di Rita Simonitto
Ricordare una persona che non c’è – e cercare di rendere partecipi gli altri di questa memoria -, da un lato allevia la pena per la perdita e, dall’altro, la indurisce.
Perché vorresti che l’assente fosse lì e, spettatore attento e partecipante, ascoltasse un repertorio di testimonianze, un corale di voci che mai ebbero tempo e modo di esprimersi, perse nella frettolosità del vivere quotidiano e nel pudore dei sentimenti.
E invece non sei più qui, Mauro, con i tuoi occhiali dal taglio ‘severo’, che nascondevano sì uno sguardo mite ma, nello stesso tempo, determinato e non domo.
Non sei più qui, con le tue considerazioni che spaziavano dalla filosofia occidentale a quella orientale, e che spiazzavano l’ascoltatore per la competenza delle associazioni che facevi connettendo tra loro alcune tematiche dei due campi.
Non sei più qui, con la tua ‘memoria culturale’ che poteva contenere anche gli aspetti più controversi. Ma non era uno sfizio eclettico, il tuo, bensì ti interessava sapere, conoscere, spaziare con la mente entrando in dialogo di pensiero con ogni sollecitazione ti paresse interessante da portare poi al confronto con i sodali (spesso in tutt’altre faccende affaccendati, così come capita a tutti di esservi trascinati, oggi!).
Non ti facevi vanto della tua cultura, tutt’altro: e, forse questo, fu il tuo errore (se così lo possiamo chiamare con i criteri odierni), o la tua debolezza: perché in questo mondo di merci, bisogna sapersi ‘vendere’!
Eri schivo in un quotidiano in cui tutti pesano con il bilancino del farmacista quanto danno e quanto prendono a livello di ‘audience’; con il rischio di sentirsi spaventati, spaesati nel profondo di fronte alla costrizione della dimostratività dei numeri di ascolto, di un apparire che poco si confà ad una persona, pur ricca, ma riservata.
Però ‘Eri’. Appunto con la tua umanità piena di risorse e debolezze, e non avresti dovuto dimostrare niente secondo quei canoni attuali che pompano l’apparire (la ideologica importanza dell’immagine) rispetto al contenuto: bastava solo il tuo ‘essere’. Ci bastava! A noi tuoi amici e compagni, ai lettori che ti seguivano con interesse nel Blog “Conflitti & Strategie” al quale davi un contributo di non poca rilevanza, a tutte le persone che ebbero modo di incontrarti e conoscerti, anche se di sfuggita.
E, purtroppo, quel tuo spaesamento non poteva nemmeno essere ‘agito’, come molti fanno, trasformandolo in quella specie di ‘genuinità’ d’accatto, quel ‘naif’ che viene propagandato e che comunque fa spettacolo.
‘Eri’ tu. Unico. Con la tua storia spericolata di adesioni ad ideali verso i quali la tua capacità critica ti fece penare profondamente i vissuti della contraddizione.
Per questo, amaramente e rabbiosamente, mi chiedo: a che (e a chi) serve tutto questo rimemorare se poi, alla fine, non ci saranno solo le selezioni del tempo ad operare indefettibilmente la scelta tra chi sarà ricordato e chi invece apparterrà alla numerosa anonima schiera di coloro che, in ogni caso, generosamente, hanno lavorato perché il processo storico vada avanti. Ma – e questa, secondo me, è la cosa più grave -, ci dimenticheremo la ‘lezione’.
La lezione che taglia fuori gli aspetti emotivi, e che invece (‘more capitalistico’, mi verrebbe da dire), spinge indefessamente al fare, a dimostrare di essere capaci, intelligenti, dotati e a dimenticare la solitudine profonda dell’essere, la sua sofferenza legata alle contraddizioni della vita, la sua non sradicabile tragicità.
Che è composta da sentimento e ragione.
E credo che Mauro ci abbia portato ad entrare in contatto proprio con questa ‘tragicità’.
Grazie, Mauro, per tutto quello che ci hai dato.
Ciao, amico.
R.S.
Conegliano, 08.08.2017
Cara Rita,
non sono lettore di “Conflitti e strategie” ma dispiace sempre per la scomparsa di qualcuno che ha speso la vita per tentare di migliorare il mondo. Sarebbe interessante leggere qualche stralcio del suo pensiero, specialmente le “considerazioni che spaziavano dalla filosofia occidentale a quella orientale”. Comunque darò un’occhiata al sito. Grazie.
Grazie a te, Lucio, per la tua sensibile attenzione.
