a cura di Ennio Abate
Ho preso spunto da un articolo di Roberto Buffagni sulla sua pagina FB che espone una valutazione della manifestazione di ieri a Roma per un breve scambio di opinioni. In Appendice dalla pagina FB di Cosimo Minervini aggiungo un altro commento interessante. (E. A.)
Roberto Buffagni Pensierino sulla manifestazione per la pace in Ucraina. Meglio che niente, ma: a) è veramente curioso, e gravemente sbagliato, che i manifestanti tutti ritengano che il loro compito principale consista in 1) dare giudizi individuando “chi ha la colpa” 2) auspicare generiche utopie, basate su concetti che sono calorie vuote (tipo “la guerra è orrenda, la pace è bella e necessaria”). Particolarmente curioso e sbagliato quando questo combo proviene da organizzazioni cattoliche, perché in teoria il cattolicesimo, almeno il cattolicesimo di una volta, diciamo il cattolicesimo da una lira, aveva ben chiari alcuni punti chiave: a) sino alla Parusia, male, disordine, ingiustizia sono realtà permanenti, il principe di questo mondo è Satana b) scopo dell’azione politica, dunque, NON è realizzare il Regno della Giustizia su questa terra, ma porre un freno al male (rinvio alle sei biblioteche dedicate al tema del “kathecon”). c) dunque emettere giudizi morali sugli avvenimenti storici è possibile, a volte anche necessario, ma non costituisce il criterio ordinatore dell’azione politica d) il criterio dell’azione politica è invece, per dirlo con le parole di un grande studioso di scuola realistica – non credente – del Politico, Julien Freund, “antivedere il peggio e sventarlo”. Ora in questo caso “il peggio” – il peggio per l’Ucraina, per i paesi europei, per l’Italia, per l’umanità in generale, è – caso raro – chiaro come il sole. Il peggio è l’escalation della guerra sino a uno scontro diretto fra due grandi potenze nucleari. Per “sventarlo” è indispensabile che qualcuno costruisca le condizioni minime necessarie per un’apertura di trattativa diplomatica tra Russia, Stati Uniti e Ucraina. Le condizioni minime necessarie sono che Kiev e Washington smettano di enunciare obiettivi strategici estremistici, es. “si tratta solo quando i russi se ne vanno dalla Crimea e Putin non è più Presidente”, perché tentare di realizzarli implica una guerra di grandi proporzioni tra Occidente e Federazione russa, che può deragliare in uno scambio nucleare strategico. Quindi, chi sostiene l’Ucraina, come la UE e i paesi che la compongono, deve SMETTERLA di sostenere questi obiettivi, e condizionare l’appoggio a una riduzione degli obiettivi strategici del proprio campo; il che per di più è atto di puro buon senso ed eticamente più che giustificato: non si può sostenere un alleato dandogli carta bianca e accettando qualunque cosa faccia come cosa buona e giusta in quanto la vittima è lui, perché la sua politica coinvolge anche te. Ma il cattolicesimo da una lira è fuori corso, oggi c’è il cattolicesimo da un euro o da un dollaro che a quanto pare ha cambiato idea.
Ennio Abate Gli estremisti sono due non uno solo. E noi che per ora guardiamo (o manifestiamo) non siamo il giudice ubriacone ma saggio del “Cerchio di gesso del Caucaso” di Brecht
Roberto Buffagni A noi interessa l’estremismo occidentale perché siamo occidentali e sosteniamo gli obiettivi di USA+Kiev, e se questi obiettivi sono estremisti CI RIMETTIAMO NOI. Qui non siamo in tribunale, non c’è il giudice, la compensazione delle spese e la condanna per lite temeraria. NON SIAMO GIUDICI ENNIO!!!! Non c’è il giudice del mondo in questo mondo, ed è questa la ragione per cui si manifesta in modo permanente la logica di potenza, perché non c’è NESSUNO che dirime le controversie, ma ciascuna potenza deve garantire da sé la propria sicurezza e/o la propria supremazia (essere egemoni è anche un modo per garantire la propria sicurezza).
