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La natura delle cose

di Cristiana Fischer

Per qualche ragione che non so più ho preso in mano il poema “De rerum natura” di Lucrezio (vivente all’epoca in cui nacque la nostra era cristiana) restando profondamente stupita dal suo splendido naturalismo, da un lato, e dal suo sereno materialismo, dall’altro. Lucrezio ammette l’esistenza degli dei (e non di un Dio unico) ma li colloca – sereni e beati, indifferenti agli umani – negli intermundia (uno “spazio sottile come i loro corpi”) epicurei, inaccessibili a noi che viviamo nel/nei mondi popolati di atomi materiali. Tuttavia il suo materialismo introduce, nella caduta meccanica dei fondamentali elementi naturali, la possibilità di impercettibili variazioni, che giustificano, per noi umani, che possiamo avere libertà e piacere.
Questa visione filosofica, semplice e razionale, mi è parsa rispondere all’angoscia di cieche interrogazioni su cui mi affannavo, nello stesso tempo, circa l’aspirazione alla trascendenza che fa parte della nostra cultura.
Ho scritto questo poemetto per ripercorrere il percorso che ho sopra descritto, intrecciando versi di Lucrezio alle poesie in cui esprimevo l’angoscia del forse impossibile senso che cercavo per la nostra esistenza sulla Terra. Continua la lettura di La natura delle cose

Mater matuta

di Cristiana Fischer

In debolezza e crudeltà come bestie all'ammasso
e trasportati nella civiltà
materna e femminile è un'ancora per voi
e una maledizione che vi assegna
a Satana tentatore.

Tutto decade e riposa
tra autunno e inverno le foglie cadute
alla terra bruna e gli insetti
lavoro che trasforma.

La vecchiaia è un controllo del tubo
digerente e del gomitolo assorbente
di golosità necessaria o pretendente.
Il pensiero ripensa l'impotenza
e accetta che cessi la prestanza
inutile grazia dell'essenza -
in attesa di vita oltremortale
sogno infinito
di vita immortale data
nella nostra contingenza animale
come se tutto rinascesse anime
immortali animali e umane dalla vita terrena
che solo noi pensiamo
e sappiamo umilmente pensare
sappiamo urlando pensare.

Fuscelli

di Cristiana Fischer


La casa comprende ambienti piccoli
in ciascuno molteplici oggetti necessari
vita ricca in confortevoli ammennicoli
che non tutti hanno.
Piccole proprietà ma cosa importa
sono l’orto il bosco il pollaio perché infine
la sopravvivenza sia accertata
per persone sane come noi ereditiere di un welfare funzionante
ma domani per gli altri che verranno
in altri rapporti di potere
la terra più espropriata
il welfare meno assicurato
la salute lasciata a badare a se stessa sono il nuovo mondo:
capitalismo occidentale allo spasimo dello sfruttamento
e chi ancora non lo vuole capire?

 

La rabbia e l’amore

di Cristiana Fischer  

"abbiamo tanti difetti ma il peggiore tra      questi, ne sono convinta, è che non ci                amiamo abbastanza, non abbiamo   abbastanza orgoglio per ciò che l’Italia  ha rappresentato e rappresenta nel mondo"

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Natalità e famiglia

di Cristiana Fischer

Il punto fermo da cui partire è che ognuna e ognuno di noi è nato da una donna. E questo non significa che ogni donna voglia, o debba, far nascere qualcun’altra o altro.

La maternità è alle nostre spalle, non necessariamente nel nostro futuro di donne. Continua la lettura di Natalità e famiglia

