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Figura con cesta di frutta, 1983 circa

Pennarello su carta,  10 x 6 cm. circa
 

Questo disegno lo feci  mentre ero commissario d’italiano e storia agli esami di maturità. Mi pare a Legnano quando conobbi la Franca Ricci. Gli anni dovrebbero essere gli Ottanta. Tiro a indovinare 83-84. Devo averlo buttato giù su un foglietto di appunti e poi ritagliato. La figura è come sospesa sul piede destro. La mano  sinistra giganteggia e fa tutt’uno con l’avambraccio. Fa capolino il volto che non si capisce bene se maschile o femminile e piccolo, sproporzionato, dunque, rispetto al corpo. La parte centrale ( gonna o schermo decorato) stacca nettamente il bianco della gamba e quello del petto e della mano. Lo stesso fa il nero tratteggiato della “cesta”, che potrebbe anche essere una sorta di cappellone messicano. Sopra ci sono forme tondeggianti, che fanno pensare a della “frutta”, ma potrebbero anche raffigurare dei “pani”. C’è qualcosa della  grafica un po’ primitiva sudamericana. Importante e il gioco della linea che costruisce mano e avambraccio. Il senso è quello di un equilibrio instabile.

[10 luglio 2012]

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Combattente che precipita, 1977 circa.

China su carta, 10 x 10 cm. circa

Questo disegno a inchiostro di china lo feci, mi pare, nel ’78-’79, gli anni per me della presa d’atto della sconfitta politica. Ce ne sono altri che hanno come tema un sentimento di sconfitta e di morte. La nuvola nera di sfondo è il simbolo ridotto all’elementare di una battaglia. Echi in me dei Sepolcri di Foscolo: e all’orror de’ notturni/ silenzi si spandea lungo ne’ campi/di falangi un tumulto e un suon di tube/e un incalzar di cavalli accorrenti/ scalpitanti su gli elmi a’ moribondi,/e pianto, ed inni, e delle Parche il canto. Un combattente  e il suo cavallo e lance che li sfiorano. I tre elementi  li ho disegnati in modo schematico, forme appiattite, da cartoni animati. Il cavallino – collo e testa sproporzionate rispetto al corpo – sembra  ritagliato dal compensato (attività che facevo da bambino con un seghetto; mio zio Vincenzo che aveva una segheria nella Salerno del dopoguerra mi forniva gli scarti ). Anche  i giavellotti sono ridotti quasi a frecce segnaletiche. E la figura che saltando dal cavallo e pare evitare i giavellotti-frecce in effetti compie il gesto disperato di un suicida: il suo balzo non è di salvezza, ma un precipitare in una buca buia.

[15 marzo 2012]