di Marisa Salabelle
Dopo un lungo periodo in cui giornali e talk show sembravano aver dimenticato don Biancalani e la sua controversa attività a favore dei migranti, ultimamente i media si sono risvegliati. Ha aperto i giochi, se non mi è sfuggito qualcosa, Il Giornale, un quotidiano di raro equilibrio e di nota obiettività. «Don Biancalani trasforma la chiesa in un centro di accoglienza» titola venerdì 11 ottobre, e apre l’articolo con queste parole: « Decine di materassi in tutta la chiesa e poi scarpe, zaini e vestiti. È l’idea di accoglienza di don Massimo Biancalani, parroco di Pistoia, che ha deciso di ospitare negli spazi della chiesa di Vicofaro, la più grande della città, 250 migranti.»
Il testo prosegue evidenziando col grassetto alcune parole: occupare, comunità dei fedeli dimezzata, migranti, centro di accoglienza, mentre l’aspetto pittoresco della situazione viene descritto in questi termini: «i loro giacigli sono ammassati tra le panche e sotto le statue dei santi della chiesa.» Lo stesso giorno anche Repubblica dedica un’intera pagina alla parrocchia di Vicofaro, adottando un punto di vista più positivo, mentre La Nazione è decisamente drastica: «Materassi in chiesa, i fedeli evitano la messa.»
In realtà i materassi sono nel matroneo, un soppalco che percorre tre lati della chiesa e che da mesi, o forse da un anno, è stato adibito a dormitorio per i migranti. La scelta di don Massimo è semplice e chiara: ha deciso di applicare il consiglio, ascoltato da altri parroci in Italia ma non certo da tutti, che papa Francesco diede un paio di anni fa: aprire le porte delle chiese ai migranti e ai senzatetto. È vero che una parte dei parrocchiani si è sdegnata e ha smesso di frequentare la parrocchia, preferendo andare a messa in chiese dove non si intravedano, alzando gli occhi, tracce di presenze sgradevoli. È anche vero che un numero crescente di volontari e amici di don Biancalani si è riversata a Vicofaro, condividendo la sua impostazione. A Vicofaro ci sono giovani stabili da mesi, alcuni da anni, ci sono persone di passaggio, ci sono sbandati che bussano alla porta perché non hanno letteralmente dove stare. È disdicevole? È inopportuno? A me pare evangelico. E d’altra parte, se non li accogliesse don Massimo, dove andrebbero molti? Dormirebbero alla stazione o ai giardini pubblici, e allora sì che la brava gente avrebbe da ridire. La brava gente però ha da ridire anche se qualcuno offre loro un letto e un rifugio. La brava gente non vuole rompimenti di coglioni, vuole stare tranquilla a casa sua e non vuole vedere musi neri in giro. Ma la brava gente non si rende conto che il mondo sta rapidamente cambiando e che, volenti o nolenti, coi profughi di guerra e climatici, coi migranti economici, come alcuni vengono chiamati con disprezzo, perché «non hanno diritto» avremo sempre di più a che fare. E che a qualcosa del nostro quieto vivere dovremo pur rinunciare. Facile, no? Noi nelle nostre tranquille villette, col diritto di sparare agli intrusi (la difesa è sempre legittima!) e loro ammassati nei campi profughi, o nelle carceri libiche, o nelle baraccopoli dove vivono in condizioni disumane dopo aver passato la giornata raccogliendo i nostri pomodori e le nostre fragole.
Ieri davanti alla chiesa qualcuno ha lasciato un mucchio di volantini: «Prete frocio razzista. Quanto ci guadagni? Vergognati.» E l’immancabile Salvini twitta: «Nella chiesa del parroco anti-leghista dentro i “profughi” e fuori i fedeli. Roba da matti.»
…Don Biancalani, una persona coraggiosa e coerente, non mi meraviglio che Salvini la pensi diversamente, ma non credo sia molto appoggiato neanche dalle alte gerarchie…il suo esempio sarebbe più imitato da altri parroci, ma un solo “scandalo” basta…Ermanno Olmi in un film l’aveva anticipato