Co-identita’ e differenza sessuale

di Cristiana Fischer

Gli ultimi due libri pubblicati da Elvio Fachinelli sono Claustrofilia, Adelphi, 1983 e La mente estatica, Adelphi, 1989, poco prima della morte. L’ultima parte de La mente estatica, è un capitolo intitolato Essi temevano la gioia eccessiva, in cui Fachinelli individua, a livello biografico e teorico, il punto cieco che ha impedito a Freud e Lacan di avvicinarsi alla zona perinatale su cui Fachinelli sta riflettendo.
Egli sa che i suoi studi riguardano “territori antropologici finora ai margini della psicanalisi”, nei quali si annida la gioia smisurata del “desiderio preistorico” di compenetrazione col corpo materno.
Se per Freud quella gioia è prossima alla pulsione di morte (in quanto “cessazione di ogni tensione, cioè della vita stessa”), per Lacan l’esperienza mistica, di cui Fachinelli si occupa nel suo libro, è un aspetto antropologico -o rifiutato o assimilato all’impostazione religiosa- per cui “la gioia eccessiva, che è al cuore dell’esperienza estatica, viene trascurata” (p. 195).
Il libro La mente estatica racconta che l’estasi si raggiunge in campi diversi, in quanto “si trova ciò che in noi qualcuno, al di là dell’io, cercava: Dio, l’arte, la scienza; o anche, immediatamente, semplicemente, la sospensione del tempo della caducità” (p. 30).
A cosa si riferisce con “qualcuno al di là dell’io”? In un altro capitolo intitolato AREA PERINATALE egli afferma la continuità tra gli ultimi mesi di stato fetale e i primi mesi dopo la nascita, quando si configura il Sé emergente del bambino ma permane attiva la co-identità con la madre. Questo ambito rimane sempre attivo o attivabile, e “si avrà in ogni momento coesistenza dell’uno e dell’altro” (p. 119). Un doppio che si presenta nelle situazioni estatiche della vita adulta, quando si verificano stati di abolizione dell’io cosciente insieme al senso di un inglobamento in uno stato più grande, bello e vero dell’io stesso, accompagnati da angoscia e poi da gioia indicibile. In queste situazioni, se l’io cosciente viene attenuato o addirittura represso, emerge comunque un soggetto altro, cui si deve il resoconto –per quanto inadeguato- dell’esperienza avvenuta. D’altra parte lo stesso linguaggio comune dà conto di situazioni in cui, letteralmente,  il soggetto si dichiara “fuori di sé”.
In Claustrofilia Fachinelli ne scrive a lungo, facendo della particolare comunicazione del feto-bambino con la madre il modello per successive consonanze telepatiche. Nella vita adulta i processi di individuazione stabiliscono una barriera tra il prima dell’unità duale e il dopo di unità separate, ma Fachinelli si è reso consapevole che, da quando ha sviluppato una acuta attenzione per i sogni e le fantasie perinatali, egli stesso è coinvolto nella relazione analitica in stati di allargamento percettivo, dove avvengono fenomeni di anticipazione temporale in cui il futuro è già accaduto e diventa ricordo, e di penetrazione nello spazio mentale altrui, di persone terze sconosciute.
Nei casi raccontati in Claustrofilia ho osservato che nei pazienti emerge l’istanza di realizzarsi come soggetto sessuato adulto, maschio o femmina, con un corpo che è sessuato e non neutro. Judith Butler non aveva ancora pubblicato “Gender trouble. Feminism and the Subversion of Identity“, Routledge, 1990 (edizione italiana Questioni di genere, Laterza, 2013). Fachinelli neppure immagina quella scissione tra sesso e genere su cui l’autrice ha scritto il libro. Non per questo privilegia il soggetto cisgender, ossia “chi percepisce in modo positivo la corrispondenza fra la propria identità di genere e il proprio sesso biologico”[1],  colei o colui la cui identità di “genere” implica anche il desiderio sessuale rivolto al sesso opposto. Nei casi che egli racconta l’omosessualità sta accanto alla differenza sessuale.
Proprio grazie alla riflessione sull’area perinatale Fachinelli può offrire una teoria che stringe la differenza sessuale a un naturale binarismo. Se la situazione di co-identità ha come meta l’identità con la madre, questa posizione entra in tensione con l’esistenza di un terzo, il padre, con cui la madre partecipa all’atto sessuale “si coglie così che la situazione di co-identità è contigua all’intensa e ambigua scena primaria”, il bambino è insieme escluso e partecipe, “tutto questo prima che -dal punto di vista logico- s’instauri un’identificazione col padre” (Claustrofilia, p.159-160), e siamo fuori dall’Edipo.
Ma questo non può che concernere il bambino maschio!