Purtroppo Mauro non ha lasciato testimonianze scritte su quanto aveva elaborato in merito alla ‘filosofia’ buddista di cui era un ottimo conoscitore, né dei collegamenti che aveva fatto fra questa e il pensiero Heideggeriano rispetto al “Dasein” o all’ “Essere e Tempo”. Così come le osservazioni che faceva sulla ‘patristica’… Lui dispensava generosamente i suoi pensieri che (disgraziatamente, col senno del poi) non sono mai stati registrati. E oggi, ci si trova a mani vuote.
Sulla filosofia orientale avreste avuto molte cose da scambiarvi! Peccato!
Un caro abbraccio
Rita
Cara Rita, capisco il tuo dolore per avere perso un amico. Un uomo mite, ma convinto nelle sue parole, che più volte ho ascoltato nel blog Conflitti e strategie. Come te, credo che sia importante la schiera anonima che lavora perché il processo storico vada avanti, e credo anche che proprio nel voler restare anonima -ma certa, perché ognuno di noi ne conosce tanta parte- si trasmettono la generosità e la solitudine profonda di ogni essere umano.
Cara Rita, mi dispiace di sentirti così accorata per la scomparsa di una persona verso la quale nutrivi profondo affetto e stima e facente parte della schiera degli anonimi umani, molto umani; Mauro Tozzato non importa se non entrerà a far parte dei nomi immortalati nei libri di letteratura o di filosofia, sicuramente entrerà molto spesso e intensamente nei pensieri e, direi, nelle cellule di chi l’ha conosciuto…Un abbraccio
Annamaria
Ho conosciuto e scambiato qualche parola con Mauro Tozzato anni fa a casa di Gianfranco La Grassa. Poi l’ho rivisto tante volte nei video su You Tube di Conflitti e strategie. Mi spiace molto per la sua morte. Che sia stato un pensatore schivo e autodidatta me l’ha fatto sentire più vicino. Ma vorrei sottolineare un altro tratto della sua persona, anche se si tratta soltanto di una mia impressione. Ho sempre ricevuto dalla mimica del suo volto e dalla sua voce smorzata il segnale di un tormento inespresso e di una sua enorme solitudine. E mi aveva colpito (tanto che me l’ero ricopiata) una sua risposta a un commentatore del Blog del 22 agosto 2015, dove quel tormento a me pare s’affacciasse. La riporto qui sotto per rifletterci di più e insieme. Ciao Mauro.
*
MauroTozzato Says:
agosto 22, 2015 at 8:58 pm
Caro ws sicuramente avrai i tuoi motivi per non farlo ma sono convinto che La Grassa e Petrosillo sarebbero contenti se tu inviassi qualche post da inserire nel blog. Comunque nelle prime righe avevo specificato che, e mi riferivo principalmente a te, in questioni che riguardano la storia sono quasi una nullità di fronte a persone preparate che frequentano il blog. Collaboro al blog praticamente fin dall’inizio, dal 2005 o 2006, con alcuni periodi di pausa dovuti a problemi psichici e nervosi che mi tormentano da quando sono nato. E lo faccio perché sono sempre rimasto legato alla politica, intesa in senso lato. Conosco La Grassa dall’inizio degli anni 80 e per 35 anni mi sono fracassato le palle a discutere di economia, politica, militanza, filosofia ecc. in associazioni culturali, circoli filosofici, gruppi, gruppettini, riunioni informali, seminari ecc.. Un docente universitario membro dell’associazione L. Althusser si incavolava quando gli ripetevo che ero solo un autodidatta pasticcione diplomato in una scuola tecnica. In realtà mi hanno quasi sempre sopravvalutato. La politica è vita ed è per questo che non mi ritiro ad occuparmi delle faccende per le quali sento di avere in qualche modo una vocazione: la metafisica da Platone ad Heidegger, la storia delle religioni e la teologia. Dovrei limitarmi a meditare sul problema della “vita fattiva” in Husserl e Heidegger o sul rapporto tra la dialettica hegeliana e quella del Vedanta adwaita ovvero tra misticismo e logica magari provando a tentare di confutare le tesi di B. Russell ? Sento il bisogno di impegnarmi un poco anche in questioni che mi aiutino a restare in relazione col nostro mondo storico-sociale e quindi anche con persone come te. Ho sempre amato profondamente Socrate di Atene e penso che sapere di non sapere sia il principio di ogni forma di conoscenza anche se non credo assolutamente che sia possibile conoscere se stessi. Ringrazio con tutto il cuore chi mi mostra i miei limiti ma io non ho mai studiato sistematicamente nessuna delle discipline di cui tratto nei post. Sono solo un perito in elettronica industriale. E tu ?
P.s.
