Caro Amico ti scrivo

di Giuseppe Muraca

Sono entrato in contatto con Attilio Mangano alla fine del 1989, in seguito alla pubblicazione del suo libro Le culture del 68 da parte del Centro di Documentazione di Pistoia. Avevo letto il suo libro Le origini della nuova sinistra (1979), che mi era piaciuto molto, e nel corso degli anni settanta lo avevo seguito come curatore della pagina culturale del Quotidiano dei lavoratori, il giornale di Avanguardia Operaia. La nostra grande amicizia è iniziata così: io gli ho scritto una letterina, accompagnandola con il dattiloscritto del mio libro Da Il Politecnico a Linea d’ombra, che stava per uscire, e lui mi ha risposto con un letterone pieno di entusiasmo elogiando il mio lavoro. Da quel momento è iniziato un rapporto di collaborazione e una fitta corrispondenza durati fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 2016. Dopo la fine della rivista Classe (fondata da Stefano Merli), da parte dell’editore Bertani di Verona, lui aveva fondato, insieme ad un gruppo di amici, La Balena bianca, pubblicata dall’editore Pellicani di Roma. Dopo pochi mesi egli ha dato il via alla seconda serie di Per il 68, chiedendomi di affiancarlo nella direzione del bollettino, e io acconsentii. Ora, ho deciso di pubblicare queste lettere perché penso che abbiano una certa importanza culturale. Esse riguardano principalmente la preparazione e la pubblicazione del suo libro L’altra linea dagli editori Pullano di Catanzaro, di cui ero direttore editoriale. Attilio il libro non lo voleva fare perché aveva il timore di essere strumentalizzato da destra e da sinistra, ma io ho insistito fino a quando non sono riuscito a convincerlo. In effetti si tratta di un libro molto importante sulla Nuova sinistra italiana, magari da leggere insieme a Le culture del 68 e Le riviste degli anni settanta. Comunque, giudicate voi.

***

Milano, 22 novembre 1991

Carissimo Giuseppe,
ho spedito tre testi. Fortini, Bosio, Montaldi. Per Fortini c’è solo una paginetta introduttiva e il resto è identico, dovresti far mutare l’ordine delle note perché se ne sono sovrapposte credo due. Per Bosio dovrebbe essere tutto a posto. Per Montaldi mancano le note che ti invierò al più presto. I titoli son tutti provvisori e indicativi ma credo che vadano cambiati, ne riparleremo. Per Panzieri dovresti avere tu stesso il testo de Il Ponte e consegnarlo in tipografia, d’accordo. Fammi sapere. Io cercherò di scrivere al più presto questa post-fazione, che però non si chiamerà così e dovrebbe avere un suo titolo e comparire come un saggio autonomo, una presentazione di una o due pagine si può sempre fare, se volessi addirittura farla tu te ne sarei gratissimo, se vuoi potrei chiedere a Merli di farla ma allora dovrebbe pur essere un tantino più ampia. Spero così di aver soddisfatto dei quesiti e dimostrato che non si trattava di cattiva volontà, snobismo, sottovalutazione della casa editrice etc. ma solo di dubbi interpretativi storiografico-politici. Adesso tocca a me chiedere un favore: rispetto alle tesi-documentino sulla Balena bianca, quelle provvisorie sull’immaginario, ti chiedo di inviarmi entro dieci-quindici giorni due pagine scritte di tue osservazioni, un articoletto di intervento. La proposta è infatti di cominciare anche qui un bollettino interno-esterno, ogni volta su tema, con una relazione o saggio introduttivo e poi gli interventi di redattori e collaboratori. Tutto ciò dovrebbe sbloccare i vari problemi e io mi auguro di dimostrare, per via di accumulazione, che esiste un lavoro di studi e di ricerca che va avanti, una corrente, pervenendo infine a un convegno-seminario che abbia i bollettini stessi come materiali preparatori. Altra notizia: dovrei vedere la settimana prossima Pino Ferraris che è in Piemonte, gli darò il bollettino sul ’68, si è mostrato interessantissimo e ha addirittura proposto che il bollettino diventi la piattaforma di studi e di accumulazioni che metta in moto la documentazione che vuole sviluppare e raccogliere per il suo studio di fondo. Pino Ferraris ha in mente da un anno un progetto di interpretazione-ricostruzione storico-sociale del 68 per il rapporto movimento-sistema, la composizione di classe, il post-fordismo e il post-taylorismo, le implicazioni varie che ne discendono e ha coinvolto vari studiosi e ricercatori. Fra l’altro mi autorizza a pubblicare la sua “lettera” a Marco Revelli sul libro di Sidney Tarrow. Ecco che tutto ciò potrebbe rappresentare una vera svolta, Pino è molto legato a un gruppo “romano” di studiosi che comprende Claudio Pavone, Raffaele Sbardella, Enzo Modugno, ma anche Vittorio Foa e Luigi Ferraioli, ha contatti stretti con la Fondazione Basso, vuole coinvolgere nella sua ricerca oltre a me Marco Revelli e altri fra cui credo Giovannini ma crede molto nell’idea degli storici scalzi. Ti prego dunque vivamente di entrare in contatto diretto con lui con una lettera e magari poi con delle telefonate, il fronte potrebbe allargarsi di parecchio ma a questo punto già il numero 2 dovrebbe essere fatto meglio, con più attenzione. Non so più nulla di Giachetti, vedremo. Allarga invece i tuoi contatti con De Luca perché è un grande raccoglitore di documenti e ha un archivio eccezionale, superiore a quello dei vari istituti storici. Pino Ferraris, propone che si arrivi a soci sostenitori che mandano cinquanta o centomila lire, un’altra ipotesi possibile potrebbe essere quella di rivolgersi a Pistoia e di fare da loro il bollettino come il loro notiziario che inviano, o di chiedere alla Fondazione Micheletti una soluzione analoga. Ma per arrivare a questo ci vorranno credo almeno altri due o tre numeri per ottenere una legittimazione. Giannuli e Schiavulli li hai più sentiti? I tuoi tre amici e interlocutori sperano si facciano vivi. Io vorrei coinvolgerli in qualche misura anche per la Balena bianca, magari inviando il documentino sull’immaginario e proponendo di intervenire nel nostro dibattito. Che ne pensi? Coltiva con attenzione il tuo rapporto con Ennio Abate, con cui ho un conflitto davvero “fraterno” perché sono ormai molti anni che ci misuriamo l’uno sull’altro con le nostre divergenze. Mi auguro che si decida a collaborare al bollettino, tieni presente che nell’associazione culturale Ypsilon si svolgeva o si svolge tuttora un gruppo di lavoro sulla “memoria” storica e Abate potrebbe riferire da subito e trasferire dei materiali già elaborati. A proposito di quanto detto da Ferraris su Romano Luperini che gli ha inviato, credo, un numero monografico di una rivista di critica letteraria dedicato al ’68. Non so quale, mi informerò, fallo anche tu, tenendo presente che dovremo pur segnalare le ultime uscite sul bollettino.

Che uso fare dell’indirizzario di Della Mea? Io intanto gli ho chiesto se può farci avere alcune lettere inedite di Panzieri, sarebbe una cosa molto bella. Abbracci e saluti, rimango in attesa di risposte anche alle lettere ulteriori già inviate.

