La morte di Meeten Nasr (Sergio Chiappori) è stata per me l’occasione di un ripensamento della sua figura (qui) e della sua poesia (qui). Che restano inseparabili , però, dal tentativo di un gruppo di poeti attivi soprattutto a Milano, i quali, a partire dal 2003-2004 e sotto l’egida di Giampiero Neri, promossero la rivista di poesia “Il Monte Analogo” dalla vita contraddittoria e breve(l’ultimo numero, il 13, uscì nel 2011). A distanza di tanti anni intendo, comunque, riflettere pubblicamente sul senso di quella esperienza, alla quale partecipai come direttore fino al n. 4 (maggio 2006), sostituito poi proprio da Meeten Nasr. Cosa impedì ai suoi redattori di amalgamarsi quel tanto che serve in ogni gruppo per confrontarsi e consolidare un progetto? Pubblico qui una mail che mandai ai redattori il 10 ottobre 2006, che chiarisce con riferimenti concreti quello che era per me il problema irrisolto della rivista. Non ho nessun intento di rinfocolare una tardiva e sterile polemica. M’interrogo e invito chi fosse interessato a interrogarsi sulla crisi tuttora irrisolta della poesia. Proprio partendo da un’esperienza fallita come questa. Pubblicherò volentieri tutti gli eventuali contributi critici che dovessero giungere a Poliscritture (poliscritture@gmail.com) . [E. A.].
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Sbratto 4: 2012
20 febbraio
Che fine avrà fatto il vecchio M.? Tutto preso dal culto della moglie defunta. La sua Beatrice. Una leggera ostilità tra noi. Si è mantenuta intatta malgrado le attestazioni di stima e la cordialità dei momenti d’incontro. Un ricordo preciso: quando mi portò a pranzo in quella bettola di operai e muratori.
I rapporti sono raffreddati o rallentati. Ce li trasciniamo. Stentando. Senza convinzione. Smarrimento.
23 marzo
Penso a Fortini e a Majorino nel ‘68. Sembrava che parlassero proprio di noi giovani d’allora nelle loro scritture.
Continua la lettura di Sbratto 4: 2012Masticare, non sputare Marx
DIARIO/RIORDINADIARIO
di Ennio Abate
Oggi ho lasciato un commento critico sotto la pagina FB che Pierluigi Fagan ha dedicato al tema del postcapitalismo e del posteconomicismo (qui). Ne è seguito un breve scambio con lui, che riporto. Certamente la ricerca di Fagan è importante e va seguita con attenzione. Eppure – insisto – le manca qualcosa che in Marx c’era. Aggiungo in Appendice un altro mio commento del gennaio 2012 che insisteva sempre in questa difesa del pensiero di Marx. Allora l’interlocutore era Mauro Piras su Le parole e le cose. ( Tutta la discussione si può leggere qui). Oggi Marx sarà per molti solo uno spettro dell’Ottocento, ma anche rispetto al presente politico, che ci costringe a scegliere solo tra false alternative (o padella o brace, per semplificare: vedi qui ) ribadisco quanto scrivevo in quel 2012: «Io sono per tentare un necessario, indispensabile forse, passo avanti rispetto a Marx (se ne fossimo capaci), non per indietreggiare (come ha fatto la sinistra mettendolo da parte). Non ci si può rassegnare, di fronte alla conflittualità reale delle società capitalistiche, a svolgere grosso modo la funzione palliativa (in mancanza di meglio, non oso neppure più disprezzarla…) che svolgono le religioni » [E. A.]
Continua la lettura di Masticare, non sputare MarxRilettura di Cesare Pavese (1)
Appunti (da diario 2010)
di Ennio Abate
Se i padri ideali (e non solo quello naturale) hanno una importanza non sottovalutabile nella formazione e nelle nostre biografie, Cesare Pavese fu per me – prima di Fortini o di Marx o di altri poi frequentati (quasi esclusivamente attraverso i libri) – uno dei primi. Di lui lessi da giovane – tra 59 e ‘62 – quasi tutto. Poi lo persi di vista. O, più tardi, venni a conoscere anche interpretazioni feroci su di lui (di Moravia, di Luperini). O meditate (di Fortini). Un’occasione per rileggere «Lavorare stanca» e «Il mestiere di vivere» ci fu nel 2010. Non ricordo più su sollecitazione di chi. E ne pubblico solo oggi gli appunti (in due puntate) sotto la spinta di alcuni articoli o saggi letti sul Web che riparlano di lui (qui, qui, qui o qui). Le mie note hanno il taglio da riordinadiario, e cioè di un rendiconto/confronto molto personale.
Continua la lettura di Rilettura di Cesare Pavese (1)Ciao Meeten!
di Ennio Abate
IL COMMIATO Io solo qui tra le donne. Forse anch'io dico e ridico più inutili parole. Tutta notte cambio tavoli e divani, a tutte parlo sperando di lasciare in questo mondo d'ombre qualche traccia del mio esserci stato. E ancora voci di notte, nuove luci diffuse, altre fessure da cui penetra l'alba e il suo silenzio. Ora usciamo all'aperto traversando vasti spazi acciottolati e strade dove ogni pietra risuona solitaria sotto i miei passi. E lì lasciarsi, lì tagliare con bacio forse ardito il filo del discorso sgocciolando altre inutili parole. E l'eterno ritorno ci riavvince. (da Meeten Nasr, Scorre il giovane tempo. AUTOANTOLOGIA POETICA 1982 -2014, pag.101 La Vita Felice 2014)
Ho saputo della morte inaspettata di Meeten Nasr dall’annuncio che ne ha dato su Facebook Luigi Cannillo (qui).
