Due osservazioni sul mondo del lavoro
di Davide Morelli
Un intervento pacato e attento sui drammi sociali quotidiani seppelliti dalla chiacchiera dei social e della “politica”. [E. A.]
Due osservazioni sul mondo del lavoro
di Davide Morelli
Un intervento pacato e attento sui drammi sociali quotidiani seppelliti dalla chiacchiera dei social e della “politica”. [E. A.]
di Paolo G. Di Marco *Politecnico di Milano, retd [1]
Pubblico questo sintetico studio scientifico di Paolo Di Marco su un argomento di grande attualità che sta smuovendo timori spesso dalle tinte apocalittiche. Il linguaggio è apparentemente arido e asettico ma permette di riportare l’attenzione sugli aspetti oggettivi della pandemia e innestare una riflessione meno emotiva, base indispensabile per valutare anche le scelte che i governanti vanno facendo. [E. A.]
Continua la lettura di Una strategia di contenimento per Covid-19
di Giuseppe Natale
Un gruppo di Abitanti di Via Padova e dintorni hanno elaborato “95 tesi di Martin Loreto” sulla città mercificata e sui quartieri popolari del municipio 2 di Milano (via Padova , viale Monza…).
Continua la lettura di Le 95 tesi di Martin Loreto: tombola!di Ennio Abate
“anche perché le masse hanno sempre meno capacità di usare il pensiero critico (che erano già scarse, proprio perché masse”
“se crescono ancora più rincoglionite di quel che già sono, queste generazioni, tanto di guadagnato anche per chi governa (per conto terzi), no?”
“Quindi come bisogna stare in campana sul fronte sanitario […] così meglio stare in campana anche su quello politico e sociale. Questo punto di vista dà fastidio a qualcuno?” (Alberto Rizzi su POLISCRITTURE FB)
Le masse sono viventi come noi che non riusciamo a raggiungere coi nostri discorsi e di cui non riusciamo a intendere i bisogni. Non è che ” hanno sempre meno capacità di usare il pensiero critico […] perché masse”. Cioè per un fatto di natura (i quadrupedi o i serpenti non possono volare, volano gli uccelli). Il fatto è che le condizioni materiali e spirituali in cui conducono la propria vita ( o sopravvivono) impediscono che il *loro pensiero critico* possa esprimersi nelle forme simboliche riconosciute e maneggiate soltanto da una parte degli umani ( gli specialisti, i colti, gli informati). Sì, il rincoglionimento della masse è uno degli strumenti per governarle (=tenerle sottomesse) Il dis-coglionimento delle masse (alias processo di educazione per aiutarle a liberarsi dai paraocchi e dalle condizioni di miseria, d’ignoranza, di asservimento ai miti e alle ideologie di quanti considerano naturale e insuperabile l’essere masse) dovrebbe essere un obiettivo politico prioritario, indispensabile. Altrimenti perché si dovrebbe “stare in campana”?
di Michele Nigro
"Lo sa cosa facevo prima della guerra? Vendevo fotocopiatrici..." (Generale Bethlehem, signore della guerra. Dal film "L'uomo del giorno dopo")
Perché il sottogenere post apocalittico, sia letterario che cinematografico, ci affascina e attira molti di noi? Perché siamo dei convinti estinzionisti? Perché siamo talmente pessimisti sul futuro dell’umanità che non riusciamo a prospettare un avvenire diverso da quello catastrofico? Perché odiamo i nostri simili e auspichiamo uno spopolamento del pianeta, caso mai fantasticando su di noi che, rimasti soli soletti, avremmo tanto spazio a disposizione? Perché non si farebbe più la fila ai negozi e non si userebbe più il denaro guadagnato andando a fare un lavoro che non ci piace? Niente di tutto questo; se anche queste “idee” ci hanno sfiorato, è stato solo per un attimo, pensando soprattutto alle condizioni reali e poco romantiche in cui ci troveremmo a vivere se tutto ciò si avverasse.
Continua la lettura di Elogio del post apocalitticodi Gualtiero Via
[A proposito soprattutto di scuola (e anche di comunicazione e cultura, più in generale). Pubblico una mia considerazione di poco meno di due anni fa. Temo che sia più attuale ancora oggi, e che sarà meno facile porre argine alle derive di banalizzazione (o peggio) in atto. Spero di essere smentito]
Continua la lettura di A proposito di scuoladi Ennio Abate
Su LE PAROLE E LE COSE è stato anticipato un pezzo di “Sivia è un anagramma” di Franco Buffoni (qui), che esce – con tempismo indicativo sia degli orientamenti dell’autore che della casa editrice Marcos y Marcos – “in occasione della discussione alla Camera della proposta di legge Zan contro l’omofobia”. Riporto gli APPUNTI che ho lasciato in un commento su quel sito. [E. A.]
Continua la lettura di Sul Leopardi “recchiò” di Franco Buffonidi Paolo Di Marco
Nel mio articolo e negli articoli e nei commenti di Merlo e Agamben si parla di scienza, ma non parliamo della stessa cosa.
Nel mondo allegorico di Agamben scienza, religione e capitalismo sono sullo stesso piano, tutte e tre ridotti forse a ideologie; e la scienza ha vinto tutti. Ma i rapporti sociali di produzione non si piegano alle ideologie, le usano; ma anche così una scienza ridotta a ideologia è mero fumetto, come anche quel poco di scientismo che si ritrova in fumosi retrobottega è del tutto inadatto al controllo delle menti. E forse la religione sta scomparendo, ma certo non è la scienza che ne prende il posto.
Continua la lettura di vuoto, pieno, mezzo pieno…buum!di Ennio Abate
Mi sono imbattuto per caso in questa intervista del 2019 di Cimatti ad Agamben su un tema – quello del rapporto tra dialetto e lingua (italiana) – che ha complesse implicazioni psichiche ma anche storiche e politiche. Il discorso di Agamben
Continua la lettura di Su dialetto/linguadi Donato Salzarulo
1.-Sul Corriere della Sera di oggi si può leggere un articolo molto interessante dello scrittore e fisico Paolo Giordano. Titolo: «Il nostro futuro.» (pag. 26-27). Ho già avuto modo di segnalare i suoi precedenti interventi (Corsera 26 febbraio e Corsera 9 marzo), interventi capaci di aprire gli occhi a persone come me che, di fronte all’assunzione delle note misure di emergenza, non aveva capito con chiarezza il reale pericolo del Covid-19.