Spulciando sempre sul blog ho selezionato tre suoi interventi più prossimi alla sua «vocazione»:
http://www.conflittiestrategie.it/la-paressia-di-m-tozzato
http://www.conflittiestrategie.it/il-sistema-di-potenza-di-m-tozzato
http://www.conflittiestrategie.it/eterogenesi-dei-fini-di-m-tozzato
Ci dispiace tanto Rita per te e Gianfranco sappiamo quanto vi era amico…si ci ricordiamo di lui…quel suo sorriso leggero ,e la sua semplicità!
Incontri
Per consessi non porterò, né per cenacoli
l’amaro sapore delle caritatevoli minestre.
C’è chi dice ‘lo so’ eppure non sa niente,
o chi dice ‘capisco’ ma ha la mente altrove.
Solo per questo entro in te mia pena
sempre più giù nel vorace antro
nessuna Arianna fuori a tenere il filo
ma solo colorati cacatoa ad assordare il silenzio.
Nel buio, anche il Minotauro sfinito da battaglie
non decise da lui con occhi lucidi
toccherà il fondo del mio sguardo e non avrà paura.
Ci troveranno abbracciati, se qualcuno verrà.
Gennaio 2011
Vorrei dedicare questi versi a Mauro, alla sua ‘solitaria’ e tenace ricerca di una via che potesse comporre i conflitti tra passione e ragione, il mondo del ‘dentro’ (*problemi psichici e nervosi che mi tormentano da quando sono nato*), e il mondo del ‘fuori’. Come da lui stesso dichiarato *per 35 anni mi sono fracassato le palle a discutere di economia, politica, militanza, filosofia ecc. in associazioni culturali, circoli filosofici, gruppi, gruppettini, riunioni informali, seminari ecc.*.
E poi ancora: *La politica è vita ed è per questo che non mi ritiro ad occuparmi delle faccende per le quali sento di avere in qualche modo una vocazione: la metafisica da Platone ad Heidegger, la storia delle religioni e la teologia. Dovrei limitarmi a meditare sul problema della “vita fattiva” in Husserl e Heidegger o sul rapporto tra la dialettica hegeliana e quella del Vedanta adwaita ovvero tra misticismo e logica magari provando a tentare di confutare le tesi di B. Russell ? Sento il bisogno di impegnarmi un poco anche in questioni che mi aiutino a restare in relazione col nostro mondo storico-sociale*.
La domanda è cruciale: “come si possono operare delle scelte, ‘liberamente’, senza essere dominati sempre dal fantasma di chi si è formato da ‘autodidatta’ e quindi deve continuamente chiedere il permesso per poter pensare?”
Ancora un abbraccio, caro Mauro.
Rita
…come abbracciare il proprio mostro, in qualche modo smascherato, e non farsi più paura…Sarebbe davvero un incontro straordinario e di conciliazione. Nella foto Mauro Tozzato sorride con occhi pieni di lacrime: un’esperienza che deve aver affrontato
Voglio ringraziare tutti per le testimonianze di stima e affetto rivolte a Mauro. Posso solo dire che la sua modestia , la sua “purezza” , la passione che metteva in tutto quel che faceva, lo hanno reso una persona come ce ne sono poche. Non avrei mai voluto sapere cosa si prova a perdere un fratello, piu’ di tutto, una netta percezione “fisica” che un pezzo di me mi e’ stato strappato via.
Anche io voglio dedicare a Mauro questa mia vecchia poesia di tanti anni fa.
E’ cupa – lo so – ma non importa.
*
Col suo oscuro fratello ombra che trascina con sé per mano
tra dirupi e scogli deserti
incombenti su strade poco visibili
e abissi di periferia
che danno capogiri da grattacielo
va in cerca di una scorciatoia.
Unico passaggio azzardato
un sentiero con cocci ben murati su una liscia parete
da traversare senza fissare in basso
i gorghi, l’asfalto, il vetro luccicante di un mare cupo.
Non una fune, un appiglio, un corrimano.
Rinuncia, indietreggia, lui assieme alla sua ombra.
Non sa se più luce di là, se vita più dolce ci sia.
Resta sul terreno piano
senza segni di vita (il film dell’iraniano Kiarostami).
Qui, altri aspiranti suicidi si allenano
ingoiando disciplinati praline di psicofarmaci
o sorseggiando qualcosa
che quaglia piano un amalgama duro
sulle pareti sanguigne dello stomaco
e sopisce l’inquietudine, i discorsi, le parole.