Attilio

Catanzaro 3 dicembre 1991

Caro Attilio,
ho consegnato ai Pullano i tre saggi su Fortini, Panzieri e Bosio perché comincino a montare il dischetto per la tipografia. Del testo su Fortini ho aggiornato qualche nota ed ho ritoccato il brano sulla rivista Ragionamenti; ho trattenuto invece il profilo su Montaldi in attesa che tu mi invii l’ultima pagina fotocopiata male e le note. Mandami appena possibile anche le tre recensioni sui volumi di R. Panzieri curati da Stefano Merli e la post-fazione. Per quanto riguarda la presentazione chi potrebbe farla meglio di Merli? Hai avuto un’ottima idea; spero che sia disponibile: impegnalo da subito senza limiti per numero di pagine. Ti prego d’informarmi presto dell’esito.

Con i Pullano ho anche riparlato del tuo possibile impegno come collaboratore della casa editrice, ma mi hanno detto che l’unica cosa a cui si può arrivare è di farti un vantaggioso contratto di edizione per il tuo libro, come hanno fatto con Gagliardi che cura la collana Laboratorio umanistico. D’altronde, te lo dico sinceramente, neanch’io ho un contratto. Per il mio impegno attualmente mi stanno solamente rimborsando le spese; lavoro per il bene della cultura e col semplice proposito di riuscire a combinare qualcosa di positivo in questa ‘maledetta’ provincia. Sempre che tu decida di venire la mia modesta abitazione è a tua completa disposizione, comunque, come ti ho già riferito, è stata prevista, per quando saranno pronti i primi due titoli (quello di Gagliardi e il tuo), una presentazione pubblica dell’attività della casa editrice con la presenza degli autori e dei collaboratori. In quella occasione magari potrai affrontare la questione con gli amici-editori. Cercherò di entrare al più presto in contatto con Pino Ferraris. Il suo progetto sul ’68 mi sembra entusiasmante e certamente un suo impegno ci potrebbe aiutare moltissimo. Valuteremo meglio in seguito le diverse ipotesi da lui e da te formulate a proposito del bollettino. Sarei del parere però di muoverci autonomamente, senza legarci alla Fondazione L. Micheletti o al Centro di Documentazione di Pistoia, senza per questo fare a meno della loro eventuale collaborazione, Nei prossimi giorni scriverò ad Ennio Abate e telefonerò a De Luca cercando tra l’altro di convincerli a collaborare al nostro progetto. Ancora nessuna notizia da parte di Gagliardi, Ussia e Cimino. Aspetterò ancora qualche giorno e poi li chiamerò al telefono, però non credo, per i loro impegni, che saranno disponibili a partecipare al dibattito sull’immaginario. Tuttavia si può sempre tentare. Neppure Giachetti e Mauro si sono fatti più vivi. Oggi ho ricevuto da Della Mea una lettera carica di umanità. Certamente sarebbe veramente bello se riuscissimo a pubblicare lettere inedite di Panzieri, di Giovanni Pirelli, di Franco Basaglia, o di altri intellettuali militanti. Ti accludo le copie del suo indirizzario e della lettera di Diego Giachetti.
Ti abbraccio con affetto,
Giuseppe Muraca

P.S.

Mandami al più presto la lettera di P. Ferraris sul libro di S. Tarrow: mi servirà per iniziare il discorso con lui.

Catanzaro 30 novembre 1991

Credo che gran parte del fascino di Panzieri derivasse da un’arte rarissima benchè essenziale in politica: quella di ricominciare da capo. Ciò che in generale sgomenta, perché implica la paura della ripetizione, la coscienza della vanità dell’atto passato e della precarietà del futuro, e che si supera solo grazie alla molla dell’interesse personale o di partito, in lui diventerà il medio naturale dell’azione politica. Che parlasse con due amici o a una pubblica riunione, si sentiva che stava tessendo una tela. Quel che gli rendeva estraneo un uomo peraltro ricco di grandi qualità come Lelio Basso era che entrambi erano infaticabili tessitori di ragnatele, ma a Basso interessavano le mosche da acchiappare per rafforzare le sue posizioni, a Panzieri le ragnatele come organi di collegamento nel mondo degli insetti”.

Cesare Cases, Il testimone secondario, Einaudi, p. 69.

Caro Attilio,
finalmente trovo il tempo di rispondere alla tua lunga lettera del 10 ottobre anche se nel frattempo ci siamo sentiti telefonicamente diverse volte. Ti ho detto che il bollettino e l’attività editoriale mi stanno impegnando molto, tuttavia il mio entusiasmo non è di meno. Però ultimamente si è presentato un altro problema: in tipografia hanno battuto male le seconde bozze del primo libro e, quindi, ho dovuto dedicare quattro pomeriggi a rivederle e poi a convincere i Pullano e il tipografo che secondo me andavano ribattute, prima di inviarle di nuovo a Gagliardi per l’ultima correzione, perché presentano molti errori. E questo mi ha innervosito parecchio perché ha ulteriormente fatto slittare la data di pubblicazione del libro che è stato adottato per l’anno accademico in corso. A questo aggiungi che la mia situazione familiare, come ti ho già riferito altre volte, non mi lascia un attimo di respiro. Insomma sono alle solite: di mio riesco a fare ben poco. Figurati che da circa un mese rinvio la risposta alla lunga lettera di Abate con la speranza di riuscire a rivedere la parte centrale del saggio su Fortini e le origini della nuova sinistra perché pensavo di mandarne una copia a lui e una a te, ma non sono riuscito neppure a rileggerla. Quindi ti lascio immaginare in quale condizione mi trovo. Come vedi anch’io ogni tanto ho bisogno di sfogarmi. Leggendo la tua lettera ho riflettuto un poco sul peso che hanno su di noi il passato e la tradizione. Poi per uno come te che ha vissuto da dirigente nazionale le vicende dei gruppi extraparlamentari, cioè che ha basato e organizzato la sua militanza e la sua esistenza su una particolare rete di rapporti e di comportamenti politici sociali e umani forse è stato ancora più difficile riuscire a scrollarsi di dosso un certo passato soggettivo e collettivo, voltare pagina, fare a meno di tante amicizie e ricominciare da capo. (Anche se ognuno di noi negli ultimi 15 anni ha dovuto fare a meno di tante cose). Tu come hai vissuto la crisi della nuova sinistra? E come è nato il progetto della II° serie di Classe? E quello della Balena bianca? Su queste cose mi piacerebbe saperne di più. Ho capito che per te la questione dell’immaginario riveste un’importanza eccezionale, prioritaria, ma secondo me dovresti rammaricarti di meno se le cose non vanno come tu vorresti che andassero. E questo discorso vale in fin dei conti anche per il bollettino. Io, per intenderci, non mi preoccuperei tanto se Giachetti o Muraca siano più o meno ideologizzati cioè delle nostre differenze (e vi sono, eccome! Ma perché nasconderle?), ma piuttosto del fatto di riuscire ad avviare un progetto politico-culturale comune e di coinvolgere e di interessare intorno a questo progetto il maggior numero possibile di studiosi, di ricercatori ecc. Io in fondo concepisco l’esperienza di una rivista come una palestra in cui ognuno dei partecipanti al gioco collettivo impegna ed esprime la forza della propria mente. Non so se ho reso bene l’idea. Perciò io lascerei che le cose maturino da sé, senza forzare i tempi. Tu hai lanciato un messaggio, qualcuno l’ha raccolto. Oggi siamo in cinque; domani forse saremo in venti, e non importa se diversi per formazione e per collocazione politico-culturale. D’altro canto anche tu ultimamente mi sei sembrato abbastanza carico. Oggi pomeriggio ho telefonato a Giannuli, da poche ore rientrato da Roma. Ha voluto sapere le novità e mi ha detto che scriverà qualcosa, anche se non mi ha spiegato che cosa. Ho sentito anche Pier Paolo Paggio e si è impegnato a rifare le fotocopie del n°3 di Democrazia diretta con una sua presentazione che mi manderà al più presto. Alla fine dell’altra settimana ho scritto anche a Giachetti e penso che si farà vivo al più presto. Tu hai incontrato Pino Ferraris? Ti ha riferito qual è la rivista letteraria che ha dedicato un numero speciale al ’68? Io sto preparando una bibliografia selezionata sul ’68 ed anche un articolo sulla cultura del movimento studentesco. Sto rileggendo gli articoli di Guido Viale, Luigi Bobbio, Mauro Rostagno, ecc. che non hanno per nulla perso l’importanza di un tempo. L’indirizzario di Della Mea, come ti ho già detto, è preziosissimo (con alcuni di quei nomi sono in contatto già da tempo), per il momento però conviene aspettare. Lo potremo utilizzare per il prossimo numero anche se ciò ci costerà uno sforzo economico non indifferente. Ho letto un paio di volte anche il tuo documento sull’immaginario e spero di poterti mandare al più presto il mio contributo. Però non ti aspettare grandi cose. Per quanto riguarda il tuo libro si rimane d’accordo per le tre recensioni sui tre volumi delle opere di Panzieri curati da S. Merli uscite su Alfabeta, dopo averle ovviamente ritoccate. Ho pensato anche a un possibile titolo: Gli intellettuali, il partito e la classe, Fortini, Panzieri, ecc. Che ne pensi? Lunedì porterò i tre saggi completati ai Pullano, perché comincino a montare il dischetto per la tipografia. Appena ci manderai il resto ti farò inviare la copia del contratto per la firma. Stamattina ho ricevuto la tua lettera del 22. Cercherò di risponderti subito.
Saluti affettuosi,
Giuseppe Muraca

