti di imparzialità necessari per assumersi certe responsabilità di esclusione?…come non rinunciare al confronto con un punto di vista o una modalità di porsi diversi (“barbari”?)…Sono d’accordo sull’importanza della ripetizione nella comunicazione, trovo snobista l’atteggiamento, per es. dei francesi, per cui non bisogna mai ripetere nulla…Anche solo per il vantaggio ricavato dalla memoria oltre che dalla comprensione e rielaborazione dei contenuti. Almeno per noi che sappiamo leggere, diversamente dagli analfabeti che sviluppano una grande memoria solo attraverso l’ascolto…