da C. H. Sisson Reader, Carcanet, Manchester 2014
Tristia
1
It is because of exile I am here,
The utmost tip of the world, for old age
Brings one to the edge of what one lived among.
Before departure I was of that race
Which passed the time but thought of something else,
But now time fills the whole horizon:
Not what yesterday was or what tomorrow
Will bring, for what it brought is dead,
And what it will, will never come to life.
When will it pass? is all I have to ask.
No-one is implicated in that question
But I who now no longer live among
Even those who see me now as I do them.
But ‘as’ is not the word I should have used,
For age has given sight its own blindness,
And no impression is conveyed to me
Which tells me it is here that I belong.
I am the utmost tip of what once was,
Beyond which there is nothing but the sea;
The stationary Pontic cold holds all.
I look towards it, not to those I know,
Though casual bodies hurrying in the street
May hold the eye enough to make a glance,
But where they go is not where I will go:
I turn back to the water and am lost.
È per via dell’esilio che sono qui ora,
all’estremo margine del mondo, perché la vecchiaia
ti porta ai confini di ciò in mezzo a cui sei vissuto.
Prima di partire ero della razza di chi
trascorre il tempo intanto pensa ad altro,
ora invece il tempo colma l’orizzonte:
non ciò che era ieri o ciò che l’indomani
porterà, perché morto è ciò che portò
e quello che sarà mai verrà al mondo.
Quando passerà? Non chiedo altro.
Non è rivolta ad altri la domanda
oltre me che nemmeno più vivo in mezzo
a quelli che mi vedono come io li vedo
Ma non è “come” la parola che ci vuole,
età diede alla vista la propria cecità,
e nessuna impressione mi è fornita
a dirmi che sia questo il mio posto.
All’estremo margine di ciò che sono stato,
oltre il quale non c’è altro che il mare;
tutto tiene il freddo costante del Ponto.
È a lui che mi volgo, non a chi conosco,
anche se corpi in corsa occasionali sulla strada
possono tenere l’occhio il tempo di uno sguardo,
ma la loro meta non è quella cui mi volgo:
di nuovo mi volto verso l’acqua e sono perso.
* Una nota critica e altri testi di Sisson Reader si leggono sul sito di Kolibris Edizioni qui
…sì, triste, ma almeno la vecchiaia non viene infiocchettata. Ai margini ormai della vita, il poeta sente di appartenere ad un paese a parte, sulle rive di un mare dalle folate fredde, che già l’attende e lo attira: “…di nuovo mi volto verso l’acqua e sono perso” Gli altri hanno verso di lui uno sguardo che non lo comprende, ma la cecità è reciproca…
Perdere lo sguardo
affinché la luce muoia
perché c’è bisogno d’aiuto
per morire
Si può pensare alle mani
quelle mani che si tendono
al buio e trovano l’appoggio
sul ramo fiorito ancora
non per noi per gli altri
ancora
Perdersi nel mare
Un debole risentimento
ancora scuote il cuore
verrà a cercarmi
per ora solo il freddo
Byemy
Parole scaturite dopo la lettura del post . vogliate perdonarmi ma un omaggio a questo poeta è stata una mia grande necessità.
mi compiaccio con la signora Emilia Banfi : la sua poesia è veramente eccellente.
Arriva nudo al “stationary Pontic cold” (quasi dantesco) senza rapporti o compagnia, la sua lingua è semplice quasi spoglia, ogni verso ha un significato compiuto, l’andamento è piano, solo qualche immagine coinvolge due versi: e quella sintassi è come un debito al passato. E’ arrivato al punto in cui guarda solo avanti ed è perso.
La semplicità del testo risponde immediata al nudo argomento.