Ta-Nehisi Coates nella West Bank

di Raffaella Ferraiolo Depero

È morale, per uno Stato che si dichiara una “democrazia” mantenere un popolo in una situazione in cui non si hanno i più elementari diritti?

Poco prima del 7 ottobre, lo scrittore e giornalista Ta-Nehisi Coates è stato per 10 giorni nella West Bank e nei Territori Occupati con l’intento di scoprire la connessione tra la lotta degli afroamericani e quella dei palestinesi.
Al ritorno in un’intervista con Democracy Now, Coates dice che nella West Bank  il diritto di voto è ostacolato, il diritto all’acqua è ostacolato, il diritto all’energia è ostacolato, il diritto alla casa è ostacolato, il diritto alla mobilità è ostacolato; e dichiara che questa è una  realtà ben familiare agli Afroamericani e a coloro che ne conoscono la  storia, e afferma: “Non è possibile per me, come Afroamericano, tornare qui dopo essere stato testimone della segregazione dei palestinesi e non dire nulla a riguardo.”
Per lui la cosa più scioccante del suo viaggio è stata il rendersi conto immediatamente di che cosa succedeva nella West Bank e in Palestina.  Coates si trovava in un territorio in cui gli abitanti non hanno nessun diritto.  Tutto è ostacolato, limitato, o proibito  in base all’etnia. E tutto questo gli è sembrato estremamente familiare. I neri in America si trovano a vivere la stessa realtà dei palestinesi, afferma. Coates dice anche che è molto duro assistere alle retoriche di certi politici afroamericani che difendono il regime di Israele. E non lo riesce a capire. Si chiede se questi politici sono stati a Hebron, a Masar Yatta, a Susiya, a Tuba. Si chiede se hanno veramente visto che cosa succede li.  Non sa come costoro possano trarre beneficio da queste retoriche, mentre godono delle conquiste dei loro antenati nella lotta contro Jim Crow e la segregazione razziale.
Come tutti i neri ha paura. Ma dice che deve soppesare le sue paure con le promesse che ha fatto ai palestinesi, agli ebrei israeliani e ai sopravvissuti all’Olocausto che lo hanno accolto nelle loro case e gli hanno esposto i fatti.  Deve confrontare le sue paure con quelle dei suoi stessi antenati, come Frederick Douglass e Ida Wells, che sicuramente affrontarono situazioni molto più pericolose di quella da lui affrontata andando in un posto per raccontare ciò che hai visto. Il fatto che ci siano persone che cercano di sopprimere la libertà di espressione non è una scusa per tacere.  È sempre stato così per gli scrittori e i giornalisti neri.

Non deve sorprendere l’accostamento della segregazione dei palestinesi a quella dei neri in America. Con la eccezione delle grandi città, in America non si vota sotto casa. Devi chiedere un permesso dal lavoro, preoccuparti di lasciare i bambini con qualcuno e farti almeno due ore di bus.  In tutta l’America i distretti scolastici delle zone più povere, quelle abitate soprattutto da neri, ricevono finanziamenti inferiori ai distretti scolastici dei quartieri più ricchi. Queste pratiche già prima penalizzavano i neri, le minoranze e i più poveri.
Durante la presidenza di Trump, negli stati rossi (repubblicani),  i governatori hanno approvato e firmato una serie di leggi per ridurre le già minime opportunità dei neri in diversi campi,  Ci sono state restrizioni del voto e  manipolazioni dei confini dei distretti elettorali (gerrymandering) a danno dei neri e dei democratici. Anche la  eliminazione del  voto domenicale penalizza in gran misura gli afroamericani, perché i membri delle congregazioni delle chiese afroamericane proprio dopo i servizi domenicali organizzano regolarmente eventi chiamati “souls to the polls“, portando  dale chiese alle urne con autobus tutta la comunità in festa.
Inoltre nelle scuole  e nelle  biblioteche pubbliche della Florida e di molti stati rossi è stato proibito nell’insegnamento l’uso di libri che trattano la  storia del razzismo. (E si sa che i figli delle famiglie benestanti frequentano scuole private).
Sempre negli stati rossi sono passate varie leggi sull’eliminazione del diritto di aborto. Anche in questo caso ad essere penalizzati  sono i neri, i poveri e le minoranze.  Infine, va detto che nel 2014 la città di Flint in Michigan cambiò la sua fonte di acqua da acqua trattata dal Dipartimento di Acqua e Fognature di Detroit,  al Fiume Flint. I cittadini sono stati e sono ancora esposti a rischi per l’uso di acqua potabile con elevati livelli di piombo. I bambini poi  lo sono particolarmente per gli effetti a lungo termine dell’avvelenamento da piombo.
Credo che quanto sopra basti a capire la presa di posizione di Coates.

Nota

Ta-Nehisi Coates è nato a Baltimora nel 1975. Ha pubblicato sull’Atlantic una serie di articoli sull’Era di Obama, e poi li ha raccolti nel libro We Were Eight Years in Power (Siamo Stati al Potere per Otto Anni). Suoi articoli sono usciti anche su «Time», «The New York Times Magazine», «The Washington Post» e altri giornali e riviste. Nel 2015 il suo memoir Tra me e il mondo è stato selezionato dai piú importanti premi letterari americani e ha vinto, tra gli altri, il National Book Award. Insignito nello stesso anno col «Genius Grant» della MacArthur Foundation, Ta-Nehisi Coates oggi è considerato uno degli intellettuali pubblici piú importanti degli Stati Uniti. Per Marvel Comics è anche l’autore della serie di Black Panther e di Captain America. Il danzatore dell’acqua, suo primo romanzo, è al primo posto tra i bestseller del «New York Times».

1 pensiero su “ Ta-Nehisi Coates nella West Bank

  1. Nessuna sorpresa: tutti questi sistemi sociali hanno una quota di popolazione che vive più o meno nell’apartheid e che serve per scaricare certe tensioni, su chi non ne ha colpa.
    Certe domande nascono dal collegare il sistema di governo con la quantità e qualità di diritti concessa, come se un sistema fosse in assoluto migliore degli altri: con le forme verticistiche le decisioni vengono prese dall’alto, con eventuale consultazione delle fasce popolari. In democrazia le decisioni vengono prese dall’alto, previo condizionamento delle fasce popolari. Tutto qui.
    La differenza, semmai, è che una forma verticistica tende ad aumentare le possibilità del singolo (meritocrazia), aumentando al contempo i rischi sul piano delle libertà personali; una democratica tende a limitare le une e gli altri; livellando tutto a una mediocrità che impone, come mezzo per “arrivare”, il clientelismo.
    Ma poi si vede come vanno a finire le cose: da un lato abbiamo avuto – accanto a criminali psicopatici – i cosiddetti “principi illuminati”; dall’altro la decadenza del sistema democratico sta facendo emergere la faccia reale del Potere, che è sempre quella; perché al potere c’è sempre stata gente della stessa qualità: dal “diversamente democratico” Alcibiade, ai tirannucci sostenuti dal consenso di una maggioranza di lobotomizzati dei giorni nostri.

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