Natale secondo Mandel’štam (3)

di Antonio Sagredo

Pubblico la terza e ultima parte  sul tema del Natale dedicata a Mandel’štam. Le precedenti dedicate a   Majakovskij  e a Pasternàk si leggono qui e qui. [E. A.]

Brillano di similoro
nei boschi gli abetini di Natale;
nei cespugli lupi da giocattolo
guardano con occhi terribili.
 
O profetico mio dolore,
o serena mia libertà
e cristallo eternamente ridente
di un orizzonte non vivo!
 
1908                                                 
 

Traduzione e commento di A. M. Ripellino

Dunque la famiglia [di Mandel’štam] educata illuministicamente metteva i libri sacri nello scaffale sotto i libri dell’illuminismo. A quegli scrittori Mandel’štam tributerà grandi onori specialmente quando nel 1935 scriverà una bellissima ode alla lingua tedesca. E allora queste due linee:

   Da un lato c’era la Russia, ossia il gagliardo e vermiglio anno russo rotolava per il calendario con le uova    dipinte, con gli alberi di Natale, con i pattini di acciaio finlandesi, con il dicembre, con le carrozze di carnevale e la dača, e qui d’improvviso s’intrufolava un fantasma, il nuovo anno a settembre (cioè l’anno ebraico) e le non allegre strane feste che torturavano l’udito con strani nomi. […]

Questa è una delle prime poesie, e delle più semplici, anche quelle che dimostrano come Mandel’štam sia ancora nell’ambito del simbolismo, come non si sia del tutto staccato dall’esempio di Blok.

Nota 301, p.157 di Antonio Sagredo al Corso di Ripellino

Il poeta ha 17 anni, ed è ancora dominato dagli influssi simbolisti della seconda generazione, quella di A. Blok, insomma affila le armi del linguaggio poetico. “…gli abetini di Natale…” : tanto ricorrente questo tema che vi è una poesia di A.Voznesenskij (1933-12010), intitolata Alberi di Natale che recita: “Ali / a reazione / di alberi /sfondano i tetti…/ e l’irruenza dell’albero / è come una donna nel buio / tutto nel futuro / tutta perle / con gli aghi sulle labbra”. Così Pasternàk nella poesia Valzer lacrimoso: “Come mi piace nei primi giorni quando / corrono solo dicerie sull’albero di Natale”, (1941). E Majakovskij in Aghi di pino : ” Non è necessario./Non chiedetelo./Non ci sarà l’albero di Natale./Oggi luccicanti /lustrini/non giaceranno/sotto l’albero di Natale./ Presto tutti, in un gioioso grido/intrecciando le voci, accoglieranno un nuovo Natale./Ci sarà un pieno Natale./Così che/persino/si avrà noia di celebrarlo”.(1916).– Dunque il Natale di Majakovskij è diverso da quello di Pasternàk che è  tutto domesticità e festoni e allegria e ospiti cari. (vedi p.e. la poesia Valzer lacrimoso, in Corso monografico su Pasternàk di A. M. Ripellino, 1972-73, op.cit., p.119. – E Aghi di Pino in Corso monografico su Majakovskij di A..M.Ripellino 1971-72, op.cit. pp. 75-76). Mandel’stam comunque non è stato molto attratto dalle festività natalizie nonostante che la sua musicalità sarebbe stata più che adatta a cantare il Natale, anche dopo il superamento del simbolismo. Infatti Ripellino non si sofferma più di tanto su questo tema, poiché è più attento a rilevare alle prime prove le ascendenze simboliste, da cui più tardi e più maturo lo stesso Mandel’štam se ne allontanerà definitivamente.

2 pensieri su “Natale secondo Mandel’štam (3)

  1. In fondo la poesia è sempre decontestualizzata, senza un tempo e una cultura alle spalle, e perfino tradotta: e allora, nei cespugli (del mio bosco in cui vivo) lupi NON da giocattolo/guardano con occhi terribili (quanto è esteso il bosco che mi protegge?)
    E il cristallo eternamente ridente è solo uno schermo trasparente di un orizzonte mortifero e mortale.

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