Ennio Abate Certo, siamo *in Occidente* e molti di noi – senza sentirsi *occidentali* o essendolo in modo critico – subiscono più che sostenere «gli obiettivi di Usa+Kiev». (Altrimenti neppure la manifestazione di ieri a Roma sarebbe stata possibile). E lo dico pure io che manca un Giudice (un’autorità riconosciuta al di sopra delle parti: dei due (Usa e Russia) ”estremismi” in azione e forse degli altri in potenza (Cina, india, Giappone, ecc.). Per questo i rischi di guerra mondiale (e atomica) sono altissimi, credo.
Il “noi” sceso in piazza ieri, malgrado tutte le sue debolezze e confusioni, a me pare l’unico SURROGATO di questo Giudice mancante, sul quale possiamo scommettere. Almeno per testimoniare – da sudditi comunque – che in questa situazione che volge alla tragedia ci sono umani di buon senso ostili a carneficine e genocidi.
Se invece, come tu sostieni forse più realisticamente di me, « ciascuna potenza deve garantire da sé la propria sicurezza e/o la propria supremazia» (che è poi quello che già stanno facendo tutti: le grandi potenze, le medie e le piccole), non ci resterebbe che essere tifosi o gregari rassegnati dell’uno o dell’altro estremismo.
Appendice
Ogni volta che si parla di pace, di possibilità o inviti al negoziato, i combat media pronti rilanciano con testimonianze e argomenti a favore della continuazione della guerra. Ieri c’è stata più di una manifestazione a favore della fine del conflitto, eppure i combat media aprono per par condicio sull’esibizione canora di Calenda a Milano di fronte a 44 gatti col riporto di 2. 100 mila persone in piazza a Roma, metonimia della maggioranza pacifista del paese, non valgono la prima pagina di nessun quotidiano main stream. Persino di fronte al rimprovero di Zelensky da parte di Biden sul non escludere la possibilità di negoziare con la Russia, il Corriere on line rilancia gli argomenti favorevoli ai continui armamenti e alla sconfitta della Russia con una eloquente intervista alla vicepremier ucraina. Leggete le sue argomentazioni e poi ditemi se questi pazzi non andrebbero lasciati al loro miserevole destino.
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KIEV — «L’unico modo per raggiungere la pace in questa fase è continuare a combattere», dice la 42enne vicepremier e ministra per i Territori occupati Iryna Vereshchuk. L’abbiamo intervistata nel suo ufficio per quasi un’ora.
Qual è il suo messaggio alle manifestazioni dei pacifisti italiani?
«La pace non c’è perché i russi non la vogliono. Se noi smettiamo di batterci spariremo come popolo e come nazione. Il nostro movimento di resistenza difende anche le democrazie europee. Mi auguro che i pacifisti non interrompano il sostegno all’Ucraina e non allentino le sanzioni contro Mosca. Se l’Europa dovesse tradire il suo sostegno al mio Paese, l’intero mondo Occidentale sarebbe a rischio».
Il nuovo governo italiano ha appena approvato il sesto invio di armi all’Ucraina dall’inizio della guerra. Cosa serve con urgenza?
«Ringraziamo per gli aiuti. Le armi sono vitali. Grazie anche per il sostegno ai nostri profughi. Dall’Italia abbiamo già ricevuto artiglieria pesante a lunga gittata, cannoni semoventi, cingolati M113, sistemi missilistici, proiettili di vario calibro. Adesso ci servono in particolare sistemi antiaerei per salvare le città dai bombardamenti terroristici russi che mettono in ginocchio le infrastrutture civili».
Il capo di Stato Maggiore italiano, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha dichiarato al «Corriere» che per porre fine al conflitto non esiste una soluzione militare, anche perché i due eserciti sarebbero impantanati in una guerra d’attrito.
«Sono il ministro responsabile dei territori invasi dai russi e di quelli liberati, me ne occupo quotidianamente: stiamo avanzando. Nelle ultime ore abbiamo liberato almeno quattro villaggi nella regione del Kherson. A Dragone voglio dire che per ora è impossibile una soluzione politica, esiste solo il campo di battaglia. La forza delle armi rimpiazza la diplomazia per il fatto che è l’unico linguaggio che Putin e il Cremlino sono disposti a capire».
Quando inizierà la diplomazia?
«Il cambio di passo potrà avvenire soltanto quando la Russia abbandonerà le terre che ha invaso».
