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Un’amicizia
Ricordo di Franco Tagliafierro
di Ennio Abate
Quando c’incontrammo la prima volta? A Cologno Monzese. Venne con Pino Collura, un suo ex studente per farmi leggere «Strategia per una guerra corta», il suo secondo romanzo appena pubblicato. Era il 1999. Lo lessi nell’ottobre di quell’anno. Poi ci fu la presentazione alla Libreria Tikkun di Ermanno Tritto. Tanta gente, molti suoi ex suoi colleghi del VII ITIS e ex studenti. Continua la lettura di Un’amicizia
Per Franco Tagliafierro
Franco Tagliafierro è morto nella serata del 7 marzo 2024 a Madrid, dove ora viveva.
L’annuncio a quanti l’hanno conosciuto pubblicando questa sua poesia che gli strappai nel 2011 e una sua brevisimma riflessione sul narrare del 2019. La foto con lui è del 2018. Dal 2001, quando mi fece leggere i suoi due primi romanzi (Il capocomico e Strategia per una guerra corta) siamo stati amici fraterni, lettori attenti e severi delle cose che scrivevamo, ostili alla deriva autocompiaciuta degli sconfitti. Vari suoi testi li trovate qui su Poliscritture. [E. A.]
PER SGOMENTO DELL’OLTRE
Come attesta il satellite
qui non è atroce l’epoca e stanotte
avremo sia meteore di stagione
che incantesimi di luna.
Il massacro
è in corso provvisoriamente altrove.
L’oltre quei monti, il dilà dal mare,
il dove pare che esistano uomini
con la testa di cane…
Era lo spazio
che attenuava la paura, non di essere
vittime, ma suscitatori di incubi?
Se rimescoli i prima i dopo i sempre
per sgomento dell’oltre ogni altro oltre,
pènsati solitario nel linguaggio:
dove pare che esistano silenzi
non simmetrici a nulla.
***
2 giugno 2019
Franco su un suo romanzo interrotto:
«fantastichiamo ciò che avremmo fatto là, allora, se la sorte ci avesse collocati in quel certo luogo, in quel certo giorno, o in quel certo anno. Ovviamente ricreiamo i contesti del passato fornendo alla immaginazione i dati ricavabili da testimonianze orali, come per esempio quella dell’ex deportato conosciuto sul treno, o da autobiografie, o da cronache giornalistiche, o da romanzi, o da film, o dai trattati di storia. Lo spazio e il tempo in cui non si è vissuto, ma nei quali avremmo voluto vivere, perché in essi avrebbe acquisito un valore speciale la nostra vita e si sarebbe rivelata compiutamente la nostra personalità, diventano così lo spazio e il tempo della immaginazione a briglia sciolta e del rimpianto che lascia immutata ogni cosa e non consola».
Su “Immigratorio”. Un’intervista
Pubblico le due parti dell’intervista su “Immigratorio” (Ed. CFR 2011 di Gianmario Lucini) curata da Lorenzo Galbiati e comparse su CARTE SENSIBILI. [E.A.]
clicca QUI per leggere la Prima parte
clicca QUI per leggere la Seconda parte
clicca QUI per scaricare gratis IMMIGRATORIO
Han cancellato la Shoah
da ora,
ogni volta che sentirò la parola shoah
penserò a Gaza
10 morti ogni uno, e non è finita
son nato a un tempo orribile
quando questa pratica era di moda
non permettono i giornalisti
e ammazzano quelli indipendenti che trovano
distruggono gli ospedali
e uccidono medici e pazienti
un solo morto, sempre, è uno di troppo
qui sono cinquemila bambini
e quattromila donne
da ora
ogni volta che si dirà la parola shoah
penserò a Gaza
non sono soli gli israeliani
complici tutti gli ebrei delle comunità plaudenti
in italia come negli usa
la prima mano l’ha messa il capo dell’impero
la seconda, nascosta, il capo del loro governo
la terza il solito occidente
ma del resto ricordiamo
che hitler aveva tanti amici
dal re d’inghilterra ai potenti d’america
che ne condividevano valori e sogni
è solo quando la concorrenza l’ha sconfitto
che è stato dipinto come pazzo
ma ha generato dei buoni discepoli
da ora
ogni volta che risuonerà la parola shoah
penserò a Gaza
pochi i giusti rimasti e ammutoliti
Riepilogo del don giovanni pezzente
di Ennio Abate
Tu, mio strabico amore assaggiato fra tempi di chiesa e di liceo; e tu, esile simulacro di sesso costruito da perfidi avventori di latteria; e tu, amore risicato in cuore battente d’impiegata. Donne, giovanili prede, alle quali i seni belli, amaramente distratto, toccai: e alle quali impacciato esposi la mia ferita di incerta lussuria, ora che siete incorporeo fantasma di tiepida vergogna, datemi la chiave di quel mio comunissimo bisogno di congiungimenti coi corpi vostri smaniati. Quanto seria fu, con voi, la mia non scafata giovinezza! Quanto freddi sarebbero ora gli sguardi sulle vostre polpe rugose. Ah, maschili ardori di un’epoca d’istinti assuefatti al profitto! Da essi assediato, vi assediai. Sudando e balbettando, che amplessi dolenti, che confusione nei cuori, che fretta brigante la mia sulla funivia di sentimenti barcollanti! Pensarvi oggi è vano? Gli energici corpi di una volta, più che mai curati, saranno flosci e, come il mio, indeboliti. I ricordi inquietanti sepolti nell’assillo di più rapidi giorni. Ma sempre vi luciderò, madamine d’oré, con devoto, assiduo riguardo all’antico fulgore.
