In margine a “Viviamo senza sognare” di F. Nova (qui)
di Rita Simonitto
Visto che le poesie non sono soltanto ‘pezzi ‘e core’ ma trasmettono anche dei messaggi volevo soffermarmi su due punti. Continua la lettura di Ricordare e sognare
In margine a “Viviamo senza sognare” di F. Nova (qui)
di Rita Simonitto
Visto che le poesie non sono soltanto ‘pezzi ‘e core’ ma trasmettono anche dei messaggi volevo soffermarmi su due punti. Continua la lettura di Ricordare e sognare
di Roberto Bugliani
“Sono dialoghi costruiti in modo particolare, di cui che io sappia non conosco esempi in letteratura (a parte testi che vi s’avvicinano come quello di Carlo Coccioli, “Le case del lago”, o alcuni di Manuel Puig e Antonio Lobo Antunes). Sono dialoghi in cui i dialoganti non hanno indicatori semantici (quello che nei dialoghi “normali” indica l’identità e il tipo di “comportamento” dialogici, come “disse a voce bassa X” o “Y rispose con voce alterata”). Quando poi un dialogante interrompe il discorso dell’altro per fretta o per ribattere una cosa contraria, allora la stringa dialogica di chi interrompe ha inizio subito sotto il discorso del primo, con la prima parola in minuscolo e senza punteggiatura finale fino a che le interruzioni non finiscono, come una sorta di gradino o i versi d’una poesia. Graficamente questa disposizione spaziale è importante perché connota semanticamente una situazione. Qualora i dialoganti siano più di due, il dialogo si arricchisce di altre voci, diventa un dialogo plurale, dove nelle interruzioni che aggiungono altre voci valgono le stesse norme del dialogo a due. Le parole straniere, poi, le ho scritte come si pronunciano.” (da una mail di R.B. a E. A.)
Continua la lettura di Sine titulodi Giuseppe De Angelis
Giuseppe De Angelis è un giovane dottore in filosofia. Recentemente mi ha fatto leggere queste “Tre prove di teologia contemporanea”, continuazione in qualche modo della sua tesi di laurea. Ho letto volentieri le sue pagine e, pur condividendo singole proposizioni, in uno scambio di mail, gli ho detto chiaramente che la mia ricerca si muove su un altro terreno e all’interno di altri orizzonti. Per quanto mi riguarda, infatti, se devo ricorrere alla teologia, preferisco il «Trattato teologico-politico» di Spinoza o il messianismo di Benjamin. «Ma non è questo il punto. – Gli ho scritto nella mia e-mail. Preferisco restare sul tuo terreno, sulle scelte di scrittura-riflessione che tu compi. Allora ti pongo queste domande:
De Angelis ha provato a rispondere alle mie domande, ma i miei dubbi e le mie perplessità rimangono. Credo, comunque, che, per far crescere la riflessione, le “tre prove” abbiano bisogno di una circolazione più ampia. Da qui la mia proposta di pubblicazione su Poliscritture. (D.S.)
Continua la lettura di Tre tentativi di teologia contemporaneadi Donato Salzarulo
Occorre un’idea. Un’idea forte dell’Altro; un’idea originata da grande e viva curiosità, da una voglia incontenibile di esplorazione, dal desiderio di uscire dai confini del proprio corpo-mente, di vincere le resistenze dell’Io-pelle per trovare il singolare, l’unico e inventare il nuovo, l’originale. Vedere l’Altro, vedere la sua forma esteriore e interiore, intuirne l’essenza, farsi interrogare dal suo volto, dall’arcipelago della sua anima, dalle sue lacerazioni, dalle sue ferite.
Continua la lettura di Sui «Sudari» di Enzo ElefanteUn ricordo di Eugenio Grandinetti
di Toto Lucchesi
Ho conosciuto Eugenio agli inizi degli anni ’70: abbiamo insegnato nella stessa scuola, la Media Gemelli, nello stesso corso.
