di Laura Cantelmo
Naviglio a Milano Sotto le strade, sotto i nostri piedi candida e turpe di liquami scorre la vita nel buio fumo tra pesci e chimere fino alle marcite. Un’ansia la consuma, un desiderio di mare, di onde immani sperdute all’infinito, di selci levigate su cui scivolare in un gioco da bambini. Un’eco di zoccoli ferrati sui ghiacci e sul granito delle alzaie annaspa il silenzio della ripa scavando i segni delle chiatte di sabbia e di verdure, trascinate da cavalli da tiro, galeotti fustigati al tempo in cui il lento martello delle ore scandiva le leggi della vita. Ebbra di cemento, la sera guarda nell’acqua le lattine dei figuranti della commedia nuova.--- (2015- 2022) da Un luogo di presenze * Chagall Le vite librate sui tetti, le mani gli occhi fioriti tra fiocchi di nubi. Le nubi del vecchio villaggio, il tetto la casa. Corpi segreti trasvolano valli inscritte nel vento. Gli amanti non sanno di quale millennio le vite rinate, la rivoluzione, il fiume piagato, l’esilio dei piumati. Del volo di Icaro nel cielo stellato loro non sanno non sanno non sanno. (2005/2015) da Un luogo di presenze * La Baraggia Era un deserto la Baraggia, domestica savana, forse lo è ancora. Vi correvano lepri invece di gazzelle e cavalieri a cavallo e il vento scompigliava le criniere. Branchi di sogni avidi pascolavano nel secco dei cespugli. Ai bordi della natura selvaggia un’osteria vendeva vino, saracche e qualche intruglio. L’orizzonte ti correva incontro a passo di quadriglia. Poi, sotto i calanchi di colpo precipitava la pianura. (2005/2015) da Un luogo di presenze * Memoria di un sogno Il sogno che in molti nutrimmo col sangue e la furia dei manganelli, lanciati verso il sole e le remote stelle, noi figli di una realtà inquinata da fasci littori nascosti nella melma, resta eterno nel cuore solamente. Chi seguì canti di sirene chi fu inghiottito dai mercanti nel tempio chi nella passione vide un incanto che si smantellava e lo barattò per pochi talenti per la miseria che nell’umanità persiste e nutre mostri. Ora, spersi in un nero pantano che si richiude sulle nostre membra, sogniamo la gioia di quel tempo che ci diede pane da spartire, angoli di cielo e amore. La verità era nostra, non l’abbiamo accudita. O forse fummo traditi. Forse in molti mentivamo e non lo sapevamo. Arde per sempre la ferita. (2024) inedito * Vita da poeti Non ti conosco. I tuoi versi sono di brace. Tornerò viva fuori da questo limbo di vita virtuale, senza baci. Eppure, tu vivi in me e io in te attraverso i versi e qualche foto sbiadita. Resta vibrante quest’estate indiana dopo ogni incontro trattenuto nell’autunno infinito. La parola scritta non ha luce, né occhi né mani, né lampi di voce. Tu taci. Cerco parole altrove, tra le dune e i libri nell’azzurra fanghiglia. Lontana piange un’eco di conchiglia tra gorghi feroci e cristalli di mare. Poi tace, rinchiusa dentro al cuore. (2024) inedito * Senza occhi a Gaza Mille lumini tremanti sul ciglio della strada. Mille bambini anneriti straziati in sudari di menzogna e vento lacerati da fuochi e piombo fuso. E il cielo chiuso è prigione di chi subì e qui ripete senz’occhi paura e sterminio levando alto una stella gialla sul sangue che arrossa il dolce mare di Gaza. Il mondo tace e la città è brivido d’orgia di negozi sul ciglio opaco di una bambola silicone che trottola bolsa l’iride invasa nei giochi di colore insani al neon e la borsetta vola e la bocca a cuore promette baci perugina tra mille lumini ondeggianti tra i rami di natale tra mille lupi invisibili da un volto lucido e ferale come un kabuki disumano. (2003/2014) da Un luogo di presenze * La moglie di Lot La moglie di Lot non ha nome, ha occhi bruciati dal pianto mentre nelle forre del Mar Morto il vento disperde promesse di pace. Grida disperata la moglie di Lot, l’eco si perde oltre il muro, tra ulivi squarciati dall’odio nemico, tra prati di sogni alati. Sfidando il sole, si volge, la moglie di Lot vede martiri, macerie, l'assedio brutale. Leggera e bianca la moglie di Lot chiede il nome rubato prima di essere statua di sale. Prima di essere Deishe, Hebron, Gaza Ramallah, Jenin. Prima di essere Palestina. Statua di sale 2018 (70°anniversario della Nakba palestinese) 2024 (nuova versione. Inedito) * Maternità Forse non sapete, da uomini che siete, che foste per me benedizione periglioso, tormento, spinoso accudimento acuta necessità d’amore, fame di tenerezza e di risate, come un abito di tela da vela nel vento dell’estate. Vi guardavo la sera, dormienti tessere del mio mosaico interiore, linfa del mio ventre, passeri voraci donati al mio amore dalle stelle, tessere ad occhi chiusi la vita promessa, coperti nel sonno dai miei baci. 2021 (da Cuore di nebbia) * Amore Fu amore. Occhi immensi, rotte pulsazioni, scintille tra le volute del corpo, notti di lame acuminate. Il desiderio è sale di salgemma antica tuono di valanga infuocata, ritmo sincopato. Negli scambi fugaci l’estasi sprofonda in minuti astrágali, ditirambi nel respiro mendaci e grida soffocate. Tra le piume del cigno Leda riversa è gemma di un pianeta perduto. Il buio e voi, la luce e voi, in mezzo a voi, Amore, fanciullo di fiele, meteora esplosa colorata di miele. 2018 (da Cuore di nebbia)
A tratti un po’ retorica, ma comunque da leggere.