L’Araba Fenice

Un po’ per celia e un po’ per non morir” (Ettore Petrolini)
Riflessioni sotto forma di filastrocche


di Rita Simonitto


L’Araba Fenice… 
che ci sia ognun lo dice, dove sia nessun lo sa

Mentre dava la vernice
Vide l’Araba Fenice
Transitare dal cancello
Con la grazia dell’uccello
Misterioso quale era
Ma non senza sicumera.
Dopo quella apparizione
Si sentì Cuor di Leone
Pronta nel dare battaglia
E correggere chi sbaglia
Garantita dall’avallo
Di sentirsi senza fallo:
“Non lo fo per piacere mio
Ma per fare piacere a Dio”.
E la bella Maddalena
Si scrollò della sua pena
Del dovere sottostare
E partì per annunciare
Un avvento solidale
In un mondo dove vale
Non la forza del denaro
Ma l’amore, bene raro.
Basta ad infingimenti
Per coprire sentimenti
Anche buoni, naturale!
Stiam nel bene, non nel male!
Si sentiva sollevata
Nella sua grande crociata
Su e su fino al cielo
Dove non esiste velo.

Giù, nel mentre lei s’alzava
La vernice si squagliava
E lasciava trasparire
Ciò che stava per coprire:
Il sentirsi disperati,
Inermi, abbandonati
Nel patir la dura sorte
Che ci porta alla morte.
“Ma dalle ceneri tu puoi
Rinnovarti se lo vuoi”
La Fenice predicava
Ed in cuore suo contava
Sull’angoscia, la paura
D’una fine duratura,
Dell’entrare in un niente
Che annulla l’esistente.
E con quella percezione
Si fa strada l’illusione
D’un finale di partita
Che andrà oltre la vita.
Ma sia vero o sia gioco
Sulla terra qualche fuoco
Ci sarà d’attraversare
Se in ciel si vuole andare!
Quando, come, con chi e se
Il saper non spetta a te
E nemmeno te lo dice
La bell’Araba Fenice.
Ma con quella incertezza
Svanisce ogni ebbrezza
Di poter sanare il male
Che tormenta il mortale.

19.09.24

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