Esame di realtà


NE’ CON NETANYAHU NE’ CON HAMAS
di Ennio Abate
«Chi ai nostri giorni voglia combattere la menzogna e l'ignoranza e scrivere la verità, deve superare almeno cinque difficoltà. Deve avere il coraggio di scrivere la verità, benché essa venga ovunque soffocata; l'accortezza di riconoscerla, benché venga ovunque travisata; l'arte di renderla maneggevole come un'arma; l'avvedutezza di saper scegliere coloro nelle cui mani essa diventa efficace; l'astuzia di divulgarla fra questi ultimi»

                                                         (B. Brecht, Cinque difficoltà per chi scrive la verità)
Il problema è che nessuno di quanti oggi si pronunciano sul conflitto in corso da tempo in Medio Oriente – e lo può fare, come noi, soltanto usando parole  che arrivano al massimo a cerchie ristrette di persone – è in grado di fermare i contendenti. Né esiste una forza politica capace di prospettare una soluzione politica “equa” (e cioè che escluda l’eliminazione o la sottomissione di Israele o quella dei palestinesi).
Bisognerebbe costruirla (o ricostruirla).

Anche se fosse mosso dalle migliori intenzioni (dire la “verità”, aiutare le vittime, combattere le ingiustizie, arrivare alla pace o ad una “soluzione”), non contribuisce a questo compito chi:
– si schiera apertamente con l’uno o l’altro dei contendenti e riecheggia le loro propagande senza controllarle;
– tratta tutte le posizioni non schierate come se invece lo fossero;
– occulta o semplifica la complessità dei problemi.

11 pensieri su “Esame di realtà

  1. Dire la verità è altro dal trovare una soluzione, chè il giornalista/testimone/osservatore non è anche politico o demiurgo
    Accontentiamoci di dirla la verità
    Che oggi ha il suo centro nel descrivere l’agire di mostri in vesti umane
    come ci raccontavano ieri sul NYT 600 medici e infermieri americani che han lavorato a Gaza
    Che ogni giorno vedevano decine di bambini palestinesi colpiti da pallottole alla testa
    A testimonianza non solo di una volontà efferata di sterminio
    Ma della perdita di ogni parvenza di umano sentire dei singoli mostri in divisa israeliana

  2. Devo anche ricordare due cose:
    che sempre sul NYT la giornalista americana/israeliana che ha raccontato degli espisodi delle atrocità di Hamnas su neonati e donne ha poi dovuto fare ammenda, dicendo che erano invenzioni cha avevano avuto origine da una ausiliaria israeliana ma poi non avevano trovato riscontro; e che i casi di violenza su civili israeliani erano perlopiù dovuti a piccole bande che erano entrate indipendentemente dall’operazione di Hamas che aveva obiettivi militari-anche se il termine militari includeva insediamenti armati e riservisti
    Che Hamas non è semplicemente un gruppo armato, ma è soprattutto un gruppo politico che gestisce legittimamente il potere amministrativo a Gaza ,con un forte braccio armato che ha una sua struttura indipendente
    Anche se l’IDF ha messo nel mirino (gli elenchi del database di Lavender) anche gli amministratori e i politici

  3. 1.
    E a che serve allora la verità?
    Dire la verità non è operazione disgiunta dal resto e, dunque, anche dalla ricerca di una soluzione al conflitto, qualunque essa sia: eliminazione di Israele, eliminazione dei palestinesi, convivenza più o meno difficile tra israeliani e palestinesi.

    2.
    “ il giornalista/testimone/osservatore non è anche politico o demiurgo”. Nessuno gli chiede di esserlo. Ma un vuoto politico in questo conflitto si è creato ed è un vuoto politico che ha messo fuori gioco ogni ipotesi di convivenza. Se poi si nega questo e si è convinti chela militarizzazione del conflitto è prosecuzione della politica con altri mezzi e, quindi, che vuoto politico non c’è, e che ci si debba schierare con l’uno o l’altro dei contendenti (e cioè con il blocco Netanyahu/USA/Europa o con quello Hamas/Iran/Russia/etc., si segua da tifosi o da osservatori distaccati la conclusione dello scontro.

