Archivi categoria: ZIBALDONE POESIA E MOLTINPOESIA
Filippo Nibbi (23 febbraio 2024)
Il sé e l’immagine
di Cristiana Fischer
quella signora mai vista la guardo allo specchio mi fissa disincantata e lontana ma convenuta all'appuntamento io sorpresa lei chiede non sai? ancora non sai eppure vedi la madre la nonna le ombre del padre poi passa e scompare è vuoto lo specchio nell'aria si sposta e rimane nessuno da amare (e chi ringrazio se non sono io?) * * * La faccia che vedo nello specchio mi sorprende vedo solo la faccia sempre tua la mia diventa un'altra che improvvisa un rapporto tra me e chi? che non conosco come conosco gli altri che mi vedono io sono gli altri che mi vedono e gli altri che vedo sono me. Narciso si sdoppiò l'altro di lui era se stesso irraggiunto senza specchio e si impiccò o affogò nel nulla di un esistere vuoto senza gli altri per cui era presente. Velasquez si dipinge con gli altri nello specchio di Las meninas. La visione chiara del sé nudo di fronte al cieco mondo che mi vede alla follia conduce dell'unico rapporto con l'immagine del sé che non esiste se non è sguardo o tatto o ascolto finalmente dell'altro che mi crea. * * * come ti vedo? come sei per fiducia assoluta che tu sai quello che vedo l'altro me allo specchio che giustifichi e fondi che non è se non tu che rispondi e mi nascondi nell'oscurità e ti nascondi
Su amore, illusioni, vita
di Franco Nova
AMORE, MA DISTRATTO Il cane lupo mi copriva di ululati per lui ebbri canti d’amore. Avrei voluto farli anch’io e dirigerli alla mia adorata, tutta presa da altri pensieri per nulla affatto a me rivolti. Marcato è il sentiero verso lei; non lo vede e meno ancora nota la mia presenza in cammino in quello spazio per me desolato. Sarà sempre la donna amata, ma altri pensieri mi assilleranno per nulla affatto ad essa rivolti. Questo è l’amore di chi pensa e lascia a lato tutti i sentimenti, sempre ben nutriti e pur miseri. LA VITA CREA FRAGORE I tuoni inseguono sempre i lampi ma restano decisamente indietro. Eguale la mia sorte nell’inseguire la donna uscita veloce da una porta e salita sulla Ferrari di un danaroso. Non fu poi difficile ritrovarla pur con il dovuto ritardo; e lui restò il vivido lampo ed io il tuono, tanto fragore feci infatti per nulla. Allontanai lei dal mio cuore, la vittoriosa creava solo focherelli; fui uno dei tanti e il lampo mai s’accorse dei molteplici tuoni. Ho imparato così ad amare e a irridere i lampi che terrorizzano creando a volte disastrosi incendi. Pure in natura ci sono i presuntuosi che godono della loro supremazia e dell’incutere senza sosta la paura. I tuoni segnalano il vicino piacere da cui gli indifferenti si allontanano mentre s’alzano gemiti d’amore MAI ILLUDERSI Quanti pensieri e illusioni fanno schizzare i neuroni di un cervello guizzante. Sentieri sassosi sono davanti e alla fine c’è un alto muro; forse al di là continua la via che ci condurrà ad una fossa. Non ci s’intende con il destino sempre a noi del tutto ignoto, luci e ombre laggiù in fondo. Nulla distinguiamo nel caos che s’ordinerà imprevisto per imporci le sue scelte quasi sempre indesiderate. Alla fine di una breve via un gran groviglio di arbusti e dietro la testa cascante del vecchio che zoppica, incerto sulla direzione da prendere per godere della calma cui noi tutti aspiriamo. SEMBRA VICINO, MA NON E’ Incerti rumori avvertono che vicino sembra il piacere da noi desiderato. Gli amorfi e inutili nulla sanno e sentono, non odono il grido d’amore. I rumori così futili e prepotenti vogliono deriderci per la speranza d’incontrare tra le nuvole le persone che furono per noi la vita. Non ci hanno capiti; sappiamo che non ci sono anime carezzanti, l’amore paragoniamo non al rombo bensì alla luce che penetra le nubi. E’ la luce che irrompe da noi e non la vedremmo senza il ricordo di quelle giornate tempestose, in cui stavamo uniti senza sosta. Il tumulto della perfida tempesta ci univa in una grande aureola, che poi spariva mentre noi restavamo come somma d’amore. Ad ogni istante proviamo l’estasi che ci potrà essere tolta solo quando infine il Nulla ci coglierà.
Filippo Nibbi (15 febbraio 2024)
Filippo Nibbi (5 febbraio 2024)
Filippo Nibbi (2 febbraio 2024)
Su illusioni e assenza di vera meta
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Ben Shan
di Franco Nova
ANCHE L’ILLUSIONE E’ VITA I sogni sono ora incubi tediosi della nera fine di speranze lucenti, che trapuntano una lunga fede divenuta certezza di oscuri destini. Non tutto è però disperazione e smorta visione di un non futuro. Un gruppo di piccini rumorosi sta scuotendo una strana sonagliera il cui suono è vero canto e annuncia la prossima nascita di una nuova era di gioia. Non c’è speranza di questo futuro, è semplice illusione infantile; ma v’è sempre la felicità dei bimbi e così riparte quel canto celestiale che rende la vita un puro sogno con la fantasia di una quiete non più turbata in nessun dove. PENSIAMO MALE DI NOI Mi sono imbattuto sprovveduto in un covo di infide vespe, piacevole ronzio e pericoli temuti. Le ho sterminate senza sapere come, fu agevole come non immaginavo e mai avvolto dai loro folti nugoli. Ogni giorno punture velenose sono pronte in ogni dove nella società di finti amici. La luce è più pericolosa del buio, ci è però concesso l’inutile fare e il piacevole pericolo dell’amore. Continuiamo pure a vivere così e muniamoci di occhiali neri per ignorare le strade percorse, ma leviamoceli se ci son nemici; questo siamo noi, animali superiori. Non si torna ormai indietro, ma la nostra società non è eterna. Sempre al mondo si nasce e poi si cresce, si invecchia e si muore; e così accadrà a noi stessi che ci pensiamo tanto superiori. Spariremo e se la Terra pensasse, s’illuminerebbe come il Sole. MAI UNA VERA META Non due strade divergevano, ben tre e non in un bosco ma nel cielo nuvoloso. La terza s’apriva la via tra le nubi non però giungendo al blu sognato. La strada del desiderio era percorribile pur non toccando la meta agognata laggiù in fondo visibile come in sogno. Le tappe intermedie sono ben ferme, ci investono con tutta la loro realtà fatta di mille sentieri intrecciati in modo malizioso per non farci capire dove infine ci porteranno. Siamo in fondo lieti della vita com’è perché mai giungeremo ad afferrare l’effettiva portata dei nostri fallimenti. Nemmeno i successi sono ben compresi e così la vita non ci soddisfa in pieno, ma di rado ci rende tanto disperati da desiderarne l’inopportuna fine. Manca soltanto la vera meta e saremo sempre in mezzo al guado.