Per il centenario della nascita di Gianni Rodari dedico due mie composizioni rodariane allo scrittore e poeta, così noto e popolare oggi come ieri, al giornalista e comunista, al partigiano che continuò con la scrittura il suo impegno civile. [G. N.]
I. AUSTRIA FELIX
(V. Pappalettera (1919-1998. Antifascista e partigiano (autore del libro: Tu passerai per il per il camino, testo che fa riferimento al suo internamento nel campo di sterminio di Mauthausen )
Nel corridoio, al buio, troverai un baule
scuro, che non puoi aprire.
Tranquilla è sicuro, io ti ho fatta entrare.
Perché so che non sei qui per farmi male.
Per non spezzare i versi lunghissimi di queste recenti poesie di Antonio Sagredo ho dovuto ridurre ad immagine Jpeg i vari testi, perciò i caratteri appaiono rimpiccioliti. Per ingrandirli consiglio ai più inesperti di usare lo zoom. In questa ultima produzione a tema noto in Sagredo meno barocchismo e un tono autoriflessivo sul proprio fare poesia quasi pacato. L’andamento stesso dei versi è più prosastico, meno “cantato” e più curato sintatticamente. Ma è solo un’impressione. Per penetrare questa poesia mancano purtroppo critici adeguati. Per quel che mi riguarda gli ho dato la simpatia fraterna e l’attenzione che mi posso permettere.[E. A.]
Parallele sporche
In te abita una luce,
la nascondi sottopelle
mi piacerebbe scoprire a cosa conduce.
Se rimane sempre accesa
o se si spegne quando il paese tace.
Ti abbandoni al suono dei torrenti
provando a oltrepassare i ponti,
si arriva all’altra riva
e trasciniamo il corpo,
lo stesso di prima.
Le fratture che non ti aspetti fiutano l’osso da rompere quando tutto è calmo. Serpeggiando tra le pieghe dell’abitudine rosicchiano strutture che si credevano portanti. L’indivisibilità non tiene insieme frammenti di separazione forse mai legati. E la colla non basta perché la frattura non è la rottura di un pezzo apparentemente a sé stante ma lo spazio di aria consumata che si insinua tra i dubbi di un equilibrio precario e il desiderio di unità.
Nel leggere questa ode di Gualtiero Via così cordialmente meditativa e speranzosa sulla scuola d’oggi, mi sono ricordato di quant’era invece dolente e incupito dalla sconfitta del ’68 “Prof Samizdat”, personaggio/maschera alle prese con la scuola anni ’70-’80 del Novecento. Il racconto della sua esperienza cominciava, infatti, così: “Dove lo troviamo Prof Samizdat? A bagnomaria nel quotidiano scolastico. Eccolo. Ha dettato i voti d’italiano e storia. Primo quadrimestre, eh. Restano da firmare i tabelloni e il registro azzurro. Ultimi avvertimenti di una voce – la coordinatrice di classe. Con la fregola addosso si accalcano per lo scarabocchio finale sui tabelloni e i registri. Battutine. Quali? Boh. Ultimi saluti distratti. Si scappa fuori. Il pomeriggio è di piombo. Dentro e fuori? Ci arriveremo, ci arriveremo. Lui pure scappa. Per i corridoi a quell’ora deserti e silenziosi. Ti scruto primo quadrimestre. Ti perquisisco io, pezzo di vita stronza. Io, prof Samizdat, che quasi non ti voglio notare, mutanda mia scolastica! Ché sui tabelloni metterei non la firma ma uno sputo. Che è firma + rancore. Per assenza d’amore? E chissà se un corridoio resta. Per l’amore o solo per andare a cesso?“. Non suoni provocatorio accostare due esperienze lontane nel tempo per capire da quanto tempo dura la sofferenza di una scuola che ora pare smettere di respirare e rischia di dissolversi in DAD. [E. A.]
un’ode
(agli studenti a agl’insegnanti)
Fra pochi giorni avremo lo scrutinio
carissime colleghe, e voi, colleghi,
condenseremo, in numeri,
che cosa?
Oggi le note sono a lutto senza contrasto coi ceri accesi,ma i quattro angeli non hanno ancora disteso il drappo sul feretro, e i ritardi non s'addicono ai viventi.Le abbiamo viste implorare luminose sulle rotelleimmobili e, sbalordite dallo sconcerto, si sono rivoltateper i suoni circolari dei suoi gesti, ma sul nostro volto ricordiamotutto il suo sorriso estremo a contagiare anche la tetraggine.Dovevamo conteggiare i passi dai suoi occhi e dalle sue parole,la compassione schiacciare con le sue stesse mani sui pentagrammi,e delle sue gesta colmare ogni stanza fino alla Dodicesima,e poi liberare i lacci dai neuroni.Le sue mani ci resteranno come ali sonorea sussurrare alla musica le note feliciche amò dovremo abituarci alla sua gioia!C'è bisogno stanotte della luce delle sue mani!Brindisi, 15 maggio 2020