Archivi categoria: ZIBALDONE POESIA E MOLTINPOESIA

Poesia e critica della poesia

Dieci poesie da “Una stagione nascosta”

edizioni NEM srl

di Vincenzo Di Maro

 ^
 Non fu attraverso me
 che desiderò esistere? 
 Nel suo sguardo giustifico
 mano e postura.
 Né scrivo che la forma necessaria:
 soltanto Suo il gesto che rivela.
 Verità, farti e attingerti
 se mi fronteggi e guidi
 se spingi e mi sei allato
 io non sono che il luogo
 che non ospita niente.
 Ma chi scava 
 l’oggetto o la ragione?
 O impassibile
 negligenza del tempo.
  
Continua la lettura di Dieci poesie da “Una stagione nascosta”

“Dancing Birches. Part 5” (5) + tre nuove poesie di Glen Sorestad

traduzione di Angela D’Ambra

Ecco la quinta e ultima poesia di “Dancing Birches. Part 5” assieme ad altre tre nuove sempre su Hemingway c,he fanno da appendice. Le precedenti le trovate scrivendo in alto a destra (lente d’ingrandimento) il nome dell’autore. [E. A.]

 Finca Vigia[1]
 
  
 His house is now a museum. You can look,
 but you can’t touch – photos, if you wish,
 may be taken from cordoned doorways 
 or through open windows in this home 
 where he and Mary lived, where he wrote, 
 where they entertained movie stars and statesmen. 
 Pilar, his fishing boat, stands weathered,
 high and dry, alongside the swimming pool 
 where Ava Gardner is said to have stroked 
 lengths, adorned with that famous sultry smile, 
 and so the rumour goes, nothing else.
  
  
 Everywhere in Havana that Hemingway
 ate or drank, worked or played, is remembered 
 by fresh generations of those he lived among 
 and loved with a fierce tenderness, people
 who loved him back and love him still – 
 an American hero in a nation blockaded
 by his own people -- this place he came to live in, 
 where he will never die, but be forever Papa,
 a giant among the people who welcomed him,
 who took him into their hearts,
 not the man who also lived in Idaho
 and hunted pheasants, who one day 
 took his shotgun out and wrote the end
 to the story he spent a lifetime telling.
  
  
Continua la lettura di “Dancing Birches. Part 5” (5) + tre nuove poesie di Glen Sorestad

“Dancing Birches. Part 5” (4) di Glen Sorestad

traduzione di Angela D’Ambra

Quarta poesia di Glen Sorestad dedicata a Ernest Hemingway. Le precedenti qui, qui e qui . [E. A.]

Two Old Boys of Cojimar [1]
 
  
   When the two old fellows saw us approaching 
   they snapped to like wind-gusted flags. 
   The little fishing village just east of Havana 
   is best known as home of Santiago, 
   Hemingway’s heroic protagonist,who 
   spent two days and two nights adrift 
   far out on the Gulf, bound, will to will, 
   to a magnificent and gigantic marlin[2], 
   until he subdued the great fish, only to lose it 
   to marauding sharks before he could 
   bring his once-in-a-lifetime catch
   home to the village as tangible proof. 
  
