di Franco Nova
SEMPRE PIU’ SOLI ED INSIEME
Soli stanotte, ancor più soli
d’una nube bianca nel cielo grigio.
Eppure tutt’intorno chiacchiere,
grida e risate da gente ubriaca.
Sta cominciando la primavera,
ma non per la mia vita solitaria
che ogni cosa e ogni persona
vede come da un binocolo.
In realtà, non sono però privo
di una ben rumorosa compagnia.
Sono forse soltanto i fantasmi
delle mie amicizie ormai lontane;
non per i luoghi abitati un tempo
in cui tanto parlavamo ridendo
e dandoci nuovi appuntamenti.
Non ci sono solo gli estinti,
ma pure quelli spariti nel mentre
sembravamo uniti per sempre.
Li ricordo tutti insieme mentre
mi sdraio sul divano e sto fermo,
perché se mi muovo li vedo
sparire d’improvviso nella luce
di giorni passati e tanto gioiosi.
Torneremo insieme, ma non così
come siamo noi in questa vita
ormai vicina al silente riposo.
Saranno altri, sempre pronti
a rilanciare in avanti lo spirito
di nuovi e più fervidi tempi.
Saremo proprio noi con loro
per quanto incredibile sembri.
Forse loro stessi lo sapranno;
noi, cioè in fondo io così solo,
sarò lì ad agitarmi di nuovo.
La vita continua, l’insieme
assorda con il suo vociare mentre
gli individui passano e stanno.
AMORE INGANNATORE Quante nubi oscure stasera, ma non turbano le umane genti; è il mio cervello in panne che non muove pensieri né sensazioni. Avevo visto la donna agognata molto bella, intelligente e mossa da un’incomprimibile sensazione d’essere a tutti così superiore da impedirle qualsiasi legame. E nemmeno un senso di pietà per quei derelitti ai suoi piedi. La domanda si pone imperiosa: se amo questa presuntuosa senza capacità di vita sociale, vivrò nella notte buia e silente. Non avverto disagio alcuno, non so amare, questa la realtà; cerco solo la cuccia dove stare senza darmi alcun impegno, buon servo della donna scelta. Se riesco, mai più responsabile; se sbaglierò, il danno fatto sarà di quella superba che inferiori crede tutti gli altri. Sarò io in realtà il vile capace di ogni odio per i suoi simili; ma sarà ritenuta colpevole la prepotente da me desiderata. Questo il mio modo d’amare. Sono in condizioni divine e tutti gli altri giù all’inferno. NON SEMPRE CONTENTI, MA VIVI Sono malinconico questa sera, vedo gli amici d’altri tempi vestiti di stracci strappati per la noia della loro vita eterna. Mi parlano in una lingua afona di cui afferro solo la rabbia. Nulla di celeste in quei luoghi, solo un colore verdastro di bile in via di densa accentuazione. Intenti a controllare i serpenti per il bene degli amici quaggiù; li ringrazio con vive parole che non comprendono così sfatti, sorrido allora e sono felici. Nutro per loro un vero amore ma confesso il mio disagio di ritrovarli vestito di stracci, privo di sangue e della carne; avremo più tardi tanto tempo per raccontarci l’inutile senso della morte che tutti odiamo. Per adesso lasciatemi soffrire la vita, con i radiosi raggi di un Sole così caldo e luminoso.