    3.
    C’è un’atrocità di qualsiasi scontro militare che colpiscesempre più i civili. Non l’ha evitata Israele, più potente militarmente e quindi in grado di fare più morti e più distruzioni. Non l’ha evitata Hamas, che meno potente militarmente deve ricorrere ad atti di terrorismo accettando di far pagare ai civili le ritorsioni di Israele Come va detta la verità su l’IDF che colpisce decine di bambini alla testa, va detta la verità anche sulle uccisioni di civili da parte di Hamas, senza attribuire le vittime soltanto al fuoco degli israeliani o a “piccole bande che erano entrate indipendentemente dall’operazione di Hamas”.

    4.
    “ Hamas non è semplicemente un gruppo armato, ma è soprattutto un gruppo politico che gestisce legittimamente il potere amministrativo a Gaza ,con un forte braccio armato che ha una sua struttura indipendente”.
    Certo, ma fino a prova contraria anche Israele ha dei governanti, un esercito, ecc. E allora? Si ritorna al problema della soluzione politica o militare del conflitto (asimmetrico).

    5.
    Affermare che la “perdita di ogni parvenza di umano sentire” riguarda soltanto “singoli mostri in divisa israeliana” è un falso. I “mostri” (cioè le ali militariste che vogliono l’eliminazione del nemico) stanno anche dall’altra parte. E se Israele, non avesse quel suo sistema efficiente di neutralizzazione dei missili lanciati dagli avversari, si vedrebbero migliaia di bambini o civili israeliani morti.

  4. Con voce più autorevole della mia, Ennio ha finalmente chiarito quale dovrebbe essere il nostro problema, e dico “nostro” in senso empirico (noi non siamo sotto le bombe) ma anche, e forse qui mi illudo, riferendomi all’appartenenza a una sinistra critica, con le sue fiaccole e le sue lanterne.

  5. per me la ‘ verità’ dipende molto dai numeri, che non sono fredda statistica quando riguardano vite umane sacrificate a migliaia e migliaia e un territorio quasi raso al suolo, infrastrutture e abitazioni, dove si rende quasi impossibile ai provvisoriamente scampati sopravvivere…Non si può mettere sulle stesso piano le due realtà: Gaza e Israele…La seconda del tutto integra, con un numero esiguo di vittime paragonate a quelle di Gaza, e un territorio sempre in via di espansione, con occupazioni di coloni e nuove invasioni. Solo a parole, nei fatti nessuna potenza ferma l’esercito di Netanyau, anzi viene gratificato con armi e denaro…Il peggior nemico degli ebrei`purtroppo è a capo di Israele! Ho diverse amiche ebree e mi dispiace tanto per chi ha già molto sofferto

  6. Io non riesco a sentirmi coinvolta razionalmente dal conflitto armato tra Israele e Hamas (Iran, Russia), umanamente è un’altra storia, ma è sempre stato così: la guerra la vogliono quelli che la fanno, e hanno le loro cogenti ragioni. Autorità superiori che potrebbero fermarli? Ma no, quelle autorità superiori la vogliono, la guerra, per lo scontro mondiale di poteri tra USA, Ue, Russia, Cina, Iran… fatta, la guerra, dai loro proxy. Che io ricordi MAI, MAI, il mondo non è stato in guerra per ragioni di superiorità tra grandi imperi. Tanto è. Il resto è… moralismo?

  7. SEGNALAZIONE

    La guerra Israele-Palestina

    “Il massacro a Gaza e in Cisgiordania è terrorismo”, intervista a Stefano Levi Della Torre

    «Difendersi dall’aggressione di Hamas è un dovere. Difendersi dall’esistenza stessa del popolo palestinese è un crimine contro l’umanità. L’assumere criteri avvocateschi e corporativi a protezione acritica da ogni critica è il maggior contributo che gli ebrei possano dare all’antisemitismo»

    https://www.unita.it/2024/04/24/il-massacro-a-gaza-e-in-cisgiordania-e-terrorismo-intervista-a-stefano-levi-della-torre/?fbclid=IwY2xjawF51QhleHRuA2FlbQIxMQABHTvpWuW0qDxqONt-iJ_YVV6YIjmqsriM307LKyqlJ8OEB-2Z9Pucu5vSbg_aem_b5VYxRUGLTF_fuRWg8Uo4Q

    STRALCI:

    1.
    Se Israele ha diritto di esistere e di difendersi, anche i palestinesi ce l’hanno, di fronte alla sistemica aggressione di Israele nei territori occupati. Se ci sono organizzazioni palestinesi che praticano uccisioni e massacri indiscriminati ossia terroristici vanno combattuti e condannati; ma anche il massacro di Gaza e in Cisgiordania sono terrorismo su vasta scala, e ogni forma di terrorismo, di gruppo o di Stato, va condannata e politicamente combattuta. Tra Hamas e la politica di destra di Israele c’è stato un antagonismo collusivo. In che cosa collusivo? Entrambi convergevano nel rifiuto del compromesso di pace: Hamas rifiutava l’esistenza di Israele, la destra israeliana rifiutava l’indipendenza palestinese. Che cosa Hamas ha offerto alla destra israeliana? La spaccatura politica e geografica dei palestinesi. Che cosa Israele ha offerto a Hamas? La causa palestinese lasciata marcire senza prospettive, se non l’oppressione, l’apartheid, e la spoliazione sistemica, e Hamas l’ha strumentalizzata come motivazione politica della propria aggressione terroristica.

    2.
    se ogni critica viene respinta come “antisemita”, l’accusa di antisemitismo da scudo di difesa si ribalta: diventa una pretesa di privilegio, il privilegio di essere esentati dalla critica in memoria della Shoà, grazie alla quale ogni azione di Israele vuol farsi passare per sempre come “legittima difesa”. Ma ogni pretesa di privilegio si ribalta facilmente in accusa, in ostilità, in odio.

    3.
    Sionismo ed ebraismo non sono la stessa cosa: l’ebraismo è una tradizione, una cultura, una condizione storica, per molti è anche una religione. Il sionismo, anzi, i diversi sionismi, da quello laico socialista che ha fondato lo Stato a quello attuale ad egemonia nazionalista e fondamentalista, sono invece posizioni politiche, politicamente criticabili. Salvo che l’“antisionismo” non voglia esprimere l’idea che Israele, unico tra gli Stati esistenti, non ha il diritto di esistere, nel che affiora una discriminazione antisemita.
    4.
    L’accusa di genocidio ha una risonanza particolare per gli ebrei e per Israele. Sullo sfondo della Shoah, non è difficile comprenderlo. Certamente, in questa accusa si infiltra l’intenzione di smantellare lo scudo di difesa che la memoria del genocidio nazista ha costituito per lunghi anni per gli ebrei e per Israele. Che le vittime per antonomasia si facciano carnefici, disinnesca il “prestigio” delle vittime e le loro pretese di un tabù difensivo. Io sospendo le mie conclusioni sulla fattispecie giuridica che riguarda i crimini contro l’umanità di Hamas e di Israele; una controversia che può diventare un alibi per spostare sul terreno dello scontro terminologico la questione oggi principale: che le persone, e in particolare gli ebrei, gli israeliani e i palestinesi non si esimano dal considerare i fatti, li giudichino, prendano posizione, si sforzino di elaborare che cosa è urgente nell’immediato e che prospettive politiche si debbano perseguire.

    5.
    Nel mondo ebraico sussistono due declinazioni della memoria della Shoah: la prima la intende “mai più per gli ebrei”, la seconda la intende “mai più per nessuno”, né come esito di genocidio, né come fatti che ne sono possibile premessa, come la persecuzione, la deportazione e le atrocità di massa. La prima interpretazione vede nella Shoà soprattutto il massimo crimine contro gli ebrei, la seconda vede nel massimo crimine contro gli ebrei il massimo crimine contro l’umanità. Poiché entrambe sono vere, hanno convissuto, ma ora si accentua il loro conflitto perché divergono le conseguenze politiche ed etiche che se ne traggono. “Mai più contro gli ebrei” porta a porre gli ebrei come le vittime per antonomasia, senza confronti e per sempre , per cui ogni violenza politico-militare di parte ebraica non sarebbe in ogni caso e indiscriminatamente che “legittima difesa”. Questa versione ha finito per diventare anima e strumento del nazionalismo di destra in Israele, e lo vediamo all’opera nella carestia indotta e nelle stragi indiscriminate nella striscia di Gaza, nonché nell’aggressione sistemica dei coloni in Cisgiordania.