Per la bambina la questione della co-identità con la madre e il raggiungimento di una identità sessuata adulta si è posta nella riflessione femminista, diventando insieme questione politica. Due articoli nell’ultimo numero della rivista della comunità filosofica femminile Diotima[2] affrontano il significato di dirsi donna. Essere donna è la posizione simbolica dalla quale lei parla, che non ha scelto, posizione relazionale che ha a che fare, fin dall’inizio, con la relazione con la madre: non siamo solo corpo biologico, come se potessimo guardarci dall’esterno, non solo nasciamo in relazione ma siamo corpo vivente in relazione politica con alcune altre. “Non appartiene per niente al nostro percorso di pensiero che la dimensione della sessualità sia riducibile al sesso biologico, anatomico, al sex oggettivo, ‘naturale’, ‘visibile’ empiricamente. Calcolabile nei cromosomi. Né che il genere sia solo una costruzione linguistica culturale storica, del tutto impermeabile alla nostra esperienza soggettiva del nostro corpo” scrive Chiara Zamboni nel suo articolo intitolato Identità di genere e differenza.
Le pratiche politiche di relazione, disparità e partire da sé, ci consentono di intraprendere un viaggio “sperimentale, non identitario, in fieri, sottraendoci alle definizioni e ai significati”. Nessuna o nessuno può dirci che cosa debba essere o non debba essere una donna, ma possiamo leggere il senso della nostra soggettività nella relazione con altre donne.
La visione politica di Annarosa Buttarelli implica la necessità di assumere tutta la storia che il nome donna contiene “che siate genericamente queer, che siate trans, che siate femmine, che siate maschi […] vi dovete assumere il fatto che noi donne siamo ancora uccise in quanto donne, vi dovete assumere il fatto che il corpo della donna è un luogo pubblico da millenni  […] che io sento profondamente di avere conquistato come una genealogia che mi segue, che voglio onorare e rispettare e che mi permette di dire tranquillamente ‘io sono una donna’”, articolo Perché il nome donna oggi causa aspri conflitti e turbamenti.
Donna è un concetto politico, che va contro il dominio che assoggetta le donne, ma anche contro ogni dominio che opprime. “Per molte femmine, l’istanza-donna si congiunge al fatto biologico e non si può separare più, essendo la vicenda delle donne quella di avere visto il proprio corpo usato sempre come luogo pubblico. Da questo ne consegue che anche il mio stesso corpo è politico […] Il femminismo radicale della differenza ha già così bene decostruito le perversioni concettuali, al punto che io so di essere una donna, sono psicofisicamente tale perché considero anche il mio corpo trattato politicamente da parte del dominio, e quindi so che il mio corpo è politico, e quindi so di essere un’unità psicofisica”.
Una trans può avere accesso ad alcune esperienze fisiologiche e ad alcune esperienze relazionali, ma non ad altre che avvengono solo a chi è una unità psicofisica, come soggettivamente io mi rappresento in quanto donna. E’ questa la mia stessa posizione, che riconosce la differenza sessuale e respinge l’idea di genere come costruzione linguistica, culturale e storica, da cui l’esperienza soggettiva -e politica- femminile viene esclusa.

Note

[1] https://www.treccani.it/vocabolario/cisessuale_res-5a925816-8996-11e8-a7cb-00271042e8d9_%28Neologismi%29/

[2] https://www.diotimafilosofe.it/per-amore-del-mondo/il-mondo-stringe-2022/
Si può vedere anche l’articolo di Benvenuto “Transessuale, Transgender immaginario, Travestito” http://www.psychiatryonline.it/node/7778, per le questioni di disforia di genere e identità sessuale.

Addii

di Cristiana Fischer

Ci si innamora del corpo della figura della voce del brillio degli occhi e delle pieghe del sorriso prima di tutto, dei colori, del tessuto muscolare, dello scatto degli arti, dell’andatura e delle posture di riposo. Attira il corpo che traspare dalla maschera sociale.

Non è vero che lei mescoli tutto nella piazza memoriale, che non attribuisca a ognuno il suo incarnato specifico. Piccola e calda, anche il suo ultimo frutto è perfetta. Si ferma a  osservarla ancora un poco. La ha nutrita per l’ultima volta prima di affidarla alla sorella,  (matertera, l’altra madre) per la festa. Pare che la piccola sorrida, un “sorriso del latte”che manifesta il suo benessere. Esplora il colore e la consistenza della pelle, la sfumatura cupa che si alleggerisce in un tenue rosato sulle tempie. Altre volte, per i figli precedenti, è stata la voce che la ha riportata indietro con un balzo, a un fratello proprio e a quaranta anni in precedenza.
Come discriminare le differenze nella eredità dei doppi patrimoni genetici che ogni volta producono la creatura unica?
– Ti ho portato la bambina in tempo per la festa. [1]
– Verrà con me anche la tua prima figlia. Porterà il figlio del proprio fratello, il ragazzo che hai partorito tre anni dopo di lei.
“Moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare” [2] le ha detto la dea e la ha colmata di figli e benedizioni in abbondanza. Come se l’umanità femminile dovesse insegnare la creaturalità prima di tutto, con la sua fragilità mortale. E quindi, in quella bellezza musicale e armonica, trovare una pace che tutti ci conforti.
– Non ricordo più niente di lei né dei figli successivi.
Ora dimenticherà anche questo ultimo corpicino caldo di femmina, che sa destinata a partorire generazioni successive.