Catanzaro 25 aprile 1992

Carissimo Attilio,
sto correggendo le bozze del tuo libro e fra tre o quattro giorni avrò finito. Ora anch’io non vedo l’ora che esca per due ordini di motivi: primo, perché ritengo che sia un libro importante che farà discutere, nel bene e nel male, secondo, perché per il motivo precedente spero che esso ci faccia guadagnare ulteriori consensi, nuove adesioni e simpatie. Sull’attività editoriale sto investendo con molto entusiasmo quasi tutto il mio tempo libero trascurando in gran parte i miei interessi culturali, con privazioni e senza alcun tornaconto economico, e davvero per me sarebbe una botta tremenda se tutto questo mio lavoro portasse a un nulla di fatto o che la mia troppa fiducia negli altri (in questo caso i Pullano) venisse ancora una volta tradita come mi è successo altre volte in passato. Voglio dire, ed è una domanda che mi si è presentata spesso in questi mesi: chissà se un giorno avrò motivi per pentirmi di questa scelta? Ma per il momento preferisco andare avanti senza pensare molto con la speranza che fra un anno o due si sia riuscito a costruire intorno a questo progetto una rete di rapporti, non solo personale, ma anche basato sull’interesse per l’attività culturale della casa editrice. Perciò, per continuare il discorso da noi appena accennato telefonicamente, nel mese prossimo dovremo studiare tutti i modi e le strade per tentare di rompere il muro di silenzio che ci costringe all’isolamento. E il bollettino può certamente rappresentare uno dei tanti strumenti utili e adatti ad informare un certo numero di interlocutori sulla pubblicazione, sui contenuti e sugli aspetti metodologici del tuo libro. Ma per una questione di correttezza lo escluderei perché non vorrei che apparisse agli occhi dei nostri collaboratori come una nostra forzatura. In ogni caso da giugno a settembre avremo il tempo per valutare l’opportunità o meno di parlarne sul bollettino. Mi spiego: può darsi che nessuno dei potenziali recensori che coinvolgeremo si degnerà di parlare del tuo libro e allora potremo decidere benissimo l’ipotesi d’aprire una discussione, non solo privata, tra di noi e pubblicarla sul n. 4 del bollettino. Che te ne pare? Gradirei conoscere più dettagliatamente la tua opinione. Intanto circa un mese fa i compagni che dirigono Il corriere calabrese dopo un paio di incontri mi hanno proposto ufficialmente di collaborare alla rivista della quale è uscito da un paio di mesi il n. 4. Ha una tiratura di 1.000 copie circa, vi collaborano molti intellettuali universitari e non al centro-sud ed ha una diffusione che si sta allargando sempre di più e che diverrà ben presto nazionale. Ho già inviato alla redazione un profilo del giovane Palazzeschi e una segnalazione del libro di Gagliardi che usciranno sul prossimo numero, oltre a confermare la mia segnalazione del tuo libro sulle culture del ’68 che avevo già consegnato a settembre dello scorso anno,. In seguito mi interesserò per fare uscire qualche segnalazione del bollettino e della “Balena bianca”. Beninteso “Il corriere” affronta una tematica meridionalistica ma non mancano i contributi di più ampio respiro e in un futuro ci può essere di qualche utilità. Le altre questioni cercherò di affrontarle in una prossima occasione.
Cari saluti,
Giuseppe

Milano, 10 agosto 1992

Mio caro Giuseppe,
ho ricevuto 40 copie del libro, ne ho per il momento consegnato solo tre: al mio amico Carlo Amore, che sta come sai nel mio stesso palazzo, a Peregalli e a Stefano Merli (in portineria, essendo partito per qualche giorno anche lui). Ovviamente dato il periodo non mi attendo altro e in effetti periodo più infelice non poteva esserci, c’è solo da sperare che la gente rientrando trovi il libro nella cassetta delle poste e se ne occupi in qualche modo. Ti prego di verificare quella vicenda di Ruggero Puletti, se non ha avuto il libro come Ragionamenti potrebbe riceverlo a L’Avanti. Spero di ricevere per la fine di agosto un elenco dettagliato dei nominativi a cui è stato inviato il libro, ho sempre timore di scocciarti troppo e so quanto pesino certe incombenze. A settembre, dunque, ripartono più cose. In primo luogo la Balena bianca, in tipografia adesso, in modo che esca per la mostra di Belgioioso dei piccoli editori (una mostra a cui, non dico adesso con due libri ma il prossimo anno sarebbe già opportuno partecipasse anche Pullano…). In secondo luogo il bollettino. In terzo luogo quel minimo di segnalazioni-recensioni al libro.