Nota del 24 novembre 2023
In questi giorni ho preso appunti su vari commenti letti dopo l’uccisione della giovane Giulia Cecchettin da parte del suo fidanzato. Molti – anche di femministe che in passato ho stimato – mi hanno lasciato insoddisfatto: sollevano polveroni sui fatti e offrono ricette ottimistiche che respingono per la loro astrattezza. Non concordo, ad esempio, con l’enfasi movimentista e progressista di Lea Melandri (qui). Perché trascura il fatto che le proteste contro i femminicidi sono diventate un rito che arriva sempre dopo e ripara soltanto l’angoscia che il ripetersi delle uccisioni fa calare sulle nostre menti. Trascura pure quanto tali proteste siano manipolate dai mass media. (Come si fa a considerare quasi un buon risultato che i mass media nominino il femminicidio – “già il fatto di nominarlo”- mentre i femminicidi continuano?). Sono, infine, molto scettico sul rimedio da più parti proposto: «Serve una educazione sessuale e affettiva capillare, serve insegnare che l’amore non è possesso». Concordo, invece, con quel che ha scritto Tiziana Villani sulla sua pagina FB (qui) : «l’evocazione del patriarcato come origine di tutti i mali non mi è sufficiente, non mi aiuta a cogliere i molti modi della sopraffazione che certo sono culturali, ma non solo». Tornerò sulla questione partendo da quanto avevo scritto nel 2010:
Alla vulgata sia della fine della storia che del postfemminismo o della femminilizzazione trionfante nel lavoro delle società post-fordiste, ho preferito una riconsiderazione storica sia del comunismo che delfemminismo: entrambi per me rovine di un fine Novecento da interrogare e reinterpretare per leggere nelle trasformazioni in corso - non certo benefiche per i molti uomini e donne del pianeta - qualcosa d’ altro. Non credo che il mio narratorio sia misogino o antifemminista, ma più monologante che dialogante di quanto desideravo, sì. Per costrizioni esterne e per scelta meditata e consapevole poi. Da qui l'attestarmi in una pacata difesa del vissuto che sta alla base di Donne seni petrosi. E anche della forma – amara, smorzata, cupa, “cruda” - di certi testi e dello stesso titolo. Considero tali aspetti da vecchio, quale sono in effetti diventato, una faticosa conquista compiuta soprattutto attraverso la scrittura. E voglio conservarli, discuterli pure, ma non scioglierli con disincanto in una tardiva, impossibile, astorica, artificiosa nuova armonia tra uomo e donna, tra “maschile” e “femminile”. 12 maggio 2010 (Da Ennio Abate, Donne seni petrosi, Farepoesia 2010) -
- Carboncino di Tabea Nineo
Viaggio in India
Intervista a Paolo Carnevali a cura di E. A. Continua la lettura di Viaggio in India
Murales zapatisti. Progetto d’un mondo nuovo (2)
Roberto Bugliani – Aldo Zanchetta
Murales zapatisti. Progetto d’un mondo nuovo
Mutus Liber, Riola (BO) 2022
di Roberto Bugliani e Aldo Zanchetta
[…] Scrive Le Bot che in una guerra come quella tra EZLN e Stato federale messicano, «venuta dopo la caduta del muro di Berlino (…), i simboli contano più delle armi» (Le Bot e Subcomandante Marcos, Il sogno zapatista, 1997, p. 12).
Raccontando degli anni di «costruzione dello zapatismo» nella selva, e dopo aver distinto tra uso del simbolo, dovuto alla «componente india» del movimento, e l’apporto dei «simboli storici» da parte dell’«organizzazione politico-militare urbana», il subcomandante Marcos aggiunge: Continua la lettura di Murales zapatisti. Progetto d’un mondo nuovo (2)
Murales zapatisti. Progetto d’un mondo nuovo
Roberto Bugliani – Aldo Zanchetta
Murales zapatisti. Progetto d’un mondo nuovo
Mutus Liber, Riola (BO) 2022
di Roberto Bugliani e Aldo Zanchetta Continua la lettura di Murales zapatisti. Progetto d’un mondo nuovo
Cina, quarantanni dopo
di Gabriella Papagna, Giulia Maglietti, Kerem Brera e Paolo Di Marco Continua la lettura di Cina, quarantanni dopo