Stamattina la valle era colma di nebbia ed emergevano solo i cocuzzoli e qualche cresta con la doppia fila di case sui bordi della vecchia mulattiera. L’isolamento era cominciato dalla strada che saliva verso le valli interne. Successe dopo le piogge di novembre, era franato un pezzo di monte sulla strada che collegava il paese a quello dopo, che rimase collegato alla costa solo attraverso un percorso più lungo, tra due valloni infestati di canne e ginestre, che ogni estate prendevano fuoco.
La strada ostruita si inerpicava tra un antico rimboschimento e arrivava a un altopiano di piccoli colli verso rilievi più alti, che man mano si spogliavano di vegetazione fin che si restava davanti a una ritta parete di roccia, con alcune creste isolate. La frana era consistente, ragione per cui occorrevano mezzi e numerosi uomini, prima per spostarla e poi per imbragare con reti di acciaio il fianco a spuntoni del monte, addossando intanto in basso cassoni di pietre.
Arrivò presto la neve e l’anno finì con le notizie precise arrivate dalla Provincia. Dopo Capodanno si cominciarono a cercare le coperture per finanziare i lavori dato che le province, cui spettava l’esecuzione, erano state abolite ma gli uffici per sostituirle non erano ancora stati incardinati. La primavera successiva non iniziarono i lavori perché non si doveva turbare la nidificazione dei nibbi che allevavano la loro prole. Intanto i finanziamenti erano stati dirottati su impegni più urgenti. Poi si smise di pensarci.
Quando si fonderanno i ghiacci dei poli e si alzerà anche di poco il livello dei mari i paesi arroccati emergeranno come isole in un lago, e il medico di base, che si sta attrezzando per raggiungere le sue località di servizio con un cavallo, dovrà ricorrere a una barca sperando che intanto abbia imparato a destreggiarsi.

Tutto precipitò quando furono proclamate, dopo molti anni, finalmente le elezioni. Già allora i circa mille abitanti di ciascun paese si erano abituati alla immobilità. Erano ormai quasi tutti vecchi, i pochi giovani si muovevano improvvisando percorsi erratici con i trattori lungo i costoni o sulle banchine naturali di pietre deposte dalle piene lungo i torrenti.
I vecchi erano divisi, molti erano ridiventati come l’avaro di Molière o sior Todaro di Goldoni: padroni avari e comandoni, non accettavano niente del nuovo mondo che sfilava in TV davanti ai loro occhi catarattici, in tutto era peggiore di quello che avevano combattuto o sfruttato da giovani. Disprezzo apocalittico verso il presente.
Le donne vecchie e giovani lavoravano con le mani, il cibo le vesti gli oggetti utili ogni giorno, e chiacchieravano insieme. Alla stupidità dei mariti appena se ne accennava, per condividere qualche risata che era amarezza in quella solitudine.
Ai partiti nuovi e vecchi non parve vero di avere circoscrizioni di vecchi immobilizzati da visitare con l’elicottero, rapidamente e con parsimonia. Promettere qualche sollievo: una futura riparazione del ponte, il riempimento di una voragine, una deviazione per la strada crollata.

Il medico arriva a cavallo attraverso le frane e i boschi. Quando il corpo attivo e sano comincia a presentare qualche smagliatura allora si corrono seri rischi. Non di ammalarsi (precipitando lungo un tobòga di crescenti infermità di debolezze e inabilità a provvedere a sostenersi in proprio) ma il rischio di entrare in un cannocchiale che si snoda in differenti stadi successivi di osservazioni esami accertamenti approfonditi e in cui la vita sarà istradata tra sponde estranee ai percorsi scelti fino ad allora. Come rispose  Socrate al tribunale che gli chiedeva come si autovalutasse? “Che cosa merito di patire perché sono così? Qualcosa di buono, cittadini ateniesi, se in verità si deve ricompensare secondo il merito; e qualcosa di buono che mi si addica. Che cosa si addice a un uomo povero che vi ha fatto del bene e che ha bisogno di tempo libero per la vostra istruzione? Non c’è nulla che si addica di più, cittadini ateniesi, di una pensione nel Pritaneo”.[3]
Nel grande ciclo della vegetazione che risorge dal fuoco solare solo i semi sopravvivono nella terra scura. Bruciano le erbe secche, le foglie appassiscono e diventano una grigia rete di polvere.
La dea assicura alla sterilità raggiunta una natura rocciosa e consistente come nodi vegetali millenari e sepolti. Lontani rifioriranno germogli tenerissimi e lucenti. Altra vita bagnata, anche immersa in acque scure e profonde, incurante delle vigili attenzioni predatorie dei nostri discendenti, ondeggerà sinuosa come il fresco spirito leggero saprà ristorarla o saprà nutrirsi del minuscolo plancton.


NOTE

[1] “Il rito de I Matralia, celebrato nell’antica Roma l’11 giugno, era riservato alle donne libere, sposate una sola volta, le matrone, che in processione si recavano al tempio della Mater Matuta, portando in braccio i figli dei fratelli e delle sorelle. In tal modo, assicuravano ai nipoti tutela e affetto nel caso di dipartita dei loro genitori.” http://www.capuanova.it/adottaunamadre/matralia/
In Lucrezio, che è la fonte più antica,  Matuta è dea dell’aurora. Dei Matralia scrivono anche Ovidio e Plutarco.
Nella cultura matrilineare dei Mosuo, gli uomini sono responsabili dei figli delle sorelle, zie e nipoti, e gli viene assegnato un ruolo che devono svolgere con grande responsabilità.