Della rivista non abbiamo risolto se non in parte la questione debitoria e dovremo studiare altre iniziative. Sta di fatto che continuiamo ad esistere e – spero – a consolidare qualità e contenuti di un lavoro. Ci sono contatti ulteriori per un seminario di studi da tenere a novembre su un tema suggestivo, “il nomadismo” in senso ontologico-sociale, l’essere stranieri, non tanto i nomadi in senso sociologico dagli zingari ai tuareg. Estraneità e crisi nel territorio-mondo. Pur con tutti i problemi di distanza, i tuoi non-gradimenti verso certi articoli o un certo taglio, i tuoi interessi storico-letterari solo parzialmente travasabili nel lavoro della rivista, ti chiedo di prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di un tuo apporto e di tuoi scritti. C’era ad esempio, ma è solo una proposta, un tema che al tempo dei primi numeri era emerso come argomento di un possibile articolo e che poi è sfumato: il rapporto e la polemica stessa fra Pasolini e Fortini. E’ un tema che ti proporrei più che volentieri. Altro tema: la rappresentazione del ’68, del movimento, dei problemi, del terrorismo etc. nella letteratura italiana di questi venti anni, questo è un tema che andrebbe benissimo anche sul bollettino dove si potrebbe avviare almeno una prima ricognizione bibliografica con segnalazione. Ma comunque sono solo dei titoli e altre proposte le attendo da altri. Per il bollettino: intanto ti invio un altro “scrittarello”, ho scelto un taglio agile, brevissimo, interlocutorio, per punti sia perché gli spazi sono ormai pieni e sia per cercare di tenere aperto lo spazio del dibattito e delle corrispondenze, per non pubblicare nel bollettino solo saggi e recensioni. Non avendo ancora ricevuto il resto del materiale non mi pronunzio del tutto ma non ho certo dubbi sul suo valore, vorrei quindi chiarire in via privata quali sono le perplessità che permangono. Una te l’ho già esposta: il taglio quasi da numero monografico sugli anni sessanta, che rischia di proseguire anche in futuro se ci sarà spazio di dibattito sul mio libro. Ho cercato di porre rimedio con i due articoletti che invio, questioni di metodo e movimentismo. E comunque in sé non sarebbe una scelta grave o sbagliata quella di evidenziare gli anni sessanta, almeno se la qualità critica sarà buona. Un secondo problema-perplessità che ti manifesto privatamente e che spero non sia frainteso è il seguente: nel rapporto stesso fra interventi dei redattori e dei collaboratori prevale, senza che ciò sia una colpa per nessuno, un insieme di posizioni politico-culturali assimilabili grosso modo a Rifondazione o a culture affini, in fin dei conti io che pur sarei il direttore sono in un certo qual senso minoranza, non mi interessano ovviamente gli equilibri e gli schieramenti perché non è un gioco di correnti da regolare e però mi interessa che il tipo di interlocutori e soprattutto le linee della ricerca e degli interventi non diano questa impressione esterna e manifestino una pluralità reale di tesi e di analisi. Proprio nel momento in cui ci si accinge a compiere quel relativo salto di qualità che è la stampa il problema della redazione e del suo programma di ricerca comincia ad aver un suo peso; il metodo delle lettere circolari e del dibattito interno va dunque rafforzato e perfezionato, prima ancora di stabilire incontri e convegni; il problema di trovare ulteriori collaboratori e redattori diviene anche esso un problema politico sia pure in senso generale. Sia chiaro che sono personalmente lieto e orgoglioso che sul bollettino scrivano Lombardi, Dalmasso, lo stesso caro Bermani e che non esistono preclusioni di alcun tipo. Ma per il futuro è facile prevedere che si rischia di arrivare a un punto in cui il problema teorico-politico delle linee di ricerca può diventare decisivo e financo drammatico se non individuiamo i passaggi corretti per favorire il dibattito, l’approfondimento, la stessa messa a fuoco di divergenze. Io personalmente non voglio più ritrovarmi davanti a “fatti compiuti” come il caso Della Mea del numero scorso e a situazioni politicamente ambigue e personalmente imbarazzanti. Ovviamente oggi è prioritario altro: il decollo, il consolidamento, l’esistenza stessa del bollettino, la selezione dei collaboratori sulla base stessa della loro disponibilità reale etc. e il tuo lavoro in tal senso è particolarmente prezioso. Mi limito dunque a porre dei quesiti che potrebbero valere per il futuro, a scriverti come si suol dire per futura memoria. D’altra parte credo anche che la stessa uscita del mio libro potrà favorire anche fra noi collaboratori quella puntualizzazione minima dei problemi interpretativi, di metodo e di cultura politica che è opportuno sviluppare anche dentro la rivista. E che ormai i tempi sono maturi per tutto ciò.

Altro problema: la casa editrice Pullano e i problemi editoriali. Spero vivamente che l’occasione del mio libro stia riuscendo a consentire, nel bene e nel male, a te e ai tuoi amici l’individuazione di un percorso di pubblicazioni e delle condizioni stesse che rendono credibile il progetto. Avendo indirettamente favorito i tuoi ulteriori contatti, da Della Mea a Bermani, mi sento in ogni caso a vario titolo interessato e coinvolgibile in un discorso più generale di programmazione editoriale. Al tempo stesso tuttavia le condizioni di decollo, l’uscita di almeno quattro o cinque libri in un anno, si rendono indispensabili e spero che una chiarificazione sia in corso. Tienimi dunque al corrente anche su tutto ciò perché, se anche in questo campo le cose cominciano a muoversi, col nuovo anno si potrebbe più seriamente discutere dei lavori futuri e di alcune ipotesi di linea editoriale. A presto, con ulteriori notizie e precisazioni. Buon ferragosto dal tuo amico
Attilio

Catanzaro 31 agosto 1992

Carissimo Attilio,
ti invio l’elenco dei nominativi ai quali è stato inviato il tuo libro, la presentazione per il bollettino e la fotocopia della nuova recensione del tuo volume sulle culture del ’68 uscito sull’ultimo numero del Corriere calabrese.

E’ chiaro che se si riterrà opportuno inviare copia del libro ad altri studiosi lo si farà senza problemi ed anche tu potrai segnalarci altri destinatari. Per l’eventuale presentazione milanese concorderemo telefonicamente e cecheremo al più presto di contattare Moroni, i compagni di Pistoia e lo stesso Giannuli. Appena avrò novità mi farò sentire per telefono. Ho evitato di battere a macchina la presentazione per guadagnare un po’ di tempo, e di questo ti chiedo scusa; ma come sempre sono affogato dagli impegni e dai problemi. Per giunta dopo tre mesi di tranquillità da alcuni giorni il piccolo Francesco sta di nuovo male, con tosse e febbre alta. Il pensiero di dover passare un altro inverno come il precedente mi mette l’ansia in quanto nella fase più acuta della malattia oltre a soffrire lui si dorme poco e male. Sull’impostazione del bollettino concordo con te. Neanch’io nutro pregiudizi nei confronti di qualsivoglia ricercatore ma è giusto che Per il ‘68 sia espressione di un ventaglio di posizioni storiografiche e che si porti avanti il lavoro con serietà. Il bollettino non dovrà mai diventare una palestra di discussione specificatamente politica altrimenti si rischierà di farlo cadere sotto il patrocinio, anche se indiretto, di questo o quel raggruppamento politico. Ho dato ai compagni del Corriere il tuo indirizzo e penso che ti invieranno una copia della rivista. Inoltre mi hanno promesso che su un prossimo numero pubblicheranno una recensione dell’Altra linea.