In alcuni settori politici occidentali cresce la pressione affinché l’Ucraina rinunci alle regioni occupate dai russi nel 2014 e Putin, in cambio, accetti di tornare alle frontiere del 23 febbraio 2022. Siete disposti a rinunciare alla Crimea in cambio di una vera pace?
«Gli ucraini sono chiari e unanimi su questo: non scambieremo la nostra gente e una parte delle nostre regioni, sia in Crimea che nel Donbass. Putin non mira solo alla terra, non illudetevi sia possibile un compromesso. Putin intende cancellarci come Stato. Per noi è questione di vita o di morte».
Non eravate più flessibili tra fine febbraio e metà maggio?
«Allora abbiamo scoperto gli orrori degli abusi russi, il loro terrorismo sistematico su città e villaggi. Zelensky aveva avvisato che se Putin avesse imposto il falso referendum nelle zone occupate non ci sarebbe stata più possibilità di dialogo: lo ha fatto egualmente, noi agiamo di conseguenza».
Quando prevede l’arrivo di Giorgia Meloni a Kiev?
«Dipende dalla sua agenda, l’attendiamo a braccia aperte. Vorremmo mostrarle cosa sta avvenendo nel Paese, che veda di persona i crimini russi».
Crede che Putin potrebbe davvero sparare l’atomica o una bomba sporca? Potrebbe tirarla su Kherson?
«Invito a riflettere: pensate che la Russia è membro del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, secondo il memorandum di Budapest firmato nel 1994 avrebbe dovuto garantire i nostri confini dopo che noi avevamo accettato di rinunciare alle bombe atomiche che stavano sul nostro territorio. Invece, Putin terrorizza e ricatta, minaccia la Terza guerra mondiale e persino l’olocausto nucleare. La verità è che il suo regime è allo stadio terminale della sua folle degenerazione, può fare qualunque cosa. L’unica salvezza viene dalla fermezza della comunità internazionale. Ho molto apprezzato le ultime dichiarazioni del G7 in Germania, dove si ribadisce che per la Russia sarebbe una catastrofe se ricorresse ad armi non convenzionali. Più il mondo reagirà unito e meno Putin potrà usare l’atomica. Non dimenticate che dittature nucleari come la Corea del Nord stanno a guardare, la risposta contro Putin determina ciò che avverrà nel futuro».
Quando prenderete Kherson?
«È uno scenario complesso. Con il freddo e la pioggia l’artiglieria affonda nel fango. Però i nostri soldati sono motivati, avanzano. Noi cerchiamo di risparmiare vite umane, a costo di procedere lentamente. Credo che riusciremo a liberare la regione a ovest del Dnepr entro fine anno. Per quanto riguarda i civili, abbiamo visto che i russi hanno chiuso l’unico passaggio di fuga verso Zaporizhzhia: nell’ultima settimana sono arrivate meno di 200 persone nelle aree controllate dal nostro esercito. E da due giorni hanno bloccato l’accesso sul fiume verso la riva orientale. Sulla riva occidentale restano circa 100.000 civili».
E se la vittoria dei Repubblicani alle elezioni di midterm portasse alla diminuzione degli aiuti Usa?
«Non crediamo che avverranno grandi cambiamenti. Il sostegno americano per l’Ucraina resterà immutato».
Pensa ancora che i profughi ucraini all’estero debbano restare sino a primavera?
«Sì, continuerò a chiedere a quelli che possono di restare dove sono, specie donne e bambini. I bombardamenti russi hanno danneggiato le infrastrutture civili, l’inverno senza elettricità al freddo sarà difficile. Chiediamo anche all’Italia di continuare ad ospitarli per l’inverno».
Non ho partecipato alla manifestazione per la pace ieri, a Roma, anche se mi sarebbe piaciuto andarci. Ma condivido con tutto il cuore le ragioni degli organizzatori di Europe for Peace, tra cui la Rete Italiana Pace e Disarmo, Sbilanciamoci, PaxChristi e altre, e ho preso parte a diversi cortei nel corso di questo anno travagliato. Sono contenta che la partecipazione sia stata massiccia e mi indignano le sparate pretestuose di tutti quelli che senza nemmeno sapere di cosa parlano sbraitano contro i pacifisti, considerandoli codardi, traditori, amici di Putin e rimproverando loro di “non esserci” (Dove sono i pacifisti? è una delle parole d’ordine ricorrenti).