[2] Genesi, 22, 17.

[3]Platone, Apologia di Socrate, 26
Treccani, Pritaneo  “Cuore della città, penetrale urbis, il pritaneo dovette esistere in ogni città greca e custodire fra le sue mura il focolare comune e il fuoco sacro divinizzato sotto il nome della dea Estia […] in esso sono nutriti a spese pubbliche quanti Atene reputi degni di tanto onore.”

Tigì e talkshow


di Cristiana Fischer

“Accendo?”
“È ora.”
“Sai che ci sono anche quelli che la tv non ce l’hanno?”
“E altri che non la guardano…”. Mentre traffichiamo per la cena il basso continuo snocciola fatti e notizie.
“Che ha detto la Ursula?”
“Non so, non ascoltavo.”
I servizi scorrono veloci. “Un bel messaggio di apertura al mondo femminile” parla un giovanotto sicuro.
“Mi vergogno ancora di più di essere italiano” dice un altro di mezza età. “E’ un atto egoistico, occorre rispetto della persona” (ai novax).
Una in fila “Aspetto da dieci minuti di poter entrare”, nel magazzino di distribuzione di fantasie sub specie di regali.
Un ultimo servizio sulla chiara bellezza dell’aria e del mare più a sud. Nella nostra goccia serale di benessere: pensionati, vaccinati, quasisani, cena e pantofole calde, telefonate di figli e nipoti.
L’opinionista ufficiale e autorevole di parte, cui si alternerà l’altro autorevole e ufficiale sostenitore di parte, appena diversa ma complementare per fondare ragionevoli opinioni, apre la serata di talk show.
Su una delle reti rai scorre da qualche settimana una rivisitazione degli anni del  terrorismo: pochi noti soggetti le fanno nascere, apogeo nelle lotte di fabbrica, frammentazione con annessi tradimenti, fine delle br. Niente a che vedere con le attuali  commistioni novax e nogreenpass, destra più sinistri, fascisti e filosofi, professori, medici e esasperati in genere, ma che mi viene in mente?
Che c’entra, infatti? Intanto si diffonde un’aria di minaccia e certezza di galera. C’è un sottotesto.
Corona di ferro e cotta di maglia medievale sotto le giacche e le scollature, scontri tra contee e ducati, lance e spade. Giullari lecchini tra una capriola e l’altra insultano seri astrologhi che scrutando le stelle oltre il freddo cielo notturno predicono sciagure.
Quelle portate dal virus, minacciosamente presentificate da serie di numeri senza appropriato contesto, versate dal cielo azzurrino degli schermi da Nostra Signora (Sergio Saviane?) a saturare ogni poro e ogni respiro, fisico e mentale.
Per avvalorare, la “presa diretta”. Di una realtà che non esiste: interviste selezionate, abiti da lavoro e tute casalinghe, oppure tailleur di rappresentanza, intonazioni dialettali o neutre e pacate, sguardi umili o diretti, perfino di sfida. Uno-due, favorevoli e contrari.
Il tema non è importante quanto introdurre suggestioni. Lo sciopero generale richiamato per deplorare o schernire. E’ Natale, corpi avvolti in luridi piumini su strati di cartone che isolano dal marciapiede. I portici, le borse intorno, Croce Rossa e Caritas distribuiscono sacche di cibo e coperte.
“Ogni notte mi rubano le cose”, una vecchia di madrelingua slava in frasi smozzicate.
Lavoratori stralunati: “mi mancano tre anni alla pensione ma la ditta chiude e ha licenziato tutti”.
La tv è di compagnia, fa rumore, conosciamo le facce le voci i jingles e le smorfie di personaggi peraltro interscambiabili.
“Credo che solo noi vecchi ci stordiamo di tv.”
“Eh già. E votiamo.”
“Già.”