Ti ho detto già da tempo di volerti mandare un mio contributo economico per la Balena bianca ma purtroppo ancora non mi è stato possibile farlo in quanto durante l’estate abbiamo speso più de previsto. Cercherò di farlo al più presto. Intanto ti invierò il mio articolo su Il codice di Perelà e cercherò di tener presente le tue ultime proposte o di pensare ad altre possibilità. L’idea di scrivere sul rapporto tra Pasolini e Fortini non mi dispiace però prima di risponderti con certezza dovrò riflettere bene. L’attività editoriale d’ora innanzi dovrebbe procedere con maggiore intensità e nei prossimi 3-4 mesi dovrebbero maturare delle importanti novità e spero che presto altri studiosi rispondano alle mie proposte ma per il momento non voglio illudermi. Alle volte è bene lasciare che gli eventi maturino da sé senza spingere troppo il pedale dell’acceleratore. E’ ovvio che il nostro rapporto sottintende una tua spontanea collaborazione alla programmazione editoriale, con ulteriori consigli e segnalazioni. Perciò sarai via via messo al corrente del nostro lavoro. D’altro canto i Pullano sembrano soddisfatti di come stanno andando le cose e anche loro si aspettano da te altri contributi di vario genere. Con la stima e l’amicizia di sempre,
tuo Giuseppe

Milano, 12 settembre 1992

Caro Giuseppe,
un attimo di tempo per scriverti, domani provvederò a riportare sul dischetto la tua nota di presentazione su Giovane critica, l’ho letta e mi sembra bella, perfetta. Credo insomma che ci sono tutte le condizioni per un decollo del bollettino, dovremo cominciare anche qui a pubblicizzarlo, a inviare a un indirizzario il sommario, a segnalare la cosa. Fra le nuove possibili collaborazioni credo emergerà quella di Cosimo Scarinzi di Torino, un compagno che anima la rivista Collegamenti e che è stato contattato da Diego Giachetti. Lo stesso Diego mi ha mandato una lunga e commossa, ma anche un po’ retorica, recensione del libro sull’altra linea che forse non entra nel merito di tutti i problemi ma credo colga il problema del togliattismo. Ne son lieto, naturalmente, mi aspettavo critiche. Anche Luciano Della Mea mi scrive e mi racconta i particolari interni che precedettero il congresso di Venezia del Psi, mi dice solo che il libro è bello e importante ma poi si dilunga sulle sue memorie. Che dire? Sono reazioni curiose, da lettori o da rievocatori, che mi fanno molto piacere anche se non mettono a fuoco un nucleo interpretativo particolare. Ho sentito a telefono Primo Moroni e attendo sue segnalazioni nella prossima settimana. Ho sentito Pino Ferraris e gli ho chiesto se può fare qualcosa a Roma, dovresti cercarlo, insistere tu e contattare eventualmente qualche altro a Roma su sua segnalazione. Per Torino Diego Giachetti potrebbe appunto far riferimento a Scarinzi, per Bari non so più nulla di preciso. Adesso comunque inizia la scuola e la settimana prossima è campale: è uscito il numero 5 (bellissimo vedrai) della Balena Bianca, sabato 19 e domenica 20 c’è Belgioioso e la mostra insieme all’incontro con Pellicani, giovedì 17 comincia la scuola e… faccio 24 di matrimonio.

Credo di capire che, per scaramanzia, non vuoi parlarmi delle possibili “importanti novità” sul fronte editoriale con Pullano, vedi se puoi cominciare a parlarmene perché sono ansioso anche io. Hai scritto e preso contatti con Zanini? E hai notizie di Fortini stesso? Come vedi si accavallano molte cose e i problemi da seguire riguardano piani diversi, a me va bene così perché mi sento più stimolato se si aprono prospettive in più direzioni ma poi non si può fare troppo e nemmeno scoppiare, concentriamoci quindi su alcune cose e poi vedremo. A presto.
Attilio

Milano, 1 ottobre 1992

Caro Giuseppe,
ho ricevuto il letterone-saggio di Ennio Abate che ho letto con avidità e ammirazione ma credo proprio che la riservatezza sia necessaria e ti garantisco che la rispetterò. Anche io avrei mille cose da dire ma ne accenno solo alcune. Potrei definirmi un fortiniano come te e Ennio, ho avuto anche io un culto particolare per la sua lezione, solo che – come forse ti ho spiegato, ho costruito degli anticorpi precisi: in primo luogo, anche se questo può presentare aspetti nevrotici e mitici da criticare, io ho separato il mio culto per il suo scritto dalla persona, mi sono attentamente rifiutato di conoscere il mio legame “segreto” e per il resto sapevo che il personaggio era così difficile e spigoloso, permaloso e impossibile, da preferire non incontrarlo e non incazzarmici. Certo, è come se uno avesse amato in segreto una donna senza mai dirglielo e capisco le obiezioni e le ironie legittime su tutto ciò. Ma in fin dei conti tutto ciò mi ha “salvato” da crisi e delusioni particolari perché ha consentito un doppio legame; di amore e di distanza critica. Io non ho mai accettato in toto il suo discorso, tanto meno il suo rapporto come dire lukacsiano sulla grande letteratura e la sua distanza dalle avanguardie, sono sempre stato schierato con gli avanguardismi, adoro il surrealismo e la sua storia cultural-politica, prediligo le minoranze. La mia critica della modernità, pur non condividendo l’impianto del pensiero debole e del post-moderno, recupera le culture pre-moderne eretiche e perdenti, il nomadismo delle culture disperse, sono dunque per una specie di koinè, per il melting pot delle culture, le differenze, gli zingari, gli ebrei, le streghe. E pertanto la classicità statuaria che Fortini costruisce e il fatto di cogliervi dentro e sotto un marxismo tutto speciale non mi sta bene, etc. etc. Da questo punto di vista vorrei dire senza cattiveria alcuna che la scoperta di Ennio del suo meridionalismo, marginalismo etc. era ora che venisse fuori, anche se certo tutto ciò è debole e contraddittorio e potrebbe essere facilmente stroncato dal super-padre. Il marxismo della triade Fortini-Asor Rosa-Luperini non mi convince più e non mi seduce in nessuna delle tre diverse varianti ma qui il discorso si complica perché la mia stessa evoluzione è in corso e non so definirla del tutto, sai comunque che questa scelta dell’immaginario comporta rotture con il marxismo e che in fin dei conti tutti e tre i citati con motivi diversi finiscono per escluderla o farla rientrare nel rivoluzionarismo piccolo-borghese, nel neo decadentismo o altro. A me sembra infine che pur essendo padri putativi della nuova sinistra i Fortini come anche i Luperini non si siano mai misurati con alcuni aspetti fondanti della “cultura del ‘68”, con l’intreccio di culture di massa, controculture, pratiche della soggettività che agiscono nell’immaginario del movimento; a suo tempo almeno Leonetti con “Che fare” apriva ai beats e all’antipsichiatria (ma anche Stalin.., non dimentichiamolo). Per me la differenza rimane questa: che tra “Alfabeta” e “Indice”, pur non condividendo nessuno dei due, trovavo il primo pieno di stimoli e di suggestioni e comunque disposto a traversare il post-moderno, il secondo noiosissimo e snob nel senso del gruppo torinese. Mi piacerebbe affrontare altri aspetti, spero che tu per primo ne parlerai nelle prossime lettere, ci tengo molto. In questi giorni sono, per ricordare Pavese, come un fucile sparato. Non sono più vicepreside, è subentrato un altro, così dopo quasi dieci anni questa svolta mi libera tempo ed energie per altre cose mi svuota di colpo anche perché devo anche ripensare e riorganizzare le mie scelte in positivo. Al tempo stesso dopo la tensione per l’uscita del libro, l’uscita della rivista, la chiusura del bollettino, adesso tutto è fatto e devo solo attendere e soprattutto cominciare a progettare nuovi lavori e nuove cose. Certo, la rivista e il seminario di novembre sono un impegno già in atto, il bollettino per il 68 altrettanto nel prossimo periodo, vorrei però ricominciare a scrivere un libro e devo decidere dei “piani” di lavoro. Presentazioni del libro: data del 7 novembre per Bari, aspetto le date per Milano e Torino. Altra proposta: Della Mea con Pisa. Non so niente riguardo a Roma, Verona. Ma di tutto ciò parleremo per telefono, come degli sviluppi del bollettino. A presto.
Attilio

