Posto che personalmente non so leggere (ossia conferire la dizione appropriata) le poesie, dico però che questa lettura non mi convince. A pelle. Dovessi razionalizzare, direi lettura troppo scandita, troppo seria, troppo retorica. Insomma, troppo ungarettiana. Non viene fuori il sarcasmo che c’è in “Agli dèi”.
Grazie per i vostri commenti. Naturalmente non posso giudicare se la mia lettura sia buona oppure no; ho cercato di interpretare un testo che sebbene sarcastico, non mi pareva esserlo fino in fondo. E’ probabile che il tono “pacato, misurato” come scrive Ennio Abate, o “troppo scandito, troppo serio, troppo retorico”, come intende Roberto Bugliani (e se ci fosse un legame paradossale tra quell’equilibrio e quell’eccesso?) nasca da questa considerazione.
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Posto che personalmente non so leggere (ossia conferire la dizione appropriata) le poesie, dico però che questa lettura non mi convince. A pelle. Dovessi razionalizzare, direi lettura troppo scandita, troppo seria, troppo retorica. Insomma, troppo ungarettiana. Non viene fuori il sarcasmo che c’è in “Agli dèi”.
@ Roberto
Anche questa “ungarettiana”? Io la trovo una lettura pacata, misurata. Ma sentiamo altre opinioni. E magari anche quella di Emilcare.
Grazie per i vostri commenti. Naturalmente non posso giudicare se la mia lettura sia buona oppure no; ho cercato di interpretare un testo che sebbene sarcastico, non mi pareva esserlo fino in fondo. E’ probabile che il tono “pacato, misurato” come scrive Ennio Abate, o “troppo scandito, troppo serio, troppo retorico”, come intende Roberto Bugliani (e se ci fosse un legame paradossale tra quell’equilibrio e quell’eccesso?) nasca da questa considerazione.