Turbolenze

di Cristiana Fischer

1. Il malsonno. Nella città, una fascia parallela, a destra. Cerco Novi. E la trovo in un passaggio che qualcuno mi segnala, passaggio aperto, da cui sbocco in una fiera, quelle di una volta, con i baracconi del tiro a segno e le montagne russe. Lo spiazzo è appena un luogo indefinito, ampio. Novi scorre di fianco, lungo la città, anche se certamente è più breve. Non mi importa dei giochi e degli stordimenti dei calcinculo, né degli autoscontri. Cerchiamo, non so per quale ragione, la chiesa dell’Annunziata.
Prendo a destra e rincorro un percorso che non mi porta in nessun luogo. Fin che torno alle giostre dove Nonsochi mi informa che la chiesa dell’Annunziata (che ha il cimitero dietro, sottolinea incidentalmente) è sì lungo la strada, ma a sinistra. Arrivo abbastanza vicino, la vedo isolata, in gotico inglese, e sono certa del verde scuro e fitto, che solo immagino, del cimitero retrostante.
Destra e sinistra per me che sto dormendo. La strada nei due sensi scorre in piano. Non riconosco i posti e non immagino di arrivare in un luogo che conosco. Sto nei dati di fatto: volevo avanzare invece occorre tornare indietro e procedere a sinistra, in un  controsenso che è un indietro metafisico, è la morte però è anche, ne sono certa, un nuovo inizio.
Le due direzioni, sinistra e destra, in PNL (programmazione neurolinguistica) si rivolgono l’una a ricordo/passato e l’altra a costruzione/futuro. Nessuna certezza scientifica, se fossi mancina o se leggessi le pagine da destra verso sinistra il senso delle due direzioni legittimamente lo scambierei.
E con i nomi: Novi, Annunziata e cimitero, l’inconscio ha precisato la questione di cui il sogno tratta. Marcello Massimini, medico e neurofisiologo, capovolge il quadro: i sogni, dice in un video, sono un livello estremamente importante di coscienza, forse la forma di coscienza più pura. E’ una esperienza generata interamente dentro il cervello mentre è disconnesso, sia dal punto di vista degli input sensoriali che degli output motori, non sta  scambiando cioè nessuna informazione con il mondo circostante. Il sogno è necessario per integrare le informazioni registrate dalla realtà nella memoria del nostro cervello.
Leone dice “ho sognato che”. Stiamo scendendo in auto al mare, per fare la spesa al supermarket. Dichiarazione sorprendente, raramente dice che sogna, anzi fu convinto per molti anni di non sognare mai. Nel sogno aveva provocato un danno al parafango anteriore destro, strisciando in retromarcia contro l’auto parcheggiata davanti. Ecco un altro inciampo metaforico sul davanti laterale destro, quello del futuro.
Allora “ti racconto il sogno che ho fatto io: siamo a Milano, che ha una fascia urbana parallela, a destra. Cerco Novi…“
Leone tace. Le riflessioni alla nostra età sono pensieri pesanti da condividere.
Gli recito “Breve pertugio dentro dalla Muda/ … /m’avea mostrato per lo suo forame/più lune già, quand’io feci ’l mal sonno/che del futuro mi squarciò ’l velame.” Gli piace quando ricordo versi della Commedia che si attagliano alle circostanze.
Risponde: “Muorto si’tu e muorto so’ pur’io; ognuno comme a ‘na’ato è tale e qquale.  E cos’è la Muda?”
“Locale buio in cui venivano tenuti gli uccelli da richiamo nel periodo in cui mutavano le penne.”

2. La mer, la mer, toujours recommencée. Rispetto al Grande Gioco (la rivalità coloniale e strategica tra l’impero russo e quello britannico per la supremazia in Asia centrale durante il secolo XIX, finita con la rivoluzione sovietica) e al Nuovo Grande Gioco (gli interventi economici e politici di Cina, Russia, Stati Uniti, India, Pakistan, Arabia Saudita con altre petromonarchie, e Israele, nei cinque -stan: Kazakistan, Kirghizistan, Turkmenistan, Tagikistan, Uzbekistan) l’interesse del pianeta oggi si sporge fisicamente nello spazio, oltre i 500 km, verso Marte che è il dio della guerra.
«Gioco» per dire che le Potenze Politiche (numero di umani impiegabili, competenze politiche e tecniche, beni e strumenti disponibili, cemento delle convinzioni inscalfibili su sé e sull’altro: tutto lavoro accumulato che diventa energia da spendere per sopravvivere) implementano la loro influenza su zone interessanti per la posizione geografica e le ricchezze del sottosuolo. L’Arabia Saudita ha finanziato con miliardi il Tagikistan per contrastare sia l’Iran sciita che i fratelli musulmani.
Con i Fratelli musulmani sostenuti dalla Turchia, e Hezbollah sostenuto dall’Iran in Libano, siamo arrivati sulle sponde del Mediterraneo orientale.