Catanzaro, 24 ottobre 1992

Carissimo Attilio,
dal tono del mio discorso telefonico hai sicuramente capito che sono abbastanza deluso e per nulla soddisfatto di come sta procedendo l’attività editoriale. Dopo la vicenda poco chiara della stampa del tuo libro mi ero per un po’ di tempo illuso che le cose sarebbero andate per il verso giusto, ma col passare del tempo mi sto convincendo definitivamente che il proposito di partenza di pubblicare almeno 5-6 volumi l’anno rimarrà semplicemente un mio sogno. Nel corso dell’ultimo mese sono avvenute tra me e i Pullano ripetute e accese discussioni che mi hanno svuotato dell’entusiasmo, tanto che nei momenti di depressione mi è venuto quasi da pensare che forse sto sprecando il mio tempo e che non è proprio il caso di perderci la testa. La questione comunque presenta diversi aspetti dei quali è difficile parlarti per lettera. Tuttavia per me è particolarmente importante che da parte loro ci sia un comportamento più chiaro e coerente, che in linea di massima vengano rispettati gli impegni assunti con i vari autori e collaboratori e che passi al più presto ad una regolare distribuzione, altrimenti l’editore rischia di perdere credibilità proprio oggi che cominciano ad arrivare i primi segnali positivi di riconoscimento. Invece i ritardi che via via si stanno accumulando hanno fatto saltare le diverse scadenze in precedenza fissate e nello stesso tempo mi costringono a tenere le mani legate tanto che non me la sento di assumere nuovi impegni editoriali, a vagliare con tempestività nuove proposte che stanno maturando. Certo, ho pensato alla possibilità di creare un’alternativa ma per diversi motivi mi sembra nel momento impraticabile, anche se cercherò in tutti i modi di continuare con un altro editore questo progetto caso mai si dovesse arrivare, per un motivo o per un altro ad una interruzione dei rapporti con i Pullano. Come puoi immaginare la situazione è abbastanza problematica e nient’affatto soddisfacente, almeno per me. Dai segnali di apprezzamento che mi arrivano mi pare che il tuo libro stia suscitando un certo interesse anche se nemmeno si è deciso ancora a scrivere sulla stampa di sinistra. Addirittura Critica marxista” e Iride hanno respinto il libro perché non richiesto!? Questo è un ulteriore segno che i tempi sono proprio cambiati e che conferma che anche gli intellettuali dell’ex nuova sinistra corrono dietro le fugaci novità. Forse ho sbagliato ad illudermi troppo, o è troppo presto per trarre delle conclusioni?

Stamane ho ricevuto l’intervento di Racco, l’amico di Giachetti. Mi sembra contenga qualche spunto interessante, anche se nella seconda parte il suo discorso non è del tutto attinente ai temi del libro. In ogni caso mi sembra positivo che altri interlocutori si facciano vivi con osservazioni e critiche. Com’è andato il dibattito al centro Luca Rossi? Delle persone che conosciamo chi era presente? Si è parlato del tuo libro?

Su Fortini, Luperini e Asor Rosa, se ricordi, abbiamo già avuto uno scambio di opinioni circa un anno fa. In ogni caso condivido molte delle tue riserve. In sintesi: neanch’io concordo con la condanna lukasiana della letteratura del novecento e delle avanguardie, tant’è vero che ho scelto una tesi sul giovane Palazzeschi da cui ho ricavato un libro che tengo da anni nel cassetto. A tale proposito sono con i francofortesi (e con Benjamin, in particolare) e con Brecht, anche se bisogna pur sempre considerare che Fortini rimane uno dei più acuti lettori del surrealismo e dell’opera di P. Eluard e che la sua (e di Asor Rosa e Luperini) polemica nei riguardi della neoavanguardia sia in gran parte giusta. Di Luperini poi non ho condiviso il suo marxismo-leninismo (la sua neo-ortodossia), e di Asor Rosa continuo a leggere con molto interesse i suoi saggi degli anni sessanta, ma penso che con la sua scalata accademica sia diventato un ‘personaggio’, uno dei grandi baroni della sinistra italiana. Certo, molti dei suoi interventi politici e letterari continuano a parermi stimolanti, ma nel leggerli non posso fare a meno di ricordarmi che chi l’ha pensati e scritti rimane ai miei occhi uno degli intellettuali più integrati della sinistra. Per aiutarti a capire meglio i termini del confronto che si sta svolgendo tra me ed Ennio Abate ti invio anche le due lettere precedenti e in seguito ti informerò sugli sviluppi della nostra discussione. Con affetto,
Giuseppe

P.S.
A proposito: mi è stato riferito che Fortini parlando con Edoarda Masi, Sergio Bologna, Cesare Bermani ed altri ha confermato che il tuo libro lo ha entusiasmato molto, un giudizio che mi pare abbastanza lusinghiero per un uomo così poco avvezzo ad esprimere lodi. Non ti pare?

Milano, 15 novembre 1992

Caro Giuseppe,
rispondo con qualche giorno di ritardo alla tua lettera del 5 ma intanto ci siamo sentiti telefonicamente e ti ho inviato un’altra mia lettera. Sono giorni abbastanza intensi, come sai, per via del succedersi delle presentazioni de L’altra linea” presentazioni che poi hanno un aspetto indubbiamente gratificante al di là delle posizioni e degli atteggiamenti dei vari autori. Tuttavia prevedevo e temevo una ripresa di rapporti con aree e personaggi del continuismo ideologico-politico e questi in parte si stanno davvero verificando. Per un bilancio più preciso preferisco aspettare la presentazione torinese e gli sviluppi organizzativi stessi del possibile “seminario” della Calusca. Il tuo articolo sul codice di Perelà mi è stato caro subito e mi è parso ben fatto, completo e agile. L’ho passato agli altri compagni per la lettura e ti farò pertanto sapere ma non credo che ci siano particolari sorprese. Ti ringrazio anche per l’invio del tuo testo su Palazzeschi che mi conferma le tue capacità critiche e le tue preferenze per un tipo di saggistica critico-letteraria, un campo che io invece non seguo bene da anni ormai. In questo senso posso solo seguire da esterno con curiosità e attenzione i tuoi lavori, discuterne in parte. Non so davvero che dire sulla questione del modello ideale di riviste e sulle differenze ipotetiche fra me e te in tal senso: non ho mai creduto che una rivista divenga più interessante per via della lunghezza maggiore o minore dei suoi articoli e non capisco pertanto se questa discussione si fondi su un equivoco o meno. Parliamo di più progetti nuovi, comprese le cose che ti frullano in testa e a cui accenni rimanendo nel vago. Ti prego però intanto di seguire la vicenda del “bollettino”. A questo proposito: arriva una lettera dell’istituto della resistenza di Cuneo che chiede i bollettini segnalando una recensione di Dalmasso sul n.41 de Il presente e la storia. Ne sai niente? E infine: ho perso l’agenda, non ho più il tuo numero di telefono e mi mancano indirizzi e telefono di tutti, compresi i principali collaboratori del bollettino, da Giannuli a Della Mea. Puoi provvedere inviandomi qualcosa?
A presto
Attilio

