Archivi categoria: ZIBALDONE POESIA E MOLTINPOESIA

Poesia e critica della poesia

Omaggio a Gianni Rodari

di Giuseppe Natale

Per il centenario della nascita di Gianni Rodari dedico due mie  composizioni rodariane  allo scrittore e poeta, così noto e popolare oggi come ieri, al giornalista e comunista, al partigiano che continuò con la scrittura il suo impegno civile. [G. N.]


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Tre viaggi

La Cattolica di Stilo

di Giorgio Mannacio

I.  AUSTRIA FELIX
 
(V. Pappalettera (1919-1998. Antifascista e partigiano (autore del libro: Tu passerai  per il per il camino, testo che fa riferimento al suo internamento nel campo di sterminio di   Mauthausen )
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Rapimenti

di Antonio Sagredo

Per non spezzare i versi lunghissimi di queste recenti poesie di Antonio Sagredo ho dovuto ridurre ad immagine Jpeg i vari testi, perciò i caratteri appaiono rimpiccioliti. Per ingrandirli consiglio ai più inesperti di usare lo zoom. In questa ultima produzione a tema noto in Sagredo  meno barocchismo e  un tono autoriflessivo sul proprio   fare poesia quasi pacato. L’andamento stesso dei versi è più prosastico, meno “cantato” e  più curato sintatticamente. Ma è solo un’impressione. Per penetrare questa poesia mancano purtroppo critici adeguati. Per quel che mi riguarda gli ho dato la simpatia fraterna e l’attenzione che mi posso permettere.[E. A.]

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Tre poesie inedite

Monselice

di Yuri Ferrante

Parallele sporche
 
In te abita una luce,
la nascondi sottopelle
mi piacerebbe scoprire a cosa conduce.
Se rimane sempre accesa
o se si spegne quando il paese tace.
Ti abbandoni al suono dei torrenti
provando a oltrepassare i ponti,
si arriva all’altra riva
e trasciniamo il corpo,
lo stesso di prima.
 
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Testi

di Giuseppe Settanni

Fratture non scomposte
 

Le fratture che non ti aspetti
fiutano l’osso da rompere
quando tutto è calmo.
Serpeggiando
tra le pieghe dell’abitudine
rosicchiano strutture
che si credevano portanti.
L’indivisibilità non tiene insieme
frammenti di separazione
forse mai legati.
E la colla non basta
perché la frattura non è la rottura
di un pezzo apparentemente a sé stante
ma lo spazio di aria consumata
che si insinua tra i dubbi
di un equilibrio precario
e il desiderio di unità.
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Fra pochi giorni…

di Gualtiero Via

Nel leggere questa ode di Gualtiero Via così cordialmente meditativa e speranzosa sulla scuola d’oggi, mi sono ricordato di quant’era invece dolente e incupito dalla sconfitta del ’68 “Prof Samizdat”, personaggio/maschera alle prese con la scuola anni ’70-’80 del Novecento. Il racconto della sua esperienza cominciava, infatti, così: “Dove lo troviamo Prof Samizdat? A bagnomaria nel quotidiano scolastico. Eccolo. Ha dettato i voti d’italiano e storia. Primo quadrimestre, eh. Restano da firmare i tabelloni e il registro azzurro. Ultimi avvertimenti di una voce – la coordinatrice di classe. Con la fregola addosso si accalcano per lo scarabocchio finale sui tabelloni e i registri. Battutine. Quali? Boh. Ultimi saluti distratti. Si scappa fuori. Il pomeriggio è di piombo. Dentro e fuori? Ci arriveremo, ci arriveremo. Lui pure scappa. Per i corridoi a quell’ora deserti e silenziosi. Ti scruto primo quadrimestre. Ti perquisisco io, pezzo di vita stronza. Io, prof Samizdat, che quasi non ti voglio notare, mutanda mia scolastica! Ché sui tabelloni metterei non la firma ma uno sputo. Che è firma + rancore. Per assenza d’amore? E chissà se un corridoio resta. Per l’amore o solo per andare a cesso?“. Non suoni provocatorio accostare due esperienze lontane nel tempo per capire da quanto tempo dura la sofferenza di una scuola che ora pare smettere di respirare e rischia di dissolversi in DAD. [E. A.]

 un’ode 
 (agli studenti a agl’insegnanti)
 
  
 
 Fra pochi giorni avremo lo scrutinio
 carissime colleghe, e voi, colleghi,
 condenseremo, in numeri,
 che cosa?
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in memoriam di ezio bosso

https://youtu.be/AHe6AzhRa3o

di Antonio Sagredo

Oggi le note sono a lutto senza contrasto coi ceri accesi,
ma i quattro angeli non hanno ancora disteso il drappo 
sul feretro, e i ritardi non s'addicono  ai viventi.
  
Le abbiamo viste implorare luminose sulle rotelle
immobili e, sbalordite dallo sconcerto, si sono rivoltate
per i suoni circolari dei suoi gesti, ma sul nostro volto ricordiamo
tutto il suo sorriso estremo a contagiare anche la tetraggine.
  
Dovevamo conteggiare i passi dai suoi occhi e dalle sue parole,
la compassione schiacciare con le sue stesse mani sui pentagrammi,
e delle sue gesta colmare ogni stanza  fino alla Dodicesima,
e poi  liberare i lacci dai  neuroni.
  
Le sue mani ci resteranno come ali sonore
a sussurrare alla musica  le note felici
che amò dovremo abituarci alla sua gioia!
  
C'è bisogno stanotte della luce delle sue mani!
 
Brindisi, 15 maggio 2020