  8. Israele e Hamas non sono sullo stesso piano:
    Qualce centinaio di vittime civili da un lato, genocidio dall’altro.
    Quello che quei medici che citavo dicevano anche era che tutti quelli che si presentavano da loro, feriti o parenti, erano denutriti in maniera impressionante, e gli ricordavano le foto di Auschwitz. E tutti, per denutrizione, avevano anche il sistema immunitario ormai silente, chi non moriva sotto i ferri moriva di infezione, e ormai i morti palestinesi reali sono intorno al milione.
    E non basta il numero, ma il come: intrappolati, provati di cibo, medicine, casa, possibilità anche di fuggire.
    No, non sono neppure lontanamente equiparabili.

  9. E aggiungiamo un poco di storia: chè questa politica di Israele va avanti, meno efferata per numeri e modi ma continua e orrorifica, da decine di anni. E noon dimentichiamo che l’attacco di Hamas è risposta a questo.
    Poi magari sarà anche il caso di raccontarsi la storia di Israele e i suoi profondi legani con nazismo…ma questo non cambia il quadro attuale, nè le responsabilità USA che sono dietro a tutto questo, chè, come raccontava anche Fagan, Israele è il cane rabbioso a guardia della via del cotone e delle nuova medioNato, e se Biden volesse e applicasse la sua legge (che vieta di fornire armi dove si commettono crimini di guerra) la strage finirebbe in un giorno.

  10. Premesso che ci sono parti politiche o stati che potrebbero fermare i contendenti ma decidono di non farlo (e di ciò ne prenderanno le responsabilità di fronte alla storia), dacché io mi ricordi, mi è stato insegnato (forse intorno ai 15 anni, parlando di don Milani o di Gandhi) che di fronte a un oppresso e a un oppressore, chi non si schiera sta di fatto con l’oppressore. Quanto meno, fa OGGETTIVAMENTE, in modo consapevole o inconsapevole, il gioco dell’oppressore. E per stabilire chi è l’oppresso e l’oppressore c’è la legge, ancor prima della politica (la politica può decidere che farne, della legge, ma non può eluderla o occultarla, sennò è banditismo). Nel caso della Palestina, la legge, ossia il diritto internazionale, non dà adito a confusione o particolare complessità nel comprendere chi è l’oppresso e chi l’oppressore. Quindi, non si tratta di stare con un contendente o con l’altro (termini inappropriati quando la situazione è asimmetrica al punto di trovare un oppresso e un oppressore), si tratta di scegliere se stare dalla parte della “giustizia” così come si è deciso di riconoscerla approntando il diritto internazionale, oppure di opporcisi, in nome – allora sì – degli INTERESSI di una sola parte. L’Occidente (Usa e Ue) ha scelto la seconda opzione.

    A Ennio che scrive, nel punto 5:
    “I “mostri” (cioè le ali militariste che vogliono l’eliminazione del nemico) stanno anche dall’altra parte. E se Israele, non avesse quel suo sistema efficiente di neutralizzazione dei missili lanciati dagli avversari, si vedrebbero migliaia di bambini o civili israeliani morti.”
    Qui c’è un non-senso logico. L’oppressore che distrugge il nemico commette un fatto che costituisce crimine. L’oppresso che vorrebbe (o a cui si attribuisce la volontà di) distruggere l’oppressore non commette un crimine, fino a prova contraria: lotta per la sua sopravvivenza e liberazione. Solo quando si sarà liberato, potremo condannarlo per voler distruggere il nemico – se lo farà. Non si possono mettere sullo stesso piano crimini compiuti che costituiscono per di più genocidio con presunte intenzioni di voler distruggere quando non si è nelle condizioni di farlo.
    Sennò si arriva alla dottrina non solo della guerra preventiva (che usò anche Hitler: la Germania doveva invadere la Polonia per preservare il proprio spazio vitale, idem Putin ora) ma del genocidio preventivo: li distruggiamo perché vogliono distruggerci – che è esattamente la propaganda israeliana dell’attuale governo.

    Anche la frase: “E se Israele, non avesse quel suo sistema efficiente di neutralizzazione dei missili lanciati dagli avversari, si vedrebbero migliaia di bambini o civili israeliani morti.” Non ha senso logico, come sempre succede facendo la storia con i SE. Poiché SE Israele non avesse la totale superiorità militare che ha, non avrebbe potuto occupare e colonizzare la Palestina (e il Libano del Sud a più riprese) facendo vittime civili ogni giorno e carneficine croniche nella totale impunità. E senza l’occupazione militare della Palestina, e le varie invasioni e occupazioni del Libano, non si sarebbero formati prima l’Olp e poi Hamas, e non ci sarebbe l’ostilità dell’Iran.

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