Fratrie

di Cristiana Fischer

un motto e gli ideali

Le conoscenze maturate con la psicologia, la storia e l’etnologia ci consentono di accettare come ovvi i tre ideali “Libertà Eguaglianza e Fraternità” diventati, nella Costituzione francese del 1958, al Titolo 1 Della Sovranità, articolo 2, il “motto” della Repubblica.
Che realtà hanno questi ideali? E’ fondata la libertà, certa l’uguaglianza, profonda la fratellanza?
Sull’eguaglianza: dopo che la schiavitù nelle colonie fu abolita nel 1794, Napoleone la ripristinò nel 1802 e solo nel 1848 l’abolizione della schiavitù nelle colonie divenne effettiva, assicurando però indennizzi agli ex proprietari schiavisti che durarono, per esempio ad Haiti, impoverendola, fino al 1950. Per non dire della difficile e lunga strada che compiono gli immigrati di seconda generazione in Italia per ottenere la cittadinanza italiana.
L’ideale di fraternità si è affermato negli ordini mendicanti medievali e poi nelle confraternite nate dopo il Concilio di Trento: siamo tutti fratelli perchè siamo ugualmente figli di dio. (A parte i dubbi di Juan Ginés de Sepúlveda versus Bartolomé de Las Casas sull’anima posseduta dagli indigeni di Hispaniola, si veda la disputa di Valladolid del 1550-51, convocata dall’imperatore Carlo V.)1
La fraternità è stata ribadita nel Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, firmato ad Abu Dhabi dal Grande Imam di al Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, e da papa Francesco il 4 febbraio 2019, e poi nella Lettera Enciclica Fratelli tutti, lettera sulla fraternità e l’amicizia sociale, del 3 ottobre 2020.

La faccia oscura della fraternità tuttavia sono le fratrie.
Nella Grecia antica erano vere e proprie entità sociali, che comprendevano gruppi familiari discendenti da un capostipite comune. La fratria funziona anche, nelle società esogame, per vietare il matrimonio fra i componenti.
Il femminismo propone una versione ficcante del termine. Riporto da alcuni testi femministi frasi che alla fratria si richiamano: “Oggi il patriarcato non c’è più, ma gli è subentrata la fratria, fatta di confraternite maschili che possono includere anche sorelle”.2 La fratria dei giovani maschi è l’erede del patriarcato.
Un ragionamento più approfondito sulla natura maschile della fratria nel libro “La carta coperta. L’inconscio nelle pratiche femministe”, Moretti & Vitali, 2019, di otto autrici e un autore: “Oggi le donne non si confrontano più con il patriarcato, con le autorità dei padri, ma con le fratrie, cioè con l’offerta dei fratelli democratici alle sorelle di entrare da eguali nell’ambito della politica istituzionale, dove vige il modello della parità”, scrive Chiara Zamboni. Lia Cigarini, una della autrici del libro, aveva scritto due anni prima un breve testo “Per non diventare tutte/i transessuali simbolici”: “come pensare e mettere in opera l’indipendenza simbolica delle donne? Rifiutando la simmetrizzazione egualitaria”. Alla fratria che neutralizza la differenza sessuale, Cigarini oppone la pratica di scambio e di relazioni tra donne propria del femminismo italiano.
Quanto alla libertà, nel Vocabolario delle istituzioni indoeuropee”3 Emile Benveniste compie l’analisi etimologica della parola “liber”. In ogni società indoeuropea “regna una distinzione fondata sulla condizione libera o servile degli uomini”, da una radice verbale che significa crescere, si passa a crescita di una categoria sociale “sviluppo di una comunità. Tutti quelli che sono usciti da questa ‘matrice’ da questo ceppo, hanno la qualità di liberi”. Liberi non nel senso di liberati da qualcosa, ma di “appartenenza a una razza etnica designata con una metafora di crescita vegetale”. In altre parti del territorio europeo lo stesso concetto di appartenenza a gruppi ristretti, che separano da stranieri e da schiavi, parte da termini diversi, che raggiungono in ogni caso lo stesso obiettivo: di indicare insieme appartenenza e separazione.
Razzismo, neutralizzazione della differenza sessuale, coincidenza di libertà e identità etnico-razziale pongono un problema quanto alla verità dei tre ideali affermati nel motto assunto dalla costituzione francese.

verità e realtà

Libertà, uguaglianza e fraternità sono valori da affermare nella discussione pubblica, nella democrazia. La verità invece (a-letheia in greco: dis-velamento) agisce in modo scettico e critico nell’ambito pubblico e ci libera dalle verità parziali, le opinioni che, se prese come verità assolute e categoriche, suscitano conflitti.
La verità è un superconcetto: verità, realtà e bene, i tre concetti fondamentali chiamati nel medioevo “trascendentali” sono concetti ubiqui o indefinitamente estensibili. I tre fondamentali hanno una funzione inferenziale e discussiva, occorre educare alla verità (al bene, al bello) per orientare i nostri ragionamenti in caso di divergenze. “Il concetto realistico di verità è ubiquo, o indefinitamente estensibile: il che vuol dire che quando si discute, si discute sempre anche di fatti, dunque di verità, anche quando si tratti di norme e programmi.” 4

NOTE

1. https://www.juragentium.org/books/it/lascasas.htm

2. Appello-manifesto per un otto marzo memorabile, 19 febbraio 2023.

3. Émile Benveniste, Il Vocabolario delle istituzioni indoeuropee, I. Economia, parentela, società, Libro Terzo, Einaudi 1976.

4. Franca D’Agostini, Realismo?, Bollati Boringhieri, 2013, Introduzione.

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