Su realismo, malinconia e vittoria dei ragionevoli

«I tre chirurghi» (1926) di Ubaldo Oppi © Museo Civico di Palazzo Chiericati, Vicenza

di Franco Nova

REALISMO, NIENTE UTOPIA
 
Quanta gente s’immola per la causa
o soltanto sociale o pure religiosa;
merita rispetto, non ammirazione
non avendo capito il vero fine
per cui si batte con veemenza.
Si deve conquistare il potere
per puntare sia a mete elevate,
più spesso a ben bassi interessi.
La lotta è di duro impegno e
può chiedere il supremo sacrificio.
Tutti meritano un’alta pietà
per i loro sforzi mai a risparmio
e credendo nell’indubbia vittoria.
La delusione è spesso rapida
o si crede al pieno risultato.
Le finalità alte decadono infine,
il mondo muta non come sperato.
Ci si accontenti di quanto ottenuto,
il realismo è il nostro successo.
MALINCONIA MA NON SOLO
 
Compagni e amici fraterni erano
nella gran sala della mia magione
festeggiando un gran tempo fa
la presunta vetta della mia vita.
Erravano e giunsero tutti loro
a percorrere le vie sconosciute;
io restai in quella nota con dolore.
Ricordo quelle musiche e danze
e la recita delle poesie mie dilette
attraverso sogni mai dimenticati.
Ora osservo i miei spiriti vitali
passeggiare annoiati per le lande
dove il mio corpo secco troverà
un unguento e scivolerà veloce
in luogo placido e solitario.
Durerà un balenio e avrò il senso
della mia vita con tutti i ricordi
di amici e compagni che furono.
Poi resterà l’inerte materia
del mio corpo e nulla sentirò.
E nulla quindi posso più dire.



LA REALTA’ VINCE L’INSIPIENZA
 
Fanciulli ridenti tanto sciocchi
fanciulle impunite che schernivano,
una comunità senza alcun legame
mentre nel mondo era caos e
nessuno ne capiva il vero senso.
Il nessuno non pensava al perché,
preferiva restare in riva al mare
seguendo passivo il calar del Sole.
Era piacevole non voler capire il
susseguirsi dei complicati eventi 
senza farsi prendere dal malumore.
C’erano tragedie ma che importava
non credendoci ed essendo neutrali.
Alla fine sarebbe stata positiva la
messa al bando dei cantori tragici;
la popolazione si sarebbe ridotta
e i rimanenti avrebbero vissuto
in una effettiva letizia incantata.
Tutto solo immaginato, mal creduto;
la realtà avrebbe scosso i sorridenti
e dato piena soddisfazione ai pochi
ancor dotati di sana ragionevolezza.

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