Catanzaro, 18 dicembre 1992

Caro Attilio,
sai già che anch’io sto attraversando un periodo poco sereno, per diversi motivi. Dal punto di vista economico sono mesi che non riusciamo a risparmiare una lira e questo ci costringe sempre di fare a meno di qualche cosa, magari un libro o una rivista di cui si rinvia continuamente l’acquisto. O addirittura di annullare un progetto più grande.

Dal quel che mi dici a proposito dei tuoi nuovi collegamenti mi pare che stiano veramente maturando importanti novità: seguo da molti anni con grande interesse i lavori di Agamben (non solo come curatore degli scritti di Benjamin), di Virno e di Perriola e penso che la vostra decisione di coinvolgerli per il progettato seminario sul nomadismo darà sicuramente dei frutti di particolare interesse e significato. Condivido di meno invece la posizione di F. Berardi-Bifo, anche se a volte mi è capitato di leggere soltanto una parte, perciò per il momento mi è difficile esprimere un giudizio complessivo. Tuttavia ti posso dire che stilisticamente il libro mi piace molto.

Il dialogo con Zanini continua. Proprio ultimamente ci siamo sentiti telefonicamente per vedere un po’ se sarà possibile pubblicare, come io spero, la sua raccolta di saggi. Invece non sono riuscito ancora a concludere la lettera per Ennio Abate. La corrispondenza mi impegna molto e forse passerò alla storia della cultura come scrittore di lettere, se qualcuno, ovviamente, le troverà di qualche interesse. Per non parlare poi delle tantissime telefonate che sono costretto a fare per mantenere i rapporti, e questo principalmente perché mi sento di vivere in continuo stato di emarginazione. Con Ennio, riguardo alla nostra discussione su Fortini, spero di arrivare presto a una stretta. Certamente se ci fosse stata l’opportunità di un mio viaggio a Milano, come speravo, avremmo sicuramente guadagnato del tempo prezioso. Ad Antonio Lombardo di Cosenza è piaciuto molto il tuo libro: ha trovato molto interessanti i vari capitoli su Fortini, Panzieri, Bosio e Montaldi e ha giudicato saggia la nostra decisione di pubblicarlo. Durante le prossime festività cercheremo di arrivare ad un nuovo incontro. Forse sarebbe opportuno che tu gli scrivessi, se te la senti, magari cercando di avviare una discussione sul tuo libro. Luciano Della Mea si augura che si arrivi presto a un incontro da fare a metà strada. Penso che col prossimo anno dovremo veramente pensare a costruire una opportunità del genere, magari una volta che saranno maturate le prime novità del nuovo corso del bollettino. A questo proposito insisto nel dire che è ancora prematuro pensare di arrivare a una condirezione anche se questa potrebbe essere in seguito una scelta obbligata se altri redattori non si assumeranno effettive responsabilità redazionali. Ma per il momento conviene, secondo me, aspettare per vedere se ci saranno sviluppi durante la preparazione del prossimo numero. Come ti ho già riferito telefonicamente Bermani ha declinato il mio invito di scrivere un articolo su Buonfino, ma a Moroni, al momento non mi va di rivolgermi; perciò possiamo benissimo, almeno momentaneamente, annullare questa proposta. Del reprint non so veramente cosa dirti. Certamente riproporlo equivarrebbe, proprio ora che si sta passando a una normale diffusione, a qualificare meglio il bollettino, ma verrebbe a creare d’altro canto, come sappiamo, problemi di riproduzione. In ogni caso abbiamo ancora qualche mese di tempo per riflettere e per decidere. Ancora grazie per aver accolto così benevolmente il mio articoletto su Il codice di Perelà. Auguro a te e ai tuoi familiari di trascorrere serenamente le prossime festività.
Con affetto,
Giuseppe

Milano, 6 gennaio 1993

Caro Giuseppe,
rispondo solo oggi alla tua lettera del 18 dicembre perché intanto ti avevo già inviato una lunga lettera, così quando ti arriverà questa mia nuova è probabile che arrivi anche la tua risposta alla mia precedente e il meccanismo a catena possa mettersi in azione. A parte la macchinosità della cosa e gli auguri per il nuovo anno, volevo dirti che sarò a Pisa giovedì 14 gennaio e ho già concordato la presenza, ci sarà un dibattito con altri due interlocutori fra cui Iacono. Ho trascorso in buona serenità familiare le vacanze, dedicando una parte delle mie energie a rivedere bozze e titoli della rivista e un’altra a ricerche di biblioteca: devo compilare una sorta di “mappa” ideologica dei movimenti nazisti europei, con nomi e date dei vari leaders, per la rivista Paralleli dell’editoriale Domus; una rivista di biografie di personaggi storici a cui ho iniziato a collaborare, prima con Papa Giovanni, poi con Hemingway, adesso con Mussolini. Sono lavori “integrativi” dello stipendio, in cerca di entrate aggiuntive. Ma ce ne vorrebbero di più, anche se di fatto mi stanno togliendo tempo e voglia per il resto. In ogni caso con il nuovo anno son partito benino, il numero 6 di Balena bianca è in stampa e credo proprio che sia un gran bel numero: vi saranno anche tutti i materiali del seminario precedente, Il fantasma delle lucciole. Il nuovo seminario sul nomadismo è ormai concordato nei suoi aspetti organizzativi, dovremo fare qualche presentazione, credo  a Radio popolare. Invece non so ancora niente del bollettino Per il’68 su cui ti ho manifestato intenzioni e velleità future. Mi diverte e mi incuriosisce il fatto di scoprire che anche tu sei un grafomane delle lettere, non so se settecento lettere in cinque anni siano tante, per ciò che mi riguarda fortunatamente non ho fatto il conto ma sono maniacale come te. In pratica ho una corrispondenza periodica, una lettera ogni sette-dieci giorni, da almeno 15 anni con tre amici-compagni, Adelino Zanini di Legnago, Franco Toscani di Piacenza, Gioacchino Lavanco di Palermo. E poi, a parte la corrispondenza con te, ho fra trenta e quaranta interlocutori con cui, sono in contatto epistolare. Come vedi, siamo pari o quasi. Non so se ciò dipenda come tu ritieni da fattori locali, quei fattori per cui dici di sentirti in un “continuo stato di emarginazione”, come vedi io scrivo lettere da Milano e tu da Catanzaro ma il fattore cittadino conta fino a un certo punto. Abbiamo insomma in comune numerosi vizi privati e stili mentali, dobbiamo assolutamente conoscerci. Io ogni tanto ho continuato a inviare lettere e documentini ad Antonio Lombardi, non ho problema alcuno e non mi chiedo se tocca a me o a lui fare la “prima mossa”, non so cosa pensare, prima o poi gli scriverò qualcosa. Quello che invece non capisco è perché diavolo tu non provi a mettere insieme Lombardi, Vincenzo Mauro e qualche altro compagno calabrese per iniziative comuni (una rivista?, attività editoriali? Un seminario di incontri?). La mia è solo una battuta provocatoria e so bene che i problemi e gli ostacoli sono tantissimi. Ma ti faccio notare che intanto alcuni amici-compagni della redazione di Balena bianca hanno messo insieme fondi e idee comperando una stampante grandiosa e progettano di inaugurare una attività editoriale, la cosa potrebbe interessare anche te specialmente nel caso di ulteriori difficoltà con i Pullano. Io per il momento ho dato solo la mia paterna benedizione perché a quanto a soldi sono pieno di debiti e non potevo contribuire alle spese iniziali, ma cominciano a diffondersi microeditori e soluzioni del tipo pistoiese con costi bassi, la cosa forse può interessarti. Il seguito alla prossima puntata
Attilio