Il primo aspetto che mi colpì fu la sua profonda curiosità, il forte impegno nell’intrecciare poesia e micologia, linguistica e tecnica , entomologia e botanica, fino a qualche anno fa frequentava, unico allievo, all’Unitre di Milano un corso di erpetologia.
di Fabrizio Podda
Sabato 27 luglio Giuseppe Nava ci ha lasciati. Nato a Milano nel 1937, dopo gli anni della formazione a Pavia sotto il magistero di Lanfranco Caretti, per un trentennio ha insegnato Storia della Critica letteraria prima e Letteratura italiana poi all’Università di Siena. Ha dedicato molta parte dei suoi studi all’opera di Giovanni Pascoli, curando l’edizione critica di Myricae (Sansoni, Firenze 1974) e il relativo commento (Salerno, Roma 1978 e 1991); il commento dei Canti di Castelvecchio (Bur, Milano 1983) e, per Einaudi, l’edizione critica dei Poemi conviviali («Nuova raccolta di classici italiani annotati», 2008). La sua passione critica ha spaziato tra Ottocento e Novecento, da Manzoni a De Marchi, da Elsa Morante ad Anna Banti, da Elio Vittorini a Italo Calvino e Franco Fortini. Ha a lungo diretto il Centro studi Franco Fortini dell’Università di Siena e la sua rivista, «L’ospite ingrato». È stato tra i più importanti filologi della sua generazione: studioso impeccabile, critico lucidissimo, metodologicamente curioso e aperto al nuovo. Ma, soprattutto, è stato uomo di caratura intellettuale, morale, “emotiva” rarissime.
Continua la lettura di Per Giuseppe Nava (1937-2019)Storie di migranti raccolte da Jorida Dervishi
a cura di Ennio Abate
Pubblico stralci dell’introduzione e di alcune storie di vite migranti di “La mia storia è la tua storia”, un libro in via di stampa scritto e curato con passione dalla giovane Jorida Dervishi di origini albanesi e tutor universitaria a Milano. L’ ho letto in bozze e la mia riflessione, che ora fa da prefazione al libro, oltre a richiamare temi già toccati qui su Poliscritture, vuole essere anche un riconoscimento convinto del lavoro di integrazione fatto da tanti anni, attraverso i corsi d’italiano a favore dei migranti, dal “Centro di cultura popolare” di Pioltello, in particolare nella sede di Seggiano che ho sia pur saltuariamente frequentato. [E. A.]
di Ennio Abate
1.
Quattro anni dalla morte di Gianmario Lucini, poeta, fondatore della casa editrice CFR e per tre numeri (dal 9 all’11) editore, collaboratore ed impaginatore di Poliscritture (in cartaceo). L’8 novembre scorso, grazie alla sua vedova, Marina Marchiori, e a Cristina Pianta, ho avuto modo di riflettere nuovamente sulla sua figura «poliedrica, contraddittoria, caparbiamente volta agli altri ed al futuro» (così ne scrissi nel 2004). E pure sul *noi* di CFR e di Poliscritture. Occasione: la presentazione presso la Biblioteca Sicilia a Milano de «L’impoetico mafioso», un’antologia di poesie su questo tema “civile”, nata dai suoi legami con il Sud e dalla spola in auto (sulla “mitica rossa”, come la chiamavano i suoi amici) che Gianmario, instancabile, tra la montana Piateda e l’assolata Gioiosa Jonica. Continua la lettura di Su Gianmario Lucini, CFR e Poliscritture
di Ennio Abate
in memoria di Piero del Giudice *
In albe inferme giovani sentinelle
appostate su piramidi rilucenti
freddarono di servi un sogno.
Restarono cervici da corpi divelte,
muschi d’organi squarciati
torcigli di visceri in stracci raccolti.
Tranquilli, gli occidentali omini
sull’oscuro pavimento degli anni
uno sgorbio color carbone vedono.
E per assenza di grida narrano
che di miti bestie in autunno macellate
il sogno fu. Non d’umanità percossa.
Mente che indaghi quel tempo
grumoso! E’ lo stesso che i freezer
televisivi surgelano ogni giorno.
A Sabra, Beslan, Bagdhad.
Orridezze certe. Le gustano
gli immemori in sugo d’angoscette.
(1983 circa/ 9 giugno 2016) Continua la lettura di Degli orrori di ieri e di oggi