Archivi categoria: SEGNALAZIONI

Racconti di Angelo Australi

«In un mondo sempre più frivolo dove la lettura diventa cosa complicatissima (un romanzo sembra una montagna da scalare), non possiamo fare altro che consigliare la lettura di questi racconti; ognuno poi vi troverà il proprio, quello più intimo. […] William Carlos Williams […] sostiene che “il racconto, che agisce come la scintilla di un fiammifero acceso al buio, è l’unico vero modo per descrivere la brevità, la frammentazione e allo stesso tempo l’interezza della vita delle persone”. […] Ed è quello che troviamo nei racconti di Angelo Australi perché l’autore mette in scena proprio la vita in tutta la sua frammentarietà e la sua brevità. Ma con grande talento che la vita stessa talvolta non possiede». (dalla postfazione di René Corona)

https://www.sefeditrice.it/catalogo/passeggiare-dove-sono-di-casa/17764

Pianeta Mozart

di Angela Villa

La Fondazione Ambrosianeum di Milano, dedica un ciclo di incontri ai giganti della musica classica. Adriano Bassi, musicologo, concertista di pianoforte, compositore e direttore d’orchestra, presidente del Comitato di Milano della Società Dante Alighieri, racconta i primi anni di vita di Wolfgang Amadeus Mozart (al battesimo Joannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus; Salisburgo, 27 gennaio 1756 – Vienna, 5 dicembre 1791). Bassi parla al microfono e poi al pianoforte, mostra alcuni esempi musicali. Evidenzia diversi aspetti della vita di Mozart, raccontando, in particolare, il periodo dei viaggi in Europa. Dimentichiamo Mozart del film di Milos Forman “Amadeus” (1985), dimentichiamo Mozart dei diversi passaggi pubblicitari, degli spettacoli teatrali e concentriamoci per un momento su un bambino che, già in tenera età, faceva lunghi e scomodi viaggi in carrozza, per esibirsi nelle principali corti d’Europa. Viaggi, molto faticosi che finiranno per minare la sua fragile salute. Spostamenti che si svolgevano in condizioni precarie: umide e traballanti carrozze, che percorrevano, fra l’altro, strade dissestate e insicure. Il piccolo Amadeus, spinto dal padre, che lo mostrava come un fenomeno da baraccone, viaggiava da una corte all’altra, immaginiamo la sua infanzia, con questa figura incombente, quali dolori fisici e mentali avrà dovuto sopportare? Ecco il Mozart su cui si sofferma Adriano Bassi, un bambino che a sei anni, già padroneggiava il clavicembalo, il violino e l’organo, suonando senza spartito. Durante questi viaggi, vengono composte le prime sonate per violino e clavicembalo, la prima sinfonia, “N. 1 in mi bemolle maggiore K 16”, un oratorio e la prima opera buffa: “La finta semplice”. Viaggi faticosi, ma che hanno permesso al piccolo genio, di poter approfondire le sue conoscenze, di sviluppare il suo talento e di conoscere i più grandi compositori di quel periodo storico. Solo per fare un esempio, a Milano il 23 gennaio del 1770 trovò un comodo alloggio nella canonica della chiesa di San Marco, ebbe modo di conoscere e ascoltare la musica di Niccolò Piccinni, uno degli ultimi grandi rappresentanti della Scuola Napoletana. Il tempo è molto limitato per parlare di un gigante della musica e forse occorrerebbe fermarsi su un aspetto in particolare, impossibile analizzare il Pianeta Mozart in novanta minuti, ma Adriano Bassi riesce comunque a dare qualche stimolo, evidenziando nei passaggi al pianoforte, la ricchezza e la modernità del compositore. Una modernità che si coglie nello stile delle sue composizioni, nel suo forte desiderio di sperimentare, modulando, passando da una tonalità all’altra, utilizzando accordi di settima, creando in tal modo aperture e sorprese in ogni sua composizione. Altro elemento di modernità lo si può cogliere nella visione della musica come linguaggio, come modalità di comunicare messaggi, comprensibili a tutti. Mozart riuscì, in tal modo, a compiere una rottura molto forte con i poteri ecclesiastici, una rottura che pagò personalmente allontanandosi dal padre. Cercò di vivere la sua musica da uomo libero, in un periodo storico in cui questo era impossibile. Purtroppo fu molto sfortunato, perché morì proprio nel momento in cui le sue opere si stavano diffondendo in Europa. Si sforzò, andando sempre controcorrente, di seguire il suo intuito, il suo talento, impresa difficile, perché a quel tempo, il musicista dipendeva totalmente dal mecenate, dal clero, che commissionava opere sacre. Ma lui seguiva il suo genio. Per questo motivo rimase sempre più isolato, fino agli ultimi momenti di vita.
Altre novità significative nella ricerca musicale di Mozart, riguardano due aspetti in particolare:
1. Lo sviluppo della forma sonata di Haydn, dandogli maggiore drammaticità, forza e tensione (aspetti evidenti nella prima “Sinfonia K183 e K503” caratterizzata da repentini cambi di tonalità).
2. La sua visione del teatro: nelle opere teatrali troviamo personaggi che rispecchiano la realtà, parlano attraverso l’orchestra che diventa l’anima della storia. Ciò che le parole non possono esprimere, viene raccontato dagli strumenti musicali. La realtà con le sue contraddizioni, con le sue contaminazioni, il tragico e il comico, emerge nei suoni e nelle variazioni di ogni singola nota.
Infine Adriano Bassi si sofferma ad analizzare il mistero della sua morte. C’è quasi un catalogo, come quello di Leporello, più di cento ipotesi fra cui, influenza, febbre miliare acuta, infezione da streptococco, emorragia cerebrale, obesità, trichinosi (patologia che colpisce i consumatori di carne di maiale poco cotta), l’avvelenamento per mano di Antonio Salieri, fino alla teoria più recente, trauma cranico in seguito ad un’aggressione, di un marito geloso, molte di queste ipotesi, come quella più recente dell’aggressione, sono state recentemente confutate, dagli storici, perché prive di fondamento o di fonti storiche attendibili. Difficile stabilire cosa lo abbia veramente ucciso. Quello che gli studiosi hanno potuto capire, dalle testimonianze della moglie Costanza e dai documenti scritti dai medici del tempo, fu che Mozart si ammalò a partire dal 20 novembre del 1791, dopo un intenso periodo produttivo in cui compose “Il Flauto Magico”, “La Clemenza di Tito” e parti del “Requiem”. Nei giorni successivi fu colpito da vomito, febbre, sudorazione eccessiva, morì il 5 dicembre del 1791. Aveva appena trentacinque anni. Avrebbe ancora composto altre opere immortali? Oppure, giunto al vertice della sua creatività non avrebbe scritto più nulla? Come accadde per esempio nel caso di Rossini. Impossibile saperlo. Possiamo però capire perché, uomini e donne di ogni generazione, continuano ad ascoltarlo a trarre piacere dalle sue composizioni. Alcuni studi parlano dell’Effetto Mozart, l’ascolto delle sue composizioni aumenterebbe la capacità di concentrazione e attenzione, anche questa è una controversa teoria scientifica. Credo poco a questo utilizzo utilitaristico, io personalmente lo ascolto per cogliere, nello spazio fra le note, l’infinito che c’è, e poiché ogni spartito ha un inizio e una fine, l’infinito che c’è, è proprio là, nel finito.

Nota

Una guida all’ascolto ben articolata, ricca di registrazioni, la si può trovare nel sito: www.flamioonline.it (L’ORCHESTRA VIRTUALE DEL FLAMINIO).Esistono inoltre diverse biografie ben documentate sulla vita di Mozart. Sono illuminanti e molto profondi, i testi di Massimo Mila.
Prossimi appuntamenti musicali della Fondazione:
GIOVEDÌ 29 FEBBRAIO ORE 18:30: PIANETA BEETHOVEN
GIOVEDÌ 14 MARZO 2024 ORE 18:30: PIANETA VERDI
GIOVEDÌ 28 MARZO 2024 ORE 18:30: PIANETA ROSSINI

Milano, Fondazione Ambrosianeum, 15 febbraio 2024

Come gli uccelli

di Angela Villa

Cosa ci tiene uniti? L’umanità. Cosa ci tiene separati? L’umanità.
Gli uomini riescono a creare e distruggere legami con estrema facilità. “Ecco perché anche se è un’impresa disperata, una scommessa persa in partenza bisogna continuare a credere nel sogno di vivere insieme” (da Tous des oiseaux – Come gli uccelli)
Marco Lorenzi, mette in scena il testo di Wajdi Mouawad, COME GLI UCCELLI. Tratto dall’opera originale “Tous des oiseaux”. (Adattamento di Lorenzo De Iacovo e Marco Lorenzi). Un progetto de Il Mulino di Amleto, una compagnia teatrale che nasce grazie a un gruppo di giovani attori diplomati alla Scuola del Teatro Stabile di Torino e diretta da Marco Lorenzi e Barbara Mazzi. La ricca cartella stampa che ho ricevuto, mette in luce il lavoro profondo e il lungo percorso svolto, per realizzare la messa in scena. Obiettivo principale della compagnia: ‹‹Affrontare i classici come fossero testi contemporanei e i testi contemporanei come fossero testi classici››. Su questo duplice percorso si muove Il Mulino di Amleto, considerata tra le più significative della nuova generazione teatrale (premio ANCT nel 2021). Nel corso degli anni la compagnia si è distinta per produzioni molto diverse tra loro, spesso riletture di testi noti e altri meno noti, in cui centrale rimane sempre il lavoro d’attore e di regia e il piacere, ogni volta, di intraprendere sfide drammaturgiche nuove, in questo percorso si inserisce il lavoro poetico teatrale “Come gli uccelli” in scena fino al 4 febbraio al Teatro Sala Fontana di Milano. Occorre una grande sinergia e un lavoro di squadra per mettere in scena un testo che contiene in sé molti elementi simbolici, che raccontano in modo originale un presente contemporaneo tormentato. Continua la lettura di Come gli uccelli

Delle eloquenti distopie 2 – racconto di Michele Nigro

#Fantascienza ovvero I futuri possibili

di Emma Pretti

Fino alla prima metà degli anni ’70 la fantascienza scrutava e attingeva principalmente dal terreno delle invenzioni tecnologiche che avrebbero permesso le scoperte di nuovi mondi e nuovi territori planetari da esplorare, incontri con presenze aliene, di volta in volta amichevoli o minacciose. Verso gli anni ’80 l’incredibile accelerazione delle scienze tecnologiche, la rapidità incontenibile con cui le innovazioni si sorpassavano a vicenda hanno creato in questo genere letterario un po’ di sgomento, al punto da ridurne la forza propulsiva, ma nello stesso tempo lo hanno arricchito di sfaccettature e ulteriori problematiche, rendendolo sicuramente più denso di implicazioni. La fantascienza si è trasformata in un luogo di utopie/distopie, considerazioni filosofie ed etiche, paradossi sui nostri possibili futuri – regno delle possibilità, dove ogni direzione è pensabile poiché immaginata, ma non per questo improbabile. Da Philip K. Dick in poi la fantascienza ha inglobato nuove ramificazioni al punto da indurre qualcuno a definirla un sottogenere, intendendo come molte delle sue narrazioni fossero proiezioni in chiave avveniristica di questioni più pertinenti a disamine politico/sociali, psicologiche o extrasensoriali, e comunque più intimistiche. Anche se meno immaginifico e visionario, il genere resta comunque una proiezione al futuro di echi e tematiche presenti in nuce. Oserei dire che, sommersa da uno sviluppo tecnologico impensabile, la produzione si trova un po’ annichilita e sembra aver perso un certo numero di frequentatori, sia tra gli autori che tra i lettori, ma le opere presenti offrono contenuti densi di approfondimenti. Continua la lettura di Delle eloquenti distopie 2 – racconto di Michele Nigro

La libertà come errore di sistema

Un estratto da La comunità dei viventi, Clinamen, Firenze 2023.


di Idolo Hoxhvogli 

La società della separazione tra uomo, mistero e natura è caratterizzata da una perfida uniformità, insegna l’arte di fare a meno dell’arte. Alla degradazione delle pratiche ideali corrisponde un’estensione del campo prescrittivo. È inutile adoperarsi per un mondo migliore, se il mondo migliore è somministrato dagli altri. Basta credere, al limite adeguarsi. Le buone maniere trasmettono il valore della rinuncia ai valori. L’acquisizione dei diritti nasconde la pianificazione del desiderio, produce l’incapacità di riconoscere l’occasione della rivolta. La pedagogia, con la scusa di educare alla prudenza, imbottisce l’infanzia di paure. Il fondamento del viaggio sta nello sguardo itinerante. Fermarsi per chiedere permesso significa delegare al potere il giudizio, divenire gente vigliacca. La vita permalosa movimenta il nulla: offesa dalla verità, la aggiorna a immagine e somiglianza dell’ultimo partito. Riprogrammare l’esistente e correggere l’umanità sono gli scopi della tecnologia: sviluppa protesi che rendono invalidi i viventi, organizza una festa, dittatura a sorpresa in cui le cose esprimono tutte la stessa tesi. Continua la lettura di La libertà come errore di sistema

Due poesie da “ellenika”

di Nunzio Di Sarno

ESTATE D’ANARCHIA
Carri arrugginiti e binari tranciati
Non riflettono più il sole in cave
Abbandonate a Megalo Livadi

Creme solari e non più sangue
A colorare spiaggia e mare
Pare un compromesso salutare

Gli anarchici soli a ricordare
La lotta che non cedette il passo
Al fuoco, alla legge ed al ricatto
Shots “in the name of the king”

In that bloody August in 1916
To let the companies keep on
Killing, exploiting and starving

But united they stood – Rebels –
Under the flag of Revolution
And for a while they won free
Their unique summer of anarchy

Fili

Il dubbio sul da farsi non regge
Quando il richiamo intona il canto
Che mi scrolla di dosso le proiezioni
Pure se il colon mi torce la gola

I passi non pensano più
Comanda il suono

Che guida sull’asfalto
Sulle rotaie e sulle onde
Apre all’ignoto sfilacciato
Che s’intesse dolcemente
Andando

E il viso dorato di Georgia
È l’epifania non cercata
Svelata in una risata
Che sposa tre lingue
E stabilizza potenziando
Le future trasmissioni

E quanto sepolto rimanga
Il bagliore dagli anni
Non so dire
Se nel ricordo
Ritorna uguale l’onda
E scorre dentro e fuori
A mostrarmi cos’è l’eterno

Quarta di copertina 

L’incrocio è il luogo che definisce questa raccolta. È un incrocio lo stile: un miscuglio tra appunti di viaggio e poesia. Lo è la lingua: un italiano che si intreccia all’inglese, al greco e allo spagnolo. Tra la partenza e l’arrivo è negli incroci, tra crisi e soluzioni, tra rischi e prove, che attraverso l’altro ci si ridefinisce. È abbracciando l’ignoto che si arriva all’insperato. Il mare, la terra, l’asfalto insieme agli altri elementi, naturali e non, sostengono tutte le vite che in questo viaggio si intrecciano, come le cime e le gomene della nave. Strette a tenersi per salpare e attraccare. Vicine non si sa per quanto. Ma di quel contatto conserveranno il tocco del vento e del mare, che le hanno battezzate.

Nunzio Di Sarno  Nato a Napoli, vive e lavora a Firenze da alcuni anni. Docente di lingue e letterature straniere e psicologo. Ha finora pubblicato due raccolte di versi:  “Mu” (Oédipus, 2020) e “Wu” (Bertoni 2021). Suoi articoli e poesie sono presenti su diversi blog e riviste. Mu project è un progetto di poesia e immagini, che porta avanti da alcuni anni su siti e social.

 

Stefano Olmastroni

I riflessi delle cose
quella sera che uscimmo con Pierluca
e i vicini e Santissima Annunziata
ricordava quella di due anni prima
si avvertivano nell’aria le mie ruminazioni di
emergenza, le tue sirene spente
Chiara ti parlava e tu
non potevi più ascoltare
mentre la seguivi rincorrere il bambino
e provavi a non fissare
i riflessi delle cose
il tuo corpo era lì. la tua anima ai margini
della piazza.
fu l’ultimo fine settimana che fummo visti
insieme.
il mercoledì
era già tutto finito.
quella storia
che ci piaceva tanto raccontare
non esisteva più

Stefano Olmastroni, appassionato di yoga, natura e musica, suona svariati strumenti a corde.
Nel 2020 è uscita la sua prima raccolta Ognuno si racconta la sua storia (Italic). Alcune sue poesiesono state pubblicate in riviste online e cartacee. Fra le altre esperienze, ha collaborato con l’Accademia della Crusca e insegnato lingua italiana presso il College of William and Mary in Virginia. Attualmente vive a Firenze dove insegna lingua inglese nella scuola secondaria.

L’amore arcobaleno

Lenore Kandel nella biografia di  Dianella Bardelli Come sono eccitanti gli uomini che ci spezzano il cuore –  Compagnia editoriale Alberti, 2022

  di  Emma Pretti

Parlare e ancor più scrivere d’amore mi crea sempre tutta una serie di idiosincrasie che mi portano a rifiutare l’argomento senza riserve. Per questo motivo mai avrei pensato di affrontare una recensione prprio intorno a un tema così inflazionato, ma la personalità della poetessa Lenore Kandel, presentata da Dianella Bardelli  nel suo ultimo libro “ Come sono eccitanti gli uomini che ci spezzano il cuore”, mi ha offerto diversi spunti che non ho potuto ignorare. Continua la lettura di L’amore arcobaleno