Catanzaro, 13 gennaio 1993

Caro Attilio,
avevo iniziato a scriverti tre giorni fa ma poi ho dovuto sospendere a causa delle precarie condizioni di salute dei bambini (stamattina li abbiamo portati in ospedale per una visita pediatrica perché siamo un tantino preoccupati: Mariateresa per via prima della tonsillite ed ora della stomatite è diminuita in pochi giorni di 4 kg. Sembra quasi una storia incredibile che mi crea momenti di ansia. Luciano Della Mea mi ha riferito per telefono che la presentazione di Pisa è stata organizzata abbastanza bene e che a conclusione andrete tutti a cena. Questa è la quarta presentazione ed ora avverto quasi la sensazione di averti lasciato solo. E dire che non avrei dovuto spendere una lira! Mai mi sono sentito così isolato! In questi ultimi giorni non mi è stato possibile seguire dettagliatamente gli avvenimenti politici ma i dirigenti della nostra sinistra mi pare che assomiglino sempre di più a tanti personaggi pirandelliani costretti a recitare una parte (o un “soggetto”) magari senza troppa convinzione. Nel video sfilano e gesticolano come tanti fantasmi. Dei guai della sinistra sono responsabili tutti, almeno tutti quelli che hanno contato in questi anni. Ti ho già detto che Craxi e riuscito all’inizio del suo impegno a ridare una certa autonomia al PSI e fino a un certo punto ho guardato a lui con relativa e distaccata simpatia, ma poi con gli anni ottanta si è visto che quella che lui sbandierava come strategia era semplicemente una tattica per entrare da una posizione forza nel governo diventando ben presto uno dei principali alfieri della modernizzazione capitalistica e della restaurazione politica. D’altro canto però so benissimo che il craxismo ha influenzato profondamente il costume e il modo di pensare e di agire di molta parte del nostro ceto politico dirigente (non soltanto socialista) e ha basato la sua fortuna proprio sulla complessiva debolezza della sinistra. Di quanto poi la crisi generale della sinistra sia profonda lo hanno dimostrato gli scioperi dell’autunno scorso. Tutti i leaders hanno parlato e agito dall’alto del loro ruolo istituzionale senza recedere di un passo dalla loro posizione col bel risultato di far morire presto il movimento o di ricacciarlo all’interno delle sponde ufficialmente riconosciute. Il nostro ceto politico e sindacale ha goduto di troppi privilegi ( con le conseguenze che tutti conosciamo) ed ora nessuno è propenso a farne a meno. Tutti i politici (o politicanti) di professione si sono impegnati con lo scopo di diventare presto sindaci, consiglieri provinciali o regionali, deputati, senatori ecc. e hanno utilizzato i loro ruoli istituzionali per imporre e per allargare il loro potere personale, per perpetuare se stessi. Questo è uno dei fattori fondamentali che spiega la corsa alla politica attiva di quest’ultimo decennio di tanti professori universitari, di tanti primari ecc. che pure sono ben pagati. Forse sto un po’ generalizzando ma sono fermamente convinto che questo mio discorso contiene un briciolo di verità. Ho sempre guardato con molto sospetto coloro che stanno in alto (per dirla con Brecht) ed è per questo motivo che mi sono mantenuto su una posizione distaccata dalle varie organizzazioni della sinistra. In questo momento non sono in grado di giudicare il processo che sta vivendo il vostro gruppo della Balena bianca; all’uscita del prossimo numero non mancherò di comunicarti le mie considerazioni. In quanto al mio articolo su Palazzeschi sapevo benissimo che non poteva essere subito pubblicato, perciò la vostra decisione non mi coglie impreparato. In fondo nulla di male se rimarrà nel cassetto. Ciò non impedisce la possibilità che io continui a collaborare alla vostra rivista, per quanto mi permettono le forze. Ieri pomeriggio ho chiamato Lucia Innocenti per avvisarla dell’iniziativa pisana e lei mi ha confermato che il bollettino ci è stato spedito prima di Natale. Dunque dovremo riceverlo. Concordo con te sulla necessità di essere, ora che si è passati alla stampa e a una distribuzione più regolare, un po’ più ambiziosi precisando meglio le nostre linee di ricerca, avviando studi e dibattiti su tematiche inerenti al discorso del bollettino. Scriverò presto ad Andrea Fenti e a Marco Gervasoni di cui ho letto una recensione su Marx 101 del volume sessantottesco della F. Angeli. Con Scarinzi ci siamo sentiti da poco telefonicamente. Mauro, benchè gli abbia scritto più volte, non mi ha invece risposto. Sto aspettando il bollettino per tallonare altri potenziali collaboratori. Accetto la tua proposta di condirigere insieme a te il bollettino dato che si tratterebbe di formalizzare una situazione che esiste già nei fatti, ma nello stesso tempo bisognerà arrivare alla formazione di una redazione più organica e funzionale e a una periodicità più regolare. L’attività dei Pullano continua con la solita lentezza e senza un piano ben preciso benchè io non faccia altro che insistere su questo aspetto. Ho ultimamente avuto dei colloqui con altri due editori calabresi e sono in attesa delle loro risposte, ma dubito che da parte loro ci sia la voglia di intraprendere questa avventura: si sa bene che l’attività editoriale fatta seriamente presuppone delle responsabilità e dei rischi abbastanza grossi e pochi hanno interesse a farlo. Per questo motivo sono costretto a rinviare continuamente idee e progetti e a lavorare in una condizione d’incertezza e di provvisorietà. Infine qualche parola sull’ultimo gruppo di liriche che mi hai inviato. Queste ultimi mi piacciono molto e mi sembrano veramente riuscite. Per i posteri forse sarai un autore libertino, proprio nel senso classico del termine, tutto da scoprire. Continua pure a scrivere poesie, in estrema libertà. Alla tua ultima lettera risponderò presto. Ti abbraccio
Giuseppe

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *