“OPERAISMO, UN’ILLUSIONE ALLA PISACANE?”
DI RAFFAELE SIMONE
Quindi non c’entrano il «sentimento oceanico», le «illusioni palingenetiche» che furono forse il contorno ideologico secondario non tanto degli operaisti ma di gruppi come L’Unione di Brandirali etc. E basta leggere un’inchiesta dei Quaderni rossi o gli scritti di Raniero Panzieri o di Vittorio Rieser per capire che è falso che quegli intellettuali «conoscevano solo i cancelli dinanzi a cui andavano a fare ogni tanto volantinaggio». Mon è neppure vero che in quei gruppi, sorti attorno ad alcune riviste o poi dopo il ’68-’69 attorno ai giornali (Lotta continua, Il manifesto, Il quotidiano dei lavoratori), «di operai non ce n’era neanche uno». Non c’era certamente il grosso degli operai sociologicamente intesi e non vennero fuori leader come Di Vittorio. Ma ci furono minoranze agguerrite e consapevoli, “avanguardie” (come allora si diceva), che operarono attivamente in moltissime fabbriche dal Nord al Sud dell’Italia. E influenzarono non solo gli obbiettivi dei sindacati spingendoli alla costituzione dei Consigli di fabbrica e a conquiste come lo Statuto dei lavoratori, ma inventarono anche nuove istituzioni (i CUB, Comitati Unitari di Base) temuti e spesso rispettati anche dai sindacati. Un po’ di storia di quegli anni (ricorrendo, ad esempio, ai libri di Guido Crainz o De Luna) sarebbe bene conoscerla. Poi ci sono stati gli estremismi e i moderatismi. Poi ci sono state Piazza Fontana, la strategia della tensione, le Brigate Rosse e l’uccisione di Aldo Moro. Ma prima che arrivasse « il forcipe dell’Uomo di Arcore, che fu votato in massa dalla classe operaia», prima che gli operai rifluissero nella Lega e si rassegnassero a non «diventare classe-guida» o a ridursi a «consumatori come tutti gli altri», arrivò la sconfitta alla Fiat 1980, la Marcia dei quarantamila. (Da paragonare questi quarantamila ai sanfedisti che ammazzarono Pisacane. Con Romiti al posto del cardinale Ruffo). No, non erano cattolici con «obblighi e missioni ineluttabili» quegli intellettuali. E se non hanno pagato con la vita come Pisacane, hanno pagato con accuse infamanti ( cfr. caso del 7 aprile) e carcerazioni.
L’articolo di Raffaele Simone qui
UN’ILLUSIONE ALLA PISACANE?
PS Cinque o sei anni fa Asor Rosa tentò di creare un movimento anti-PD intitolato, se non mi sbaglio, “Sinistra radicale”, con conferenze stampa e qualche manifestazione. Poteva essere un’iniziativa utile, se non altro per raccogliere la massa di elettori che del PD ne avevano abbastanza (gli stessi che non sono andati a votare qualche mese fa). Non se ne fece niente, ma mi stupisce che nessuno lo ricordi.
APPENDICE
Un commentatore
Alberto Asor Rosa scriveva di “popolo”, di operai, come se conoscesse a menadito la loro vita, e ne condividesse gli affanni che era falso. Ma peggio di lui, erano gli scritti di Mario Tronti, Pietro Barcellona su “Rinascita” e “L’Unità”. Ero ragazzo, e non capivo perché questi intellettuali continuavano, ogni settimana, a misurare, non la febbre, ma la vita quotidiana operaia: il tempo operaio, il lavoro operaio, il tempo libero, la vita nelle fabbriche, il rapporto tra operaio e padrone, struttura e sovrastruttura delle “dinamiche” del lavoro operaio. Un rosario teorico scritto da chi in fabbrica non ci stava, né lui, né i suoi figli. Come fu per Lenin, gli operai erano strumenti, argilla da modellare, da impastare per costruirci il suo sogno ideale rivoluzionario. Si potrebbe dire che più che un’idea, la loro era una scelta estetica; e non è un caso che quando cominciarono gli sbadigli, gli operai stanchi di ascoltare teorie di cui non si capiva granché, questi accademici, tanto ammirati, se la presero con l’ottusita’ altrui, e il rosario operaio cadde in disgrazia.
“Un rosario teorico scritto da chi in fabbrica non ci stava, né lui, né i suoi figli. Come fu per Lenin, gli operai erano strumenti, argilla da modellare, da impastare per costruirci il suo sogno ideale rivoluzionario”
.
Ormai commentare quello che si ignora è diventato un vezzo bene accolto nei salotti, e forsanche altrove; non capisco perchè sprecarsi a commentare i commenti di questo Simone o il suo ‘commentatore’ che della classe operaia sembrano conoscere quel che ne sapeva Manzoni e degli ‘operaisti’ quel che diceva Foscolo..
Non credo sia uno spreco. Sono molto seguiti e moltissimi (e non solo nei salotti: FB non è un salotto) bevono quello che dicono come verità. Non mi piace fare l’ultimo mohicano. Ma troppi tacciono. E allora parlano i Simone sulla classe operaia o – per fare un altro nome – i Fusaro su Ratzinger: https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/12/31/il-mio-ricordo-di-ratzinger-gigante-teologico-filosofico/6922548/
Come mai siamo a questo punto? Ci siamo “sprecati” o ci siamo “addormentati”?
ma dobbiamo seguire gli influencer qualunque?
piuttosto uno crea un suo blog/post…(non vado su FB perchè il mese che c’ero stato e avevo visto le notizie che avevano raccolto su di me mi ero spaventato…)
questi sono dementi e soprattutto ignoranti come capre….non si può dargli anche quel poco credito che gli viene dal criticarli
“ma dobbiamo seguire gli influencer qualunque?”
Ti sfugge che sono proprio “gli influencer qualunque” che formano il senso comune demente e ignorante come capre di massa; e che andrebbero contrastati ANCHE sul loro terreno. Criticarli non è dargli credito.
sul loro terreno sei perdente; e criticare è anche dare credito: ripeto: meglio cercare posti paralleli, obliqui…..
Perdenti si è per ben altro, non perché si critica ANCHE su FB i vincenti. Quali sarebbero i “posti paralleli, obliqui”?