di Cristiana Fischer
perchè sono poeta? perché lingua povera è di corpo e non sa dire che verba di cultura e sminuire i moti della vita da finire. Come poeta mi affondo nel corpo e taccio la cultura soprastante - certo che la cultura attesterebbe che solo con parole potrei dire l'amore e la morte che mi attende: forse la scelta migliore è parlare non come gli animali e i loro versi ma dire l'esperienza di durare e di aspirare al cielo e ai convenuti angeli azzurri: io non ci credo. Si vive di materia planetaria celeste e universale e tanto basta per invogliare i deboli terrestri a godere di tutto e sofferenze trascurare. Un materialismo perfetto e senza senso, tanto vale la mia vita incarnata come vita mai spiegata, pensata, consapevole e da questa il divino proiettato immaginario ma colpevole. * * * Si accavallano ponti emergono dall'aria quando viaggi e nell'immaginario arcate di volontà nel paesaggio costruzioni astratte per luoghi imprecisi ipotesi campate in aria su fondamenti rischiosi si ammira la coerenza dei passaggi il tratto unico l'ampia prospettiva committente e progettista in gara di celesti apparizioni * * * mi concentro e mi estendo col primo fascio di radici orizzontali in progressiva discesa alla cima del fittone profondo nella nostra Terra di cui incarniamo l'anima. Altro non so che l'invisibile, la materia nera e l'energia nera divina attrazione movimento e incontri tra polveri celesti come noi tra nuove relazioni intorbidate da purificare in infiniti modi: ci colleghiamo, ci uniamo in, umanamente riferiti alla resurrezione nello spirito * * * Manica di matti si usa dire e manica a vento perché è il vento che a ognuno spiega alta la bandiera sul pennone in ogni direzione spazi di atoni silenzi invasi da correnti meteoriche e sempre sopra e sotto e oltre le righe e all'interno fino a quando ride pura gioia di specchi e le corrive complicità. * * * Quanti amori e in ciascuno tre persone come tradizione è quella che si allea che può riunire l'estraneo e l'avversario si abbrevia il tempo delle spiritualizzazioni e la carcassa coi difetti di fabbricazione e malattie di contagio e infezione svela il buco perdente della materialità dell'esistente. * * * Come se gli oggetti non avessero una loro scelta una finezza gravitazionale si spostano dalla traiettoria prevista e lo chiamano intervento del diavolo. Ma Roberta dice che Agostino ricorda che il demonio non ha corpo: ricordo e corpo, e se ne affranca lo spirito che media e che si incarna e si affanna a sbrogliare l'incanto che ci immobilizza sul presente.