I pacifisti in realtà si sono mobilitati da prima ancora che questa guerra iniziasse, con manifestazioni, incontri, viaggi in Ucraina, aiuti di ogni genere. L’unica cosa su cui i pacifisti non sono d’accordo è sul fornire armi. Più armi ci sono in giro, più si combatte, più si muore. Quello delle armi inoltre è un grandissimo business che arricchisce produttori, commercianti e contrabbandieri di strumenti di morte. Qui non si tratta del diritto dell’Ucraina a difendersi, si tratta di continuare ad alimentare una guerra che sta devastando proprio il territorio di quell’Ucraina che si dice di voler proteggere. Non si tratta di essere “amici di Putin”: si tratta di chiedere con insistenza che si aprano trattative serie, portate avanti con determinazione, al fine di risolvere il prima possibile un conflitto devastante, sempre in bilico sul rischio nucleare.
E devo ammettere, sì, che mi ha infastidito vedere Conte, il grande trasformista, mettere il cappello su un’iniziativa che procede da mesi senza il suo intervento, e non ho potuto biasimare coloro che hanno fischiato Letta, adamantino sostenitore dell’invio di armi e del riarmo dell’Italia, che più di una volta ha negato la necessità di trattare, e che ora come se niente fosse si traveste da agnellino.
mi ritrovo d’accordo con le opinioni espresse da Ennio Abate, Cosimo Minervini e Marisa Salabelle sulla positività della manifestazione in piazza San Giovanni a Roma, dove finalmente si è fatto sentire l’urlo della pace, a piu’ voci, e per il disarmo. Una manifestazione a lungo preparata, quindi sentita da moltissimi, che la stampa continua a ignorare o mistificare, secondo quell’ottica di potere che ci impartisce ordini aperti e/o subliminali, ammantati di valori…per la difesa della democrazia, della resistenza del popolo ucraino…
Sento riconoscenza per tutti presenti, io non c’ero, anonimi cittadini, sigle, laiche o religiose, in rappresentanza di movimenti, di sindacati, di associazioni ed è con quest’ultimi che mi sento soprattutto di identificarmi. Tuttavia credo di dover spezzare una lancia a favore di Giuseppe Conte due, che in parlamento è stato il primo a portare avanti, con il suo partito, la causa della necessità di un negoziato per la pace e per la cessazione dell’invio di armi…Ora potrebbe crescere il consenso a favore del cessate il fuoco, rifiutando il sesto invio di armi micidiale ad un Paese già cosi’ martoriato dalla guerra…senza illudermi troppo
Chiunque porti avanti in Parlamento la proposta di farla finita con l’invio di armi e di mettersi finalmente d’impegno a negoziare la pace ha il mio appoggio, sia Conte o Berlusconi o persino Salvini. Ma ugualmente mi disturba vedere questi campioni del trasformismo farsi paladini della pace…
Nom mi sembra che Conte sia particolarmente trasformista: è vero che alla prima proposta di invio di armi ha votato sì, poi però ha messo i puntini sulle i ed è stato l’unico ad opporsi al niuovo invio: non dimentichimo che le dimissioni di Draghi e il ripudio dell’alleanza da parte di Letta sono legati a questo!
Al coro dei guerrafondai estremisti si è purtroppo aggiunta una voce che finora era stata ambigua ed oggi supera Calenda e Renzi: quella di Adriano Sofri (leggere articolo sul Manifesto..guarda caso, il giornale suicidatosi proprio su questi temi)
Leggo su Contropiano un articolo di Hassad che trasuda ottimismo, composto di visioni che richiamano 60 anni fa: da una crisi dell’imperialismo americano con nuovi protagonisti concorrenziali all’emergere di spazi nuovi per l’antagonismo di classe; ora è vero che il tasso di THC nell’erba è aumentato molto, ma prima di passare dal fumo alla scrittura bisognerebbe fare un’analisi semantica preventiva: classe, cos’è oggi? Imperialismo, è sinonimo di grande potenza? ecc….