Per Mauro….hai percorso le strade di questo mondo complicato difficile faticoso….ma nonostante hai continuato con impegno umile cercando di capire di indagare di trovare risposte ai tanti “perché”. Eri però di un mondo altro di un mondo oltre….forse ora qualche risposta l’hai trovata….penso comunque che ancora continui a cercare…un caro abbraccio delicato e silenzioso pensatore di un mondo altrove. Alberta
SEGNALAZIONE DA FACEBOOK (27 SETT. 2017)
Gianfranco la Grassa
LA PREMESSA D’UN RACCONTO (NON ANCORA DA FARE)
Un tempo si sarebbe detto: “E’ morto Mauro, Viva Mauro!”. Ed infatti è di Mauro vivo che intendo prima o poi parlare soprattutto. Alcuni mi dicono che non sono capace di capire la sofferenza e la solitudine di alcuni. Non credo di non capirla, nemmeno mi rifiuto di capirla. Alcuni affermano che la mia presunta incomprensione è dovuta al fatto che non ho conosciuto né sofferenza né solitudine. E’ vero, non le ho conosciute, quindi ho soprattutto amato la vita e la socialità. Miliardi e miliardi di individui si sono succeduti nei moltissimi millenni trascorsi da quando esiste il nostro specifico genere animale. Di questi miliardi, una minima parte è ricordata per nome nei libri di storia o anche in documenti e scritti che non sono noti che a pochi. Non c’è però nessuno di quei miliardi che non abbia lasciato una scia, un cumulo enorme di eventi vissuti che hanno comunque costituito un deposito, anche se non più minimamente ricordato, nell’immane “universo” della vita dell’intera società umana e per l’intero suo percorso.
In grande, in enormemente grande, è assai simile a quanto accade a noi singoli individui. Viviamo un’infinità di attimi di vita, di cui ricordiamo una porzione infinitesimale, per di più alterata, anzi trasformata, dal ricordo stesso. Parliamo con non so quante altre persone e non so quante volte; e anche in tal caso ricordiamo ben poco. Altrettanto dicasi delle letture che facciamo. E via dicendo. Tuttavia, quello che noi pensiamo e diciamo agli altri, il nostro modo di vivere e di intendere la vita, di affrontarla secondo innumerevoli angolazioni, insomma l’insieme complesso del nostro sistema relazionale, nel tempo e nello spazio, non è altro che il tessuto di tutte le nostre esperienze vitali in rapporto con altri (e con “altro”). Essendo ognuno di noi la ultra-ultra-miliardesima particella del complesso in(de)finito delle stesse (cioè dell’Universo), pensiamo che quest’uno – salvo quel piccolissimo numero di “atomi” passati alla “storia” – sia in pratica pressoché inesistente, certamente inutile, comunque avrebbe potuto essere sostituito da un altro “atomo”.
Non è esattamente così. Il film di Capra, “La vita è meravigliosa”, è un po’ (molto) ingenuo e schematico nel rappresentare il problema della rilevanza di ognuno di noi per gli altri; tuttavia, l’intenzione era buona e va in ogni caso conservata. E’ privo di qualsiasi senso – non di umanità, ma proprio di significato – pensare alla inutilità e sostituibilità di uno qualsiasi dei miliardi e miliardi di esseri umani esistiti, la stragrande maggioranza dei quali è già “passata”. Nessuno deve pensarsi inutile o sostituibile; e comunque non lo sarà per le persone con cui ha vissuto, interagito, discusso, trasmesso cultura e specialmente emozioni, sentimenti indefinibili ma che avvertiamo in quelle profondità così difficilmente sondabili ed esplicabili: a noi e agli altri.
Ho conosciuto Mauro quando sono passato da Giurisprudenza di Pisa a Storia di Venezia. Non si era iscritto all’Università, ma faceva parte di un gruppo di studenti lavoratori, tutti assai vivi nel mio ricordo, ma in particolare due – Toni (morto prematuramente nel ’90) e Arrigo (che ha fatto perdere le sue tracce da troppi anni) – laureatisi con me e con i quali Mauro costituiva un terzetto estremamente affiatato e stimolante per me. Ed è da questo 1980 che inizia una storia che conduce ad una profonda revisione, non di vita ma di convincimenti politici e teorici. Vi sono alcune conoscenze importanti ed eventi che in effetti non avrei potuto avere a Pisa. Avvicino personaggi come Ludovico Geymonat e Aurelio Macchioro. Mi scrive un simpatico personaggio della Pirelli Cavi che ricorderò sempre e che si propone di fare lo sponsor di un centro studi di tendenza marxista. Ed infatti questo nascerà a Milano (Centro studi di materialismo storico) nel 1983, con l’apporto di validi studiosi di un dato orientamento; non certo “ortodosso”, anzi fortemente critico. Nel contempo o subito dopo si affollano altri eventi di vario genere. Con il tempo racconterò. Forse interesserà poco la “moltitudine”, ma alcuni amici, anche giovani, credo proprio di sì. E poi interessa me. A più tardi, non so quando.