Continua la lettura di Ciao Meeten!Sulla violenza nella storia
La questione della violenza nella storia, ora anche in una dimensione “gobalizzata” (in passato affrontata su Poliscritture almeno qui, qui, qui e qui), resta irrisolta . Meglio insistere a interrogarsi sul fenomeno. Da tutti i possibili punti di vista. Senza mai arrendersi all'”evidente” e finire per sublimarla o esorcizzarla. Va bene anche partire da materiale “datato” o “passato” o riflettendo a distanza di anni da questo o quell’evento traumatico. All’indomani della discussione scaturita dal post di Donato Salzarulo sugli anni ’70 (soprattutto nella sua seconda parte: qui) e per continuare ad approfondire, pubblico dal mio “Riordinadiario 2005” le ben meditate e ancora lucidissime e attuali “Sette tesi sul terrorismo nel Ventunesimo secolo” di Peppino Ortoleva. Apparvero il 5 agosto di quell’anno sul sito della LUHMI (Libera Università di Milano e del suo hinterland, promossa da Sergio Bologna) e vale la pena rileggerle e rifletterci. Aggiungo il mio intervento e le conclusioni dello stesso Ortoleva (purtroppo non più accessibili on line a quanto vedo, ma di cui avevo conservato una copia). Chi volesse conoscere il resto della discussione lo trova qui (andando in ‘Archivio’ > ‘Sul terrorismo’). Un’ultima precisazione. Ad Ortoleva, che nella sua replica scriveva: «La mia posizione sulla violenza politica implica un corollario, su cui credo Ennio non sia d’accordo. In materia di violenza politica l’etica della convinzione (per rifarci al binomio weberiano rimesso in circolazione da Bobbio) non serve a nulla: se si agisce sul terreno della storia è su questo che si deve essere giudicati; se si coinvolgono altre vite non si può pretendere di essere giudicati solo sulla propria coscienza», rispondo sia pur a distanza di anni di concordare invece in pieno con lui: no, per me pure non è la coscienza individuale (o soggettiva) a misurare da sola il valore di un’azione. Lo può essere (forse) un “io/noi” capace di proporre e attuare – fosse solo per poco tempo (nella storia le rivoluzioni sono lampi) – un progetto razionale e condiviso evitando sia i deliri incontrollati dell’”io” sia quelli standardizzati dei “noi” eterodiretti. [E. A.]
Continua la lettura di Sulla violenza nella storiaSbratto 2: settembre -dicembre 2017
di Ennio Abate
Che rapporto c’è fra l’io e il noi? Quali interferenze? Quando e perché si distanziano o si avvicinano? Cosa alimenta gli estremi a cui tendono: il solipsismo o la fusione/confusione (mistica, gregaria) nel noi (massa o élite)? Invece di un saggio, provo a offrire spunti per rispondere a tali domande selezionando alcuni appunti dalla mia ‘stanza da sbratto’ (= che riceve tutti gli oggetti ingombranti o di cui ci si serve di rado). [E.A.]
Alla fine del Novecento
Riordinadiario 1994
di Ennio Abate
Cosa ci aspettiamo oggi dalla storia o dagli storici?
Qualcosa in questo mio vecchio appunto del 1994 potrebbe servire (forse) ad avvicinarsi più *criticamente* al tema del libro “Neofascismi”, che Claudio Vercelli presenterà a Cologno il 5 aprile prossimo. [E.A.]
Sulle mie “poeterie”
Riordinadiario 1977-1978
di Ennio Abate
1977
8 dicembre
Rilettura appunti 1975 (poesia/letteratura, quaderno arancione). Sono monologhi: avvio faticoso, genericità, impaccio nell’uso dei concetti. Solo verso la fine, sulla scorta di letture affannose (Fortini, Brecht e Montaldi), mi riesce di essere più preciso. Sono tentato dalle scorciatoie (occuparmi solo di poesia). Fatico a districarmi dai pregiudizi antiartistici dell’ambiente di AO. Parlo del problema arte-politica in modi poco documentati. I giudizi critici sono grezzi. È un limite della mia generazione? Dovuto al ribellismo degli anni passati? Noto però che anche chi ha continuato a fare poesia senza i miei/nostri sbandamenti ha visto rinsecchirsi la sua ricerca. (Cfr. Fortini quando parla di Pasolini in Questioni di frontiera). Vivevo la crisi della poesia abbandonandola?
Su Lega e leghismo
Lettera aperta del 1993 ad un compagno assessore
di Ennio Abate
Questa lettera aperta , anche se è datata e si riferisce ad una situazione locale (Cologno Monzese), ha una sua attualità e perciò la pubblico nel mio Riordinadiario. Coglie, infatti, in germe, in un anno che precede anche l’esperienza berlusconiana, il fenomeno del leghismo di massa (oggi si direbbe del populismo leghista), che è arrivato in quest’anno al suo apice; ma insiste pure sulla incapacità della sinistra di contrastarlo, perché troppo somigliante ad esso. Ora che si è arrivati quasi alla fine elettorale della sinistra, sarebbe il caso di capire che Troia è bruciata e non ci si può gingillare coi soliti discorsi o gridando “Al lupo! Al lupo!”. [E. A.]