Il mare è alto sopra l’orizzonte. “A giugno prendo il motorino e vado al mare da solo, se tu non vuoi venire.” La prima tappa nel nostro giro di spese è il pescivendolo. Triglie, pesce pregiatissimo già per gli Etruschi e gli antichi romani. Forse però quelle che compreremo sono le triglie entrate nel Mediterraneo attraverso il canale di Suez.
Giornale La repubblica, 16 ottobre 2014. Più di 400 specie di pesci e invertebrati sono giunte nel Mediterraneo dopo l’apertura del Canale («specie lessepsiane»). Poco più di 300 attraverso l’acqua di zavorra delle navi o attaccate alle carene. Circa 60 specie, soprattutto alghe, sono state introdotte accidentalmente attraverso l’acquacoltura. Colpevole è anche il riscaldamento globale: le acque tra Turchia meridionale, Siria, Libano, Israele, Gaza, Cipro ed Egitto sono diventate notevolmente più calde negli ultimi ventanni, quindi ideali per la sopravvivenza delle specie provenienti da Mar Rosso, Mar Arabico e Oceano Indiano. In questa regione del Mediterraneo, dice lo studio, fino al 40% della fauna marina è di origine «aliena».

3. Le potenze. La nipote ha ormai cinquanta anni, solo pochi mesi fa ha scoperto che il marito aveva da tempo intrecciato una relazione amorosa con un’altra donna e quindi lo ha cacciato di casa. Agli inizi del loro rapporto non ci capacitavamo della sua scelta per un marito affettuoso e scherzoso ma meno istruito e meno stabile nel carattere.
Il marito la ha tradita, con un atto di forza ha rotto l’equilibrio e ha mandato un segnale. La forza è un composto: una nel nome e nella minaccia, se viene azzannata e scomposta svapora. Dopo un po’ di ravvedimenti di lei e pentimenti di lui, il reprobo è stato riaccolto.
L’equilibrio delle potenze si regola al minimo conflittuale, esplicitando le premesse individuali delle conflittualità. “Proprio la globalizzazione sta ponendo in evidenza quanto l’enorme massa di merci, che ogni giorno produce e mette in movimento l’economia mondiale, rimandi […] ad una soggettività fortemente identitaria: una soggettività impersonale ed astratta, che impone i suoi obbligati percorsi e protocolli di accumulazione, la sua logica di crescita, in qualsiasi campo concreto si trovi ad investire e ad operare” (Roberto Finelli).
Luigi Ferrajoli ha scritto per un costituzionalismo oltre lo stato: “Occorre trasformare queste istituzioni, ma anche la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e l’Organizzazione Mondiale del Commercio, in vere istituzioni di garanzia indipendenti dal controllo dei paesi più ricchi, mettendole in grado di attuare le finalità enunciate nei loro stessi statuti: la garanzia dei diritti sociali, la promozione dello sviluppo dei paesi poveri, la crescita dell’occupazione e la riduzione degli squilibri e delle eccessive disuguaglianze.”
Con maggiore realismo, Gayatri Chakravorty Spivak: “La Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale cominciarono con una missione di tipo socialista e internazionale senza il vantaggio della struttura statale socialista […] Ma questa fase cambiò rapidamente e completamente. Lo sviluppo ben presto divenne un alibi per uno sfruttamento sostenibile.”
Forza e potenza, in amore e geopolitica. Turbolenze. Correnti a diversa temperatura e peso si incrociano e prendono il posto l’una dell’altra, trascinano un corteo di acqua, di gelo o di soffi profumati, con pesanti carichi svelti dalle sedi: boschi, sabbia dei deserti, vapore acqueo, nubi roventi di incendi del cuore.

4 . “Ti racconto una storia: lo stretto di Gibilterra non è sempre stato aperto, forse in seguito a movimenti relativi tra le placche africana, arabica e euroasiatica, o forse per una glaciazione che ha abbassato il livello dei mari facendo emergere il fondo roccioso dello Stretto. E questo potrebbe avvenire ancora.”
“A breve?”
“Non proprio.”
Oggi il prevalente interesse europeo si muove sull’asse est-ovest, in collegamento con gli  Stati Uniti e in funzione antirussa e anticinese: per questo il Mediterraneo è tornato ad essere importantissima via di comunicazione tra l’Oceano Atlantico e l’Oceano Indiano e, attraverso lo stretto di Malacca, fino al Pacifico. Già da alcuni anni, dopo la Brexit, la Gran Bretagna ha accentuato la sua presenza con navi e istallazioni militari a Gibilterra, Malta e Cipro, in direzione del Mar Rosso, del golfo Persico e dell’Oceano Indiano.
L’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, nel suo blog: “Piaccia o no, il Mediterraneo è oggi, ancora più che in passato, un continuum geo-strategico e soprattutto geo-economico con il Mar Nero, l’Oceano Indiano e il Golfo Arabico-Persico.  Quell’entità geo-politica e geo-economica che a partire dagli anni ’90 è stata identificata con il termine Mediterraneo allargato, per indicare l’area di diretto interesse nazionale.”

“All’armi, all’armi!”

