Giovedì 11 ottobre 2023. Alla presentazione del libro di Alessandro Visalli, astratto “amico su FB” ora conosciuto di persona al Ferrobedò, «uno spazio culturale polivalente nel pieno centro di Milano» scoperto in questa occasione. Qui in breve le impressioni che ho avuto dalla serata; e che correggerò o confermerò con più argomenti dopo la lettura completa del libro:
1.
Scorrono i discorsi: netanyahu è l’uomo
della simpatia spudorata verso trump e putin,
verso la cina e orban, ha portato
israele a una crisi senza precedenti
di consenso con l’america di biden
e indegnamente non si è schierato subito
a fianco dell’ucraina. Continua la lettura di Riordinadiario del 10 ottobre 2023→
Massiccio attacco di Hamas contro Israele: migliaia di missili lanciati da Gaza e irruzioni militari. 250 i morti israeliani e 1400 feriti, decine gli ostaggi. Netanyahau: “Siamo in guerra”. E ordina la rappresaglia: 232 morti e oltre mille feriti tra i palestinesi. Hezbollah cerca di sconfinare da nord
Appunti per ripensare il discorso politico su Cologno
di Ennio Abate
Pubblico i 17 appunti con note già comparsi su POLISCRITTURE COLOGNOM da agosto ad oggi. Le immagini riprendono luoghi della città da me fotografati negli anni scorsi. [E. A.]
1. Diciamo spesso di voler partire dalla realtà di Cologno. Ma qual è la sua realtà? La recente uccisione della giovane Sofia Castelli (ma prima – e già dimenticato – c’è stata quella di Maria Begoña Gancedo) è una riprova che non la conosciamo davvero e a sufficienza. Nelle sue pieghe più profonde la vita sociale di Cologno (e in particolare la condizione dei giovani) resta, malgrado le buone intenzioni, un fatto abbastanza oscuro per chi fa politica.
2. Meglio non illudersi o illudere gli altri. E’ bene sapere che anche le analisi più scientifiche della Cologno reale da parte dei cittadini o degli amministratori – sempre auspicabili e necessarie – possono aiutare a risolvere (ma mai in automatico) i problemi (o una parte di essi) che ci assillano. E tali analisi saranno sempre mescolate, condizionate e spesso travisate dalle immagini di Cologno prodotte dalle storie e dalle memorie (personali e collettive), dalle diversità economiche, professionali, culturali che a volte ci uniscono e a volte ci contrappongono.
3. Quali sarebbero queste immagini di Cologno? Da quando (1964) vi abito ho sentito parlare di Cologno: come paese, città dormitorio (o d’immigrazione), periferia (rispetto alla metropoli Milano) e – più recentemente suggestionati forse dalla presenza di Mediaset del fu Signor B.) – di città della comunicazione (o di servizi). [ii]
Su IL SECOLO BREVE DI TONI NEGRI di Roberto Ciccarelli
di Ennio Abate
Stralcio dall’intervista:L’arresto avvenuto il 7 aprile 1979, primo momento della repressione del movimento dell’autonomia operaia, è stato uno spartiacque. Per ragioni diverse, a mio avviso, lo è stato anche per la storia del «manifesto» grazie a una vibrante campagna garantista durata anni, un caso giornalistico unico condotto con i militanti dei movimenti, un gruppo di coraggiosi intellettuali, il partito radicale. Otto anni dopo, il 9 giugno 1987, quando fu demolito il castello di accuse cangianti, e infondate, Rossana Rossanda scrisse che fu una «tardiva, parziale riparazione di molto irreparabile». Cosa significa oggi per te tutto questo? È stato innanzitutto il segno di un’amicizia mai smentita. Rossana per noi è stata una persona di una generosità incredibile. Anche se, a un certo punto, si è fermata anche lei: non riusciva a imputare al Pci quello che il Pci era diventato.
Mio commento all’articolo di Sergio Fontegher Bologna
” Non ricorda tutto questo il suo editoriale nel primo numero di “Classe Operaia” (1964) “Lenin in Inghilterra”?”( Bologna)
No, Tronti allora aveva ancora in mente Lenin. E nel ’68 l’avevano ancora in mente anche Fortini [1] e i dirigenti dei gruppi “extraparlamentari”. Purtroppo, però, non ne abbiamo avuto uno (nemmeno in sedicesimo) né in Inghilterra, come diceva “il padre dell’operaismo” [Tronti] né in Italia nel ’68-’69. E tantomeno l’abbiamo oggi.
Nota
[1] Quando, polemizzando con Elvio Fachinelli , portava l’esempio del marinaio di guardia al ponte , che nell’Ottobre del 1917 aveva respinto «senza tanti argomenti tutto un secolo di ideologia democratico-borghese nelle persone del Consiglio municipale di Pietrogrado in corteo patriottico verso il Palazzo d’inverno […] perché (ma è tutto) a due chilometri di distanza sta lavorando il cervello di Lenin che direttamente o indirettamente lo ispira (e se ne ispira)».
(Il dissenso e l’Autorità, n. 34 di Quaderni piacentini)
* L’articolo di Sergio Fontegher Bologna si legge qui