Di “asemic writing” si parla dai tardi anni Novanta a proposito di materiali apparentemente alfabetici e dotati di messaggio e significato, ma in realtà illeggibili perché costituiti da caratteri e sequenze di tracce e glifi che non esistono in nessuna lingua reale. L’indecifrabilità e l’uscita dal significato non comportano tuttavia un’esclusione del senso, o – banalmente – della possibile bellezza del segno, dei segni, della loro organizzazione materiale sulla pagina. (Esempi di scrittura di questo genere attraversano tutto il Novecento, in realtà, e non riguardano solo il nuovo millennio: vediamo ad esempio le opere di Irma Blank, definite “asemantiche” da Gillo Dorfles nel 1974)
(da https://antinomie.it/index.php/2020/06/23/glitchasemics/)
…sì, ci sono almeno tre tratti in movimento, si possono vedere in entrambe le direzioni…si intrecciano, si scavalcano, come una scrittura plurale a dar voce a istanze distinte e pur mescolate. penso al mare quando è increspato da un vento sostenuto che imbizzarrisce il procedere delle le onde. gioca anche con i raggi di sole e le ombre sottostanti…ma anche solo di chi rettifica continuamente se stesso e si apre a…
se non significano come mai si cerca un procedere razionale?
Non capisco bene la domanda. Chi cercherebbe “un procedere razionale”?