Continua la lettura di “Dancing Birches. Part 5” (4) di Glen Sorestad

Milano. Piazza Corvetto

di Annamaria Locatelli

Una umana varietà di  «lingue, idiomi e culture», vitale e dolente, s’agita attorno a una piazza-mostro dominata da un  «ponte stralunato». Attorno all’obbobrio di una modernità interrottasi, acrobati, giocolieri e mendicanti orgogliosi si sono costruiti le loro tane. «Anime multietniche» abitano un periferia che è mondo rovesciato rispetto a quello tracotante e leccato del centro città. Che rapporto stabilire con esse? Proprio ieri, leggevo di alcuni grandi filosofi tedeschi del primo Novecento. Si chiedevano come parlare delle nuove forme di vita associata che si stavano producendo nei grandi agglomerati urbani d’Europa degli anni Trenta:«È possibile mettere il mondo in prospettiva per poterlo osservare dalla distanza – cosa questa che ha fatto sempre la ‘critica’– quando le esperienze sensoriali della metropoli, la densità abitativa, la verticalità degli edifici, le folle che si spostano in un movimento frenetico e continuo non consentono più quella “giusta distanza”? (qui).  Una risposta semplice e che sfugge alle grandi teorie la danno le poesie di Annamaria: procurarsi uno sguardo amoroso, di simpatia stupefatta. Per riattivare il fiabesco e il cosmico che a un tempo la piazza a lei cara oggi contiene. E le piaghe insanabili delle periferie?  Gli «incontri-scontri»? La risposta resta simile: accogliere e attendere senza paura le trasformazioni. Anche «in una inquieta Pangea ritrovata» «combaciano,/ amanti,/mano nella mano». [E. A.]

Continua la lettura di Milano. Piazza Corvetto

Dediche. Ai due Giacomi (Leopardi e Joyce)

di Antonio Sagredo

 L’Apollo di Lissa io degusto con Stephen.
 Dedalus d’aromi e linguistici suoni, 
 quanti misteri d’Irlanda io compresi
 sotto i portali di scoperta e la famosa torre che non vidi mai?
  
 Ma la statua dell’anima nell’unica città
 dov’io mescendo sangue vivrei in contumacia
 e con lei nel bordello, lì, con pensili pensieri
 e lingue a due passi tra oscure selve e cosce di linguaggi.
  
 Sotto il pontecanale  forse c’è un’anima seconda, 
 la penna e la stampa che Gutenberg sbalestra
 a ogni bivio trivio e quadrivio tra archi di trionfo -       
 e dei due Giacomi mangiagelati quale l’ottimista
 dell’infinito che è dato, e che  non possiamo eliminare?
 
 
 
                                    Roma, 11 aprile 2012
 
 
  

“Dancing Birches. Part 5” (2) di Glen Sorestad

traduzione di Angela D’Ambra

Questa è la seconda poesia della sequenza che il poeta Glen Sorestad ha dedicato ad Ernest Hemingway. La prima la leggete qui. [E. A].

Continua la lettura di “Dancing Birches. Part 5” (2) di Glen Sorestad

Che bello fotografare

di Arnaldo Éderle

Da tempo Arnaldo Éderle aveva scelto Poliscritture come luogo ospitale per i suoi poemetti. E me li ha mandati, sempre più numerosi,  in questi anni che hanno preceduto la sua improvvisa morte. Avevo pattuito con lui che li avrei pubblicati mano mano, distanziati nel tempo. Tre me ne sono rimasti in lista. Questo sulla  fotografia stabilisce un confronto tra immagine e parola e ribadisce, proprio in un’epoca che la sta negando, la fiducia nel primato della parola poetica che « miracolosamente, salva lo spirito/ nella sua eternità». [E. A.]

  Continua la lettura di Che bello fotografare

12 MARZO 2010. Meriti e demeriti della moltitudine poetante.

moltinpoesia Laboratorio

di Luca Ferrieri

venerdì 12 marzo 2010

Stralcio:

Se vogliamo quindi utilizzare il termine moltitudine in azioni poetiche e culturali dovremo cominciare a chiarire molto bene che esso non ha nulla a che vedere con la cosiddetta cultura di massa e con la massificazione, che esso vuol essere altra e antitetica cosa rispetto all’utilizzo che del bene comune, del senso comune, del luogo comune ha fatto e fa l’industria cultu-rale oggi divenuta potenza planetaria. Ancor di più dell’industria culturale occorre diffidare quando pretende di vendere con il pro-dotto anche l’aura e l’etichetta di esclusività

Continua la lettura di 12 MARZO 2010. Meriti e demeriti della moltitudine poetante.