Ora la madre di lei piange al telefono con Leone, suo fratello. Teme che il matrimonio possa anche non proseguire pianamente. Il padre della tradita esprime il suo dissenso a proposito del rientro del fedifrago e rifiuta di accoglierlo nella sua casa.
“Lo comprendo. Il matrimonio è un istituto giuridico, il marito della figlia ha rotto un patto che è fondante per la società.”
“Occorre serrare nella memoria gli sbagli passati per poter ricominciare un nuovo  percorso.”
“Ma le tracce segnate restano permanenti.”
Anche la coscienza di veglia, afferma Marcello Massimini, è fortemente disconnessa dall’ambiente circostante. E’ “una forma di sogno, modulato dalla realtà”, una forma particolare di coscienza, modulata dai sensi, che ci serve per sopravvivere, facendoci reagire all’ambiente in modo appropriato.
Nello spazio della modulazione quasi otto miliardi di input: complessità di voci singole che si devono accordare nell’orchestra del dialogo interno cerebrale.

 

 

Nota. Elementi usati:

Totò, ‘A livella.
Marcello Massimini: qui
Paul Valéry, Il cimitero marino.
Il Manifesto, ”Luigi Ferrajoli: l’orizzonte universale dei diritti fondamentali”, 9 aprile 2021.
Judith Butler, Gayatri Chakravorty Spivak, Che fine ha fatto lo stato-nazione? Meltemi, 2020.
Roberto Finelli, Al di là del terrore. Per una nuova antropologia (qui)

Misura

Trinità di Rublev

di Cristiana Fischer

L’illusoria potenza di credere all’influenza materna nei confronti di maschi liberi. Ma  voglio credere in una via riformista: liberi ma non salvi, nella vecchia via guerresca cannibalica paleolitica.
La vostra libertà richiede che anche noi, le madri di tutti, non siamo altro che allevatrici temporali per lanciarvi liberi in un mondo di sole vostre regole.
Invece credo che ogni complementarietà sia acquiescenza al vostro mondo di lotte tra maschi senza memoria di nascita.
Il mondo vegetale -stabile- gioca la sessuazione insieme a compatibilità. Noi primati la generazione riduciamo a un’unica modalità: duale. Mentre nascere e fiorire sboccia in forme di travolgente umanità. 

Allora sono minoranza! Bella esperienza
ascoltano con sufficienza
quel poco che conferma e il centro esatto
di differenza si trascura. Ma per non sbagliare
preciso che non sono contenuti argomentati
ma logica teorica che cause e effetti inenarrabili
non ancora previsti ha anticipato. Invece
si tratta di altro mondo che già c'è e non si vede
dai ciechi, il nuovo essere del mondo
di colori verdi e chiari. 
 
 
carovane di nomadi infiniti
venti di particelle le frontiere
di foglie scompongono correnti
sopraffanno i giganti del tempo
dita lacere e scheletri viventi.
Un'aria azzurra e i turbini disciolti
galleggiano diffusi oltremontani
si placano sul mare come un'ombra
di incertezza mai ripresa. L'attacco
dell'incanto è rimandato.  
 
 
Si aggrappano gli alberi in aspetto severo
al loro bosco ai nuovi margini, la rete di radici
i funghi nutriti e i colori che regalano
equilibrio vegetale. Querce e carpini
induriti e sconvolti perenni nei secoli
fioriscono carezze di stagione e soddisfare
i voli è loro ferma e costante volontà.
 
 
Il pensiero ha un innesto
nel corpo e non per caso
il corpo mortale conserviamo
pronti a tutto non a morte cieca
senza speranza: la virtù la forza
che apre i cieli oltre materie consistenti
miste di quanti e sostanzepensiero:
come se tutto svanisse in materia
come le anime dei morti adesso. 
 
 
Lo spazio che mi allarga al solo tempo
dei gesti necessari sulla terra
scandito nei ritmi spazio ecoico che risuona
in millenni e milioni
di storie individuali. Come cieca alla tastiera
punto ai frutti generali
cacciando spirito generativo.
La mente ultrapossente che ci pensa
risponde a necessaria debolezza. 
 
 
con noi i morti tutti quanti
vivono in coincidenza temporale
nel tempo nostro - e non trascendentale
della possibile divina
incarnazione che un pensiero illuminista
ha confinato nell'eguale
per cui tutto il possibile è reale con lo scandalo
di mortalità.
 
 
Tutto si spiega oppure il nulla
se la vita ci dispera
e il dio barbuto eterno ci rallegra
nell'unica fantastica idiosfera
dell'ultimo conflitto e noi segnando la stazione
fermiamo la voglia del delitto e la disperazione
volta a volta del popolo sconfitto. 
 
 
 
Pensare e sapere come forze
spirituali al materiale di cui siamo fatti.
Abbi pazienza ripete e come tutti
raccolgo l'indicibile del cielo in terra
e delle morte madri successive
spirito ci sostiene. 

Trinità di Cimabue