In grafica il tema dell’albero è per me dialettica tra tronco e fogliame, pesantezza e leggerezza, forma massiccia e forma lussureggiante. Il tema s’è fatto strada tra 1976 e 1978 in segni schematici, arrivando – negli schizzi degli anni ’80 e ’90 – attraverso il tratteggio e la macchia anche di colore a un accrescimento, ora drammatico ora perfino gioioso, del “fogliame”. Non posso dire di aver ricavato questi disegni d’alberi dalla memoria. Solo nel caso dei tre esempi dell'”Albero attraverso la finestra” posso dire di aver tenuto presente o perfino guardato, mentre disegnavo, un albero (Quale? Non saprei, il vuoto delle mie conoscenze di botanica è rimasto incolmato…), che appariva dalla finestra di una delle case che ho abitato. La dialettica di cui ho detto permane nella mia mente. Lo provano i due esempi del 1992. Devo, dunque, concludere che ho solo ripensato gli alberi. Forse con una sorta di rimorso per le sensazioni ormai perdute e irraggiungibili della mia infanzia in campagna. Allora gli alberi furono per me una sensazione ben precisa, collocati com’erano nel tempo “speciale” dell’infanzia e nello spazio reale ed emotivo della “terra” di una mia zia a Baronissi (Salerno). Allora ne sapevo nominare con sicurezza pochi (il pioppo, il nespolo, il fico, il nocciolo, il pero, il prugno, l’arancio, il mandarino). E mai avrei pensato di disegnarli.
[1 gennaio 2013]